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La Villa Medicea di Fiesole  
Claudia Maria Bucelli*
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 7 Maggio 2013, n. 674
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La villa e il contesto paesaggistico:

Villa Medici è ubicata in zona collinare, poco fuori dall’abitato di Fiesole. Incuneata tra le due principali vie di collegamento di Firenze e Fiesole, si estende con i propri giardini terrazzati a mezza costa sulle pendici della collina fiesolana verso Firenze, orientata ad uno dei paesaggi più belli della Toscana, in una splendida posizione panoramica e in un contesto di alto valore ambientale. Incernierata sulle geometrie dei suoi giardini terrazzati si colloca infatti in un ambito paesaggistico di notevole pregio, ben conservato, fra analoghe residenze signorili incastonate sul pendio nel tessuto agricolo storico degli oliveti e dei campi coltivati alternati a macchie di bosco.

La proprietà si sviluppa verso una serie di orti sottostanti e campi di graminacee ed oliveti che salgono nei terrazzamenti dei muri a secco verso i viali d'ingresso, fiancheggiati da cipressi, che la connettono a via di San Domenico. Amanda Lillie ha evidenziato le implicazioni religiose della villa suburbana di Fiesole, che per la posizione isolata in una zona priva di reminescenze ancestrali e le implicazioni culturali del circolo del colto committente Giovanni de' Medici si proponeva come sito adatto agli otia letterari e umanistici, ma anche come ritiro spirituale in cui godere la pace dei luoghi e il conforto religioso offerto dalla vicinanza del sito di culto dell'eremo di San Girolamo, ristrutturato intorno al 1451 proprio grazie alla generosità dei Medici e direttamente collegato alla villa priva di cappella privata e il cui cantiere procedette ad esso parallelo. All'eremo del nuovo ordine osservante fondato da Fra’ Carlo di Montegranelli, patrocinato dai Medici, si aggiungevano cappelle, tabernacoli rurali e celle di eremiti disseminate sulla collina fiesolana accanto ad una varietà di altre case religiose, testimonianza di vivide pratiche devote nel contesto rurale e del coinvolgimento della famiglia padronale, implicata in una fitta rete di opere edificatorie tra gli anni ‘50 e i primi anni ‘60 del XV secolo in quel supporto ai culti locali riverberato anche nel progetto ideologico della nuova villa extraurbana [1] .

Considerata la prima villa fiorentina di tipo umanistico, impostata ex novo secondo innovativi criteri di razionalità e luminosità, particolarmente amata da Lorenzo il Magnifico, la villa di Fiesole fu la prima residenza di campagna costruita in planimetria simmetrica aperta su logge verso il giardino, l'aperta campagna e i panorami della conca fiorentina, e costituisce il diretto precedente della grandiosa villa di Poggio a Caiano realizzata dal Magnifico sull'omonimo sito quasi tre decenni dopo. La personalità di Giovanni di Cosimo, che ne volle la realizzazione, si manifestò nel forte ridimensionamento della componente agricola e produttiva della villa. Era infatti la prima volta che una residenza agreste si strutturava circondandosi di giardini finalizzati a scopi estetici invece di organizzarsi eminentemente come una redditizia tenuta, orientandosi dunque in favore di ozio fisico e svaghi che favorissero la contemplazione e l'attività intellettuale. Grande importanza veniva affidata al fattore 'vista', una percezione visuale del panorama più ampia possibile. Il sito per l'edificazione venne scelto proprio in questa prospettiva, perché dominante visivamente su Firenze e buona parte della valle dell'Arno, anticipando quel risveglio di valori estetici legati alla contemplazione del paesaggio naturale e antropico poi documentati anche nel famoso disegno del giovane Leonardo da Vinci del 1473, dove l'artista immagina se stesso in sommità di una collina a guardare una vallata, riproducendone i tratti di paesaggio, dando inizio ad un proficuo filone iconografico legato alla nuova tematica della contemplazione e rappresentazione di bellezza paesaggistica [2] . In questa innovativa soluzione progettuale, per la prima volta rispetto ad esempi precedenti di residenze extraurbane, ai valori economici fondanti l'insediamento di villa con relativi poderi subentrano dunque valori ideologici e puramente estetico-contemplativi in una vera e propria innovazione funzionale ora focalizzata al godimento estetico del bel paesaggio e di un quadro paesaggistico esaltato, in un peculiare contesto culturale, non come semplice comprensorio naturale, ma come sostrato a valori estetici e umanistici sulla radice dei topos letterari virgiliani e petrarcheschi nei quali ambientare il teatro della vita quotidiana.


Fig. 1
Fig. 1. Vedute di Villa Medici nel paesaggio fiesolano. Sulla destra la massa arborea del lungo percorso alberato privato, fiancheggiato da un selvatico e da un viale cipressato, connesso alla strada provinciale di S. Domenico (Fotografia © Claudia Maria Bucelli 2010)

Nata dunque su esplicite priorità estetico-percettive quale oggetto e soggetto di contemplazione visuale, peculiarità tradotta artisticamente in altrettante modalità oggettive e soggettive di rappresentazione pittorica in funzione del panorama e del paesaggio circostante, la villa è stata più volte artisticamente riprodotta. Nella Dormitio Virginis (1486-90), affresco di Domenico Ghirlandaio nella Cappella Tornabuoni di Santa Maria Novella e nell'Annunciazione attribuita a Biagio d'Antonio, pala di fine XV secolo oggi all'Accademia di San Luca a Roma, villa Medici appare, nitido volume cubico emergente sullo sfondo, quale evidente eppure integrato oggetto di percezione nel paesaggio. Nell'Annunciazione di Antonio e Piero Pollaiolo (1470 ca.), presso lo Staatliche Museum di Berlino, essa è invece presente quale soggetto percettivo: il panorama di Firenze e della valle dell'Arno incorniciato dalla bifora in prospettiva dietro l'angelo nunziante è infatti ritenuto da molti storici dell'arte proprio la splendida veduta che si godeva dalla villa medicea di Fiesole, dunque è nelle stanze della villa che si svolge la scena del dipinto. La costruzione domina ancor oggi visivamente Firenze e lo stesso panorama, proponendo ai fruitori uno splendido quadro paesaggistico e costituendosi protagonista della visuale verso Fiesole.

