bta.it Frontespizio Indice Rapido Cerca nel sito www.bta.it Ufficio Stampa Sali di un livello english
Irene Salidu, Su Bisu. Un sogno per l'UNESCO
Eleonora Rovida
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 23 Ottobre 2025, n. 986
https://www.bta.it/txt/a0/09/bta00986.html
Articolo presentato il 25 Settembre 2025, accettato in data 21 Ottobre 2025 e pubblicato in data 23 Ottobre 2025
Precedente
Successivo
Tutti
Area Ricerca

Abstract

Marsya Puccio (Irene Salidu) nasce a Quartu Sant'Elena (Cagliari) il 24 gennaio 1966. Docente, maestra elementare, esperta di scrittura creativa delizia anche i grandi con romanzi di magiche atmosfere.

Su Bisu-Il sogno è l'ultima perla ai suoi lettori: presentato al Pride Book di Genova nell'Ottobre 2024, il libro narra la storia di alcune donne sarde con un dono e una condanna, tra tradizioni e superstizioni. Leila ha visioni oniriche che si mischiano con la tradizione estatica ancestrale e le permettono di viaggiare nel tempo; Luisa è nutrice e accabadora del paese; Giuseppina rappresenta il matriarcato; Bianca è colei che spezza la tradizione. Tutto è ambientato nella Barbagia di Orgosolo in un arco temporale che va dall'Ottocento al XX secolo portando con sé echi della tradizione sarda, miti, leggende, tradizioni in un crescendo di spiritualità tutta al femminile.

Il libro riporta in auge la figura delle Janas che in Sardegna hanno un corrispettivo architettonico millenario: le Case delle Fate o Domus de Janas sono il 61mo sito UNESCO italiano come stabilito a Parigi il 12/07/2025.



Le donne non hanno paura del diavolo, è il diavolo che deve temere le donne”

Irene Salidu, Su Bisu

PROLOGO


Se vi dovesse capitare di andare in Sardegna, non soffermatevi solo alle zone costiere, dove il mare assume colorazioni smeraldine e turchesi che neanche le stesse pietre preziose riuscirebbero a eguagliare. Non cercate le lunghe distese sabbiose che tutti invidiano all’isola, né le coste rocciose che sprofondano a picco sul mare trasparente e cristallino.

Se vi doveste recare in Sardegna, andate nell’entroterra, dove i popoli sono apparentemente scontrosi, dove i muri raccontano storie e leggende che ancora affascinano i visitatori. Cercate i paesi fantasma, che sapranno sussurrarvi segreti, ammirate i nuraghi, che nascondono storie lontane e indecifrabili anche per chi li ha classificati. Pensate a una storia mai scritta, che profuma di cisto, elicriso, pino. Sentite il profumo selvatico nel sottobosco, leggete ogni piccola scheggia di ossidiana, osservate i cavallini della Giara o gli asinelli albini dell’Asinara. Entrate in Spagna, in Turchia, alla corte dei Savoia. Entrate a Roma, visitate le tombe dei giganti, credendole leggende, o le Domus de Janas, pensandole fantasia. Se vi capitasse di recarvi in Sardegna, non date nulla per scontato, già sentito, già visto, perché la Sardegna è una Terra strana, che ti estirpa il cuore e lo pianta dove non nascono solo vigne, non si coltivano solo uliveti. La Sardegna è quella terra strana dove, se lasci il cuore, sai che qualcuno ne avrà cura. È quella strana terra dove ancora ballano le gonne a pieghe, accanto ai PC, senza chiedere che le une o l’altro spariscano.

E il popolo sardo è quello strano popolo che vive in questo mondo, ma non è di questo mondo, quello strano popolo del quale antiche leggende narrano che fosse incapace di scrivere, parlare e calcolare… ed è quel popolo che ha costruito i nuraghi, le tombe dei Giganti, i Pozzi sacri...

