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Intervista all'artista Michieletto  
Stefano Colonna
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 13 Maggio 2005, n. 399
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Area Interviste

I colori sono il fondamento stesso dell''arte.
Tu cosa intendi per "colori primordiali" ?

In questa rassegna tutti i lavori sono intitolati Colori primordiali e sono differenziati soltanto da un numero cronologico. Neanche cronologico perché ho scelto solo i numeri dispari: una scelta così ... un po' particolare per lasciare aperta la possibilità di inserire altri lavori e numerarli con i pari. I Colori primordiali qui sono riferiti al primo giorno della creazione.

Parlando in termini di psicologia junghiana, tu pensi che il colore primordiale possa avere un significato archetipico e quindi essere riferito all'inconscio collettivo ?

Esattamente. Perché sono colori che, in questa mia fantasticheria, esistono ancor prima forse della creazione dell'uomo. È possibile.

Secondo te un colore primordiale può avere un effetto terapeutico ?
Mi spiego meglio: se è vero come è vero che un colore primordiale creato da un artista- demiurgo può favorire la comprensione dei complessi simbolico-estetici, allora questa selezione cromatica può favorire anche una lettura diversa della realtà contemporanea e quindi un aiuto a superare i problemi inediti che la società postindustriale ha creato e che sembrano oggi senza soluzione ?

Sì. Io ho intitolato una mia personale I molteplici aspetti della realtà proprio con riferimento alla percezione della realtà attraverso il colore.
Perché il colore è qualche cosa che abbiamo dentro di noi. Non è soltanto come noi percepiamo cioè qualcosa che ci viene incontro dall'esterno. È qualcosa che esiste perché esistiamo noi
in primis.
Il discorso è molto complesso, perché noi percepiamo il colore attraverso l'occhio, che è, come dire, a differenza di tutto il resto del corpo, un organo fatto di luce. Noi percepiamo i colori perché sono l'aspetto penombra della luce: non possiamo infatti sostenere la visione piena della luce perché ci abbaglia. Possiamo però sostenere lo sguardo della penombra attraverso la visione dei colori. Questi poi sono riferimenti anche leonardiani, goethiani, sono ricerche filosofiche. Tutti i pochi filosofi che si sono interessati del colore, tutti hanno capito questo di fondamentale: che il colore è un aspetto della luce.
Infatti i colori sono delle frequenze di vibrazione e ogni spazio di vibrazione corrisponde ad un colore. Noi chiamiamo rosso, quello che vibra da "tot" a "tot" frequenze, per esempio. Poi ci sono i colori che noi non vediamo che sono gli ultravioletti, sopra le frequenze del viola e poi gli infrarossi, quelli al di sotto della frequenza dei rossi. Noi abbiamo la percezione visiva di questo piccola scala di vibrazione e la chiamiamo colore. Tutto il resto noi non lo vediamo. Quindi ci sarà un motivo sicuramente. Il fenomeno di colore naturale più interessante e spettacolare è l'arcobaleno, fenomeno atmosferico, ottico ed epifania del sacro (aggiungo io). Viene semplicemente detto che è una rifrazione, però appare sempre tra luce, (sole) e uno sfondo di ombra, (nuvole scure). Appare sempre in questa condizione. E poi appare sempre con gli stessi identici colori in rigoroso ordine, come se ogni colore non potesse scambiare il suo posto con un altro, come se ciascuno avesse un compito. Che però non sappiamo ancora.

Scusa se mi ripeto. Ma alla fine: questa selezione che fa l'artista dei colori naturali, può avere un effetto terapeutico ? Cioè: tu hai detto giustamente: c'è Leonardo, c'è una teoria scientifica dei colori, c'è la natura stessa. Questa è l'interpretazione scientifica, però tu come artista ti allontani dalla natura facendo una selezione, se vogliamo artificiale più che naturale dei colori. Quindi questa selezione che è artificiale ha un valore poi, alla fine, simbolico. Ora questo valore simbolico è una chiave di lettura della realtà. In quanto chiave di lettura della realtà, può questo colore interpretato dall'artista avere un effetto terapeutico, secondo te ?

Secondo me questo avviene quando il colore è inteso nella sua totalità di colori, cioè non inteso come colore singolo. Per questo ho portato l'esempio dell'arcobaleno, perché secondo me è un messaggio di molteplicità, di unità nella diversità. Perché molto spesso fanno le cromoterapie, ti fanno la cura del rosso per la depressione, del verde se sei stanco. Secondo me bisogna considerarli tutti i colori, perché c'è una totalità in questo. Allora in questo senso è terapeutico, perché tu hai la percezione della complessità della realtà attraverso il colore che è invece qualcosa di semplice: basta guardarlo.