Per l'erto declivio della collina su cui sorge, il complesso villa-giardino di Fiesole costituisce inoltre un importante esempio di villa extraurbana edificata in realizzazione ingegneristica e architettonica attribuita all'abilità costruttiva di Michelozzo – a lui vengono ricondotti i monumentali terrazzamenti artificiali innalzati su enormi basamenti a regolare il pendio della collina, con muri di contenimento che sorreggono le due balze principali appoggiati su contrafforti ed archi di scarico sui quali siede il blocco dell'edificio principale, ponendosi trasversalmente alle isometriche – risolvendo così ingegnosamente il problema della pendenza di ripido pendio naturale e distribuendo il complesso architettonico sui plurimi livelli dei giardini terrazzati specularmente ai quali furono edificati i piani dell'edificio che risulta in questo modo intensificato nell'effetto di rilievo e di sospensione. La villa costituisce anche il primo esempio di realizzazione speculare fra architettura e sistemazioni a giardino. I cantieri dell’edificio e delle aree esterne destinate a verde procedettero infatti parallelamente, e il sito richiese in fase di esecuzione un coordinamento totale di paesaggistica ed edificazione architettonica, vincolando il procedere dei livelli dell'architettura a quelli dei giardini pensili terrazzati, definiti nella tripla trasposizione del modulo planimetrico dell’innovativa architettura secondo precise regole geometriche.


Fig. 2
Fig. 2. Visuale panoramica dai terrazzamenti di Villa Medici in direzione della conca fiorentina (Fotografia © Claudia Maria Bucelli 2012)

I terrazzamenti rendono il livello inferiore adibito a cantine, stalle, tinaia e quello superiore destinato alla residenza, con camere e saloni pubblici al piano terra e privati al primo, con i piani terreno e primo dell'intervento ingegneristico a terrazze equivalenti a primo, secondo e terzo della struttura architettonica, magnificamente affacciata sui giardini e sul paesaggio. Il forte declivio e le oggettive difficoltà che il sito comportava in termini edificatori furono da sempre motivo di ammirazione e di chiara fama per l'architettura fiesolana, splendida costruzione eretta sull’erto pendio collinare - nel suo punto più ripido il seminterrato è stato addirittura scavato nella roccia - affacciandosi mediante i porticati aperti ad arcate lungo i lati est ed ovest, rispettivamente verso il 'salvatico' e il giardino segreto della proprietà. Vasari elogiò esplicitamente Michelozzo che a suo dire dispiegò nella magistrale realizzazione ingegneristica dell'architettura fiesolana tutta la propria abilità costruttiva distribuendo sui multipli livelli il complesso architettonico e ad esso associando le sistemazioni pensili dei giardini. Durante i lavori del cantiere voluto da Giovanni di Cosimo gli interventi nei giardini fra il 1455 e il 1456 testimoniavano della collocazione di rose ‘bianche incarnate’ e di garofani bianchi e rossi, di melograni e agrumi, presumibilmente coltivati a spalliera, 'melangoli' e ‘limoncelli’ fatti venire appositamente da Napoli, probabile nucleo iniziale di quella collezione agrumicola che avrebbe poi tanto appassionato i Medici e caratterizzato i loro giardini.

 

Cenni storici:

Costruita sopra un'antica casa dei Bardini e precedentemente denominata villa di Belcanto, la villa di Fiesole, una delle primitive residenze medicee, affiancata al Trebbio, a Cafaggiolo, a Careggi quale residenza suburbana voluta dalla politica fondiaria di Cosimo il Vecchio che l'acquistò per il figlio prediletto Giovanni, si distingue quale prima innovativa tipologia di villa signorile di campagna, priva dei caratteri medievaleggianti di torri e merlature. Unica fino ad allora fra le ville di famiglia ad essere nata da un progetto e non da un restauro, villa Medici, primo esempio di nitida geometria, un volume cubico con distribuzione planimetrica ortogonale, presenta un aspetto completamente diverso dalle precedenti. Lo stesso Ackerman ha evidenziato come la villa di Fiesole emerga, regolare, semplice e chiara, dal contesto naturale che la circonda nel blocco cubico della sua volumetria differenziandosi piuttosto che immergendosi nel paesaggio, ed aprendovisi visivamente da una posizione nettamente dominante [3] . Assente il vincolo difensivo - militare di eventuali preesistenze, l'edificio si apre inoltre ai giardini con due logge inglobate nel volume dell'architettura, dischiudendosi al panorama circostante con l'affaccio degli splendidi terrazzamenti, cerniera fra architettura e paesaggio, verso Firenze.


Fig. 3 Fig. 4
Figg. 3 e 4. Scorci panoramici verso la conca fiorentina dai giardini di Villa Medici (Fotografie © Claudia Maria Bucelli 2012)

Costruita su una preesistente 'casa da signore' appartenuta a Niccolò Baldi, acquistata nel 1458, come riporta Guido Carocci nella sua nota guida ai dintorni di Firenze, da Cosimo il Vecchio de' Medici per suo figlio Giovanni - la villa compare infatti nella portata al catasto come 'Sustanze e beni comprati per Giovanni di Choximo' - villa Medici fu ipotizzata edificata tra gli anni 1458 e 1462, ossia tra la presunta data di acquisto della proprietà e la data di morte di Giovanni. In realtà ricerche più recenti hanno evidenziato come l’acquisto della proprietà, Cosimo e Giovanni acquisirono i terreni da diversi proprietari, fra cui Niccolò Baldi, procedendo successivamente ad una riunificazione delle varie parcelle, "tutti ridotti auno" [4] , e i successivi imponenti lavori debbano essere avvenuti fra il 1451 ed il 1457.

