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Per Martino Filetico maestro di Francesco Colonna di Palestrina.
La πολυφιλία e il gruppo marmoreo delle Tre Grazie.
 
Stefano Colonna
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 25 Marzo 2002, n. 294
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La biografia di Francesco Colonna di Palestrina è stata ricostruita criticamente da Maurizio Calvesi a partire dal 1965, come parte costitutiva della complessa operazione critica di attribuzione dell'Hypnerotomachia 1, comprendente una ricostruzione dettagliata della fitta trama degli interessi culturali dell'autore in relazione alle opere d'arte e agli uomini di cultura del suo tempo.
Silvia Danesi Squarzina ha invece evidenziato i rapporti culturali tra Nicola Della Valle e Francesco Colonna ancora « imberbem », mostrando come quest'ultimo avesse avuto fin dalla giovane età frequentazioni con umanisti d'ambito romano.2
Altra documentazione potrebbe ora chiarire, a completamento del quadro già delineato, alcuni punti oscuri relativi al delicato momento della formazione.

In tal senso appare particolarmente interessante un donativo di cento ducati d'oro da parte di papa Paolo II Barbo a favore di Stefano Colonna per comprare libri al figlio: « ad emendum libros pro filio suo » 3. L'entità della cifra; la giovane età di Francesco, che nel 1470 aveva diciassette anni; la modalità di concessione speciale e privata tramite il cubiculario, cioè addetto personale del papa; il vincolo di destinazione d'uso: tutti questi elementi suggeriscono che Francesco Colonna doveva avere già in qualche modo dimostrato una spiccata attitudine verso il mondo degli studî. Se è d'altronde vero che il documento non contiene in modo esplicito il nome di Francesco Colonna, appare comunque improbabile che un così cospicuo 4 investimento culturale non sia stato effettivamente speso dal padre altri che a suo favore. Se dunque, come pare, il documento con la donazione è ascrivibile alla biografia di Francesco Colonna, non risultando un'iscrizione di Francesco Colonna nei ruoli di qualche Università 5 , il documento è utile anche per stabilire una data post-quem, ovvero un punto fermo per la sua prima formazione nel caso molto probabile che Francesco avesse ricevuto un'istruzione privata tramite un precettore o personale o riservato ad un ristretto gruppo di allievi. Ipotesi che diviene plausibile considerando che Martino Filetico nel medesimo anno dell'acquisto dei libri per Francesco Colonna, vale a dire nel 1470, divenne precettore di suo cugino Giovanni, che in seguito diventerà cardinale.



Breve biografia di Martino Filetico fino al 1470 6

Martino Filetico nacque a Filettino, etnico per Filetico, a sua volta esemplato sul greco φιλητικός 7. Il Filetico era allievo del maggior maestro di latino del Quattrocento, Guarino Veronese e, ricco di tale preparazione culturale e relativa fama, fra il 1453 e il 1455 era stato chiamato ad Urbino per istruire Bonconte, figlio naturale di Federico di Montefeltro, e di Berardino, figlio di Ottaviano degli Ubaldini, il futuro dedicatario delle Iocundissimae disputationes. Tra il 1458 e il 1460 era stato poi chiamato a Pesaro da Alessandro Sforza quale precettore privato dei suoi figli Battista e Costanzo.
Nel 1460 Federico da Montefeltro si era unito in matrimonio con Battista. Battista aveva quindi compiuto un viaggio in Sabina e nel 1461 era stata accompagnata a Roma presso Pio II. In quell'occasione era presente anche il Filetico per partecipare personalmente alla presentazione della sua coltissima allieva presso il papa 8.
Negli anni successivi 1462-63, Martino Filetico aveva scritto le Iocundissimae Disputationes, opera latina concepita come dialogo urbinate tra il Filetico e i suoi allievi Battista e Costanzo Sforza in ricordo degli anni di insegnamento a Pesaro.