Quello strano e selvaggio popolo del quale si diceva che avesse paura del mare…

Sapete, quello strano popolo di persone basse e piccolette che dicono proteggesse il Faraone con i suoi Shardana. Già, quello strano popolo che non è mai stato un solo popolo. La Sardegna è quella terra dove la donna sembra essere sottomessa agli avvenimenti, alla famiglia, al padre… ma uno dei primi a essere guidato da una donna (Eleonora D’Arborea) e regolato da una “costituzione”, La Carta de Logu de Arborèa, promulgata da una donna.

Se doveste recarvi in Sardegna, guardate le donne negli occhi: vedrete tante Leila, Luisa, Bianca… Che non si arrendono, ma cercano sempre nuovi modi per lottare. E quando sentirete la cantilena della loro voce, non abbandonatevi ai suoni. Potrebbero essere le voci delle sirene di Ulisse. 1


Il romanzo di Irene Salidu ci porta nell'entroterra della Sardegna, un'isola ricca di tesori e misteri stratificati nei millenni. I miti e le leggende sono conservati in ogni pietra, ramo, cuore dei suoi abitanti. La memoria della tradizione è viva e congiunge il presente e il passato. Allo stesso modo il reale e l'immaginario si fondono in un sogno che abbraccia credenza e rito, la vita e la morte. E questo legame è possibile solo attraverso la figura della donna o delle donne, Leila, Bianca, Luisa, personificazioni di quella cultura popolare più profonda che mai che è cresciuta, latente e nascosta, segreto e scrigno di una sapienza mai dimenticata, collezione di pratiche alchemico-magiche, sperimentazione e superstizione, culto e rispetto per le Janas.

Queste figure rappresentano una tradizione secolare nella storia sarda, curatrici attraverso erbe medicinali, accompagnatrici nel parto e nell'eterno riposo. Nutrice e accabadora 2, la Jana rappresenta una figura-ombra presente nella comunità, difesa, protetta e rispettata, come aiutante della famiglia nei momenti di massima propensione verso la magia e il mistero della vita e della morte.

La narrazione si snoda attraverso una serie di capitoli dedicati ai vari personaggi, come concatenazione di eventi che trasferiscono il lettore dal piano reale all'onirico attraverso una trance mistica che oltrepassa il tempo e lo spazio abbracciando verità e finzione.

La scrittura, densa di particolari, riesce a far sentire al lettore ogni suono, passo, profumo, respiro, sensazione. Irene porta il lettore dentro la narrazione. Lo spettatore viene trasformato in testimone di una polifonia sinestetica che lo investe come per effetto dell'incantesimo dell'autrice.


LE JANAS


Tutta la narrazione porta bagliori di luce sul mito delle Janas, fate a cavallo tra l'umano e il divino, esperte nell'uso delle erbe medicinali, guaritrici abili nella preparazione di unguenti naturali. La radice del nome è un filo conduttore con Giano, dio romano bifronte, porta tra il passato e il futuro, corrispondenza con la parola che in sardo significa proprio “porta”, ove le janua sono collegamenti tra mondi. Giano, consorte di Diana, era l'inizio di ogni cosa, invocato nei sacrifici, divinità per risolvere le crisi, con un terzo volto invisibile che guarda al presente nella sua inafferrabilità.

Le Janas erano donne minute in grado di vivere in luoghi angusti, grotte di piccole dimensioni, vestite di pelli, che si nutrivano di frutta selvatica in mezzo ai boschi. La leggenda vuole che queste creature avessero il dono della profezia che determinava il destino degli uomini, tessitrici della vita e della morte, eco della tradizione delle tre parche.

La loro presenza celata era visibile solo di notte, quando uscivano evitando la luce diurna per paura che le annerisse. Dopo la mezzanotte cucivano e ricamavano: abili tessitrici, ma anche custodi dei segreti del mare. Sono cogas e strias, eco del passato intriso di sciamanismo di questa terra.

Tutta l'Italia meridionale e insulare è ricca di questo folklore: basti pensare alle celebri Janare di Benevento, tradizione dell'Irpinia, per le quali l'intreccio dei fili nei tessuti come nella cucina era un rituale. L'estasi mistica avveniva intorno al noce nei pressi del fiume Sabato.