Infatti nelle portate al catasto del 1451 la villa non è menzionata, ma lo è nelle portate successive del 1457, dove, descritta come confinante per tre lati con la viabilità, oggi identificabile in via Bandini, viuzzo di Sant'Ansano e via Mantellini e per il quarto con i possedimenti della canonica di Fiesole sul tracciato di via vecchia Fiesolana, è denunciata fra le proprietà di Giovanni di Cosimo de’ Medici come 'Chasa overo chasamento' già edificata. Dunque nel 1457 i lavori dovevano essere conclusi almeno per quanto riguardava la definizione volumetrica di un edificio, 'Chasa', di modeste dimensioni, poi ingrandita nei possessi da Lorenzo il Magnifico, ne fa fede la denuncia dei suoi eredi, con l'acquisto di nuovi terreni a viti, pascoli e uliveti. Fu Giovanni di Cosimo, singolare personaggio dedito ai piaceri ma anche mecenate di Mino da Fiesole, Donatello e Filippo Lippi - lo stesso Giovanni de' Medici nel 1455 commissionerà a Donatello due immagini di Madonna in marmo per la villa di Fiesole, incaricando nel 1456 Desiderio da Settignano per una mostra di camino in pietra e due 'acquai' e affiderà a Bernardo Rossellino l'incarico di un portale in arenaria, realizzato l'anno successivo [5] - raffinato bibliofilo, collezionista, intenditore d'arte, interlocutore e amico di Leon Battista Alberti, che decise i lavori, rivolgendosi secondo Giorgio Vasari all'architetto di famiglia Michelozzo di Bartolomeo: "[Michelozzo] per Giovanni figliuolo di Cosimo de' Medici fece, a Fiesole, il medesimo un altro magnifico ed onorato palazzo, fondato dalla parte di sotto nella scoscesa del poggio con grandissima spesa, ma non senza grande utile: avendo in quella parte da basso fatto volte, cantine, stalle, tinaie, ed altre belle e comode abitazioni; di sopra poi, oltre le camere, sale ed altre stanze ordinarie, ve ne fece alcune per libri, e alcune altre per la musica: insomma mostrò in questa fabbrica Michelozzo quanto valesse nell'architettura; perché, oltre quello che si è detto, fu murata di sorte, che, ancorché sia in su quel monte, non ha mai gettato un pelo" [6] .

Del resto la villa di Fiesole difficilmente avrebbe potuto attribuirsi a Cosimo il Vecchio, che non avrebbe mai scelto per una propria residenza un sito così scomodo e poco produttivo, sebbene caratterizzato da un panorama letteralmente splendido. La particolare collocazione del complesso fiesolano impediva infatti la creazione tutto attorno di una vasta tenuta agricola e l'attenzione costante di Giovanni, che con il possedimento di Fiesole probabilmente ricostituiva, sostituendola con la nuova, un'antica proprietà del nonno [7] per la gestione di altri averi di famiglia, suggerisce come la funzione di questa dimora fosse principalmente orientata agli ozi letterari, allo svago e al riposo. L'entusiastica attestazione di Vasari attribuisce una paternità, quella michelozziana, lodandone l'opera che dopo più di un secolo dall'edificazione si manteneva ancora in perfette condizioni.


Fig. 5 Fig. 6
Figg. 5 e 6. Plurimi scorci panoramici accompagnano nel percorso verso la villa dove sucessivamente al viale cipressato e alla ‘porta’ lapidea d’ingresso la vista si dilata sui giardini davanti al prospetto orientale sul quale si apre l'ingresso principale (Fotografie © Claudia Maria Bucelli 2012)

Tuttavia, mantenendo l'ipotesi di un intervento del Michelozzo, l'architetto potrebbe non aver lavorato da solo, specie per quanto riguarda la conduzione del cantiere. Un importante apporto potrebbe essere sicuramente venuto da Giovanni de' Medici, che si dilettava di architettura, e da altri due architetti, il Rossellino, autore di un portale della villa, e Antonio Manetti detto il Ciaccheri, la cui presenza sul cantiere è documentata nel 1455. Vi fu dunque probabilmente il convergere di sforzi collettivi da parte di un gruppo di esperti costruttori prediletti dai Medici su Fiesole. Amanda Lillie a sua volta introduce il nome di probabili capomastri, menzionati in alcune lettere, che avrebbero anche potuto, in assenza di una documentazione comprovante Michelozzo, esserne stati se non progettisti almeno realizzatori in situ: Antonio Manetti Ciaccheri, Lorenzo di Antonio di Geri da San Frediano, Pagholo Calaffi e Giovanni di Bettino. In particolare Antonio Manetti, tecnico particolarmente esperto, uno dei più noti seguaci di Brunelleschi, avrebbe potuto secondo Lillie anche concepire l'elegante ed innovativo progetto della villa [8] . Tuttavia, permanendo l'attribuzione a Michelozzo, è comunque ipotizzabile che questi fosse chiamato primariamente per le sue capacità ingegneristiche legate ai problemi tecnici della realizzazione delle imponenti strutture di sostegno su uno dei più scoscesi pendii della collina di Fiesole, risolvendosi poi il cantiere su precise e pertinenti indicazioni del committente e la direzione e forse in parte il progetto di Antonio Manetti Ciaccheri. Simone Martini e Donata Mazzini attribuiscono il cantiere a Leon Battista Alberti in virtù dell'adesione ai dettami albertiani che accordano economia, necessità e bellezza, tradotte nella villa fiesolana in armonia delle proporzioni riconducibili a numero, musica e geometria, e della radicale novità di concezione rispetto ai precedenti esempi di Trebbio, Cafaggiolo e Careggi.

La grande mole di documenti e gli accurati rilievi da loro prodotti supporta, pur mancando prove documentarie dirette, la tesi della paternità di Leon Battista Alberti per l'innovativo progetto della villa fiesolana. Del resto sia Giovanni che Cosimo de' Medici conoscevano personalmente Michelozzo, ma anche Alberti, la cui presenza a Firenze è documentata negli anni 1446, 1447, 1448, 1450. Luitpold Frommel fa notare anche come in effetti ai postulati del De Re Aedificatoria corrispondessero molti caratteri della villa, fra cui la priorità attribuita al panorama e al clima, la rinuncia ad ogni ornamento, l'identità della villa suburbana come variante della casa cittadina del signore - la pianta della villa fiesolana deriva infatti più da palazzo urbano che da casa rurale - la distribuzione, descrizione e ubicazione delle singole stanze della villa, la distribuzione ternaria di sala, camera e anticamera, poi ripresa anche a Careggi, che ricordano i tre ambienti di un disegno autografo dell’Alberti. Tuttavia mancherebbero le proporzioni e le forme perfette che contraddistiguono le poche costruzioni albertiane paragonabili, ed è ipotizzabile che Giovanni de' Medici abbia, come del resto tanti altri committenti, discusso il progetto con l’Alberti con il quale era in frequentazione nei soggiorni a Roma e in rapporti di amicizia, come da documenti epistolari. Allo stato attuale degli studi non sembrano esistere prove incontrovertibili che consentano di affermare con certezza quale tra questi architetti, tutti attivi nell'orbita medicea, sia da considerarsi l'autore della villa [9] .

