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Piero Brombin. Il mito, l'inganno, il gioco: una recensione  
Roberta Balmas
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 24 Dicembre 2010, n. 588
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Area Mostre

Solo partendo dal titolo della mostra: Il mito, l’inganno, il gioco, si capisce quanto sia difficile rinchiudere o voler “collocare” Piero Brombin in una corrente o in un movimento artistico.

È impossibile perché per un uomo libero, ribelle e fantasioso non ci sono etichette.

 
Forse l’unica definizione più consona è quella di “disegnatore di sogni sociali” perché Brombin, nei suoi cinquanta anni di arte, non ha mai perduto la visione del mondo. Il suo è un mondo a 360° che gli fa progettare la Grande Casa, alta 1 miglio, per accogliere e dare rifugio ai 5.000 homeless newyorkesi o il riuso a parco pubblico del Campo di deportazione di Fossoli (Carpi), o un progetto colorato per il recupero dell’ex Foro Boario di Padova, o nella sua sotterranea labirintica Frankenstein Città, perché per dirla con le parole di Brombin “quando la vita sociale sparisce, l’uomo torna alla caverna”. Pochi questi esempi, ma molti sono i suoi progetti, progetti, alcuni, mai realizzati e proprio per questo Barbara Codogno definisce, la Sua, un’architettura utopica, dove il politico e il sociale collimano.

Ma Brombin lavora anche molto e viene coivolto da Carlo Scarpa nel ’61 a Torino per la realizzazione del Padiglione del Veneto per i 100 anni dell’Unità d’Italia; poi, insieme a De Lucchi, Bortolami, Tridenti ed altri, verso la fine degli anni '60, fa parte del movimento dell’Architettura Radicale, gruppo Cavart, un gruppo di designer che aborrisce la globalizzazione e vuol riportare lo sguardo verso la tutela del patrimonio artistico e architettonico del nostro paese. Un esempio: andare sul posto, verificare, constatare e proporre soluzioni nuove, un’esperienza davvero unica ed interessante come quella del progetto di riuso delle cave dei Colli Euganei; una settimana vissuta in cava, lì dentro, integrandosi, ascoltando la terra e poi progettare … una città impossibile.

Tornando alla mostra: appena si entra, nel Centro Culturale Altinate, ex Palazzo di Giustizia, ci si incammina verso l’Agorà e subito si viene accolti da una distesa di teli trasparenti-bianchi; un vero effetto «Cascata», un “Niagara falls” purificatore; sulla destra si scorge invece un vero modello di cascata. L’occhio guarda e viene invitato ad entrare, a passare oltre, attraverso la fessura tra i teli e ci si trova nell’Agorà vera e propria. Istintivamente viene voglia di guardare indietro, di guardare cosa si è lasciato alle spalle; il paesaggio cambia: dove prima c’era il “bianco-cascata” ora c’è un “nero-minotauro”, con due occhi enormi-schermi che proiettano immagini e dove dal drappo nero spunta, a sinistra, la spada rosso-fuoco a significare l’uccisione del minotauro stesso.  

Il tema dell'acqua, molto caro all’artista, continua troviamo un progetto rivolto ai clandestini: immagini più volte viste e tristemente note, ma Brombin stravolge tutto ciò perché, oltre a ricordarci i desideri e le speranze di tutta quella gente che prende la via del mare per fuggire dal proprio inferno, crea una sorta di piattaforma galleggiante carica di generi di prima necessità, una sorta di «mare-grill», dove loro possano trovare un punto di ristoro, tra le onde del mare.

Si continua e si entra in una struttura esagonale; si viene accolti come in un “abbraccio”. Sono rappresentati i sei grandi personaggi della padovanità: Donatello, Palladio, Petrarca, Giotto, Mantegna e Galileo. Ognuno visto e rappresentato da Brombin in modo originale e fantasioso; per Donatello lo sfondo è rappresentato da due teste di cavallo e la scritta a sinistra: nessuna materia mi è estranea a seconda della necessità dell’invenzione, con il profilo, in primo piano, di Donatello stesso, mentre preferisce mettere in risalto il grande profilo del Palladio, che campeggia rispetto ad una piccola e semplice squadra di legno poggiata in alto (e che si specchia), a significare la perfezione, l’uso delle misure perfette e precise nel loro comporsi. I due grandi della perfezione pittorica-spaziale Giotto e Mantegna, sono posti bifrontalmente, anche se distanti nei secoli, appaiono vicini nell’intendersi quasi volessero colloquiare sui modi di dire e vedere le cose, una sorta di discussione sui massimi sistemi.

Brombin quindi coglie e ci traduce lo spirito di ognuno di questi grandi. Per Galileo invece, pur essendo questi di profilo, la sua testa è distesa, sembra quasi che sia “a rimirar le stelle”, fonte di osservazioni e scoperte. Perciò Brombin mette in risalto il suo occhio formato da una grande lente, capace quindi di vedere lontano e vicino, ma la sua bocca è chiusa da un tappo, mentre una bellissima luna in alto lo guarda ammirata.