Perdonami se insisto. Ma allora voglio dire: un artista, come sei tu, che cosa fa quando sceglie un colore primordiale che quindi, in quanto primordiale, è diverso da un colore qualsiasi ?

Beh, aspetta: il primordiale è anche nell'atmosfera, non soltanto nella percezione del colore. È primordiale anche il paesaggio di questa rassegna specifica. Non soltanto intesa come tu lo intendi come "primo colore".

Quindi il primordiale non si riferisce al colore, ma si riferisce a ...

No: si riferisce ad entrambe le cose, però non soltanto alla percezione del colore: perché questi poi sono pigmenti, in realtà. Quindi tu devi fare lo sforzo di immaginarli come se tu stessi in questo paesaggio il primo giorno della creazione e vedessi veramente questi colori alla luce naturale di quel primo giorno, che non è forse la luce di oggi. Non lo sappiamo. Chissà che luce percepiamo ? La percepiamo ancora più adombrata di quanto noi non crediamo ? O la percepiamo più luminosa ? Difficile saperlo.

Tu forse non ti rendi nemmeno conto perché sei l'artista stesso e io sono il critico: però tu hai fatto un'operazione culturale di altissimo livello, facendo questa selezione dei colori che non sono colori qualsiasi, presi a casaccio. Sono invece i colori, come stai dicendo tu, giustamente, della creazione. Chi era presente alla creazione, oltre a Dio stesso ? Per chi ci crede, poi tra l'altro. Oltre a Dio stesso, chi era presente alla creazione ? La Bibbia illustrata stessa è un'invenzione degli uomini. Tu trova una Bibbia illustrata in cui vengano illustrati i colori primordiali ! Obbiettivamente è una cosa ancora da fare.

Questa è anche un'operazione poetica, non è soltanto scientifica, oppure religiosa o sacra. Io non ho voluto mettermi ... prima di tutti gli uomini. Non esiste. È chiaro: ho immaginato come potesse essere un panorama primordiale, senza le colline coltivate in questo caso, non lo so, con dei vulcani ancora attivi, con delle terre che si muovono, con delle nuvole inventate ... non lo so. Qualcosa che però non ha manufatti: perché per esempio, a differenza degli acquerelli, io avevo fatto questi acquerelli per far entrare la persona: a seconda della propria dimensione tu davi la percezione della nuvola, della grandezza della nuvola. Se tu la vedevi come piccoli fiocchi di neve, allora ti definivi alto, se invece la immagini come dei nembi giganteschi, ti definisci piccolo. Allora in questo caso qui non ci sono manufatti, però hai la possibilità di metterti in qualche modo di fronte a questo panorama e dare la tua dimensione rispetto all'orizzonte. Qui non ci sono manufatti, anche qui però c'è il colore. In questi dei colori primordiali ...

39 e ...

In tutti non ci sono presenze umane. Non puoi percepire la presenza umana. Neanche nella dimensione, perché sono talmente panoramici, che possono essere sia piccole colline, che invece paesaggi in lontananza: potrebbe essere un piccolo vulcano ... che ne so ... della terra o un vulcano gigantesco: non si sa. Dipende sempre dell'uomo che le guarda.

Mi venivano in mente quando tu parlavi, descrivevi queste tue invenzioni, definite giustamente di carattere poetico, mi veniva in mente Mircea Eliade, i suoi studi sul Paradiso, sulla figurazione che del Paradiso avevano queste persone di cui analizzava i sogni. Un campo di grano che faceva riferimento alla vita ultraterrena, o alla morte stessa. Tu hai mai fatto riferimento ai tuoi sogni, o ai sogni di qualcun altro per queste figurazioni, oppure hai lavorato su materiale non onirico ?

No, no, non c'è niente di onirico: questi paesaggi tecnicamente iniziano in maniera molto soffice: queste sono matite colorate.

La tua fonte di ispirazione ...

Non è un panorama che io ho davanti, oppure che io ricordo. No, viene lavorandolo. Ecco direi che il panorama affiora lentamente sulla carta ed è la conseguenza della mia prima scelta: per esempio una linea verde !

Però come lo lavori: ti ispiri ad un modello esistente ? Come avviene questa tua ispirazione: fai dei disegni prima ?

No, no, no assolutamente: sono tutti lavori che vengono proprio in estemporanea. Potrei iniziartelo anche qui: certo ci vogliono un paio di giorni, voglio dire. Perché sono come (anche) delle meditazioni.

Meditazioni ?

