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Ci meritiamo la Venere di Morgantina ?  
Mercedes Auteri
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 16 Aprile 2011, n. 600
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Ma ce la meritiamo la Venere di Morgantina?”, così comincia l’ottavo paragrafo dell’avvincente libro di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo sull’incapacità tutta italiana di valorizzare le proprie bellezze. Nel caso in questione, i due giornalisti danno una strigliata alla Regione Sicilia che non saprebbe dove collocare la statua e infieriscono ricordando come e quanto fosse ammirata al Paul Getty Museum di Malibù che la restituisce davvero a malincuore. “C’è il rischio che la dea si svegli come nel film Il bacio di Venere con Ava Gardner e che soavemente dica, Scusate ma con tutti questi casini, perché non avete lasciato che mi adorassero a Malibù ?”, scrivono a conclusione.

La statua è databile alla fine del V o all’inizio del IV secolo a. C. e per alcuni studiosi fu scolpita da un allievo di Fidia, due metri e venti centimetri di marmo policromo, in origine Demetra o Persefone e, solo erroneamente, chiamata Venere.
In effetti l’epopea di questa scultura greca è davvero da film. L’opera, esportata illegalmente, nel 1977 era finita al Getty diventando oggetto di un’inchiesta che ha fatto emergere “una guerra mafiosa intorno al traffico di reperti” con annesso “l’assassinio di qualche archeologo clandestino”. Poi l’avvio della procedura di restituzione, le manifestazioni di popolo, le polemiche per il suo sezionamento in tre pezzi ai fini del trasporto e, ora, finalmente, l’arrivo e la collocazione.

Per la sistemazione della dea era stata proposta la quattrocentesca chiesa sconsacrata di San Domenico ad Aidone, in provincia di Enna, a pochi chilometri da Piazza Armerina e a pochissimi da Morgantina, “come se Demetra, la dea dell’agricoltura, delle messi e del vino fosse una Madonna precristiana”, un’esposizione che avrebbe unito “culti pagani e cristiani in un sincretismo di religioni degno di una terra meravigliosamente meticciata come la Sicilia” scrive, nel suo libro sui musei siciliani, Alessandra Mottola Molfino, museologa e presidente nazionale di Italia Nostra. Il guaio è che i finanziamenti ricavati dal Lotto per i lavori d’accoglienza sono arrivati a Palermo solo tre mesi fa e non si è fatto in tempo ad arrivare preparati all’appuntamento. Il problema, dunque, è ben più a monte dei Monti Erei. Anche solo pochi flash bastano a rendere l’immane disastro piombato su quello che un tempo veniva chiamato il Bel Paese: le due gallerie della Tate Britain di Londra hanno fatturato nell’ultimo anno fiscale circa 80 milioni di euro, ovvero, quanto i biglietti di tutti i musei e i siti archeologici statali italiani messi insieme; il business delle opere d’arte trafugate è il terzo mondiale (dopo armi e droga) ma nessuno in Italia finisce in carcere per avere contraffatto o sottratto beni artistici e archeologici; nonostante le dichiarazioni di altri intenti, dal 2001 al 2011, i finanziamenti pubblici alla cultura sono stati quasi dimezzati (da 2.386 a 1.429 milioni di euro). Se è vero che spesso la cura è nascosta dentro alla malattia, questi dati potrebbero e dovrebbero essere trasformati in altrettanti antidoti, tre miracolose terapie d’urto a contrastare tanto spreco: personale più competente, regole più ferree, più valore al valore (della cultura, dei beni, dei musei, dei piccoli centri e dei grandi paesaggi della bellissima Italia). Morgantina, allora, meriterebbe la sua dea, come le manifestazioni di popolo e la sentenza definitiva di affidamento hanno già dimostrato.

La statua, di nuovo intera, dovrebbe trovare il suo posto nel mondo ed essere esposta a maggio, dando più tempo alla Regione per scampare il rischio che le strutture espositive, organizzative e di gestione, svalorizzino o mortifichino la sua bellezza, certamente, destinata all’eternità. E se davvero è Demetra (e non Venere) e si svegliasse, come nel film di Ava Gardner, siamo certi che vorrebbe ritrovarsi a casa, là dove è nata, sul letto di grano che si è coltivata nella sua campagna sicula.



IL LIBRO

GIAN ANTONIO STELLA, SERGIO RIZZO, Vandali: l'assalto alle bellezze d'Italia, Milano, Rizzoli, 2011,








 

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