Nella mostra troveremo, tra le tante cose, «Blob»: esempio di architettura rifugio, abitazione di fortuna pensata per i terremotati, il progetto per il recupero delle cave dei monti Lessini a Verona, l’”edificio balena” per ribadire il suo no alla biennale del ’76 e molti altri quadri e progetti.  

Brombin non dimentica i giovani d’oggi, il suo sguardo è rivolto a loro, a cui passa il testimone, consapevole che solo dai giovani può ripartire il gusto, la voglia, la gioia di un’arte che sappia comunicare quello che ci circonda partendo da una natura che l’uomo deve sempre rispettare e non stravolgere. Quindi per loro c’è uno spazio aperto, due pneumatici, che formano una sorta di poltrona, su tavole di legno, dove ogni ragazzo può presentare e parlare del proprio progetto perché solo dallo scambio e dalla condivisione c’è una crescita collettiva.

Ci piace concludere con quello che ha scritto di lui Ernesto Luciano Francalanci, “ha fatto di se stesso la sua opera più significativa un “Minotauro, un labirinto infinito di idee, azioni, performance, opere, affetti, amicizie che ha retto attorno a sé come un’unica gigantesca opera senza soluzioni di uscita” ed anche Bruno Zevi diceva che tutta l’opera di Piero Brambin “è un atto di poesia” di grande intensità e delicatezza. Anche “evocando silenziosamente immani tragedie, ha raggiunto la “leggerezza” di cui parla Calvino come prima qualità della poesia”.

Ricordiamo che a latere della mostra di Piero Brombin sono previsti appuntamenti con personalità artistiche che sono state compagne di viaggio di Brombin quali Gaetano Pesce, Tobia Scarpa, Michele De Lucchi, Alessandro Mendini, Franco Raggi ed altri.

E che questa mostra si inserisce nella prima edizione di RAM e dintorni. Nel segno della creatività. E’ un progetto culturale dove, da ottobre a dicembre, vede coivolta tutta la città di Padova perché eventi e manifestazioni culturali si svolgono in diverse sedi e spazi pubblici. L’acronimo di Ricerche Artistiche Metropolitane, RAM evoca la memoria ad accesso casuale del computer, dove i dati possono perdersi, accrescere o essere cambiati.

I filoni tematici sono stati: Lo spazio, la luce, la forma; La superficie e oltre; Visioni: videoart, cinema, fotografia; Arte e industria; La Musica, il Gesto, la Parola; L’arte in galleria; L’arte scende in strada.

Tutte queste iniziative hanno cercato di dare una visione allargata delle varie espressioni artistiche: dall’arte alla musica, dalla fotografia al cinema, dal design alla danza, al teatro e alla poesia, cercando di coinvolgere ed indurre il cittadino disattento a quello che lo circonda, facendogli comprendere come la cultura, sotto i suoi molteplici aspetti, faccia parte integrante della vita, perché senza cultura non c’è vita, non c’è apertura mentale, non c’è scambio, non c’è osmosi, non c’è comprensione e non è vero che la cultura non produce ricchezza e il nostro ministro dell’economia poteva proprio risparmiarsi la purtroppo famosa frase “Fatevi un panino con Dante Alighieri”.

 

 

 

INFO

Piero Brombin
Il mito, l’inganno, il gioco

50 YEARS ON THE ROAD OF ART
Exhibition & artistic events
Centro Culturale Altinate / San Gaetano - Padova

18 dicembre 2010 - 30 gennaio 2011

Comune di Padova Settore Attività Culturali – Servizio Mostre.  Tel. 049 8204546 
e-mail: caporellop@comune.padova.it - sito web: http://padovacultura.padovanet.it – www.rampadova.it

Orario mostra: 10.00 - 19.00
Chiusura: lunedì non festivi, Natale, Santo Stefano, Capodanno. Ingresso: gratuito

 

 

 

 

 

 

BREVE INTERVISTA A PIERO BROMBIN:

Secondo Lei è meglio lavorare in gruppo o da soli ?

Lavorare in gruppo è più stimolante, anche se poi, per una serie di circostanze logistiche e lavorative, si finisce sempre per prendere strade diverse.

 

Quale delle sue diverse “sperimentazioni” predilige e perché ?

Prediligo esprimermi attraverso l'architettura perché ricomprende tutte le forme artistiche, tuttavia amo moltissimo il colore e lo utilizzo anche nell'esecuzione dei progetti.

 

Lei pensa che gli artisti contemporanei ci aiutano a capire il nostro oggi ?

No ! purtroppo no e poi che significa capire ? si intende accettare, condividere, sopportare.....


E quali tra questi reputa il più autorevole ? 