Il Filetico si era recato nuovamente a Roma nel 1467 e verso la fine del 1468 aveva cominciato ad insegnare presso lo Studium Urbis poco prima del Calderini e aveva anche ricevuto il titolo di poeta laureato dall'imperatore Federico III; contestualmente, come noto, i Pomponiani venivano arrestati da papa Paolo II e rinchiusi in Castel Sant'Angelo in attesa del processo. Sempre presso lo Studium Urbis nell'anno accademico 1468-69 il Filetico aveva tenuto un corso su Persio e uno su Giovenale nel successivo 1469-70 9. La lezione ciceroniana del Filetico doveva costituire, durante il suo esordio romano, un modello di riferimento per le formazione culturale, morale ed ideologica degli studenti universitarî e un complesso, probabilmente dialettico e critico punto di riferimento per la cultura antiquariale dei pomponiani della prima e della seconda Accademia Romana.
In una data non chiaramente precisabile si deve inoltre inserire il viaggio di studio in Grecia, che risultò fondamentale per la costruzione della personalità scientifica e letteraria del Filetico.



Martino Filetico maestro di Francesco Colonna: ipotesi e documenti.

In questo momento immediatamente successivo all'uscita dei pomponiani dal carcere, sembra plausibile situare il possibile contatto con Francesco Colonna di Palestrina, la cui occasione documentabile risalirebbe agli anni 1470-1471, quando Martino Filetico diviene precettore di Giovanni Colonna, figlio di Antonio, principe di Salerno e prefetto di Roma 10. Giovanni, che era allora quindicenne, diventerà poi cardinale e sarà promotore di un'intensa attività culturale, nonché mecenate di Evangelista Maddaleni Capodiferro, poeta latino minore, ma con spiccati interessi antiquariali attinenti alla cerchia dell'Hypnerotomachia.

Si potrebbe ragionevolmente presumere una qualche forma di condiscepolato di Giovanni e Francesco Colonna presso Martino Filetico nel 1470-1471, le cui modalità di attuazione sono ancora ovviamente tutte da definire. La prima formazione e la prima carica pubblica di Francesco Colonna sono documentati con il donativo di Paolo II per l'acquisto dei libri del 1470 e la nomina a Canonico Lateranense del 1471 nello stesso mese dell'elezione al pontificato di Sisto IV.

Vi sono almeno tre elementi di contiguità tra Francesco Colonna e Martino Filetico che possono autorizzare l'ipotesi di un discepolato. Quest'ultimo infatti:

  1. usa nel 1462-63, quindi prima del 1470, il termine greco « πολυφιλία », che ricorre poi latinizzato nell' editio princeps dell'Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna stampata nel 1499;
  2. compone nel 1461 versi latini per il celeberrimo gruppo marmoreo delle Tre Grazie a quella data appartenenti a Prospero Colonna, che diventeranno poi il soggetto di un'incisione dell'Hypnerotomachia
  3. tiene lezioni allo Studium Urbis che vengono seguite da Mariano de Blanchellis, erudito di Palestrina in stretto contatto con Francesco Colonna

Nel giro dei primi anni '70 e quindi della prima formazione di Francesco Colonna si succedono una serie di eventi: nel 1472 muore Battista Sforza; nel 1473 Nicola Della Valle riceve l'incarico di professore straordinario di diritto civile il 31 gennaio dello stesso anno viene assegnata al Filetico una cattedra di retorica a "La Sapienza"; il 15 maggio successivo Francesco Colonna diviene protonotario apostolico e Canonico di San Pietro per morte di Nicola della Valle. Il 28 giugno 1473 Lo Studium Urbis corrisponde, per la seconda "terziaria" fiorini romani 63 1/3 a Martino Filetico « conducto in greco, et in loco di M.º Gaspare Veronese, in retorica » 11.
Si può affermare che il discepolato dei Colonna costituisse uno spartiacque nella carriera del Filetico, che separava gli anni pesaresi dell'insegnamento privato presso gli Sforza dai successivi anni romani dell'insegnamento pubblico nello Studium Urbis. Per Francesco Colonna invece l'anno 1470 dovette rappresentare il primo gradino del cursus honorum.



