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Scipione Pulzone. Da Gaeta a Roma alle Corti europee: una recensione  
Giorgia Duò
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 29 Settembre 2013, n. 690
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Questo catalogo di una mostra importante di carattere nazionale realizza un ambizioso progetto di valorizzazione capace di svelare un maestro finora poco noto del mondo artistico della seconda metà del XVI secolo (fig. 1). Si tratta di Scipione Pulzone da Gaeta, personaggio secondario perchè conosciuto perlopiù dagli specialisti, ma di primaria importanza per la storia dell’arte e per comprendere certi esiti dell’arte tardo-cinquecentesca. Figura interessante, autore di ritratti e di opere devozionali, sommo interprete dei precetti postulati dalla Chiesa tridentina che vuole un’arte che comunichi ai fedeli una visione chiara e rassicurante del cattolicesimo, un’arte che sia intellegibile, didattica, vera e che non lasci spazio a dubbi né ad incertezze. Scipione Pulzone è tutto questo, è  il “risultato” del clima culturale-religioso prodotto dalla Controriforma.

Il pittore, affannosamente ricercato dai contemporanei [1] , interpreta magnificamente il nuovo sentimento religioso gesuita e quegli affetti che tanto sviluppo avranno nella successiva età barocca; è celebrato in una mostra interamente a lui dedicata, il cui catalogo può considerarsi la prima opera italiana, a carattere monografico, tributatagli nel XXI secolo [2] . All’esposizione e al catalogo spettano il compito di ristabilire il ruolo, certamente significativo, di questo pittore laziale la cui personalità appare oggi finalmente nella sua interezza.

Il catalogo, a cura di Alessandra Acconci e Alessandro Zuccari, è edito da Palombi editori, in brossura con alette mostra una veste tipografica piuttosto pregevole ed esibisce un’attenzione editoriale notevole. La struttura, ricca di utili apparati, è quella classica che consente una snella consultazione.

Ai rituali saluti e presentazioni istituzionali di chi ha voluto e patrocinato la mostra, le prime 20 pagine, segue il considerevole corpus di saggi sull’artista che, elaborati da storici dell’arte afferenti a diverse università italiane (Roma, Perugia, Torino) e alla Soprintendenza per i beni storici, artistici ed etnoantropologici del Lazio, configurano il volume non come un semplice catalogo di mostra, ma una fondamentale monografia sul Pulzone. 150 pagine densissime e interessanti ci illustrano la vicenda artistica del pittore: 13 rilevanti saggi di letteratura scientifica mettono in luce  la sua vita, la sua arte devozionale e ritrattistica, il rapporto con gli ambienti presso cui ha lavorato. Viene delineato con molta attenzione il profilo umano, artistico nonché accademico del maestro che tanta fortuna ha riscosso presso i coevi: da ritrattista di corte conteso da papi, cardinali, famiglie aristocratiche e sovrani di mezza Europa [3] a celebre autore di opere a carattere religioso-devozionale [4] .

