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Apocrifi, memorie e leggende oltre i Vangeli: una recensione della mostra  
Giorgia Duò
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 15 Maggio 2009, n. 522
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Area Mostre

Per Illegio, piccolo centro nelle Alpi Carniche, non è una novità, dal 2004, infatti, il borgo montano ospita mostre di livello internazionale, dove cultura e fede si incontrano per essere fruite al meglio 1: arrivare nella cittadina, afferma audacemente il curatore dell'esposizione, Don Alessio Geretti, rappresenta di per sé un tragitto espiatorio, in grado, talvolta, di predisporre spiritualmente il pubblico al pieno godimento della rassegna; intraprendere il cammino verso la cittadina, infatti, equivarrebbe per il visitatore ad una sorta di viaggio di liberazione dallo stress quotidiano procurato dalla città e da ogni altro pensiero che possa irretire la libera fruizione, comprensione e apprezzamento delle opere, ricche di significato religioso, esposte a Illegio.

La mostra, attraverso 80 capolavori (pitture su tavola e su tela, sculture lignee, altari ed incisioni dal Medioevo ad oggi), ha l'ambizione di svelare, spiega mons. Angelo Zanello, presidente del Comitato promotore di San Floriano 2 e parroco cittadino, i misteri che avvolgono gli antichi Vangeli apocrifi, che, pur non entrando nel canone delle Sacre Scritture, hanno, però, lasciato segni indelebili nel campo della tradizione artistico-iconografica della devozione cristiana, «la mostra si presenta quindi come una suggestiva indagine alla ricerca di tutto ciò che i Vangeli hanno taciuto, ma che la memoria delle prime generazioni cristiane ha fatto giungere fino a noi». La visita, dunque, palesa il debito della storia dell'arte ai testi apocrifi: aspetti iconografici, per secoli considerati canonici, hanno, invece, avuto origine negli scritti, riguardanti per lo più il Nuovo Testamento, ma non solo, che si sono diffusi parallelamente ai Vangeli Sacri. Le coloriture e il fascino che caratterizzano gli episodi ivi narrati, nel tempo, hanno esercitato, a livello iconografico, un tale influsso da intrecciarsi fortemente, quasi sincreticamente, nelle rappresentazioni sacre e da non essere più distinguibili, né percepibili, come scene pertinenti le scritture apocrife.

Apparentemente la mostra si apre con due sezioni di opere tratte dai Vangeli Sacri (Natività, Adorazione dei Magi, Fuga dall'Egitto), uno sguardo attento e un aiuto degli apparati didattici svelano che queste rappresentazioni non derivano dalle Sacre Scritture, ma sono espressione diretta delle superfetazioni apocrife, si comprende allora che, ciò che nei secoli si è affermato come iconografia cristiana, è, spesso, mutuato dai testi non canonici. Nella scena dell'Adorazione dei Magi, per esempio, la presenza del bue e dell'asinello è una contaminazione prodotta dagli scritti in questione, i Vangeli Sacri, infatti, non contemplano la loro partecipazione 3.

Lo stesso valga per il tema della Resurrezione di Cristo, i Vangeli interrompono la narrazione alla chiusura del sepolcro e riprendono il racconto con Cristo già risorto, la vacatio narrativa è, però, colmata dagli scritti apocrifi che riportano l'episodio della liberazione di Gesù: un angelo del Signore sceso sulla terra fa rotolare il grande monolite a chiusura della tomba, e, in un ambiente colmo di luce, sua emanazione diretta, che tramortisce i soldati posti a guardia del sepolcro, egli annuncia alle pie donne la resurrezione del Cristo. Questi elementi integrativi, molto amati dal mondo storico-artistico, sono stati spesso considerati appartenenti alla cultura sacra e non apocrifa, ebbene questa mostra ha il grande merito culturale e religioso di sottolineare cosa compete i Vangeli e cosa, invece, è pertinente la più ampia scrittura non canonica.

Il terzo settore si presenta con un taglio più schiettamente di matrice apocrifa. Coloro che hanno una preparazione religiosa, anche minima, sanno che i Vangeli ufficiali tacciono riguardo l'infanzia di Maria e di Gesù, la morte di Maria e di Giuseppe e la Divisio Apostolorum. Questi argomenti sono, invece, trattati negli scritti apocrifi che diventano, dunque, la fonte letteraria più pertinente al fine dell'interpretazione iconografica delle opere esposte in quest'ultima sezione.