Dal 1451 al 1455 si procedette all'edificazione dell'architettura e fino al 1457 alla sistemazione agraria dei terreni, alla piantagione dei frutteti, alla collocazione dei mobili e degli arredi, comprese le due Madonne commissionate a Donatello. Come sottolineano Martini e Mazzini l'edificio a pianta quadrangolare, originariamente di 32x32 braccia fiorentine, fu ed è a tutt'oggi un esempio emblematico di architettura protorinascimentale, dal volume essenziale, dalle superfici intonacate sulle quali si aprono le finestre dalle sobrie cornici in pietra serena e con le ampie logge, non aggettanti ma facenti parte del volume architettonico, aperte sul panorama circostante.

La razionalità del progetto è evidenziata anche nelle misure che lo contraddistinguono, che vedono la sovrapposizione, probatoria di un accurato e raffinato approccio progettuale, di una griglia modulare di 4x4 braccia fiorentine (una canna mercantile) lungo la quale si dispongono le murature principali. Anche il giardino originario, sorto contemporaneamente all’architettura - il sito richiese infatti un coordinamento totale di paesaggistica ed edificazione e i livelli dell'architettura procedevano parallelamente ai terrazzamenti dei giardini pensili - seguiva precise regole geometriche definendosi nella tripla trasposizione del modulo planimetrico della villa il cui corpo di fabbrica principale non presenta il cortile centrale, sostituito invece dal salone centrale che connette le due logge aperte sui fronti est ed ovest [10] .

Sin dalla sua edificazione la villa medicea di Fiesole suscitò profonda eco nei coevi ambiti letterari umanistici. Negli scritti di molti classicisti dell'epoca frequenti sono le citazioni ed evocazioni dell'amenità dei luoghi. Agnolo Poliziano in una lettera a Lorenzo il Magnifico scriveva: "sed ego quoque imitatus exemplum, seu fugitivus urbis, assidus in Fesulano sui, com Pico Mirandola meo; cenobiumque illud ambo regularum canonicorum frequentavimus, avi tui sumptibus extructum" [11] . Sempre il Poliziano, frequentemente ospitato dall'amico Lorenzo nella villa di Fiesole, nel suo poema Rusticus, composto proprio a Fiesole attorno al 1486, celebrando gli scritti bucolici di Virgilio ed Esiodo compilava "Talia Fesuleo letus meditabar in antro, Rure suburbano Medicum, qua Mons sacer urbem Maeoniam, Longique volumina despicit Arni, Qua bonus ospitium felix, palcidamque quietem Indulget Laurens" [12] .

Come già sopra accennato, le più antiche fonti iconografiche, nelle quali peraltro l'edificio è ritratto in sintonia con le descrizioni tramandate da Giorgio Vasari, sono la Dormitio Virginis, (1486-90) affresco parte del ciclo Storie della Vergine e san Giovanni Battista che Giovanni Tornabuoni aveva commissionato nel 1487 a Domenico Ghirlandaio, a tutt'oggi nella Cappella Tornabuoni di Santa Maria Novella, e l'Annunciazione attribuita a Biagio d'Antonio, pala di fine XV secolo, oggi all'Accademia di San Luca a Roma. Come attestato dai due dipinti villa Medici costituiva all'epoca un'eminenza paesaggistica nella realtà agraria del contado attorno a Firenze.

L'idea più precisa dello stato di fatto originario del complesso fiesolano emerge proprio dalla veduta della Dormitio Virginis del Ghirlandaio. Nel dipinto il fronte orientale del volume cubico, di chiaro intonacato, dell'edificio su due livelli si apre verso il giardino e il paesaggio tramite la loggia in quattro arcate. Nell'affresco il giardino terrazzato corrispondente al piano nobile della villa prosegue in un terrazzo inferiore dove si distingue contro il muro quella che sembra una pergola. La facciata meridionale verso valle comprende tre aperture, delle quali probabilmente una porta-finestra. Nel contesto dei legami parentali della società fiorentina della fine del XV secolo non sorprende che una villa medicea venisse rappresentata in un affresco commissionato da Giovanni Tornabuoni, zio materno di Lorenzo il Magnifico.


Fig. 7 Fig. 8 Fig. 9
Figg. 7. 8. 9. Villa Medici come riprodotta nella Dormitio Virginis, (destra) e nell'Annunciazione attribuita a Biagio d'Antonio (centro), dove emerge nettamente nel paesaggio, ed evocata nell'Annunciazione di Antonio e Piero Pollaiolo (sinistra), dove dalla bifora sullo sfondo appare incorniciato proprio quel panorama di Firenze e della valle dell'Arno che da essa si può godere

Nell'Annunciazione di Biagio d'Antonio, che lavorò in alcune occasioni con il Ghirlandaio, la villa appare sullo sfondo, integrata nel paesaggio, con i terrazzamenti del giardino e con la grande pietra che diede al sito il nome, testimoniato dall'inventario mediceo del 1492, 'el Xaxo Grosso'. La facciata orientale è riportata a tre campate ed il terrazzo inferiore è collegato da una scaletta con il terrazzamento principale davanti al loggiato. Risulta ben evidente come l'edificio della villa sia nettamente simile per forma e collocazione a quello dipinto nell'affresco di Santa Maria Novella, da cui è stato probabilmente copiato, come del resto le stesse figure della composizione dell'Annunciazione, che derivano evidentemente dall'Annunciazione del Ghirlandaio collocata sul muro sinistro della chiesa domenicana [13] .

Un dipinto in cui la villa non è visibile direttamente ma è protagonista, svolgendovisi la scena, è l'Annunciazione di Antonio e Piero Pollaiolo (1470 circa) conservata presso lo Staatliche Museum di Berlino, dove il panorama di Firenze e della valle dell'Arno incorniciato dalla bifora in prospettiva dietro l'angelo nunziante è ritenuto da molti storici dell'arte proprio la splendida veduta che si godeva dalla villa medicea di Fiesole [14] .