Il Vannugli in un excursus di carattere storico-biografico, riporta le fonti letterario-artistiche che hanno parlato del Gaetano: da Raffaello Borghini a Giulio Mancini, da Giovanni Baglione a Pietro Bellori. Tutti i biografi, nel tracciare il profilo del Pulzone, evidenziano le sue capacità di ritrattista e di riprendere “il vero” (fig. 2). È interessante notare come quella vena naturalistica, intesa come “fare dal vero”, che sarà il leitmotiv della rivoluzione artistica del 1600, sia regolarmente annoverata per Scipione sin dal 1584! Lo storico cerca di condurre il lettore ad una lettura dell’opera del maestro svincolata da quei parametri, posteriori perché ascrivibili all’arte naturalistica del Caravaggio, e dunque non pertinenti, cui siamo soliti riferirci in presenza di opere condotte con “fare naturale”. Allo stesso modo l’opera del pittore laziale che ad un certo punto devia verso forme semplificate di modelli classicisti non può essere valutata alla luce della riforma pittorica di Annibale Carracci, come invece è stato fatto finora dalla storiografia. Il maestro, dunque, è stato capace di dipingere con scrupolosa ampiezza il vero, si è dimostrato un valente ed eccezionale pittore mimetico [5] , ed ha saputo rinnovare la pittura attraverso l’introduzione di una componente idealizzante, proto-classicistica riferibile ai modi raffaelleschi. Non è un caso, infatti, che a 20 anni dalla morte dell'artista, Federico Borromeo elegga proprio Scipione ad esempio di eleganza e di dignità sociale e professionale da affiancare ai vecchi grandi maestri Tiziano e Michelangelo e da contrapporre al “trasandato Caravaggio” [6] . L’autore affronta quindi la questione della prima formazione artistica del pittore e, sulla base dei documenti d’archivio e di note di pagamento, propone come anno di nascita il 1542. Redige, poi, una completa e puntuale digressione sull’attività del Gaetano come ritrattista ed evidenzia come non solo personalità locali abbiano voluto avvalersi della sua arte, ma anche personaggi appartenenti alle più importanti corti europee. Un ultimo aspetto che ritengo interessante del saggio del Vannugli è quello dell’identificazione di Scipione Pulzone con uno Scipione autore di due sonetti. La proposta che risale allo Zeri (1957) è stata accolta all’unanimità da tutti gli storici dell’arte che se ne sono occupati dal Pinelli al Donò, lo studioso è,  invece, dell’idea contraria, ritiene poco verosimile che il Pulzone sia anche poeta poiché nessuna delle fonti indagate, che abbiano scritto del Gaetano, fanno menzione alcuna di questa inclinazione.

Lo scritto successivo indaga l’altro aspetto dell’attività dell’artista quello di pittore di “historia sacra” ยง(fig. 3). Alessandro Zuccari documenta con rigore e acume il plauso riscosso da Scipione  presso i contemporanei come artista di storie religiose, e traccia una puntuale, attenta e ricca di particolari di vita, storia cronologica dei suoi lavori a carattere devozionale. Vi si sottolinea come, prima ancora di cimentarsi con soggetti a carattere sacro [7] , i coevi si siano accorti delle sue doti artistiche non circoscritte alla funzione di ritrattista, il Borghini, per esempio, riporta: “….non meno vale nel fare historie, et altre pitture….” [8] . Lo storico, poi, ci relaziona sulle capacità personali del maestro che grazie al successo come ritrattista entra in contatto con personaggi illustri del tempo. Con il suo comportamento avveduto riesce a creare quel network di rapporti ed amicizie che gli consentiranno, a distanza di vent’anni, di avanzare di ruolo, passare, cioè, da specialista del ritratto (carriera intrapresa sin dagli anni ’60) a pittore di storie religiose. Nello scritto, quindi, si mette in risalto come il maestro nel lavorare per le potenti famiglie del tempo si sia guadagnato il loro favore, ed abbia saputo sfruttare l’occasione assumendo committenze a carattere sacro. Le casate, dal canto loro,  desiderose di ornare le proprie cappelle gentilizie gli aprono con piacere le porte delle chiese cittadine sicure dei risultati. Negli anni ’80 si innesta così un circolo virtuoso che eleva Scipione a pittore di “historia sacra”. Lo Zuccari ha sapientemente messo in luce questi interessanti e curiosi meccanismi, tutt’oggi validi, correlati alla sua articolata produzione e strettamente connessi alla trama di rapporti che il Gaetano ha saputo intrecciare nel tempo con le giuste personalità aristocratiche e con influenti ecclesiastici.

Nello scritto si affronta nuovamente la questione della nascita del pittore che, sulla base di un documento di Onorato Gaetani d’Aragona, del  XIX secolo, è dallo studioso convincentemente anticipata al 1540 [9] . Molto interessante è  la tematica del rinnovamento iconografico-religioso di cui il nostro è stato partecipe. Scipione come interprete di quel complesso e contradditorio mondo controriformato ha l’opportunità di inserirsi  nel cambiamento, e intelligentemente coglie l’opportunità che i tempi gli offrono. Partecipa, dunque, al rinnovamento iconografico di temi sacri; in particolare il suo contributo è evidente nelle iconografie dell’Immacolata e dell’Assunzione (fig. 4). Lo Zuccari riporta tutti i passaggi fondamentali relativamente alle innovazioni, documenta come il maestro si sia saputo muovere prudentemente e intelligentemente. I tempi, si è detto sono complessi e contraddittori, passi falsi avrebbero potuto rovinare la posizione tanto accortamente conquistata. Le formulazioni iconografiche sono frutto di meditazioni sapienti, di percorsi non solo stilistico-compositivi ma anche di ricerca teologica; così operando il Pulzone ha saputo creare immagini potenti, naturalistiche ed essenziali, capaci di suscitare una commossa meditazione.