Meditazioni, sì, perché questo marrone che tu vedi ...

Colori primordiali 39 ?

Ecco, sì: sono strati su strati di matita che è andata lavorandosi e sovrapponendosi.

Come le velature dei dipinti del Quattrocento ?

Esatto: sì però sono a matita. Bisogna temperare bene la matita, averla bene appuntita. Matite colorate, intendo.

Non c'è frottage. Però potrebbe ricordare anche il frottage.

È la carta che dà quest'effetto.

È la rugosità della carta.

Sì, sì esattamente: è la scabrosità della carta che, lavorando con la matita appuntita, a volte appiana, come vedi qua dove ho insistito, altre volte dove il segno è più leggero, volutamente, allora esce il battuto proprio della carta. Io comincio leggermente, fai conto con questa tonalità e poi, non so perché, decido, questo, di intensificarlo, per una sorta di "sensazione armonica" che mi viene lì per lì. Non ci sono disegni preparatori. Inizio e finisco ognuno nella stessa sessione di lavoro, che dura due giorni, poi dormo, mangio, ovviamente: faccio anche altre cose ... Però lo devo finire, perché altrimenti si perde quel collegamento creativo specifico di quell'atmosfera.

Tu parli giustamente di "sensazione armonica", che è un termine molto bello per definire questa tua meditazione poetica che ti porta a creare questi famosi "colori primordiali". Però si tratta di sonno o di veglia ? Non mi hai ancora risposto: in fin dei conti è fondamentale capire se tu sogni ad occhi aperti, oppure sei una "scienziata del colore".

No, no, no ... L'arte è una parte della nostra razionalità in ogni caso, perché tu devi essere presente a te stesso. Non esiste l'artista che sta lì vagheggiando. Deve essere nella materia. Deve essere presente. Anche con la ragione. Aggiungerei che l'artista deve essere pienamente incarnato per poter interferire con la materia, in senso lato, e con la materia-colore nel senso specifico.

Ma tu parli di una cosa che potrebbe anche non essere esistita. Cioè la creazione del mondo per i fisici deriva dal "Big-bang". Però i fisici non parlano di "colori primordiali" nel "Big-bang". Quindi in fin dei conti stai parlando di qualcosa che nessuno ha mai descritto. Quindi è puro frutto della tua immaginazione poetica, se non sbaglio.

Può darsi ...Sì ...io ...

Quindi è una visione: una visione metafisica, quasi, della realtà.

Sì, la visione è senz'altro metafisica, però la realizzazione, al momento della realizzazione c'è molta presenza, c'è molta materia. Cioè io sono presente a me stessa: non è che mi estraneo, come a volte si sente dire l'artista si mette lì e non sente nient'altro ...

Quindi per esempio: gli Impressionisti. I colori complementari ... li usi ?

Certo, li ho studiati, li conosco, però ... la complementarietà del colore è solo un aspetto del mondo misterioso del colore.

Dove sta qualcosa di scientifico in questo tuo uso del colore, non solo simbolico. A quale teoria scientifica dei colori ti riferisci. Goethe, la teoria dei colori ?

Sì, però Goethe faceva riferimento a Leonardo, sicuramente.

Goethe è un poeta più che uno scienziato.

Però lui ha scritto questa Teoria dei colori e nella sua vita ha portato avanti senza essere preso in considerazione né dai fisici, né dai filosofi, questa teoria cercando di contrapporsi a Newton, alla teoria così razionale, che diceva i colori sono contenuti nella luce e lo dimostrava facendo passare un raggio attraverso il prisma che lo fraziona nei colori tipici dell'arcobaleno. Questo era vero. Ma i colori sono anche una manifestazione della nostra anima. Sono anche delle percezioni morali. Si hanno anche dei messaggi morali dai colori (questo diceva Goethe). Altri studiosi come Steiner, si sono occupati dei colori. Lui dice che i colori sono degli esseri alati, sono delle entità che stanno tra il cielo e la terra e quindi servono a noi uomini. Però li definisce proprio come angeli ... e questa cosa mi ha molto interessato. Però io mi sono occupata anche dell'aspetto scientifico, perché mi sembrava troppo friabile questa teoria, che comunque credo vera. Però cercavo anche delle corrispondenze scientifiche, anche razionali, perché secondo me non c'è un vuoto tra questi due modi di sentire, ma c'è tutta una gradualità che i colori esprimono bene nella loro possibilità di sfumature tra un colore e l'altro. Si possono, come dire: inglobare, si possono incontrare, si possono intersecare, come certe teorie sul ritrovamento, che ne so, dell'Arca di Noè e poi uno legge la Bibbia e si accorge che certi punti coincidono.

