bta.it Frontespizio Indice Rapido Cerca nel sito www.bta.it Ufficio Stampa Sali di un livello english
Intervista ad Alessia Sicolo  
Stefano Colonna
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 7 Maggio 2005, n. 398
http://www.bta.it/txt/a0/03/bta00398.html
Precedente
Successivo
Tutti
Area Interviste

Ci siamo conosciuti nell'atmosfera particolare di un evento culturale molto impegnativo e ricco di stimoli visivi intitolato "e20d'inverno" e promosso dall'Associazione Culturale FESTINA LENTE Centro Internazionale di Ricerca Storico - Artistica al Metaverso in Roma il 20 gennaio scorso. Questa intervista può essere definita un percorso di conoscenza reciproca tra l'artista e il critico. Quindi volevo farti qualche domanda perché ho visto le tue opere nel tuo originalissimo atelier e le ho apprezzate dal vivo e poi le ho anche viste, in un certo senso "due volte", grazie al comune amico fotografo Alessandro Lisci, che le ha riprodotte magistralmente in una serie di fotografie a colori e bianco e nero.
Ti chiedo le cose più banali perché mi metto nei panni di chi deve per la prima volta accostarsi alla tua opera: innanzitutto tu sei una scultrice, ma anche una pittrice, no ?

Sì, sia scultrice, che pittrice. Il motivo per cui mi sono avvicinata a questo tipo di sculture, ovvero installazioni, è il materiale, perché la vetroresina è un materiale trasparente e poi mettendoci il colore e le luci dietro, disposte in un determinato modo, al buio il colore si accende grazie alle trasparenze. Che è l'opposto di quello che io posso aver studiato all'Accademia di Belle Arti, dove mettono a disposizione appunto, la creta, che è un materiale direi opaco, scuro, quasi morto come materiale ... e i calchi in gesso che comunque è un altro tipo di materiale, anzi del tutto molto apprezzabile. Quindi ho voluto cambiare completamente modo di lavorare e ho trovato questo materiale molto bello.

Quando lavori queste sculture usi i guanti, oppure le mani nude ?

Uso i guanti in lattice ma la maschera no ... La resina epossidica è un materiale non altamente, ma un po' tossico. Comunque ...

Ma tu hai mai scolpito il marmo ? Cioè fai una scultura per via di "aggiunta": nel Cinquecento avrebbero detto per «via di porre», cioè di «mettere», invece che per «via di torre», cioè di «togliere»: tu che tipo di scultura fai: solo scultura con resina epossidica di tipo plastico, oppure scolpisci ?

Con lo scalpello e il martello no. Sì, una volta il tufo, la pietra. Qualche volta con la creta, sempre lavorando comunque dall'interno verso l'esterno, ovvero facendo uscire fuori la forma, prima la struttura interna e poi aggiungendo la creta ho fatto le forme abbastanza forti, diciamo dei lineamenti, mezzi busti: comunque impostazione figurativa e poi calchi in gesso.

Ma è una scelta tua: cioè in futuro vuoi cambiare, sperimentare altre cose, oppure c'è un motivo ?

Ho in mente di sperimentare altri materiali come l'acciaio, insieme allo smalto, perché comunque nelle mie opere ci sarà sempre, penso, il colore. Perché è la fonte principale della mia espressione.  Quindi l'acciaio, con degli elementi colorati.

Senti, ma questa idea di illuminare le tue opere dall'interno è un espediente ottico, oppure ha anche un valore simbolico ?

Prima di tutto è ottico e poi simbolico, sì perché comunque poi ho cominciato a tradurre l'espressione artistica in graffito e i segni neri si vedono di più. Quindi per dare più carattere alle rappresentazioni artistiche, forse.

Consideri la tua produzione artistica come qualcosa molto importante nella tua vita. Che valore ha la tua opera, come definiresti la tua arte ?

La definizione precisa non la so, però so solo che è una passione e quindi come tale va difesa in tutti i modi perché la passione è quella che ti tiene, diciamo ... ti fa vivere dei bei momenti e quindi deve essere protetta in tutti i modi. Ognuno di noi ha una passione. Tutto sta nel tirarla fuori.