Per proteggersi dalla loro venuta, gli abitanti erano soliti porre una scopa di saggina davanti alla porta così la strega era costretta a perdere tempo per contarne i fili intrattenendosi fino all'alba. Per lo stesso motivo accanto alle aperture come porte e finestre si metteva il sale affinché la strega si attardasse nel contarne i granelli. Queste dame oscure viaggiavano su scope o rubavano i cavalli dalle stalle intrecciandone le criniere.

Quel nome Jana o Janara evoca la dea Diana (Dianare, seguaci di Diana): da questa nasce la scia di donne forti, indipendenti, cacciatrici, eredi di Artemide proprio come Leila nel romanzo che si procaccia il nutrimento realizzando un arco. Diana, inoltre, era opposta ad Apollo come la luna al sole, divinità bianca, pura come una vergine, ma anche dea della porta eterna che congiungeva gli individui alla madre terra dopo la morte. La cultura originaria deriva da Iside: basti pensare agli obelischi egizi nei punti strategici di Benevento e al tempio a lei dedicato in età romana sotto Domiziano.

Tutte le tradizioni pagane, demonizzate dal cristianesimo, si cementificarono con la dominazione longobarda e restarono come parte integrante, ma nascosta, della cultura popolare attraversando il Medioevo fino ai giorni nostri.

Le figure femminili presentate dall'autrice vivono in un periodo in cui le streghe sono accettate e quel folklore è diventato un mestiere: l'erborista, la farmacista, una Bianca del romanzo che eredita la tradizione e la tramanda in modo ufficiale.

Il punto di congiunzione tra i due mondi, reale e fantastico, è dato dalla danza, trance che trasporta Leila in una compenetrazione tra umano e terreno, unione mistica con la natura, espressione di fusione e fecondità tra fuoco sacro e pioggia che ricorda la Tempesta di Giorgione.

Sono decenni che la Scienza ci dice che noi utilizziamo solo una parte minima delle nostre risorse mentali. Mai una voce, però, si è levata da quel settore, una voce che dica come fare, come riuscire ad attingere alla pienezza regale del nostro intelletto; mai un iter sembra essere stato tracciato verso una metodologia dell’Eureka, mentre ci sono corpose vie per entrare nei fiotti dell’intuizioni. Gli uomini dell’evo arcaico scoprirono, in una corretta prassi psichedelica, la via all’utilizzo della profonda trance che ne conseguiva per elevare lo sguardo dell’intelletto, riuscendo così non solo a rispondere a tutte le loro necessità pratiche, ma anche a riappropriarsi del senso stesso delle loro esistenze, in intima e profonda connessione con il Tutto” 3.

Proprio da questi rituali sono nate la pizzica salentina e la tarantella di ampia diffusione in tutto il Mezzogiorno. Ancora nel contemporaneo gruppi musicali come gli Alla Bua hanno rappresentato la pizzica U rusciu te lu mare/Lu rusciu de lu mare come momento di estasi e tarantismo in una sorta di possessione demoniaca.


Lu rusciu de lu mare 1999


'Na sira ieu passai te le padule,

e 'ntisi le ranocchiule cantare,

e 'ntisi le ranocchiule cantare.

A una a una ieu le sintia cantare,
ca me pariane lu rusciu te lu mare,
ca me pariane lu rusciu te lu mare.

Lu rusciu te lu mare è mutu forte,
la fija te lu re se tae alla morte,
la fija te lu re se tae alla morte.

Iddhra se tae alla morte e ieu alla vita,
la fija te lu re sta se marita,
la fija te lu re sta se marita.

Iddhra sta se marita e ieu me nzuru,
la fija te lu re me tae nu fiuru,
la fija te lu re me tae nu fiuru.

Iddhra me tae nu fiuru e ieu na palma,
la fija te lu re se 'ndeae alla Spagna,
la fija te lu re se 'ndeae alla Spagna.