Tra i manufatti presentati, selezionati da sedi museali prestigiose d'Italia e d'Europa (Musei Vaticani, Uffizi, Galleria Borghese, Galleria Doria Pamphilj, Istituto Nazionale per la Grafica, Accademia Carrara, Galleria Tretyakov (Mosca), Musei Reali di Storia (Bruxelles) e molte altre) individuiamo sorprendenti presenze, punti di forza notevoli per la buona riuscita della mostra: primo tra tutti l'eccezionale Riposo nella fuga in Egitto di Caravaggio (1596-97, Galleria Doria Pamphili, Roma) 4.

L'esposizione è l'occasione per presentare le ultime ricerche riguardo il famoso dipinto: la tradizionale, ma debole, ascrizione al Cardinale Alessandro Vittrici, sembra rafforzarsi alla luce di nuove, non meglio definite, prove documentarie 5. Più interessante l'aspetto iconologico, il curatore, Don Geretti, partendo da un lavoro del 1983 della studiosa Franca Trinchieri Camiz, dove si identificava lo spartito suonato dall'angelo con il mottetto del musicista nordico Nojël Bauldewijn (direttore del coro della Cattedrale di Malines tra il 1509 e il 1513), pubblicato nel 1519 e ispirato al Cantico dei Cantici di Re Salomone, afferma di aver letto finalmente per intero il mottetto e, sulla base dello stesso, ha elaborato una nuova esegesi dell'opera: lo spartito musicale diviene per il religioso la nuova chiave di lettura del dipinto in considerazione anche del fatto che all'epoca del Caravaggio molti mistici, tra cui Teresa d'Avila e Giovanni della Croce, hanno dedicato pagine di commento ai versi biblici. È evidente, per lo studioso, che per un pubblico dotto del Seicento il messaggio riportato dall'artista sarebbe stato compreso con facilità.

Si tratterebbe di un pezzo musicale ispirato al settimo versetto del settimo capitolo del Cantico dei Cantici, un inno all'amore fra uomo e donna, dove l'amore diventa il dono di Dio e il mezzo per la comprensione del piano di Dio relativo alla creazione. In particolare in questo settimo capitolo si dispiega un animato e passionale colloquio tra un uomo e una donna, presi dal gioco della seduzione. Il pittore, sostiene il Geretti, avrebbe svolto il soggetto sacro della Fuga in Egitto 6, offrendo delle chiare suggestioni a chi osserva sul rapporta tra vita attiva e vita contemplativa. La teoria che legherebbe il quadro al Cantico è per il religioso avvalorata da alcuni elementi di carattere iconografico: la Madonna è insolitamente e profondamente addormentata 7. Il suo dormire, è evidente, deve essere vigile e troverebbe riscontro nella donna del Cantico che afferma: «Io dormo, ma il mio cuore vigila» (Ct 5, 2). Questo sprofondare nella dolcezza del sonno, dunque, concorderebbe con il testo biblico a cui rimanda chiaramente lo spartito suonato dall'angelo. Altrove si descrive la donna con capelli dai riflessi color porpora (Ct 7,6) e la Vergine del Caravaggio ostenta capelli piuttosto rossicci. Inoltre, la tradizionale palma da dattero, carica di frutti, incurvata per rifocillare i profughi di passaggio, quasi omni-presente nelle rappresentazioni del Riposo durante la fuga, nell'opera in questione trasmuta nella Madonna, ovvero nella donna del Cantico («slanciata come una palma, i tuoi seni sembrano grappoli di datteri» (Ct 7, 8)), curva sul bambino.

Il Cantico allora, che, per alcuni, esprimerebbe una riflessione sul rapporto tra vita attiva e vita contemplativa, diventa per il curatore la chiave di lettura dell'opera dipinta che comunicherebbe la medesima meditazione: San Giuseppe, artigiano di mestiere, rappresenterebbe la vita attiva 8, la Madonna, ineditamente addormentata sul figlio, indicherebbe, invece, la vita contemplativa, caratterizzata da uno status di dolcezza e amore indispensabile per il cuore. L'angelo musicante al centro designerebbe, infine, la vita artistica, da intendersi come una via intermedia, di passaggio tra l'infeconda vita attiva, cui farebbe riferimento anche l'arido e petroso paesaggio alle spalle di Giuseppe, e la vita contemplativa, l'unica spiritualmente profonda e consolatoria, come sembrerebbero suggerire le luminose lontananze e l'abbondante e lussureggiante vegetazione che cinge Maria. Nello spirito del quadro, un monito affinché non si trascuri mai la vita contemplativa, la vita artistica diventa una sorta di via positiva, anche se di breve durata, verso la consolazione procurato dalla contemplazione di Dio. Anche Giuseppe, colui che incarna, la vita attiva, si concede una fugace tregua dal quotidiano, ascolta e ammira l'angelo musicante e per pochi istanti gusta la consolazione che solo l'animo di Maria, che vive costantemente contemplando Dio, può godere appieno.

