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Telemaco Signorini, artista internazionale e dandy impegnato  
Guido Faggion
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 9 Ottobre 2009, n. 538
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Area Mostre

A Padova, fino al 31 gennaio 2010, si può visitare la mostra “Telemaco Signorini e la pittura in Europa”, a cura di Fernando Mazzocca, negli spazi espositivi di Palazzo Zabarella. L’esposizione mette a confronto le opere di Telemaco Signorini - uno dei "Macchiaioli" più noti anche a livello internazionale - con alcuni capolavori di maestri europei del suo tempo, da Degas a Tissot, Decamps, Troyon, Corot, Courbet e Rousseau. Una mostra che celebra l’ormai decennale attività della trecentesca sede espositiva di Palazzo Zabarella con un artista internazionale, unico o quasi, tra i Macchiaioli, a godere, in vita di successo e mercato europeo.

 

Telemaco Signorini (1835–1901) esponente di punta dei Macchiaioli tra i più  ferventi e dei più “arrabbiati”, protagonista della borghesia toscana ed europea, fu un raffinato intellettuale, artista innovatore e spirito critico della realtà e della società in cui viveva. L’Italia era da poco costituita, la borghesia saliva al potere politico e la seconda rivoluzione industriale era alle porte.

Fiorentino di origine e figlio del vedutista Giovanni Signorini, pittore del Granduca di Toscana, animò quegli anni febbrili dell’arte con una nuova pittura di luce e atmosfera tipica del realismo europeo. È forse l’unico pittore italiano veramente internazionale del suo periodo, un vero spirito cosmopolita, desideroso di confrontarsi e capace di rapportarsi con gli altri intellettuali e artisti.

A Firenze fu un assiduo frequentatore del Caffè Michelangelo, punto di ritrovo di molti giovani artisti dove si scambiavano le loro idee innovative, luogo in cui il critico Diego Martelli coniò il termine Macchiaiolo e dove si fondò il gruppo del movimento artistico che influenzerà anche gli Impressionisti francesi.

Il movimento dei Macchiaioli si è sviluppato a Firenze tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento: rendevano le impressioni che ricevevano dal vero con macchie di colori di chiari e di scuri.  Usavano una poetica verista in opposizione al Romanticismo, al Neoclassicismo e al Purismo accademico, dove la luce diventava l’elemento scatenante e innovatore di una rivoluzione artistica che poi coinvolgerà tutte le massime espressioni dell'arte del Novecento.

Signorini frequentava i salotti di molti intellettuali come la poetessa Mary Robinson, Violet Page (Vernon Lee) e quasi certamente John Singer Sargent. Asseduo frequentatore anche della Parigi intellettuale di Troyon, Corot, Zola e Degas con cui partecipa alle più importanti rassegne. Viaggiatore dallo spirito curioso soggiorna in Borgona, Svizzera e in Gran Bretagna. Un raffinato dandy, frequentatore dei salotti à la page, intellettuale snob che preferiva “l’imperfetto dell’ingegno” rispetto al “perfetto della mediocrità”.

Di lui dicevano che “non vi è nulla di sacro per quella bocca infernale”, spaziò anche nella poesia e la narrativa con i suoi celebri scritti Caricaturisti e caricature al Caffè Michelangelo in cui riflette e critica l’arte dei Macchiaioli attraverso caricature, e il Zibaldone, dove incollò i ritagli dei propri articoli di critica d'arte con illustrazioni grafiche tratte da giornali del tempo (di suoi quadri, incisioni, acqueforti, vignette), e tracciò di proprio pugno a inchiostro poesie, stornelli, riflessioni autobiografiche, caricature.

 

Nella mostra patavina Signorini si confronta con i colleghi internazionali senza però perdere forza e capacità: ecco allora una delle maggiori icone dell’Ottocento, L’absinthe di Edgar Degas oggi nella collezione del Musée d’Orsay di Parigi e presentata per la prima volta all’esposizione degli Impressionisti del 1876, è ambientata nella terrace del caffè Nouvelle Athènes, centro d’incontro dei pittori impressionisti, in cui lo scorcio di vita parigina è rappresento attraverso un originale taglio prospettico, con tutta la tensione di un momento di solitudine e alienazione. Oppure l’olio di Jean-Baptiste Camille Corot, Paesaggio sul lago, della collezione dell’ Ermitage di San Pietroburgo, dove un paesaggio come questo, rivissuto nella memoria e interpretato come stato dell’animo, influenzò decisamente Signorini, assiduo frequentatore del suo studio, nel superamento dell’eccessivo realismo della prima fase della “macchia” verso una pittura sfumata e dalle valenze sentimentali. Per Signorini poi, fu molto importante  l’amicizia con Coubert che per lui è sempre stato l’ideale dell’artista impegnato a cui ispirarsi nell’affrontare temi di denuncia sociale. In mostra il suo Autoritratto nella prigione di Sainte-Pélagie a Parigi in cui Courbet si autoritrae in modo assolutamente coinvolgente ed originale nella prigione  dove fu rinchiuso per sei mesi a causa della sua  complicità nella distruzione della colonna Vendôme durante i disordini  della Comune di Parigi.

