"Panta rei" 
        Eraclito VI sec. a.C. 
       
       
        "[..]Nella mia progettazione c'è un elemento antico, di 
        osservazione del cambiamento e dunque di instabilità percettiva 
        ma il dato più forte è quello della realtà odierna, 
        dove la velocità delle comunicazioni non ha paragone con il passato. 
        Infine, c'è una rivoluzione rispetto alla storica immutabilità 
        alla quale l'architettura legava la sua identità. Questa immutabilità 
        era lo specchio di una società ferma, mentre oggi noi sappiamo 
        che la società si muove molto velocemente. L'architettura deve 
        rappresentarla, e dunque pensare se stessa diversamente. E la sua nuova 
        scorrevolezza va percepita da chi guarda e da chi la progetta" 
        Toyo Ito, 27 Ottobre 2001 
        
      L'autorevole scenario della Basilica Palladiana fa da 
        cornice anche quest'anno al consueto appuntamento vicentino con l'architettura 
        contemporanea, ospitando la mostra monografica dell'architetto giapponese 
        Toyo Ito. Proseguendo una formula consolidata, l'architetto protagonista 
        è stato chiamato dall'associazione Abaco 
        (http://www.abacoarchitettura.org) 
        a selezionare il materiale da esporre e a progettare un originale allestimento, 
        allo scopo di mettere in scena la sua architettura all'interno del grande 
        salone medievale della Basilica, che si conferma anche in questa occasione, 
        uno degli spazi espositivi più suggestivi al mondo nell'ospitare 
        mostre di architettura (1). 
      Per il pubblico italiano questa mostra è un evento 
        eccezionale per almeno due buoni motivi: innanzitutto perché erano 
        più di dieci anni che Ito non presentava la sua ricerca in Italia 
        (2), in secondo luogo perché 
        è la prima monografica al mondo su Ito dopo l'inaugurazione nel 
        Gennaio 2001 della Mediateca di Sendai, e questo, tra l'altro, dovrebbe 
        bastare a spiegare la carica espressiva dell'allestimento, che è 
        sicuramente più vicino ad una performance che non ad una tradizionale 
        mostra di architettura. 
      Non è esagerato infatti dire che la Mediateca 
        di Sendai, è l'edificio più significativo e più atteso 
        di fine millennio (3), che in qualche 
        maniera ha traghettato l'architettura nel ventunesimo secolo, e che retroattivamente, 
        come ogni manifesto (4) che si rispetti, 
        ha gettato nuove luci sul passato e aperto orizzonti vastissimi nel futuro, 
        ponendo questioni e domande sul rapporto tra l'architettura, i media elettronici, 
        le nuove tecnologie, la natura, la società. 
      Ito, nell'allestire la mostra, si è servito dunque, 
        del linguaggio e dell'immaginario elaborato durante i cinque anni di progettazione 
        e realizzazione della mediateca, regalandoci una rilettura estremamente 
        suggestiva della propria architettura attraverso un'esposizione che privilegia 
        l'aspetto emotivo rispetto a quello comunicativo 
      Quest'ultimo tema del mostrare l'architettura, la sua 
        finalità, ed il confronto con lo spazio della Basilica Palladiana 
        da parte di Ito (5), è stato 
        l'argomento principale dell'incontro del 27 ottobre con l'architetto, 
        il quale aveva già inaugurato la mostra con una conferenza introduttiva 
        sul suo lavoro più che trentennale, il 7 settembre al Teatro Olimpico 
        e che è possibile visionare negli spazi adiacenti alla mostra. 
      
      
         
          
            
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	  È molto difficile dar conto obiettivamente di un ambiente 
        così fascinoso: diciannove tubi in tessuto leggero e traslucido, 
        alti fino alla volta e illuminati dall'alto, oscillano impercettibilmente 
        per via di naturali fenomeni fluidodinamici mentre l'aula buia riverbera 
        onde sonore che galleggiano in sottofondo (6). 
        All'interno di ogni colonna luminosa, alla base, vengono proiettate le 
        immagini dei progetti, statiche o in movimento, su un supporto trasparente 
        circolare che a volte sostiene dei modelli. Le immagini focalizzandosi 
        sul tavolo di plexiglass, si proiettano anamorficamente anche sulle pareti 
        dei tubi luminosi, dando vita ad opache luminescenze.  
        