Nel 1463 Giovanni de' Medici morì senza eredi, seguito l'anno seguente dal padre Cosimo il Vecchio. La proprietà passò dunque per asse ereditario a Piero di Cosimo de’ Medici, detto il Gottoso, e nel 1469 a suo figlio Lorenzo il Magnifico, che la ampliò, incrementandone considerevolmente le rendite, con l'acquisto di vari terreni e quattro cave di pietra e la rese assieme a Careggi centro dell'Accademia neoplatonica, consacrandola uno dei luoghi più ammirati e citati della fine del Quattrocento. Abitualmente frequentata da Lorenzo e dai suoi familiari, la Villa di Fiesole ospitò illustri uomini di cultura, Agnolo Poliziano, Cristoforo Landino, Pico della Mirandola, Marsilio Ficino, Ugolino Verino, Pietro Baldi Del Riccio, Bernardo Nuti, Guido Cavalcanti. Nel periodo laurenziano la villa accentuò quella funzione, già emersa all'epoca di Giovanni, di ritiro spirituale e circolo culturale nello spirito umanistico, divenendo un luogo di ritrovi letterari frequentato da Marsilio Ficino e Agnolo Poliziano che proprio in questo isolato buen retiro scrisse il Rusticus. Nel 1478 inoltre lo stesso Ficino in una lettera al Poliziano descriveva, accanto alla mitezza favorevole del clima, lo splendore e la magnifica collocazione paesaggistica della villa di Fiesole da cui si godeva una mirabile vista sulla città di Firenze [15] . Un dipinto, perduto, descritto da Federigo Otone Manckenio nella biografia Vita di Angelo Poliziano, edito a Lipsia nel 1736, rappresentava poi Marsilio Ficino, Cristoforo Landino, Agnolo Poliziano e Demetrio Calcondila a colloquio nella villa di Fiesole [16] .

L’inventario delle proprietà di Lorenzo redatto nel 1492, alla sua morte, descrive accuratamente la villa di Fiesole tanto amata dal Magnifico, e da lui frequentemente vissuta, rivelandone la disposizione interna, con la camera "si dice di lor[enz]o" [17] e la sequenza delle cantine voltate, parzialmente scavate nella roccia, al piano interrato, lo scalone principale e a ponente la loggia, "una loggia a uso di ringhiera con muriccioli atorno di pietra et spalliera di mattone" [18] che dava sul salone centrale e le camere ad esso perimetrali, le stanze per gli ospiti, gli ambienti privati e la cucina al primo piano. Vengono accuratamente descritti anche i tre giardini, uno più formale, murato e suddiviso in diverse aiuole, gli ‘orticini murati e recinti di mura’, uno con il ‘boschetto’, ‘arcipressi abeti ed altro’ destinato molto probabilmente all’uccellagione con reti, posto in corrispondenza dell’attuale viale d’accesso, a livello inferiore un orto, l''ortaccio', adiacente agli ambienti di servizio che erano collocati all'interno di un piano seminterrato scavato nella roccia [19] .

Nel trattato De Re Aedificatoria, pubblicato nel 1485 con il patrocinio di Lorenzo il Magnifico, nipote di Giovanni di Cosimo, ma scritto intorno alla metà del secolo e concluso nel 1452, dunque nello stesso periodo dell'edificazione della villa fiesolana, trattando nel V capitolo della villa di campagna e del giardino suburbano Alberti prescriveva, abbandonando decisamente il modello della residenza fortificata, che le residenze da signori nel contado si dovessero caratterizzare, per collocazione, poco fuori la città, in posizione panoramica, ad un'altezza dominante il sito, in termini di luminosità, espansione all’esterno tramite terrazzo e loggia, filtro ai giardini attorno, specificando per la distribuzione interna la necessità di un salone centrale, il sinus albertiano, a sostituzione del cortile loggiato, peraltro presente nelle precedenti residenze medicee cosimiane.


Fig. 1 Fig. 10. Ricostruzione della pianta del piano terra della villa medicea di Fiesole sulla base dell'inventariodei beni di Lorenzo il Magnifico del 1492 con:

1. Ringhiera tutta di pietra e trafori e chompassi et dinnanzi alla porta principale del Palagio
2. Andito a l'entrare della porta
3. Sala grande terrena in suddetto andito
4. Maghazzino di detta sala
5. Chamera riscontro l'uscio della sala
6. Altra chamera in suddetta sala
7. Chamera ch'è su l'andito detta dele due letta ovvero de forestieri
8. Antichamera di detta camera
9. Loggia dell'orto che è a detto piano
10. Pianerottolo della scala da ire su di sopra
da MAZZINI D., MARTINI S., Villa Medici a Fiesole. Leon Battista Alberti e il prototipo di Villa Rinascimentale, a cura di D. Mazzini, Firenze, Centro Di, 2004

 

La villa di Fiesole sembra riproporre tutte queste indicazioni, prospettandosi chiaramente come emerito prototipo di villa rinascimentale e straordinaria innovazione nella forma e nella funzione, supplendo i valori economici con valori ideologici e puramente estetico-contemplativi. Essa costituì dunque sotto molti aspetti una novità assoluta, una decisiva svolta rispetto all'architettura rurale nella Toscana del XV secolo nel totale rinnovamento di quei tradizionali concetti architettonici che la proposero ad unicum, più volte ripreso quale esempio e modello di residenze signorili nel corso del Rinascimento [20] .

Nel 1566 Cosimo I, a breve granduca, che aveva riunito in sé i due rami della famiglia Medici, risultava il proprietario del complesso fiesolano, iscritto nei beni immobili dello Scrittoio delle Regie Possessioni con dettagliate descrizioni della villa, dei giardini, numerati in tre, e gli annessi dei poderi e delle loro coltivazioni. Durante il periodo del governo di suo figlio Ferdinando I la villa risultava proprietà del fratello minore Pietro per poi comparire nel 1611 tra i beni del cardinal Carlo, fratello di Cosimo II, che alla sua morte la lascerà in eredità al nipote Cosimo III, penultimo granduca, il quale nel 1671, considerandola inadeguata alle esigenze della corte, decise di venderla all'amico e consigliere di stato Cosimo Del Sera che subito iniziò un'importante opera di restauro dell'intera proprietà. La stima per l'acquisto menzionava espressamente e descriveva i tre giardini, i due terrazzati sul lato est e quello trapezoidale sul fronte ovest. Per asse ereditario la villa passò poi al di lui figlio Paolo Alessandro Del Sera e nel 1721 alla famiglia Durazzini, cui apparteneva Diacinta, la vedova dell'ultimo Del Sera.