Iddhra se 'ndeae alla Spagna e ieu 'n Turchia,
la fija te lu re la zita mia,
la fija te lu re la zita mia.

E vola vola vola palomba vola,
e vola vola vola palomba mia,
ca ieu lu core meu,
ca ieu lu core meu,
ca ieu lu core meu te l'aggiu dare
4.


Si pensi a Georges Laprassede “La transe è innanzitutto un comportamento motorio diverso dal solito. Per l’osservatore occidentale, essa è un sintomo psicopatico. Ma altrove, razionalmente, nella cultura religiosa e popolare, essa è o l’estasi del corpo, oppure l’intervento di un dio, di uno spirito, di un “demone” che cavalca il corpo dei posseduti. E’ un fenomeno normale la cui base è neurofisiologica, corporale. Su questa base, ogni cultura impone un contenuto ed un significato. Di più, la cultura, e più precisamente l’immaginario sociale, può provocare la transe, può mettere il corpo in transe” 5 . Si riferisce, in particolare, all'evoluzione del culto di Dioniso come fenomeno sociale del rave.



LE DOMUS DE JANAS O CASE DELLE FATE


Ci sono buchi in Sardegna che sono case di fate, morti che sono colpe di donne vampiro, fumi sacri che curano i cattivi sogni e acque segrete dove la luna specchiandosi rivela il futuro e i suoi inganni. C’è una Sardegna come questa, o davanti ai camini si racconta che ci sia, che poi è la stessa cosa, perché in una terra dove il silenzio è ancora il dialetto più parlato, le parole sono luoghi più dei luoghi stessi, e generano mondi. Qui esiste tutto ciò che viene raccontato, e quello che viene taciuto esiste perché un giorno qualcuno lo racconterà.” 6 Michela Murgia


In terra sarda la tradizione delle Janas ha un corrispettivo architettonico che rappresenta un patrimonio di pregevole valore: le Domus de Janas o Case delle Fate rappresentano il 61mo sito UNESCO italiano, assegnato il 12 luglio 2025. Il complesso è costituito da 17 sepolture e necropoli ipogeiche risalenti al V-III millennio a. C. tra il Neolitico Medio e l'Età del Bronzo:



Necropoli di Anghelu Ruju (Alghero)

Necropoli di Puttu Codinu (Villanova Monteleone)

Necropoli di Monte Siseri / S’Incantu (Putifigari)

Necropoli di Mesu e Montes (Ossi)

Necropoli di Su Crucifissu Mannu (Porto Torres)

Domus de Janas dell’Orto del Beneficio Parrocchiale (Sennori)

Domus de Janas della Roccia dell’Elefante (Castelsardo)

Parco dei Petroglifi (Cheremule)

Necropoli di Sant’Andrea Priu (Bonorva)

Necropoli di Sa Pala Larga (Bonorva)

Necropoli di Sos Furrighesos (Anela)

Necropoli di Ispiluncas (Sedilo)

Necropoli di Mandras / Mrandas (Ardauli)

Necropoli di Brodu (Oniferi)

Necropoli di Istevene (Mamoiada)

Parco Archeologico di Pranu Mutteddu (Goni)

Necropoli di Montessu (Villaperuccio)

Le costruzioni riflettono pratiche funerarie e credenze spirituali della Sardegna. “Queste strutture presentano planimetrie complesse, decorazioni simboliche e motivi figurativi che testimoniano la trasformazione del rapporto tra i vivi e i morti in una società in transizione verso forme più complesse di organizzazione sociale. Rappresentano la più ampia e ricca manifestazione di architettura funeraria ipogea nel Mediterraneo occidentale, esemplificando un fenomeno attestato da circa 3.500 ipogei sparsi in tutta l’Isola, in particolare nella parte centro-settentrionale, verosimilmente associati a insediamenti e villaggi, oltre che a luoghi di culto”7.