        La visita si svolge fluidamente accostandosi alla base dei cilindri e 
        guardando all'interno attraverso dei fori minuscoli, ma sufficienti per 
        capire fin nei minimi dettagli il progetto.Uno spazio speciale, un recinto 
        a pianta ellittica, è dedicato alle proiezioni in computer grafica 
        della Mediateca di Sendai. Non ci sono planimetrie o sezioni da decifrare, 
        né pareti verticali o plastici ingombranti che congestionino l'ambiente: 
        al racconto didascalico si è sostituita un'atmosfera percettiva 
        che comunica tutta l'essenza dell'architettura di Ito.
       
      
         
          
            
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      Fin dal primo momento Ito annuncia che tema dell'esposizione 
        è l'acqua. La prima immagine che mostra durante la conferenza inaugurale 
        è quella di un allestimento per un balletto di danza contemporanea: 
        un proscenio bluastro, con fluttuanti colonne di lycra ed un pavimento 
        di alluminio che riflette verso una profondità indefinita tutta 
        l'altezza dell'ambiente. Ad un certo punto i ballerini entrano in scena 
        e cominciano a mimare l'ondeggiare sinuoso delle alghe marine accarezzate 
        dei flussi acquatici.  
         
        Ecco, questo è l'immaginario evocato da Ito alla Basilica Palladiana. 
        L'austero salone, si è disciolto in un volume fluido, all'interno 
        del quale galleggiano alghe luminose e quasi vitali per le decine di visitatori 
        che "nuotano" e si raggruppano intorno, come pesci in un abisso 
        fluorescente, o in acquario "urbano".  
         
        D'altronde, la Mediateca di Sendai, esalta proprio questo concetto: un 
        grande cubo trasparente di 50 metri di lato, all'interno del quale galleggiano 
        7 piani di diversa altezza e con diverse destinazioni, sostenuti da una 
        foresta di 7 alghe fluttuanti che sono al tempo stesso elemento strutturale, 
        cavedi per ascensori e scale di sicurezza, alloggiamenti per impianti 
        elettrici e di condizionamento dell'aria, percorsi per il cablaggio telematico. 
        In altre parole, nello spazio libero dei piani, tralicci leggeri come 
        canne di bambù, raccolgono e incanalano tutti i flussi "vitali": 
        il flusso delle tensioni strutturali, della mobilità degli utenti, 
        i flussi elettrici e telematici, i flussi di aria, luce e calore. 
      
         
          
            
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      "In passato il valore della leggerezza era molto 
        forte in me. La cercavo ovunque. Oggi sono cambiato, e do più importanza 
        al fluttuare, alla scorrevolezza. Con questo termine vorrei indicare il 
        tentativo di collocare un'architettura all'interno di un ambiente in continua 
        trasformazione. L'ambiente esterno è vento e luce che cambiano. 
        L'architettura deve mutare con l'ambiente che la ospita" 
      In conclusione, Toyo Ito propone, con questo allestimento, 
        un'estensione, in una dimensione tattile e percettiva, del proprio metodo 
        progettuale che predilige la riflessione sui temi della leggerezza e della 
        trasparenza che sono i valori di architettura il più possibile 
        aderente ai paradigmi della società dei media elettronici.  
        