Quindi tu quando fai arte non lo fai così per lucro, per vendere, lo fai per una tua soddisfazione personale, non vuoi che diventi un lavoro per te in futuro ?

Sì: certo che voglio che diventi un mio lavoro in futuro, però il percorso è duro e difficile. Lo faccio prima di tutto perché mi piace fare arte. Poi se piace e se lo vendo ancora meglio.

Riguardo alle installazioni: l'idea di stare all'interno di una lavanderia è una scelta vera e propria, oppure una ... cioè in fin dei conti la lavanderia è l'icona della Pop Art e quindi rappresenta l'opera d'arte nell'«epoca della sua riproducibilità tecnica» e quindi saremmo, come diceva Walter Benjamin, saremmo sempre nella sfera della Pop. Però la Pop è una cosa che appartiene ormai al secolo passato; questo non potrebbe più avvenire: saresti assolutamente anacronistica. Tu ti sei posta di fronte ad un modello della Pop, però in un modo diverso, cioè con delle sculture che si illuminano: ci sta questo tema dell'automatismo, della macchina e poi c'è qualcosa di umanizzato, cioè queste sculture acefale, cioè senza la testa, mutile: senza le braccia, senza le gambe, quindi sono veramente sculture sofferte. Non si capisce se sono delle sculture come dire "scavate", ritrovate così mutile dal passato, oppure sono sculture che hanno subìto un'"amputazione" perché "soffrono": potrebbero essere simbologie alchimistiche, "di separazione". Cioè se uno volesse dare un'interpretazione ci sarebbero tante spiegazioni possibili. Però, ecco, quello che mi ha colpito è il fatto che, appunto, si illuminano e c'è una contraddizione tra il fatto che all'interno di una struttura Pop queste opere ancora possiedono degli interventi manuali, specifici, colori, segni di colore ben precisi, ritocchi ... e poi quest'idea dell'illuminazione. Quindi tutto questo non ritorna con la Pop ... Effettivamente c'è un'ambientazione Pop e poi c'è una certa manualità. Volevo chiedere poi a te, perché poi l'artista dovrebbe dire la propria: ti senti un po' come Charlot in Tempi Moderni, cioè di fronte all'automazione generale reagisci con una tua risposta, ma che tipo di riposta, cioè da dove viene quest'idea, insomma ?

Non lo so ... Secondo me in queste opere c'è un miscuglio di elementi: il figurativo dove è disegnato benissimo il corpo della donna e con un certo accenno di movimento perché comunque a me piace molto il movimento, sia nei disegni, che nelle sculture. Per quanto riguarda, appunto, amputazione della testa, delle braccia, per non dare troppo la personalità [squillo di cellulare] ... per spersonalizzare il soggetto e dargli solamente luce e colore ... come se fossero cinque elementi persi nel vuoto [nella foto se ne vedono solo quattro, n.d.r.]

E i manichini ?

Essenzialmente sono dei manichini, che però ho cercato di trasformare in "non manichini": ho cercato di non dargli quella parvenza, anche se essenzialmente lo sono.

Ma allora, voglio dire: queste sono delle statue o delle persone ?

Sono delle statue: queste sono delle statue, perché sono perfette: non sono delle persone.

Ma "perfette" in che senso: cioè estetico ? Perché "perfetto" significa "compiuto" e queste sono "compiute", ma "incomplete".

Sì, sono "compiute", ma "incomplete". Sono "perfette", cioè nel senso ... hanno delle forme perfette, sono finte, sembrano finte. Invece umanamente, cioè se dobbiamo riprendere il corpo umano, in modo realistico, sicuramente non è così.

E il fatto che siano, come dire, luminose. Chi è che le accende: vanno accese dallo spettatore oppure dall'artista ?

Tutt'e due. Possono essere accese sia dallo spettatore che dall'artista, secondo la preferenza: se piacciono accese si accendono di dietro e hanno un altro effetto nel buio. Sennò nel giorno hanno una loro trasparenza, ma non eccessiva.

Ma, volendo, uno spettatore può spegnerle ?

Certo, che può spegnerle.

E se le spegne che succede ?