La loro particolarità sta nella struttura sotterranea che riconduce il defunto alla terra madre come in un ouroboros del ciclo vitale. Come la dea Diana riaccompagnava l'uomo attraverso la morte per ricongiungersi all'origine, così le Janas e le Janare irpine erano duplici figure, tanto nutrici quanto accabadora. All'interno delle domus, spesso opposta all'ingresso, è raffigurata una porta per il passaggio ideale del defunto nell'aldilà come purificazione e ritorno alla verginità.

La tradizione letteraria antica e classica è forte in terra sarda: già in Plauto una partoriente si affidava nel momento delle doglie a Lucina; in Varrone Lucina o Luchina sovrintendeva al flusso mestruale; in Catullo le donne in travaglio chiamavano Giuno Lucina. Ecco il mito delle Janas, donne che consegnavano le spoglie alla Mater Luna. In Sardegna le donne nubili sono chiamate Ba-Janas o Baca-Dias, ovvero Baccanti di Diana o della luna.

Le costruzioni rappresentano ideali capanne, specchio delle abitazioni quotidiane, dove si ritrovano iscrizioni delle antiche civiltà e decorazioni mistiche spiraliformi.


La tradizione millenaria della Sardegna presenta una stratificazione di storia, mito, cultura e leggenda tramandata nel tempo attraverso il suo popolo. Quelle donne descritte da Irene Salidu sono le depositarie di una sapienza che ha le sue radici nelle case delle fate, nei nuraghi, nei pozzi, nelle tombe dei giganti, nel rito tramandato di generazione in generazione di chi non ha mai dimenticato le proprie radici.



Scheda Libro SU BISU (Il Sogno)


AUTORE IRENE SALIDU

TITOLO SU BISU – Il sogno

CASA EDITRICE AUREA NOX

ANNO DI PUBBLICAZIONE 2024

ISBN 9791281625600

PAGINE 129

Genere: romanzo

Luogo e tempo della storia: Centro Sardegna. Dal 1800 a.C circa fino al XX secolo

Trama: Il romanzo è la narrazione storica e mitica intessuta su un sogno di una delle donne protagoniste. Attraverso il mondo onirico che si intreccia a quello reale, sono narrate le tradizioni, raccontati i miti, descritti i luoghi della zona più misteriosa della Sardegna (la Barbagia nuorese). Il cammino delle donne protagoniste parte dalla civiltà nuragica, attraversa gli anni ’30, si conclude nell’epoca attuale.

Personaggi: tutte le donne raccontate sono da considerarsi come personaggi principali.

Leila: la donna che viaggia nel tempo attraverso i sogni.

Luisa: la donna della medicina, ostetrica e Accabadora del paese.

Giuseppina: madre che rappresenta il matriarcato celato.

Bianca: colei che spezza la catena della tradizione.

Tutti gli altri personaggi: Bachisio, il servo pastore che rappresenta il tramite tra Leila e il mondo reale.

Ambientazione storica: Barbagia di Orgosolo, dal 1800 a.C. fino al XX secolo.

Simbolismo e significato: la storia della Sardegna descritta in questo romanzo è un insieme di reale e fantastico, ed è attraverso questo canale, che viene rappresentata la figura-perno della donna nelle diverse epoche. Su Bisu, che significa “il sogno” in sardo, è molto più di una semplice narrazione storica o mitica. Si tratta di una combinazione di suggestioni sull’era nuragica e sull’apporto che le donne sarde, figure centrali nelle comunità rurali e nelle famiglie, hanno custodito per secoli, con il loro sapere antico, tramandato oralmente di generazione in generazione tra medicina popolare, magia e spiritualità. Il romanzo stesso fa parte di quelle peculiarità delle donne sarde, intriso di spiritualità, di simbolismi, di femminilità, abnegazione, libertà, forza8



   

NOTE

1SALIDU 2024, pp. 13-15

2MURGIA 2009

3 EAGLE 2007

4 ALLA BUA, Lu rusciu de lu mare, video https://youtu.be/0jryWN38HfQ?si=GH8vTDygZIKhzZoM

5 LAPASSADE 1980

6 M. MURGIA 2008

7 La tradizione funeraria nella preistoria della Sardegna – Le domus de janas, 16/07/2025, “UNESCO.it”, La tradizione funeraria nella preistoria della Sardegna - Le domus de janas - Unesco Commissione Nazionale Italiana per l'Unesco

8 Scheda Libro fornita dall'autrice



BIBLIOGRAFIA


ARRAS 2011

Maria Antonella ARRAS, Accabadora e la sacralità del femminino. Riti e credenze nella tradizione popolare sarda, Palermo, Isola Palma, 2011.