La « πολυφιλία »

Martino Filetico fu dunque pedagogo e professore di greco e di retorica nello Studium Urbis. Umanista di notevole preparazione culturale, ebbe scarsa fama, e comunque non proporzionata al suo valore, molto probabilmente per via del fatto che la sua opera forse più originale ed importante, le Iocundissimae Disputationes rimase inedita nell'unico esemplare esistente, vale a dire la copia di dedica, oggi Urb. Lat. 1200 12 e anche quasi sconosciuta, eccezion fatta per gli studi pionieristici del Pecci. Il testo rievoca tre giornate di studio, dove si alternano in dottissime conversazioni il maestro e i suoi due giovani allievi.
Al fratello Costanzo, che sostiene la superiorità del latino, la raffinata Battista oppone dei ragionamenti squisiti:

    "Velim et in hoc etiam Graecorum linguam copiosiorem intelligas quam nostram, quod apud eos plurima sunt consignatissime et singulariter dicta, quae nequaquam latine privis verbis absque circumlocutione dici possunt, quod probe meminit Martialis tuus, homo iocis plenus sed apprime eruditus:

      Dicunt tamen Εαρινὸ ν poetae,
      sed Graeci quibus nihil est negatum
      et quos et quos Αρης ̉́Αρης decet sonare :
      nobis non licet esse tam disertis
      qui Musas colimus severiores,

    et ut est illud Aesopi ; η̉ δὲ γλυφὴ σὺν τοι?ς πτεροι˝ς πρὸ τω?ν ̉οφθαλμω?ν ειστήκει   et ut illa verba sunt : πολυφιλία, πολυτροπία, πολυσαρκί α et multa alia quae propriis vocibus et absque periphrasi nullo modo interpretari possunt latine, et ut etiam illa sunt nomina quibus nos scientias appellamus : γραμματική, ρητορική, α̉ριθμητική, α̉στρολογία, ποιητική   et alia omnia. Quomodo haec Latina oratione et uno verbo dicamus non intelligo. Quanam latina voce Plutarchi librum quoius est titulus Περὶ <πολυ>πραγμοσύνης    nominemus ? De negotiositate, dices. Id nimis asperum et durissime contortum est: nec Greco illi verbo omnino respondet, nec argumentum illius libri hoc nomine demonstratur. Non enim de capessendo negotium nos hortatur, sed avaritia et rerum non necessaria cogitatione deterret, quod uno Latino nomine significare non possumus […] 13.

Il greco esprime bene concetti complessi con parole composte, che non trovano un corrispettivo latino altrimenti che tramite perifrasi. Argomentazione semplice, ma stringente, corredata da esempi calzanti, che rendono a tratti dotto ed erudito un testo altrimenti narrativo e retorico, piano, facilmente leggibile ed estremamente godibile. Codesto amore per la lingua e tanta erudizione ricorrono spesso nell'opera del Filetico, in particolare nello scritto sugli inventori dell'alfabeto dedicato ad Alessandro Sforza e conservato in copia unica nel codice della Biblioteca Nazionale Marciana 14. Il Filetico sostiene che inventori dell'alfabeto furono gli Egizi e non i Fenici, avendo avuto questi ultimi comunque il merito di diffonderlo.

L'interesse per gli alfabeti e la cultura egizia ben si colloca nell'ambito culturale finora delineato della Siena ermetica di Enea Silvio Piccolomini, a sua volta variamente collegata all'Hypnerotomachia tramite il Somnium de Fortuna di Enea Silvio.

Ma il motivo di più grande interesse del passo delle Iocundissimae disputationes sta nella presenza del termine greco « πολυφιλία », che, come noto, costituisce il motivo ispiratore dell'Hypnerotomachia.

Se Martino Filetico fu veramente maestro di Francesco Colonna, appare possibile congetturare un vero e proprio travaso di amore per la grecità e la linguistica applicata allo studio delle forme verbali nuove e significanti, agli hapax e a quel clima assolutamente originale, che costituisce il substrato dell'Hypnerotomachia.



Le Tre Grazie 15

Il celeberrimo gruppo marmoreo delle Tre Grazie, rinvenuto nei giardini dei Colonna presso il Quirinale ai tempi di Prospero, poi regalato al cardinale Francesco Piccolomini, successivamente divenuto papa Pio III e quindi trasferito da Roma a Siena nella Libreria Piccolomini del Duomo, fu oggetto di particolare attenzione da parte di artisti e letterati a partire dal XV secolo. Tra i primi a conoscerlo e citarlo troviamo Fra Giocondo. Sembrano però sfuggiti alla critica i versi di Martino Filetico, pure non inediti, perché pubblicati dal Pecci, anche se censurati 16. Ne propongo qui la versione completa tolta dal Laurenziano 38.