Posta dai Durazzini a pubblico incanto nel 1722, villa Medici venne acquistata dai Borgherini, che la abitarono stabilmente fino al 1768 e a seguito dell'estinzione della famiglia nel 1771 fu per breve tempo del Tenente Colonnello Albergotto degli Albergotti, che la rivendette nel 1772 a Margaret Rolle d’Ayton, vedova di Lord Walpole conte di Orford, fratello del più celebre Horace, contessa di Orford, nonchè vedova del secondo marito, Sewallis Shirley, trasferita dall'Inghilterra in Italia. Accanto al contratto di vendita si stese un preciso inventario degli arredi della villa aggiungendovi anche una nota di spese, di circa 1260 ducati, per lavori di manutenzione dei muretti a secco e delle decorazioni alle vasche eseguiti nello stesso anno alla villa e ai giardini [21] .


Fig. 11
Fig. 11. Veduta verso il Gazebo di Lady Orford nel giardino superiore e, in basso, la soluzione di dislivello fiancheggiata dal pergolato del giardino inferiore (Fotografia © Claudia Maria Bucelli 2010)

Lady Orford ampliò l'architettura del palazzo portandolo alle attuali proporzioni di grosso cubo a eguale sviluppo longitudinale per tutti i lati con l'aggiunta di una fetta muraria annessa al lato nord. Sappiamo dai contatti epistolari fra Sir Horace Mann, console della corona britannica a Firenze, ed Horace Walpole, che tra il 1776 e il 1777 la contessa intraprese lavori per aprire una via carrozzabile ai fini di rendere più comodo l'accesso alla villa sul fronte est, che con il giardino a fianco divenne poi l'accesso principale e lo spazio ufficiale di accoglienza delle vetture. I documenti epistolari lasciano anche intendere che il cantiere, i cui esiti venivano giudicati convenienti e felici, essendo citato per l'ultima volta nel 1777 dovesse essere terminato poco tempo dopo. A Lady Orford, che incaricò l’architetto Niccolò Gasparo Paoletti, sono state riferite le più consistenti trasformazioni della villa, concentrate nella realizzazione dell'ingresso a est, ricostruito con il tamponamento dell'arco destro della loggia, e nella costruzione del citato viale carrozzabile, arricchito da un piccolo belvedere e da un'edicola sul margine opposto, che immetteva nel giardino superiore. Secondo alcune interpretazioni in questa fase sarebbe stata aggiunta all'edificio l'intera ala nord fino ad interessare il confine con l'attuale via Vecchia Fiesolana, determinando quindi il rialzamento dell'impianto di copertura e la conseguente modifica delle proporzioni volumetriche della costruzione.

Al pittore Paolo Piantini, già attivo in precedenza nella proprietà, venne affidato il nuovo assetto decorativo degli interni concordando una serie di bozzetti con sfondi di archi, nicchie, colonne e soffitti affrescati di vago sapore barocco che però vennero disattesi nella traduzione operativa, con la conseguente citazione in giudizio. Lady Orford soggiornò alla villa per brevi periodi, viaggiando con il suo accompagnatore Giulio Mozzi fra Firenze, Napoli, Roma e Parigi, come testimonia la documentazione epistolare del Mozzi. Nel 1781, in seguito alla morte della nobildonna inglese, il Mozzi ricevette in eredità sia la villa di Fiesole che numerose altre proprietà a Firenze, Roma e Napoli. Nel 1782 Giulio Mozzi diede inizio ad una ulteriore fase di ampliamenti con la ristrutturazione, nell'anno seguente, della Cappella, ‘indotta nuovamente ad uso sacro’. Risale probabilmente a questo periodo l'originale decorazione geometrica a riquadri, dipinta sulle facciate, illustrata da Telemaco Buonaiuti nel 1826 ed ancora esistente nei primi anni del Novecento.

Dal 1813 al 1862 la villa risulta di proprietà di Pier Giannozzo Mozzi del Garbo, e nel 1862 viene acquistata dal pittore e mercante d’arte inglese William Blundell Spence che nel 1865 ne fece restaurare i muri esterni e allargare il viale carrozzabile ritrovando tracce di antiche mura etrusche, come da lapide apposta conseguentemente nel 1865 sul lato del viale d'accesso in prossimità del giardino superiore [22] .

Fra l'Ottocento e il Novecento villa Medici visse il suo periodo anglo-americano, con proprietari come l'artista Blundell Spence fino al 1897, Harry Mac Calman dal 1909 al 1911 e Lady Sybil Cutting dal 1911 al 1959. Lady Cutting, che frequentava il salotto culturale di Bernard Berenson e proteggeva giovani artisti e scrittori, renderà Villa Medici un secondo ritrovo, con villa I Tatti, per l’intellighenzia angloamericana dell’epoca. Fu Lady Cutting ad incaricare dei lavori di trasformazione della sua proprietà l'architetto inglese Cecil Pinsent, coadiuvato dall’amico Geoffrey Scott che nel 1918 sposerà la nobildonna inglese trasferendosi con lei nella proprietà fiesolana.

Nel 1915 iniziarono i lavori di ristrutturazione del giardino, in particolare nel terrazzamento inferiore, dove venne ricreato un disegno quattrocentesco con due parterres articolati intorno ad una fontana circolare con un sobrio percorso coperto da un pergolato, e nel giardino sul lato ovest della proprietà. La cappella venne trasformata in biblioteca, e una stanza del piano nobile fu arredata con una libreria laccata in rosso e oro in stile cinese.

Percy Lubbock, secondo marito di Lady Cutting, affiancato dall'architetto paesaggista Cecil Pinsent intervenne, nel 1915, nel giardino inferiore con un disegno geometrico neorinascimentale. Al posto della grande serra con piante esotiche furono disegnati due vialetti a croce che dividevano lo spazio in quattro spartimenti a siepi di bosso con vasca al centro. Pinsent e Scott intervennero, sempre su disegno pseudoquattrocentesco, anche nel giardino a ovest con il tracciato tuttora conservato di quattro percorsi con all'incrocio una vasca di forma ellittica, delimitanti altrettanti spartimenti perimetrati da bosso piantumati al centro da quattro magnolie.