Potrei dire il mio amico Gaetano Pesce.



 

 

 

 

 

BREVE INTERVISTA ALL'ASSESSORE ALLA CULTURA DI PADOVA, ANDREA COLASIO

 

Mi può dire come Le è venuto in mente l’ambizioso progetto del RAM ?

Partendo dal fatto che Padova è conosciuta come la grande capitale del ‘300, questo non poteva bastare perché è anche una città piena di giovani, grazie ai vari corsi universitari presenti;  giovani che trovano difficoltà a dialogare con la città trecentesca. Abbiamo scelto di dialogare con i loro linguaggi e far sì che Padova potesse, come le altre città europee, offrire una vera immersione nel contemporaneo.

 

Quali erano le finalità che si era proposto ?

L’obiettivo è stato quello di far diventare Padova città del contemporaneo creando una rete, sollecitando artisi, eventi, incontri, manifestazioni per il RAM, è ovvio che stiamo già pensando al prossimo anno, dove i format già sperimentati potranno essere consolidati e si potrà anche qualificare di più l’offerta, ma tutto dipende dai finanziamenti.

 

Secondo Lei, la città ha risposto in modo positivo ?

Le dò un’anticipazione, un’anteprima dei dati raccolti fino ad oggi. Ci sono state 66.642 presenze nei vari eventi e la cosa più sorprendente, oltre alle code per entrare, è stata quella di avere il tutto esaurito alle serate dedicate alla poesia con tanto di gente fuori: si parla di 50 persone per sera, perché nel Centro S. Gaetano, per problemi legati alla sicurezza, non potevano entrare più di 240 persone.

 

I giovani stanno “usando” gli spazi ? Hanno aderito al RAM e dintorni ? Nella mostra di Brombin c’è uno spazio voluto espressamente per i giovani. Come, secondo Lei, li si può aiutare a guardare “oltre”, per distoglierli dalla massificazione che li vuole tutti fruitori solo di programmi come il Grande Fratello o di Amici ?

I ragazzi, più di 2.000, non sono stati soggetti passivi anzi, hanno avuto, specie nel primo evento autogestito ai Bastioni, spazi ove sperimentare e proprorre per lanciare un loro”brand”. Sono stati proposti dei laboratori di arte contemporanea “IN/EX”dove, in prima persona, potessero sperimentare tecniche e stili proprie dell’arte contemporanea ed anche nella mostra di Brombin c’è uno spazio appositamente creato per loro.

 

Quando potremo dire che il progetto RAM si trasformerà nell’acronimo REM (Rapid eye movement: il tempo del sonno dedicato al sogno) e sarà capace quindi di far realizzare i sogni ? Specie uno molto importante, ma che deve essere più un progetto che un sogno, quello di ricordare che senza cultura (quella con la C maiuscola) un paese è destinato a morire. Lei  cosa ne pensa ?

Ci vorrebbe una grande riforma di sistema, bisognerebbe lavorare sulla produzione culturale. Quando facevo parte della commissione cultura alla Camera, nel precedente governo Prodi, ho lavorato a circa 7-8 grandi leggi di sistema che riguardavano il teatro, la musica leggera, le arti, dove si prevedeva una tax credit per il finanziamento al cinema, dove il privato poteva quindi defiscalizzare il 40%, ma, purtroppo, caduto il governo, è finito tutto.

 

Un’ultima domanda: Lei ha ancora qualche sogno nel cassetto ? È forse quello di far diventare Padova nuovo polo dell’arte contemporanea in Italia ? O ne ha altri ?

Sono 8 anni che sto lavorando per portare a termine  un progetto che mi sta molto a cuore. E’  il Castello dei Carraresi, l’icona padovana trecentesca per eccellenza e mi piacerebbe che questo immenso spazio di 20mila metri quadrati, potesse definitivamente diventare “fabbrica della creatività di Padova”.

 

 

 

 
 







Fig. 1
Logo della Mostra su Piero Brombin

Fig. 2
PIERO BROMBIN, La grande casa

Fig. 3
PIERO BROMBIN, Frankestein città

Fig. 4
PIERO BROMBIN, Museo dell'acqua

Fig. 5
PIERO BROMBIN, Museo dell'acqua, partic. della cascata

Fig. 6
PIERO BROMBIN, Omaggio a Donatello

Fig. 7
PIERO BROMBIN, Omaggio a Palladio

Fig. 8
PIERO BROMBIN, Omaggio a Petrarca

Fig. 9
PIERO BROMBIN, Omaggio a Giotto

Fig. 10
PIERO BROMBIN, Omaggio a Mantegna

Fig. 11
PIERO BROMBIN, Omaggio a Galileo

Fig. 12
PIERO BROMBIN, Spazio giovani

Fig. 13
PIERO BROMBIN, La zattera dei clandestin

Foto cortesia Ufficio Stampa della Mostra

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