Nel catalogo si racconta di come le committenze dell’artista non siano solo locali, ma spazino dalla citta di Roma, alla città di Napoli, dalla Sicilia alla Spagna. È interessante notare come si cerchi di tirare fuori la attività artistica del Gaetano dal fortunato cliché di “pittura senza tempo” [10] , “impermeabile alle oscillazione del gusto e della moda” [11] , e di porre in evidenza come il Pulzone abbia inconsapevolmente segnato la fine della pittura manierista preparando la strada all’arte successiva dei Carracci e del Caravaggio.

Indichiamo di seguito, in ordine di comparsa, i saggi, lavori preziosi alla comprensione del personaggio:

  • Per un ritratto di Scipione Pulzone Gaetano di Anna Imponente
  • Scipione Pulzone ritrattista-Traccia per un catalogo ragionato di Antonio Vannugli
  • “Non meno vale nel fare historie”. Riconsiderare la pittura religiosa di Pulzone di Alessandro Zuccari
  •  Restauro di tre Storie della Vergine di Giuseppe Valeriano e Scipione Pulzone di Leonardo Severini
  •  Scipione Pulzone e la nuova icona, linee di ricerca di Alessandra Acconci
  • Pulzone e i Medici – I rapporti con il cardinale Ferdinando de’ Medici a Roma di Alessandro Cecchi
  • Pulzone e i Medici – La committenza di Francesco I de’ Medici e Bianca Cappello di Lisa Goldengerg Stoppato
  • Pulzone e i Medici – Regesto dei documenti di Lisa Goldengerg Stoppato
  • Gaeta, una roccaforte tra post-raffaellismo e pittura devota di Erasmo Vaudo
  • Scipione tra Napoli e Gaeta di Dora Catalano
  • Scipione Pulzone e la Sicilia, una traccia di Alessandra Acconci
  • Il talento e la reputazione – Scipione Pulzone fuori e dentro l’Accademia di Marco Pupillo
  • “Alcuni lo chiamavano il Van Dyck della scuola romana”. L’arte di Pulzone: appunti sulla ricezione antica e sulle interpretazioni critiche moderne di Gianni Carlo Sciolla

Agli scritti scientifici seguono 40 pagine, fondamentali per chi si occupa di ricerca, intitolate “Regesto e fonti”; una raccolta cronologica di documenti e fonti di archivio relative alla vita e all’attività artistica del Gaetano. Sono riportate le segnature dei documenti e le trascrizioni diplomatiche delle notizie archivistiche. Tale inserimento corrobora scientificamente le ricerche che stanno alla base dell’organizzazione della mostra e della redazione del volume.

Si apre quindi il catalogo delle opere stricto sensu che, ordinato in linea di massima secondo un sistema cronologico e in subordine secondo logiche tematiche o di committenza, si compone di 44 schede redatte con dovizia. Nelle intenzioni dei curatori, il volume vuole essere il più esauriente possibile con la conseguente trattazione di tutte le opere del pittore, anche se non presenti in mostra. L’impostazione delle cartelle è quella classica (autore, titolo, datazione, supporto, dimensioni, luogo di conservazione, scritte o firme (se ci sono), restauri (se ci sono stati), analisi storica, iconografica, attributiva dell’opera e bibliografia). L’esame dei dipinti è svolto in parte direttamente dagli storici autori dei saggi e in parte da giovani ricercatori e/o assistenti. Un ricchissimo corredo fotografico, costituito da immagini delle opere e dai relativi particolari, svolti, nella maggior parte dei casi, a piena pagina, affiancano le note di catalogo, e soddisfano le necessità visive di studiosi e di curiosi lettori. Talvolta le schede dei quadri sono accompagnate da relazioni di restauro.