 

Dai temi tipici del movimento Signorini spesso si isolò per una ricerca improntata maggiormente sui temi sociali e impegnati come nell’opera L’Alzaia del 1864, scelta come emblema della mostra, in cui ci racconta dello sfruttamento dei lavoratori e la vita degli emarginati. Sull’argine (alzaia) dell’Arno, cinque uomini  trascinano qualcosa di pesante, forse una chiatta, dove la fatica è percepita grazie alla composizione di luci e ombre. Sono cinque uomini-mulo rappresentati dall’alto verso il basso, con le schiene spezzate dalla fatica nella luce di un sole che non vuole tramontare.  Con quest’opera fortissima si “chiude definitivamente la fase sperimentale della macchia. Non si tratta solo di un esempio di pittura di denuncia, ispirata a Courbet, sul tema dello sfruttamento dei lavoratori e della ingiustizia sociale, ma di una grandiosa metafora della vita umana, del dolore e della fatica di vivere. E’ un’immagine che conserva intatta la sua attualità e ci colpisce con la sua violenza  espressiva affidata al puro colore” (F. Mazzocca).

Il suo spirito rivoluzionario e critico emerge anche nell’opera La sala delle agitate nell’ospedale di San Bonifazio del 1865, di proprietà della Galleria internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro di Venezia, comunemente conosciuta come “le Agitate”, che tratta il tema della malattia mentale, la pazzia. L’opera, per il forte taglio prospettico e la violenza del chiaroscuro, suscitò l’ammirazione di Degas ma fu aspramente criticata e turbò molti alla sua prima esposizione perché esercitava spaventose attrazioni “all’abisso”, a detta del commediografo Giuseppe Giocosa (1847–1906). Nell’opera Signorini  tratta l’emarginazione dei matti rinchiusi negli ospedali pari a quella dei lavoratori sfruttati e dei carcerati.

Due esempi di come l’arte non è più solo la rappresentazione del bello, ma che è anche denuncia di una realtà spesso dimenticata, un’arte che ha anche un valore politico di accusa e impegno. Da una parte lo sforzo di questi uomini vuole essere una metafora della vita umana, del dolore e della fatica di vivere, mentre dall’altra lo sguardo del pittore si ferma sugli atteggiamenti esasperati delle donne rinchiuse nello stanzone dell’antico manicomio fiorentino, in una atmosfera cupa e opprimente segnata da una luce livida.

Telemaco Signorini pittore, intellettuale e critico, un uomo straordinario che seppe raccontarci con la sua arte la società e un’epoca.

 

Scheda tecnica:
TELEMACO SIGNORINI E LA PITTURA IN EUROPA
Padova, Palazzo Zabarella
19 settembre 2009 – 31 gennaio 2010
Palazzo Zabarella
Via S. Francesco, 27
35121 Padova
www.palazzozabarella.it

 

Catalogo:
Telemaco Signorini e la pittura in Europa (a cura di Giuliano Matteucci, Fernando Mazzocca, Carlo Sisi)
Marsilio editori
formato cm 24 x 29, pp. 268 con 126 ill. a col e 40 b/n
anno 2009
ISBN: 978-88-317-9840-2




Landscape with a Lake

Fig. 1
JEAN-BABTISTE CAMILLE COROT, Landscape with a Lake, 1860-1873
Olio su tela
cm. 53 x 65,5 cm.
The State Hermitage Museum, St. Petersburg Photograph
© The State Hermitage Museum

Dans un café (L'Absinthe)

Fig. 2
EDGAR DEGAS, Dans un café (L'Absinthe), 1875-1876
Olio su tela
cm. 92 x 68,5
Paris, Musée d'Orsay, legs du comte Isaac de Camondo, 1911
© RMN (Musée d'Orsay)/ Hervé Lewandowski

Pascoli a Castiglioncello

Fig. 3
TELEMACO SIGNORINI, Pascoli a Castiglioncello, 1861
Olio su cartone
cm. 31 x 76
Collezione privata
Courtesy Piero Dini

Pascoli a Castiglioncello

Fig. 4
TELEMACO SIGNORINI, L'alzaia (particolare), 1864
olio su tela
cm. 54 x 173,2
Collezione privata
courtesy Jean Luc Baroni Ltd

La sala delle agitate nell'ospedale di San Bonifazio

Fig. 5
TELEMACO SIGNORINI, La sala delle agitate nell'ospedale di San Bonifazio, 1865
olio su tela
cm. 66 x 59
Venezia, Galleria internazionale d'Arte Moderna di Ca' Pesaro


	

Foto cortesia Studio Esseci di Padova

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