Martinus Phileticus, de ortu & statu charitum

Ducentes charitas viva[m] de marmore forma[m]
vidimus: & sacram vidimus effigiem:
Has divus Prosper: quem diva columna creavit
Servat: & augustis has h[abe]t in laribus.
Sunt forma facie atque pares aetate sorores
tres: manibusqu[ae] manus brachia nexa tene[n]t
Sunt pariter nude: sed stat conversa duabus
Altera: qu[am] due nos bene conspiciunt
Euphrosine dextrum cornu ten[et]: ordine l[e]vum
Aglace medium pulchra thalia locum.
Liber & alma venus tales genuere sorores.
Unde alitur veneris notus uterq[ue] puer.

IDEM de significatione charitum

Quesieras charitum veras cognosce causas:
Cur nude: aut nexe: respiciuntq[ue] duc.
Accipe iamdudum quesitas p[er] lege causas
Octaviane decus spes q[ue] solusq[ue] mea
Pingunt nude: quam velamine debet
Nullo infesta bonis gratia adesse viris:
Pinguntur nexe: q. mutua federa iungu[n]t
Et durat cunctis gratia temporibus
Nosque due spectant: aversa e[st] altera nobis:
Gratia & simplex dupla redire sol[et]

Il gruppo marmoreo delle Tre Grazie ispirò molte opere d'arte, prima fra tutte un'elegante xilografia dell'Hypnerotomachia.

Secondo l'Arbizzoni il carme di Martino Filetico fu ideato nel 1461, in occasione del viaggio a Roma di Battista Sforza e dedicato ad Ottavio Ubaldini 17. Si tratterebbe dunque della prima testimonianza a noi nota, concepita quando il gruppo era ancora presso Prospero Colonna. Se dunque il carme del Filetico era stato dimenticato dalla critica, ancor più negletti i rapporti tra il Filetico e l'Hypnerotomachia e il suo vero autore Francesco Colonna romano, ora chiaramente inquadrati nel discepolato di questi presso il Filetico.



Altri riscontri

Martino Filetico è sicuramente maestro di Mariano de Blanchellis prenestino, antiquario e notaio di Francesco Colonna di Palestrina 18. Il Mercati, leggendo più attentamente dei suoi predecessori le note in margine ai testi dell'Ottob. Lat. 1256, ricondusse la loro paternità a Martino Filetico e identificò il loro autore in Mariano de Blanchellis riconsiderandone l'operato alla semplice funzione di estensore del codice in qualità di allievo del Filetico 19. Si tratta dunque della revisione degli appunti "di classe" di uno dei più solerti allievi del Filetico presso lo Studium Urbis.

A confermare infine l'unità e la circolazione di temi culturali tra le corti di Roma ed Urbino, nonché tra le famiglie Colonna e Montefeltro, si può citare un carme in volgare del francescano Angelo Gallo dedicato a Caterina Colonna contessa di Montefeltro, figlia di Lorenzo Colonna e nipote di papa Martino V in cui è presente il topos dell'Hypnerotomachia dove la donna viene a consolare in sogno il poeta 20.

A Madonna Catherina co[n]tessa di mo[n]tefelt[r]o

Nobele bella saggia & gratiosa
Quanto esser pote creatura humana
& benche sij mundana
De laltre singular tu sei pur donna
Tu nobel tu gentil tu generosa
Come sa chiar l'antiq[ui]ta romana
Anzi pur la troiana
Unde hebbe initio tua casa colonna
Di famosi preavi tua madonna
Tacer voglio hora & lor stato giocondo
Ma lor dier legge al mondo
Col senno & fu cum la lucente spada
Que tegno el dire a bada
De la tua gesta nacq[ue] el sacro impero
Ne sol tuo zio ha succeduto a piero.

[...] [fol. 158r.:] [explicit] El te convien canzone
Alto volar cum lale del desyo
Vicin vicino a dio
A quella ch[e] gli sta si proximano
Che tieni un cor in mano
Prostrata in ginochione
Prega porgendo questi duri carmi
Me vegna spesso in sogno a co[n]solarmi






NOTE

1 La voce Francesco Colonna di Palestrina è assente dal Dizionario Biografico degli Italiani. Maurizio Calvesi, Il sogno di Polifilo prenestino, Roma, Officina, 1980 (prima edizione) e 1983 (seconda edizione riveduta e corretta) in appendice si trova la ristampa del saggio del 1965; La pugna d'amore in sogno di Francesco Colonna Romano, Roma, Lithos, 1996; Precisazioni sulla fortuna del mosaico prenestino nel Rinascimento, in "Atti della Accademia Nazionale dei Lincei", Cl. Di sc. Morali, stor. E filologiche, a. CCXC - 1993, Rendiconti, S. IX, vol. IV, fasc. 2, pagg. 229-234.