A conclusione del volume troviamo i cosiddetti “Apparati”: essi consistono nei consueti strumenti di studio (indice dei nomi e dei luoghi e un’aggiornatissima bibliografia generale, ordinata cronologicamente, in cui sono anche inserite opere in corso di stampa) e in una sezione dedicata alla collaborazione stabilita tra l’organizzazione e l’Enea, nella quale si riportano le varie indagini diagnostiche compiute per l’occasione su alcune opere del pittore.

Si noti, infine, che le fondamentali, per gli addetti ai lavori, referenze fotografiche, anziché essere incluse, come di consueto tra gli apparati finali, compaiono nelle pagine iniziali, prima dei ringraziamenti istituzionali.

 

 

 

IL LIBRO
Scipione Pulzone. Da Gaeta aRoma alle Corti europee 
a cura di Alessandra Acconci e Alessandro Zuccari.
Catalogo della Mostra, Gaeta, Museo Diocesiano

27 giugno 2013 - 27 ottobre 2013 . 
Palombi Editori, Roma, luglio 2013. 
439 pagine.

 


NOTE

[1] Raffaello Borghini, il suo primo biografo, ci racconta del consenso suscitato dal pittore presso l'ambiente granducale fiorentino che lo accoglie con gran riguardo visperte le sue doti di ritrattista fuori del comune: “ … è Scipione Pulzone da Gaeta molto eccellente nel fare i ritratti di naturale, e talmente sono da lui condotti, che pajon vivi. Laonde gli è bisognato ritrarre tutti i Signori principali di Roma, e tutte le belle donne, che lunga cosa sarebbe a raccontare tutti i suoi ritratti; (…….)  insomma nel far ritratti è tenuto Scipione da tutti meraviglioso”(Cfr. Il Riposo di Raffaello Borghini (….),Firenze, 1584, pp. 472-473).

[2] Si ricordano le monografie dedicate all’artista di: F. Zeri (1957), E. Vaudo (1976) e di A. Donò (Estr. da: Barnabiti studi, 13, 1996).

[3] Aspetto indagato con dovizia di particolari nel saggio di Antonio Vannugli (cfr. Vannugli, Scipione Pulzone ritrattista-Traccia per un catalogo ragionato, inScipione Pulzone. Da Gaeta a Roma alle Corti europee” Cat. della mostra a cura di A. Acconci e A. Zuccari., Gaeta, Museo Diocesiano, Roma 2013).

[4] Analisi condotta con rigore storico-filologico nel saggio di Alessandro Zuccari (cfr. Zuccari ,“Non meno vale nel fare historie”. Riconsiderare la pittura religiosa di Pulzone”, inScipione Pulzone. Da Gaeta a Roma alle Corti europee” Cat. della mostra a cura di A. Acconci e A. Zuccari., Gaeta, Museo Diocesiano, Roma 2013).

[5] Dote di cui l’artista è ben conscio, tanto da auto-paragonarsi a Parrasio, attraverso l’introduzione nelle sue tele di un’allusiva tenda (cfr. Vannugli, 2013, p. 34).

[6] Vannugli, 2013, p. 55.

[7] Attività che intraprende in età matura.

[8] Borghini, 1584, p. 578.

[9] Zuccari, 2013, p. 86, n. 3.

[10] F. Zeri, Pittura e Controriforma, Torino, 1957, passim.

[11] C. Bertelli, G. Briganti, A. Giuliano, Storia dell’Arte Italiana, Milano 1986, Vol. III p. 200.






Locandina della mostra

Fig. 1
Locandina della mostra

Ritratto di Giovan Battista Giordani

Fig. 2
Scipione Pulzone,
Ritratto di Giovan Battista Giordani, 1568,
olio su tavola,
coll. privata.

Maria Maddalena Penitente

Fig. 3
Scipione Pulzone,
Maria Maddalena Penitente, 1574/75,
olio su tela,
Arcibasilica papale di San Giovanni in Laterano

Maria Maddalena Penitente

Fig. 4
Scipione Pulzone,
L'Immacolata con angeli, santi Andrea, Chiara, Francesco e Caterina d'Alessandria e Andrea Cesi, figlio della duchessa di Ceri, 1584,
olio su tela,
Ronciglione (VT), Chiesa di S. Francesco d'Assisi




Foto cortesia Ufficio Stampa della Mostra

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