Pinsent disegnò anche la pergola con pilastri in pietra e orditura in legno che protegge il camminamento fra il dislivello dei due terrazzamenti principali. Nel 1938 lady Cutting donò la proprietà di Fiesole alla figlia Iris Cutting Origo, che nel 1959 la vendette a un industriale pratese ai cui eredi appartiene tuttora [23] .

 

Caratteri tipologici e architettonici:

La villa medicea di Fiesole, una delle più antiche residenze, con Trebbio, Cafaggiolo e Careggi, di proprietà della famiglia Medici, si colloca sulle ripide pendici del fianco meridionale della collina fiesolana. Costituì da subito una novità assoluta, una decisiva svolta rispetto all'architettura rurale nella Toscana del XV secolo nel superamento dei tradizionali concetti architettonici, un unicum postosi ad esempio e modello più volte ripreso nell'edificazione di dimore signorili nel corso del Rinascimento.

Per la sua posizione dominante l'intera valle dell'Arno e per l'emergere netto del suo volume incastonato sui magnifici terrazzamenti a giardino costituisce ad oggi un elemento caratterizzante il paesaggio nei dintorni di Firenze.

L'immobile, primo esempio di traduzione architettonica di istanze culturali umanistiche, impostato ex novo in impianto modulare quadrato secondo i dettami albertiani dei criteri di simmetria, razionalità distributiva, luminosità, si presenta come un volume approssimativamente cubico, aperto su logge, per la prima volta inglobate nell'architettura, verso il giardino, verso l'aperta campagna e verso i panorami della conca fiorentina, sorretto da un complesso gioco di terrazzamenti che regolarizzano il forte declivio della collina. Vi si accede da un lungo percorso alberato privato, fiancheggiato da un selvatico di lecci e da un viale di cipressi, connesso alla strada provinciale di S. Domenico. Superato un annesso rurale la vista si apre su plurimi scorci panoramici per approdare all'ingresso e alla vista dei giardini davanti il prospetto orientale sul quale si apre l'ingresso principale. Locus amoenus di matrice virgiliana secondo l'ideale umanistico e la nuova sensibilità estetica del bel paesaggio, proprio con la villa di Fiesole si fondarono, per la prima volta, i valori dell'insediamento sulla percezione visiva e sulla nuova ideologia contemplativa della bella veduta in declinazione naturale e antropica. Altri ingressi si trovano lungo il fianco nord, sulla via Vecchia Fiesolana e lungo la strada vicinale di S. Ansano, fiancheggiata da campi e uliveti digradanti.


Fig. 12 Fig. 13
Figg. 12. 13. Particolari del lungo pergolato nel giardino inferiore che raccorda volumetricamente i due livelli dei giardini terrazzati superiore e inferiore in direzione sud, verso il panorama della conca fiorentina (Fotografie © Claudia Maria Bucelli 2012)

Il complesso architettonico, splendidamente conservato, si articola su tre piani complessivi, collegati ai terrazzamenti a giardino sui quali prospettano le facciate intonacate con aperture contornate in pietra serena a mostra piatta e copertura a falde in coppi. Due i piani superiori, il primo con salone centrale a vela unghiata e stanze perimetrali voltate a vela e a botte in cui si collocano il salotto con carte cinesi raffiguranti elementi floreali stilizzati ed uccelli e la biblioteca con arredi lignei laccati in rosso e oro realizzati su disegno di Cecil Pinsent. Allo stesso piano afferiscono le due logge voltate a crociera sui fronti est ed ovest. Il secondo piano ospita camere a soffitto ligneo a cassettoni. Il piano basamentale, in parte scavato nella roccia, per cantine e spazi di servizio con volte a crociera, è collegato con il lato terrazzato sul fronte sud.

La facciata principale ad est è pressoché simmetrica, con loggia a tre arcate a tutto sesto su pilastri quadrati e lesene, volte a crociera decorate con motivi a grottesche, due porte ai lati e aperture finestrate regolari al primo piano, come il corrispondente prospetto a ovest, con loggia a quattro archi a tutto sesto su pilastri e, sopra, cinque finestre. Il fronte nord, su via Vecchia Fiesolana, presenta varie aperture finestrate sui due livelli e una porta, e il fronte sud, che si affaccia sul panorama della valle verso Firenze, due file di finestre, quattro a piano terra e sei al primo, nonchè aperture di accesso e illuminazione a livello dei locali di servizio seminterrati.

La proprietà comprende anche un secondo edificio, la 'fabbrica di moderna struttura', un tempo adibito a scuderia, nel corso del XIX secolo trasformato in villino, una rimessa per piante ristrutturata in abitativo e un altro edificio, vicino all'ingresso, ampio annesso abitativo per i lavoratori del podere, nonchè un gruppo di case al livello più basso con l'ingresso sulla via Bandini.

Attualmente la disposizione degli spazi a giardino, cui si aggiunge il percorso d'accesso - dove a metà si colloca l'ingresso all'acquedotto mediceo con grande voltone e una fontana con decorazione a mosaico - e con duplice fila di cipressi adiacenti ad un selvatico e ad un altro percorso cipressato, probabile testimonianza di un'antica ragnaia, ricalca quella originaria.

Il giardino della villa medicea di Fiesole è nel complesso distribuito su un sistema di tre terrazzamenti, di cui due aperti verso sud, raccordati tra loro tramite un lungo pergolato coperto con Rosa banksiae, e uno verso ovest. Nel corso dei secoli il giardino ha mantenuto un assetto formale senza risentire ne’ delle mode paesaggistiche ottocentesche ne’, tanto meno, dell’eclettismo successivo. L’aspetto attuale è ancora, nelle linee essenziali, quello progettato a cavallo della guerra 1914-18 da Cecil Pinsent e da Geoffrey Scott su incarico di Lady Cutting secondo i geometrisimi di uno stile neo-rinascimentale. L’intervento volle recuperare la stessa distribuzione spaziale che esisteva nel XVI secolo e, sia pure nella necessaria diversità morfologica e botanica fra il giardino quattro-cinquecentesco e quello attuale, si riscontra una stretta continuità.