       
      Ripercorrere anche sinteticamente le tappe dell'evoluzione 
        del linguaggio di Ito significa imbattersi in questioni critiche che coivolgono 
        le vicende dell'architettura degli ultimi trent'anni (7), 
        pertanto presento di seguito solo 6, dei 15 progetti "proiettati" 
        alla mostra: sono tutte architetture effimere che rifuggono qualsiasi 
        calligrafismo architettonico, ma che rappresentano i punti fermi dell'attuale 
        dibattito sul rapporto tra architettura e media elettronici. In realtà, 
        la Mediateca di Sendai, è un'impressionante sintesi delle posizioni 
        maturate nel corso degli anni da Ito in particolare a proposito del tema 
        delle membrane sensibili sulla scorta del pensiero McLuhan sull' "abito 
        mediale", il tema della dialettica tra corpo e contenitore, il tema 
        dell'abitare nell'era contemporanea ed infine il tema dei flussi, delle 
        interrelazioni, dei valori immateriali. 
        
      
      PAO I
      Allestimento per Pao: dwelling of Tokyo Nomad Woman", 
        Grande Magazzino Seibu, Tokyo, 1985 
         
        Questo progetto rappresenta una delle prime importanti riflessioni sul 
        senso dell'abitare nell'epoca dell'elettronica. 
   
        
        "[..] La casa del futuro è una tenda di forma ovoidale, 
        delimitata da veli trasparenti. All'interno tre mobili evanescenti: uno 
        per il trucco, uno per mangiare, uno per le attività intellettuali. 
        Viviamo, afferma Ito, in un'epoca aerea, immateriale, fatta di flussi. 
        A cosa servono le pareti quando possiamo trasformare i muri in membrane 
        che captano segnali dal contesto circostante? E a che cosa servono i contenitori 
        che ingombrano la nostra casa ? L'elettronica permetterà di liberarci 
        dai vincoli e dai limiti della società meccanica. Il nomadismo, 
        soprattutto quello virtuale di Internet e delle reti, garantirà 
        al nostro corpo un'espansione illimitata. Ci renderà più 
        leggeri e trasparenti, ma non ci priverà della dimensione materiale 
        né dei valori sensoriali, per la stessa ragione per la quale il 
        telefono non ci ha impedito l'incontro interpersonale o la televisione 
        il gusto del libro." [Prestineza Puglisi , 1999]  
        
       
        
      
      Tower of Wind
      Torre dei venti, Yokohama-shi, Kanagawa, 1986 
         
        La torre di 21 metri si trova vicino alla stazione ferroviaria di Yokoama 
        ed è il nuovo guscio di una vecchia torre in cemento. Una doppia 
        membrana di pannelli specchianti all'interno e di alluminio perforato 
        all'esterno, riproducono un effetto caleidoscopico quando vengono illuminati 
        da un sistema di illuminazione alloggiato dentro l'intercapedine. L'intensità 
        dei riflettori viene regolata da un computer in base al numero di decibel 
        prodotti dal traffico e dalla direzione e intensità del vento 
         
        "[..] Anche la Torre dei venti incarna il concetto di "design 
        dell'aria", aria che non si visualizza ma che è satura di 
        informazioni." [Ito, 1991]  
         
      
      Egg of Winds
      Ingresso a Okawabata Rivercity 21, Chuo-ku, Tokyo, 1990 - 1991 
      "Davanti a due alti edifici per abitazioni fluttua 
        un uovo lungo 16 metri e largo 8, rivestito di pannelli di alluminio. 
        Di giorno è un oggetto semplice che riflette la luce del sole. 
        Al tramonto entrano in azione i cinque proiettori a cristalli liquidi 
        installati al suo interno. Sia sulla superficie dei pannelli dall'alluminio 
        parzialmente perforati, sia sullo schermo collocato all'interno, vengono 
        proiettate immagini trasmesse da videocassette o televisori. L'uovo rivestito 
        d'alluminio che brilla durante il giorno, col calar della sera perde la 
        sua identità oleografica e si trasforma in una vaga esistenza tridimensionale 
        costituita solo da immagini. [..] E' un oggetto di immagini che si vede 
        attraverso l'aria, carico di informazioni provenienti dall'ambiente circostante 
        e che deve apparire e sparire con il vento." [Ito, 1991] 
       
        
      
      Vision of Japan
      Mostra "Vision of Japan", Victoria and Albert 
        Museum, Londra, Gran Bretagna, 1991 
         