[Risolino divertito] ... Scoppiano !

Di bellezza, di salute, o di che cosa ?

Di bellezza !

Quindi sono più belle spente che accese ?

Secondo i miei gusti no, però ad alcuni piacciono di più spente.

Secondo te per quale motivo ?

Non lo so.

E quando tutte le macchine sono accese è diversa la fruizione, cioè la sensazione che si prova nel vedere queste opere: cioè le opere vanno viste con le macchine accese o con le macchine spente ? ... La lavanderia ...

Ma, io direi che forse è meglio con le macchine accese.

Vedo un dipinto molto energico, robusto, però anche poi gentile, anche se vogliamo sensuale, di una sensualità molto mediterranea, in un certo senso. Mi riferisco a Donna senza volto. Volevo chiederti se questo aver cancellato il volto è un tributo a qualche maestro del Novecento, oppure c'è una tua poetica specifica.

Questo disegno trasmette una grande forza ed energia, tramite i colori. Il fatto che non ci sia il volto è proprio per una scelta personale, perché non lo so ... secondo me questo dipinto è già molto pieno e carico di colori e quindi mettendoci il viso secondo me si rovinava un po' il tutto ed è più bello senza viso.

Perché non l'hai chiamato Studio di Nudo ?

Perché la prima cosa che risalta, come dici tu, è il volto ... che non c'è e quindi l'ho chiamato con il nome che risalta di più: La donna senza volto.

Allora è una donna misteriosa, oppure una donna senza identità ?

È una donna misteriosa, probabilmente ...

Secondo te il volto lo deve immaginare lo spettatore, oppure è una donna che proprio vuole nascondersi ?

Il volto lo deve immaginare lo spettatore. Perché comunque io cerco di fare un tipo di arte interattiva. È lo spettatore che immagina e alla fine può decidere che tipo di volto mettere, se accendere o spegnere le luci. Insomma, che trasmette delle sensazioni in qualche modo.

Nel Pensatore si vede la classica immagine dell'uomo che appoggia il proprio mento alla mano, però con una variante: cioè questa mano è aperta, sforbiciata, nodosa e poi ci sono queste sopracciglia così robuste che, appunto, non rientrano nell'iconografia classica del Pensatore di Rodin, oppure della Melancolia di Dürer e quindi ci ritroviamo di fronte ad un titolo molto stabilizzato, che si riferisce ad un'iconografia ben precisa, ed una rappresentazione invece diversa. E allora ti volevo chiedere: ti poni di fronte a quest'opera con un suggerimento quasi verista, con anche scolature di colore, quasi da "Action Painting", ma un'"Action Painting" molto italica: la vedo come una variante mediterranea di un tema europeo, con qualche citazione americana. Tu invece cosa volevi dire ?

Forse in questo dipinto volevo mettere soprattutto in risalto l'espressione della mano: che tramite questa mano, appunto così nodosa, potesse dare maggiore espressione al volto e c'è poco da dire: a me piace molto la spontaneità di questo dipinto.

Per te le mani sono un elemento che fa concentare o che fa distrarre lo spettatore ?

Per me le mani essenzialmente sono qualcosa che fa concentrare lo spettatore. Infatti nel corpo umano sia le mani che i piedi sono elemento fondamentale di espressione della persona. Dalle mani che molte volte si nota la personalità di qualcuno.

In Paesaggio lunare la differenza tra lo stato dell'opera quando è illuminata e quando è spenta è molto grande, perché si intravedono due chiazze più scure che danno l'idea della presenza come di un embrione. Quindi effettivamente è come se la luce attivasse un significato diverso dell'opera. A questo punto ti volevo chiedere se questa cosa rientra in una tua poetica, è venuta per caso o l'hai studiata a tavolino prima di realizzare l'opera ?

Forse un po' tutt'e due. Nel senso che il fatto, appunto, di immergere questi due, diciamo ovuli, uno più grande ed uno più piccolo, in una lastra di epossidica totalmente trasparente, è stato del tutto studiato questo sistema. Poi in un secondo momento avevo il progetto di mettere delle luci dietro e poi, quando ho acceso queste luci mi sono accorta di questo risultato, di questa parvenza di embrioni ... e quindi è stata una po' una via di mezzo tra il casuale e lo studiato.