Il giardino superiore, posto allo stesso livello del piano nobile della villa davanti all'ingresso principale, si apre a sud sul panorama della conca fiorentina ed è perimetrato sul lato lungo da una limonaia con cornici e fregi in stucco, rampicanti e spalliere di agrumi dopo la quale, lungo il lato a monte, un sistema triassiale di aiole parallele di rose, le prime due interrotte al centro da una piccola vasca, invita verso l’edificio. E’ suddiviso da tre pratelli delimitati da cordoli, lungo i quali prendono posto nei mesi caldi numerosi vasi con limoni e aranci, che ospitano olivi centenari, con al centro una Magnolia grandiflora, due Paulonia tormentosa e una siepe emiesagionale di alloro, aiuole di rose e fiori stagionali, una vasca decorata a mosaico e un belvedere a mosaici in pietra e conchiglie, di epoca settecentesca.

Il giardino inferiore, alla base dell'importante muro di contenimento che chiude a nord il terrazzamento soprastante a cui è incernierato da un lungo pergolato a rose rampicanti al di sotto del quale per tutta la lunghezza corre una piattabanda rialzata che risolve il dislivello, piantumata con erbacee da fiore disposte secondo uno schema geometrico, è ugualmente aperto a sud sullo splendido panorama di Firenze. Spartito in quattro quadrati delimitati da cordoli disposti ortogonalmente all’asse maggiore e separati da una piccola vasca centrale, ospita quattro Magnolia grandiflora e due tassi topiati a cupola contornati da geometrie in siepi di bosso, aiuole fiorite e limoni in vaso. Da un confronto con il rilievo di Geoffrey Jellicoe (1925) emerge nettamente come la sistemazione attuale sia ancora quella progettata da Cecil Pinsent.

Il cosiddetto giardino 'nascosto' o ‘segreto’, sul versante occidentale della villa, al quale si può accedere da un cancello su via Vecchia Fiesolana o tramite una scala interna al pergolato direttamente dall'edificio, è di forma trapezoidale ed impianto formale. Delineato su due lati da un parapetto in pietra, si suddivide in quattro aiuole a prato, contornate da siepi in bosso con quattro magnolie, una fila di cipressi e aranci lungo il muro nord ed una vasca ellittica al centro.

 

 

Bibliografia essenziale di riferimento:

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ASFi = Archivio di Stato di Firenze.

 

 

 

* Architetto, Paesaggista, Dottore in Progettazione Paesistica, studiosa di paesaggio e di storia e simbologia dei giardini.

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NOTE

[1] Lillie A., The patronage of villa chapels and oratories near Florence: a typology of private religion, in With and Without the Medici, Studies in Tuscan Art and Patronage, 1434-1530, Cambridge, The University Press, 1998, pp. 30-34.

[2] Ackerman J.S., The Early villas of the Medici in The Villa. From and Ideology of Country Houses, Londra 1990, Trad. ita. La villa. Forma e Ideologia, Torino, Einaudi, 1992, pp. 94-100.

[3] Id., cit., pp. 94-100.

[4] ASFi, Mediceo avanti il Principato, f. LXXXII, Catasto 822, Quartiere di San Giovanni, Gonfalone del Leon d'oro, 1457.

[5] Mazzini D., Martini S., Villa Medici a Fiesole. Leon Battista Alberti e il prototipo di Villa Rinascimentale, a cura di D. Mazzini, Firenze, Centro Di, 2004, p. 140.

[6] Vasari G., Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti, 1° ed.1568, ed. 1991, Roma, Newton Compton, p. 366.

[7] Andrea Palladio e la villa veneta da Petrarca a Carlo Scarpa, Catalogo della Mostra, Vicenza, 5 marzo-3 luglio 2005, a cura di Guido Beltramini e Howard Burns, Venezia, Marsilio, 2005, p. 219.

[8] Lillie A., Giovanni di Cosimo and the Villa Medici at Fiesole, in Piero de' Medici "Il Gottoso" (1416-1469), Kunst im Dienste der Medicer, Art in the Service of the Medici, Berlin, Akademie Verlag, 1993, pp. 198-199.

[9] Frommel C.L., Villa Medici a Fiesole e la nascita della villa rinascimentale, in Architettura e committenza da Alberti a Bramante, Firenze, Olschki, 2006, p. 68.

[10] Mazzini D., Martini S., Villa Medici...cit., pp. 109-119.

[11] Ferrara M. Quinterio F., Michelozzo di Bartolomeo, Firenze, Salimbeni, 1984, p. 252.

[12] Mazzini D., Martini S., Villa Medici...cit., p. 87.

[13] Id., pp. 85-86.

[14] Id., p. 87.

[15] Angeli Politiani Opera, 1553, p. 135; Id., p. 89.

[16] Id., p. 87. Nello stesso anno 1478 fu ordito un complotto antimediceo divenuto celebre come Congiura dei Pazzi, da Jacopo e Francesco de' Pazzi che ne furono i principali protagonisti insieme a Francesco Salviati e al giovane cardinale Riario, pronipote del papa Sisto IV, con il fine di sbarazzarsi della sempre più opprimente crescita del potere dei Medici all'interno della Repubblica Fiorentina. Il Riario e Jacopo de' Pazzi erano stati invitati da Lorenzo e Giuliano de' Medici a un sontuoso banchetto, che doveva aver luogo sabato 25 aprile proprio nella villa di Fiesole; l'occasione venne colta al volo per tramare l'uccisione dei due fratelli mediante il veleno che Jacopo de' Pazzi e il Riario avrebbero nascosto in una delle libagioni destinate ai due medici. Ma un'improvvisa indisposizione di Giuliano, che rinunciò al banchetto, rese vano il proposito. La congiura venne quindi attuata il giorno dopo, il 26 aprile 1478, durante la messa nella cattedrale fiorentina, e il risultato, come è noto, fu la morte di Giuliano mentre Lorenzo riusciva rocambolescamente a salvarsi riparando nella sagrestia, ma non la vittoria dei congiurati, che furono tutti catturati e giustiziati a furor di popolo. Cfr. Lapi Ballerini I., Scalini M., Le ville medicee, Firenze, Giunti, 2003, p. 78.

[17] ASFi, Mediceo avanti il Principato, f. 165, c. 81v.

[18] Ibidem.

[19] Mazzini D., Martini S., Villa Medici...cit., p. 89.

[20] Id., pp. 120-132.

[21] Id., pp. 78-83.

[22] Id., pp. 67-73.

[23] Id., pp. 60-72.



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