2 Silvia Danesi Squarzina, Francesco Colonna principe, letterato e la sua cerchia, in "Storia dell'Arte", 60, maggio 1987, pp. 137-154. Sul Della Valle e in particolare sull'epistola menzionata, prende posizione critica il De Nichilo nella relativa voce del Dizionario Biografico degli Italiani. Il legame tra Nicola Della Valle e Francesco Colonna testimoniato dalla lettera viene confermato dal fatto che Francesco Colonna il 2 ottobre del 1473 ottiene il canonicato di San Pietro per morte di Nicola Della Valle. Cfr. Biblioteca Apostolica Vaticana, Archivio Barberini Colonna di Sciarra, tomo 160, fasc. 4 (presenti entrambe littera gratiae e successiva littera executoria).

3 Gaspare da Verona e Michele Canensi, Le vite di Paolo II, a cura di Giuseppe Zippel, Città di Castello, S. Lapi, 1904. Rerum Italicarum Scriptores, Raccolta degli Storici Italiani dal cinquecento al millecinquecento ordinate da L. A. Muratori, tomo III, parte XVI, pag. 54, nota 2 e pag. 137, nota 1; ricordato da Roberto Weiss, Un umanista veneziano. Papa Paolo II, Venezia - Roma, Istituto per la collaborazione culturale, 1958, pag. 31; ho controllato il documento originale, oggi conservato nell'Archivio di Stato di Roma di cui esiste anche la riproduzione microfilm 217. Roma, Archivio di Stato, Camerale I, Spese minute di palazzo, 1481 (Computa Cubicularii 1468-1471), fol. 49r.: " p[er] libros filij d[omi]nj Stefanj de Colu[m]na. Eodem die s[anctissi]mus d[omine] n[oster] per manus dominj petri cubicularij largitu[m] est d[o]m[in]o Stefano de colu[m]na ad emend[os] libros p[ro] filio suo duc[ato]s. largos centu[m] [...] 100 ".

4 Il documento è discusso in Stefano Colonna, Francesco Colonna e Giovanni Gioviano Pontano, in Roma nella svolta tra Quattro e Cinquecento. La rivisitazione pagana di artisti e umanisti. Cultura antiquaria tra filologia e simbolo. Il problema del Polifilo, atti del convegno, Roma, 28 - 31 ottobre 1996, in corso di pubblicazione. Per fare un esempio comparativo, grazie all'aumento triennale concesso da Pio II, lo stipendio universitario di Pietro Odi da Montopoli per il suo insegnamento a "La Sapienza" di Roma nel 1458 ammontava a cento ducati d'oro. Si veda Rino Avesani, Appunti per la Storia dello "Studium Urbis" nel Quattrocento, in: Roma e lo Studium Urbis. Spazio urbano e cultura dal Quattro al Seicento, Roma, 1992, pp. 69-87.

5 Purtroppo la documentazione maggiormente lacunosa è proprio quella relativa ai ruoli dello Studium Urbis, che presenta numerose lacune persino per la ricostruzione degli elenchi dei docenti. Si veda Rino Avesani, Appunti per la Storia dello "Studium Urbis" nel Quattrocento, in Roma e lo Studium Urbis. Spazio urbano e cultura dal Quattro al Seicento, Roma, 1992, pp. 69-87, partic. pag. 73: « La scarsità della documentazione superstite rende impossibile, come è noto, un elenco completo dei professori. Mancano, infatti, i rotuli fino al 1514 e per il secolo XV ci sono pervenuti solo i cinque registri della Camera Urbis, da cui anche lo Studio dipendeva, relativi agli anni 1473-74, 1481-82, 1482-84, 1495, 1496, e da essi solo un decennio fa Maria Cristina Dorati da Empoli ha pubblicato, elencandoli per discipline, i nomi dei lettori relativi a quegli anni ».