Altrettanto eccezionale è l'olio di Cristo resuscitato appare alla Vergine (Giovanni Francesco Barbieri, detto il Guercino, 1628-30, Pinacoteca Civica, Cento), l'opera, simbolo della mostra, è imponente, emotivamente intensa, giocata su un'iconografia piuttosto insolita; i Vangeli non parlano dell'incontro tra la Madonna ed il figlio risorto, ma lo fanno alcuni testi apocrifi e fonti cristiane più tarde.

Sono esibite anche alcune incisioni della Vita della Vergine e dalla Passione di Albrecht Dürer (1504-10, Ist. Nazionale per la Grafica, Roma), appartengono a due serie xilografiche, molto amate dal pubblico, ispirate a fonti certamente apocrife (lo Pseudo Matteo o Vangelo dell'infanzia di Gesù, lo Pseudo Melito e il Vangelo di Nicodemo). Il prestito è certamente importante e significativo non solo per la paternità autorevole, ma soprattutto per il tipo di opera d'arte, questi fogli, incisi da matrice lignea, sono, infatti, particolarmente preziosi perché più deperibili rispetto alle opere dipinte.

Nel gruppo delle Sacra famiglia indichiamo quella proveniente dalla bottega di Andrea del Sarto (post 1529, Palazzo Rosso, Genova), una bellissima tavola che ripete, quasi pedissequamente, l'invenzione dell'originale sartesco conservato a Firenze (Galleria Palatina). La tavola mostra una raffinata stesura del colore con riusciti effetti di cangiantismo tipici della maniera del maestro manierista.

Diversa la Sacra Famiglia con San Giovannino di Angelica Kauffmann (1789, Cappella Colleoni, Bergamo) la composizione iconografica, infatti, ricorda il soggetto del Riposo durante la fuga in Egitto.
L'Adorazione dei Magi di Pieter Breughel, il giovane (1633, coll. privata), è un quadro certamente interessante che risente del clima religioso nord europeo del XVII secolo: l'artista delinea, in un ambiente paesaggistico invernale molto animato, la scena dell'adorazione in posizione marginale, a fatica si individua il soggetto biblico e la conseguente sacralità. Ambientare l'evento evangelico in un contesto contemporaneo esprime la volontà spirituale nordica, animata da attitudini apocrife, di voler rendere più popolare e accessibile la storia di Gesù e della sua infanzia.

Tra i soggetti mutuati completamente dalla letteratura apocrifa è la Natività di Maria, il gesuita Andrea Pozzo, nel 1672, realizza un quadro (Chiesa di San Giorgio, Lemna (CO)) rilevante per comprendere i motivi della mostra: il fatto che un religioso del Seicento, in piena Controriforma, abbia affrontato un tema ispirandosi a testi non canonici fa comprendere come quest'ultimi non abbiano giocato un ruolo avverso alla Chiesa, ma anzi abbiano camminato parallelamente alle sacre scritture, supportando e, a volte, aiutando la stessa evangelizzazione.

Sono prestiti autorevoli che pongono indiscutibilmente la rassegna sulla scena internazionale, ma vi sono anche lavori meno noti, dalle iconografie rarissime che li rendono opere assolutamente degne di visita: la Sacra Famiglia o Madonna del bucato di Lucio Massari (1620, Galleria degli Uffizi, Firenze), mostra un inedito San Giuseppe intento a stendere i panni appena lavati da Maria e strizzati dal piccolo Gesù. L'insolito svolgimento del tema sacro avrebbe, secondo il Malvasia, una paternità più illustre, spetterebbe, infatti, a Ludovico Carracci l'invenzione iconografica !

Piuttosto interessanti anche le diverse rappresentazioni della Sant'Anna Metterza, si tratta di un'antichissima iconografia che richiama il modello trinitario: la Sant'Anna accoglie in grembo Maria fanciulla e il piccolo Gesù Bambino. Il culto della Madre della Vergine è fondato sui resoconti apocrifi del Protovangelo di Giacomo e dello Pseudo Matteo. Infine, segnaliamo un piccolo rame raffigurante la Madonna del cucito (Francesco Trevisani, 1690-1700, Galleria degli Uffizi, Firenze), dall'iconografia piuttosto rara, la rappresentazione è palesemente influenzata dagli ideali arcadici di semplicità e chiarezza compositiva. Si affronta il tema, non trattato dai Vangeli canonici, caro all'Accademia dell'Arcadia, che ha contribuito alla sua diffusione a livello europeo: l'infanzia di Gesù. Ancora una volta qui si vede quanto importante sia stata la tradizione letteraria apocrifa per la cultura e la storia dell'arte.