Quindi per essere concreti e per far capire al nostro lettore - ascoltatore di che cosa si tratta: quando tu parli di universo poetico dell'artista e della tua chiave interpretativa della realtà capisco perfettamente. Invece ho più problemi a vedere quali sono i tuoi punti di riferimento di carattere scientifico. Tu a che cosa fai riferimento, quando parli di interpretazione scientifica del colore ?

Scientifica in maniera empirica, come me ne posso occupare io, che non ho una cultura scientifica, però leggendo per esempio libri che parlano dei colori in generale, ci sono sempre questi riferimenti scientifici sulle tabelle dei colori, sulla percezione ottica, sulle deformazioni, oppure sul daltonismo, oppure su altre malattie della visione. Anche queste sono ricerche parallele.

Per esempio un artista come l'amico Luca Patella gioca sulla Gestalt, cioè queste figure di vaso, che viste da un'angolazione, danno una figura del vaso, dall'altra invece il profilo di un volto umano. In questo caso si tratta di un approccio scientifico alla teoria della visione. Tu hai usato questi metodi della Gestalt, oppure no, o che cos'altro al posto della Gestalt ?

Guarda, probabilmente inconsciamente sì, perché poi le mie letture sono varie, non sono specifiche, o indirizzate o solamente filosofiche o solamente d'arte, o solamente letterarie: sono varie. Poi mi nasce una domanda mentale, poi constato una certa incongruenza tra quello che leggo e la realtà che vedo: questo è il punto di svolta per continuare la ricerca.

Secondo te chi sono i tuoi maestri: per esempio Kandinsky, Marc, Magritte e chi altri ?

Kandinsky sicuramente è stato un riferimento, soprattutto all'inizio dove ho realizzato dei lavori definiti astratti, nel senso che non sono figurativi, però secondo me non sono neanche astratti. Poi te li mostrerò. Sicuramente Kandinsky, sicuramente Marc, insomma tutti quanti del gruppo "Der Blaue Reiter". La lettura dello Spirituale nell'arte sicuramente è stata formativa. Però poi mi sono allontanata, perché mi sono accorta che tutte le teorie dell'arte o dei colori sono troppo a senso unico, bisogna spaziare, fare entrare più maestri, retrocedendo anche cronologicamente magari guardando Caravaggio, Leonardo sicuramente ... In qualunque Museo c'era sempre un'opera che si riferiva alla luce e al colore. E quindi sarà stata anche per loro una problematica, forse anche più di noi perché loro i colori li dovevano realizzare veramente dalla materia. Noi a volte non abbiamo neanche la cognizione da dove ci arrivino questi colori industriali. Li prendiamo e li usiamo e basta.

Cosa intendi per colori industriali ?

Colori sintetici, non estratti dalle pietre come per esempio il lapislazzuli famoso della Cappella Sistina. Le Terre di Siena, il bianco, la biacca, il nero d'avorio, tutti questi colori che venivano poi lavorati. Quindi c'era anche lì un lavoro meditativo, veniva fatto per quell'artista, oppure dall'artista stesso. Invece noi adesso possiamo prendere in un qualunque negozio, qualunque colore, basta il numerino che lo identifica e tutti lo possono usare quindi sono anche colori un po' spersonalizzati, in qualche modo. Perché c'è un "pantone" e quindi l'industria poi deve riferirsi a quello, perché quando io vado a cercare questo verde, ho il numerino e corrisponde a quel verde e allora lo posso rifare, ma all'epoca era un po' più complicato.

Ma allora tu usi i colori industriali, o quelli naturali ?

Industriali.

Allora sei proiettata verso il futuro.

Attualmente non avrei il tempo materiale. Però mi rendo conto che comunque c'è una differenza tra l'uso del colore che facciamo noi artisti oggi e l'uso del colore che facevano prima dell'era industriale, del colore intendo.

Veniamo a leggere queste opere insieme.
Per esempio Colori primordiali 43.
In questo caso vediamo quasi una compenetrazione di forme nello spazio.
Tento una lettura figurativa, anche se questo è quasi astratto, però tu giustamente dici che non è né astratto, né figurativo. Comunque vedo una specie di nube colorata, violacea, rossiccia, che si incunea in un anfratto che dà l'idea quasi di una compenetrazione di forme nello spazio, di corpi. In una teoria freudiana potrebbe essere un simbolo sessuale. Invece in una lettura naturalistica potrebbe essere qualcosa di riferito alla natura, la madre terra e il cielo. Non lo so. Comunque obbiettivamente c'è una forma che ricorda qualcosa di dantesco, una specie di girone sotterraneo. Sono immagini molto dense, pur essendo semplici, molto dense di possibili significati: hanno una latitudine interpretativa molto grande, sono molto suggestive: sono una specie di "mantra". C'è una cultura non solo occidentale, ma anche, mi sembra, orientale in un certo senso.