6 Martino Filetico nacque a Filettino intorno al 1430 e morì a Ferentino intorno al 1490 (Concetta Bianca 1997). La prima trattazione a carattere monografico è di Benedetto Pecci, Martino Filetico, in ID., L'Umanesimo e la "Ciocieria", Trani, 1913, pp. 115-208. Ora si veda: Piergiorgio Parroni, La cultura letteraria a Pesaro sotto i Malatesti e gli Sforza, in: Pesaro tra Medioevo e Rinascimento, Venezia, 1990, pp. 203-222; Martino Filetico, Iocundissimae Disputationes, Modena, Panini, 1992. Presentazione di Scevola Mariotti. Introduzione, traduzione e testo critico di Guido Arbizzoni. Edizione critica dell'Urb. Lat. 1200 con testo bilingue latino e italiano; Concetta Bianca, Martino Filetico, in " Dizionario Biografico degli Italiani", Roma, XLVII, 1997, pagg. 636-640.

7 « Phileticus amator morum » è la traduzione che del suo nome il Filetico dà nel commento alle epistole di Cicerone. Si veda il fondamentale saggio di Carlo Dionisotti, "Lavinia venit litora". Polemica virgiliana di M. Filetico, in "Italia Medioevale e Umanistica", I, 1958, pp. 283-315. Potrebbe essere un nome accademico pomponiano. È comunque sicuramente etnico ed al tempo stesso ha valore simbolico - emblematico.

8 Battista Sforza si era unita in matrimonio con Federico all'età di quattordici anni, aveva subìto un aborto e così aveva intrapreso un viaggio ricreativo in Sabina e in Roma nel 1461, con visita a papa Pio II. Gino Franceschini, Quattordici brevi di Pio secondo a Federico da Montefeltro, ibid., pagg. 133-175, in: Enea Silvio Piccolomini Papa Pio II. Atti del Convegno per il Quinto Centenario della morte e altri scritti raccolti da Domenico Maffei, Siena, 1968, Accademia Senese degli Intronati, partic. pag. 151, che ricorda l'accoglienza di Battista a Roma nei primi giorni del 1461. L'accompagnarono il padre, lo sposo, le damigelle e recitò un'orazione alla presenza del papa. Fu nel corteo anche Filetico.

9 Interessanti le notazioni del Weiss in merito all'atteggiamento del papa Barbo nei confronti degli intellettuali. Si veda in proposito Roberto Weiss, Un umanista veneziano. Papa Paolo II, Venezia - Roma, Istituto per la collaborazione culturale, 1958, pag. 18: « L'atteggiamento di Papa Paolo verso vari umanisti fu ben lungi dall'esser ostile. Né ostile, anzi favorevole, fu il suo atteggiamento verso l'umanesimo di Roma. Infatti, durante il suo pontificato, lo Studium Urbis ebbe un nuovo rifiorire e venne rinnovato e riorganizzato. Maestri illustri vennero chiamati ad insegnarvi: basterà ricordare qui Martino Filetico, che a Papa Paolo [II] indirizzava un poemetto latino tuttora inedito e non del tutto privo di interesse, (5) e la riorganizzazione veniva pure celebrata dal papa con l'emissione di una medaglia, nel cui rovescio il medaglista si ispirava ad una moneta antica onde illustrare il motto laetitia scholastica. Questo poemetto forma ora il cod. lat. 3607 della Vaticana ».

10 Si veda l'epistola dedicatoria indirizzata dal Filetico al suo allievo Giovanni Colonna citata dal Pecci, 1913. Francesco Colonna era cugino di Giovanni.

Stefano COLONNA
di Nicolò di Palestrina
sposa
Sveva ORSINI
_________________________
|           |           |
Francesca   Stefano     Imperiale
            |           sposa in terze nozze
            |           Antonio COLONNA
      Francesco         principe di Salerno
      sposa             prefetto di Roma
      Orsina ORSINI     |
                        |
                        |______________
                        |              |
                        Prospero    Giovannni cardinale
                                    allievo di Martino Filetico


11 Gaspare da Verona e Michele Canensi, Le vite di Paolo II, a cura di Giuseppe Zippel, Città di Castello, S. Lapi, 1904. Rerum Italicarum Scriptores, tomo III, parte XVI, pag. 217, 78-79: il 28 giugno 1473 si pagano, per la seconda "terziaria" fiorini romani 63 1/3 a Martino Filetico « conducto in greco, et in loco di M.º Gaspare Veronese, in retorica ». Registro della Gabella dello Studio, 1473-1474.