BUCARELLI - LUBRANO 2003

Alessandro BUCARELLI, Carlo LUBRANO, Eutanasia ante litteram in Sardegna. Sa femmina accabadora. Usi, costumi e tradizioni attorno alla morte in Sardegna, Cagliari, Scuola Sarda, 2003.

CITTERIO - SALIDU 2020

Arnaldo CITTERIO, Irene SALIDU, Briciole e Fiabole, 2020.

EAGLE 2007

Gipsy EAGLE, Psichedelia. Un ponte verso l’infinità, Roma, Venexia Editrice, 2007.

LAPASSADE 1980

Georges LAPASSADE, Dallo sciamano al raver, (Essai sur la transe), Mondadori Milano 1980.

MORAVETTI 2023

Alberto MORAVETTI, Domus de janas. Arte e religione nelle tombe ipogeiche della Sardegna preistorica, Sassari, Carlo Delfino Editore, 2023.

MURGIA 2008

Michela MURGIA, Viaggio in Sardegna, Torino, Einaudi, 2008.

MURGIA 2009

EAD., Accabadora, Torino, Einaudi, 2009.

PITZALIS 2025

Valentino PITZALIS, Il respiro delle Janas: Viaggio tra leggende, superstizioni e misteri della Sardegna antica, Cagliari, Kindle Book, 2025.

ROMANAZZI 2009

Andrea ROMANAZZI, Guida alle streghe in Italia, Roma, Venexia editrice, 2009.

SALIDU 2003

Irene SALIDU, La valle delle rune:OI, Milano, Aureanox, 2023.

EAD, Rune di Maggio, Aureanox, Milano 2019.

SALIDU 2020

EAD, Lei, Milano, Aureanox, 2020.

SALIDU 2024

EAD, Se "salgo su" una sedia grido: "Capitano! Mio Capitano!", Milano, Aureanox, 2024.

SALIDU 2024

EAD, Su Bisu. Il sogno, Milano, Aureanox, 2024.

SERRA 2015

Pierluigi SERRA, Maghe e streghe di Sardegna. Dalla fata di Mannorri alla strega di Guasila: le leggendarie custodi dei segreti dell’isola, Roma, Newton Compton, 2015.

TURCHI 2007

Dolores TURCHI, Lo sciamanesimo in Sardegna, Roma, Newton Compton, 2007.





SITOGRAFIA


ALLA BUA 2006

ALLA BUA, Lu rusciu de lu mare, video https://youtu.be/0jryWN38HfQ?si=GH8vTDygZIKhzZoM

GOODREADS 2023

La valle delle rune Oi, La valle delle rune : OI (Italian Edition) by Irene Salidu | Goodreads, 2023

LEZZI FIORENTINO 2024

Maria Teresa Lezzi Fiorentino, La valle delle rune:OI, Irene Salidu, “Il mondo incantato dei libri”, 2024 La valle delle rune:OI, Irene Salidu

UNESCO 2025

La tradizione funeraria nella preistoria della Sardegna – Le domus de janas, 16/07/2025, “UNESCO.it”, La tradizione funeraria nella preistoria della Sardegna - Le domus de janas - Unesco Commissione Nazionale Italiana per l'Unesco



PDF
QrCode

Contributo valutato da due referees anonimi nel rispetto delle finalità scientifiche, informative, creative e culturali storico-artistiche della rivista

Risali

BTA copyright MECENATI Mail to www@bta.it