Mare in tempesta per me è abbastanza difficile. Nel senso che il titolo non mi sembra abbia nessuna relazione con l'opera e quindi vorrei chiedere a te una piccola spiegazione.

Mare in tempesta è un'opera che a me piace al buio e questo è studiato. Ho messo un effetto di luce dietro e, attraverso la lamina di acciaio bucherellata si sono formate naturalmente delle piccole forme ovali che traspaiono dalla scultura. Si chiama Mare in tempesta perché i colori che ci sono, sono, tra la parte destra e la parte sinistra, sono di un grigio rosso, grigio vinaccio e comunque cambiano, c'è il viola, e dall'altra c'è il viola, quasi il colore della tempesta. Lì, appunto, specie di ghirigori, che si trovano nelle due parti, nei due emisferi, che hanno la forma delle onde e quindi, dato il colore, e dati i graffiti che ho dipinto sopra, ho pensato di chiamarla in questo modo.

Adesso invece direi due parole sulla tua formazione. Tu hai studiato all'Accademia di Belle Arti: dove ?

Sì, Accademia di Belle Arti a Roma, a Via Ripetta: scultura, ho studiato.

Quale esperienza è stata fondamentale per arrivare a quello che sei adesso ?

Forse le esperienze della vita, anzi sì, sicuramente.

Ti definiresti un'autodidatta, alla fine ?

No, assolutamente no, autodidatta totalmente no. Però la formazione accademica serve, ma fino ad un certo punto: quello che serve di più è l'esperienza e il contatto che hai con altri artisti, vedere, apprendere, assorbire ciò che fanno gli altri, sempre nel tuo campo.

E tu dov'è che hai preso questi stimoli ed idee: in quali ambienti ti sei mossa ?

Mi sono mossa anche negli studi di architettura perché ho fatto dei plastici, dei modelli e poi sono partita a Londra e mi sono adattata al gusto forse un po' londinese e insomma, viaggiando, sono stata in Brasile, ho appreso diverse cose.

Hai conosciuto altri artisti, giovani o meno giovani, donne, uomini ?

Sì, ho conosciuto, però sinceramente i nomi non me li ricordo, comunque tutti ragazzi giovani, non affermati, che comunque stavano lavorando come me, stavano sperimentando nuovi materiali.

Quindi non c'è stato un evento, una persona ... cioè sono tutti ricordi ... Ma ecco per esempio un'idea o un giorno speciale della tua vita che tu ti ricordi in modo particolare e che ha ispirato quello che fai adesso.

Sì, quando ho visto lavorare questo materiale, appunto: la resina epossidica. E quindi stavano facendo tutt'altro che scultura, stavano facendo più che altro qualcosa di inerente al design e allora ho pensato di usare questo materiale in altri campi.

Quindi per te il design è importante: è una forma di espressione artistica contemporanea ?

Sì, secondo me fa parte dell'espressione artistica contemporanea: è arte e funzionalità nello stesso momento.




I sensi
fig. 1
Alessia Sicolo,
Busti di Donne, Installazione all'interno di una lavanderia automatica intitolata I sensi, 2004
Tecnica mista: vetroresina e tempera acrilica

Paesaggio lunare
fig. 2
Alessia Sicolo,
Paesaggio lunare, 2005
Visione a luce spenta
Tecnica mista: resina epossidica e colore acrilico,
60 x 60 cm.

Paesaggio lunare
fig. 3
Alessia Sicolo,
Paesaggio lunare, 2005
Visione a luce accesa
Tecnica mista: resina epossidica e colore acrilico,
60 x 60 cm.

Donna senza volto
fig. 4
Alessia Sicolo,
Donna senza volto, 2001
Tecnica mista: colore acrilico e carboncino su carta
80 x 40 cm.

Il Pensatore
fig. 5
Alessia Sicolo,
Il pensatore, 2002
Colore acrilico su carta
35 x 40 cm.

Fotografie cortesia di Alessandro Lisci

 

Risali





BTA copyright MECENATI Mail to www@bta.it