12 Biblioteca Apostolica Vaticana., Urb. Lat. 1200. Pubblicato integralmente in edizione critica bilingue latina citata.

13 Martino Filetico, Iocundissime Disputationes, ediz. Cit., pag. 100.

14 Emy dell'Oro, Uno scritto di Martino Filetico sugli inventori dell'alfabeto, in: "Res publica litterarum. Studies in the Classical tradition", a. XXI, I della nuova Serie, Roma, Salerno, 1998, pagg. 121-133. La Dell'Oro analizza e propone una nuova edizione del testo di Martino Filetico, De primis inventoris litterarum, Biblioteca Nazionale Marciana, Lat. XIV, 239 (4500), ff. 44r. 47r., testo per la prima volta edito da Umberto Caperna, Un inedito di Martino Filetico, in: "Teretum. Bollettino della Libera Associazione Ciociara", IV, 2, 1993, pagg. 51-63.

15 Cfr. Pecci, pag. 166.
La storia del gruppo marmoreo delle Tre Grazie è molto complessa ed è stata recentemente ricostruita ne La Libreria Piccolomini nel Duomo di Siena. The Piccolomini Library in Siena Cathedral, a cura di Salvatore Settis e Donatella Toracca, Modena, Franco e Cosimo Panini, 1998. Si veda comunque il sempre fondamentale G. B. de Rossi, Miscellanea di notizie bibliografiche e critiche per la topografia e la storia dei monumenti di Roma, in: "Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma", XIV, pagg. 345-356, serie terza, 1886. N. 8 (Tre Grazie), pagg. 345-347, [pag. 346:] L'intero epigramma [della base] è stampato nel Muratori, Thes. Inscr. 494, 3 e nell'Antologia latina del Burmanno, I, 77 (Meyer, n. 1555). (nota 4) [...] il cardinale Piccolomini ebbe il dono del gruppo probabilmente quando era potente come nipote del papa Pio II (a. 1458-1464), dal cardinale Prospero Colonna, morto l'anno 1463.

16 Firenze, Biblioteca Laurenziana, Plut. 38, 38, fol. 48 v. Ms. cart. datato 1466. Ho preso visione esclusivamente del microfilm, RM0267 - Biblioteca nazionale centrale V. Emanuele II, Centro Studi sul Manoscritto, Microfilm, Pos. 3207. Edito da Benedetto Pecci, 1913, pagg. 166-167, ma censurata dei due versi « pinguntur nude ... viris ».

17 Arbizzoni 1992, nota 28 a pag. 52.

18 Cfr. Ottob. Lat. 1256, f. 51r. Pomponius Laetus de Romanae Urbis vetustate noviter impressus ac per Marianum de Blanchellis Praenestinum emendatus. [carta a 1 v.: epistola dedicatoria senza luogo e senza data:] Camillo Porcio Basilicae Sancti Petri de Urbe [lacuna] Canonico Iacobus Mazochius Romanae Academiae Bibliopola Salutem.[Colophon a c. E 4 r.:] Impraessum Romae per magistrum Iacobum mazochiu[m] Anno Mdx [Segue marca tipografica].

19 Giovanni Mercati, Tre dettati universitari dell'umanista Martino Filetico sopra Persio, Giovenale ed Orazio (Classical and Medieval studies in honor of Edward Kennard Rand, New York, 1938, pp. 221-230), in G. Mercati, Opere Minori, vol. VI, (1937 - 1957), Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 1984, pagg. 13-24 (Ottob. Lat. 1256).

20 Angeli Galli, Alexandri Sforza et aliorum carmina italica, Urb. Lat. 699, olim 928, cf. tegumenti dorsum, saec. XV, membran., mm. 297. Bibl.: Cosimo Stornajolo, Bibliothecae Apostolicae Vaticanae Codices Manu Scripti recensiti iussu Pii X Pontificis Maximis preside Card. Alfonso Capecelatro Archiep. Capuano S.R.E. Bibliotecario. Codices Urbinati Latini descripsit Cosimus Stornajolo, tomus II, codices 501-1000, Romae, Typis Polyglottis Vaticanis, MCMXII.





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Tre Grazie
fig. 1
Tre Grazie,
Siena, Duomo, Libreria Piccolomini

 

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