NOTE

1 Dal 2004 ad oggi, infatti, si sono alternate esposizioni molto ben congeniate, impegnative e, alcune, dai temi piuttosto complessi: Floriano. Ponte di arte e fede tra i popoli d'Europa (2004); Mysterium. L'Eucarestia nei capolavori dell'arte Europea (2005); Martino. Un santo e la sua civiltà nel racconto dell'arte (2006); Apocalisse. L'ultima rivelazione (2007), esposizione poi passata nei Musei Vaticani, e Genesi. Il mistero delle origini (2008).

2 Il Comitato di San Floriano è espressione della comunità cristiana (380 abitanti) di Illegio (Udine) coordina e coinvolge diversi studiosi del Friuli, d'Italia e d'Europa, e collabora con diverse istituzioni civili ed ecclesiastiche.

3 In effetti, le caratteristiche principali di questi scritti, che ne hanno forse decretato la sopravvivenza sino ad oggi, sono quelle di aver saputo, da un lato, introdurre elementi di curiosità e di eccesso molto cari all'ambiente artistico e, dall'altro, di aver conservato memoria ortodossa di ciò che non è stato canonicamente tramandato. Tale considerazione è ancor più rilevante in considerazione del fatto che il Vangelo apocrifo di Tommaso è stato dalla Chiesa volutamente inserito in appendice ad una sinossi evangelica.

4 Il quadro ha lasciato la sua sede soltanto in tre occasioni (Londra, Parigi e Washington) e viene esposto ad Illegio solo fino al 18 maggio.

5 Il saggio del catalogo (Alessio Geretti, Il riposo durante la fuga in Egitto di Caravaggio: mistica ed estetica di un capolavoro, pp. 117-119), infatti, rimanda, per gli aspetto storico-critici, alla scheda di commento all'opera, n. 34, redatta da Andrea De Marchi (pp. 221-222), nella quale molto frettolosamente si afferma di aver sciolto il nodo relativo alla provenienza, poiché sulla base del testamento del 7 ottobre 1650 del Cardinale Vittrici, egli lasciava a Caterina Vittrici tre ritratti (raffiguranti Innocenzo X, Camillo e Olimpia Maidalchini) e poco dopo in data 30 ottobre la donna avrebbe venduto a Camillo Pamphilj due orologi e «diversi quadri di Pittura» (arch. Pamphilj, b. 86.48). Queste le novità, in realtà poco chiare, che rafforzerebbero la tradizionale ipotesi di committenza da parte del Cardinale romano !

6 Soggetto tratto, per altro, dal Vangelo apocrifo conosciuto come Pseudo Matteo.

7 Fino a questo momento non si era mai vista, nella storia dell'arte, una Vergine assopita che richiamasse così palpabilmente le donne comuni, spossate dai numerosi mestieri di carattere domestico che, per amore della famiglia, si compiono quotidianamente.

8 Chi meglio di lui potrebbe impersonare la vita attiva ?





IL CATALOGO

Il catalogo, stampato da Skira, dal titolo Apocrifi. Memorie e leggende oltre i Vangeli, è a cura di Serenella Castri, storica dell'arte. Tipograficamente pregevole, esibisce una apprezzabile e pulita attenzione editoriale. I saggi sono ad opera di studiosi dalla duplice vocazioni: storici dell'arte ed esperti di letteratura religiosa. Agile la consultazione. Dopo una corposa e densa parte iniziale, le prime 110 pagine circa, costituita da considerevoli e fondamentali, saggi di approfondimento su vari aspetti dell'iconografia cristiana alla luce della letteratura biblica ed apocrifa, si svolge il catalogo delle opere in mostra: settantasette immagini a colori di grande formato seguite da altrettante schede di approfondimento ad opera di numerosissimi studiosi.

L'impostazione delle cartelle del catalogo è quella classica (autore, titolo, datazione, supporto, dimensioni, luogo di conservazione, scritte o firme, restauri (se ci sono stati), analisi storica, iconografica, attributiva dell'opera, sigla dell'autore e bibliografia), poco pratica, invece, la disposizione delle immagini rispetto alla scheda pertinente. Eccezione fatta per una fondamentale bibliografia finale, il catalogo è privo dei cosiddetti "Apparati" di studio e delle basilari indicazioni di referenze fotografiche che si rivelano molto spesso di aiuto a studiosi e studenti durante il loro lavoro di ricerca.



LA MOSTRA

Apocrifi, memorie e leggende oltre i Vangeli
Casa dell'Esposizioni, Illegio (Udine)
24 aprile - 4 ottobre 2009




 

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