Anche se non è predominante.

Però questa apertura al significato, questa possibilità interpretativa, è molto suggestiva e quindi dà spazio a quella analisi poi di carattere psicologico, che è il punto più interessante della tua opera, mi sembra. Questi colori che non solo un divertissement, una bella incursione nei territori dell'estetica, ma anche offrono al tempo stesso degli spunti di riflessione molto profondi, sono motori, come dicevi te prima, di una meditazione.
Allora, insomma, tornando a quest'opera: qui per esempio c'è una sensazione di pace, di tranquillità e anche di bellezza. Tu cosa ne dici: com'è che non c'è il brutto: è un rifiuto, una censura del brutto, oppure è qualcosa di connaturato al fatto che all'inizio, essendo primordiale quest'atmosfera, manca ancora il male, manca la bruttezza, manca l'orrido, manca il peccato, come se fosse prima del peccato originale.

Forse deve ancora arrivare.
Io ti posso orientare come lettura generale, anche se non per tutti i lavori qui esposti. La presenza di una terra e di un cielo è sempre un incontro tra due elementi, no ?
In questo caso tu parlavi di interpretazione freudiana: si può applicare perché la terra è intesa in senso femminile e il cielo in senso maschile e qui è abbastanza chiaro in questo numero 43.
Però, lavorandolo, come ti dicevo, con questa sensazione meditativa, istintivamente ho lasciato questo chiaro qui, che può dare l'impressione di un serpente, o di due serpenti, no? Come a dire che già nella materia c'era comunque questo elemento che si svilupperà forse. Cioè sì, sicuramente, perché stiamo qui a vederlo. Quindi è già presente, cioè mi veniva maniera abbastanza spontanea.

Quindi il bello cela il male, nonostante tutto, nonostante la sua apparente ...

Nella materia secondo me non si può fare una cosa bella in assoluto sulla terra, con la materia, noi uomini. Cioè lo può fare il Creatore divino, noi non lo possiamo fare. Tuttavia credo che l'arte sia, in un certo senso, l'anteprima di una visione redenta della materia; oppure l'arte è un perfezionamento della natura data.

Allora andiamo avanti. Quest'altra serie invece raffigura sempre i colori, però con dei titoli specifici diversi per ogni opera. Per esempio Colore all'occaso, Colore allo Zenith, Colore all'Aurora, Colore da Mare, Colore di Ottobre, Colore di Agosto, Colore di Marzo, Colori da temporale n. 15, Colore da temporale n. 16. Ora questa serie si distingue da quella precedente per ...

La tecnica, intanto. Perché questi sono acquerelli e quindi è totalmente diversa da quelli, perché l'acquerello è una tecnica che devi lavorare sul bagnato e quindi la carta assorbe l'elemento acquoso. Asciugandosi dà queste impressioni di nuvola, oppure di mare, di onde, mescolandosi poi tra i due colori, dà questa percezione. Quindi queste sono cose più immediate. Non c'è una meditazione come nella matita colorata che va avanti il lavoro e il colore si crea mano mano. Questo deve essere fatto in maniera molto fresca, molto immediata. Però anche qui c'è un dialogo tra la parte inferiore che comunque è meno spessa e la parte invece superiore che rappresenta il cielo e che è la parte invece più elevata.




INTERVISTA

Intervista del 21 dicembre 2004 alla
alla Mostra Colori Primordiali, Galleria Baldissera - Arte di Roma.
Via Basento, 22-22A (angolo Via Salaria).




Colori primordiali, 7
fig. 1
Michieletto,
Colori primordiali, 7, 2004,
Matite su carta, cm. 16 x 26

Colori primordiali, 25
fig. 2
Michieletto,
Colori primordiali, 25, 2004,
Matite su carta, cm. 23 x 31

Colori primordiali, 37
fig. 3
Michieletto,
Colori primordiali, 37, 2004,
Matite su carta, cm. 31 x 46

Colori primordiali, 41
fig. 4
Michieletto,
Colori primordiali, 41, 2004,
Matite su carta, cm. 31 x 46

Colori primordiali, 43
fig. 5
Michieletto,
Colori primordiali, 43, 2004,
Matite su carta, cm. 31 x 46

Fotografie cortesia dell'artista Michieletto

 

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