        "Videoimmagini di Tokyo proiettate sul pavimento, fotografie dall'alto 
        che sembrano comporre una mappa e scorrono l'una dietro l'altra. Una fotografia, 
        scattata in automatico da un'altezza di 300 metri ed elaborata graficamente 
        al computer, corrisponde ad un paesaggio pianeggiante ed omogeneo. [..] 
        Un pavimento ondeggiante, largo dieci metri e lungo ventotto, rivestito 
        di pannelli acrilici traslucidi. Uno schermo dello stesso materiale, alto 
        cinque metri, piegato in direzione longitudinale, in cui è a sua 
        volta incorporato uno schermo a cristalli liquidi che può essere 
        controllato mediante un sistema elettrico e oscilla fra trasparenza e 
        traslucidità. [..] Tutti i pannelli sono schermi su cui si riflettono 
        immagini provenienti da 44 proiettori: 18 appesi al soffitto proiettano 
        sul pavimento acrilico, mentre gli altri 26 sono collocati sotto il pavimento, 
        in modo che le diverse immagini si sovrappongano. [..] Numerose registrazioni 
        su 12 dischi laser mostrano scene di vita quotidiana a Tokyo [..] lo spazio 
        si riempe di suoni e ambientali elaborati da un sintetizzatore." 
        [Ito, 1991] 
         
        Questa è la descrizione che Ito fa della terza sala, intitolata 
        Dreams, della mostra londinese "Vision of Japan", in cui la tesi 
        fondamentale era quella che Tokyo fosse una città simulata, vale 
        a dire uno spazio percettivo coinvolgente ed immersivo come quello di 
        un videogioco.  
       
         
      
         
          
            
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      Paris Library
      Progetto di concorso per la Biblioteca dell'Università di Parigi, 
        Francia, 1992 
      La Biblioteca rassomiglia allo spazio asettico e interconnesso 
        di un chip elettronico che apparentemente è bidimensionale: infatti 
        le informazioni vi fluiscono su tragitti per lo più ortogonali, 
        su più livelli. 
        Nel 1993, Ito pubblica l'importante testo A Garden of Microchips, in 
        cui paragona la città ad un giardino di microchip: 
         
        "Credo che la mostra del 1990 dal titolo Information Art - The 
        Diagramming of Microchips allesita al MoMA di New York, sia un evento 
        di grande importanza per il mondo dell'architettura e della progettazione. 
        [..] La mostra mi è sembrata davvero innovativa perché attraverso 
        le fotografie dei microchips si è riusciti a mostrare con immagini 
        visibili l'estetica dell'era della microelettronica. [..] Tali immagini, 
        più che forme, sono spazi in cui fluscono cose invisibili. Si potrebbe 
        dire che si tratta di uno spazio trasparente nel quale, nel momento in 
        cui viene prodotto il flusso, emergono forme fenomenologiche diverse. 
        [..] Di fronte all'aumento di flussi elettronici e di conseguenza di dati, 
        lo spazio urbano non può che essere fenomenologico. [..] Le caratteristiche 
        spaziali della città contemporanea sono la fluidità, la 
        molteplicità di strati e la fenomenalità, esattamente come 
        quella dei microchips." 
       
        
      
         
          
          
            | 
         
       
      Hannover
      Installazione "Health Futures" all'Expo 2000 di Hannover, Germania, 
        1998 - 2000 
      L'installazione ha come tema la salute dell'uomo, la metafora 
        adoperata quella del "Teatro dell'Acqua". Ai visitatori vengono 
        messe a disposizione 110 poltrone da massaggio sistemate in maniera libera 
        nella sala.Una batteria di 168 proiettori e amplificatori, trasforma l'ambiente 
        in un fluttuare di immagini e suoni che hanno a che vedere con l'interno 
        del corpo umano: si ha la sensazione di sentire le pareti dello stomaco, 
        oppure di essere dentro un vaso sanguigno, o nell'utero.  
        
       
      NOTE AL TESTO 
      (1) Quello dell'allestimento di mostre 
        e in generale della museografia di architettura è un tema assai 
        sensibile. Nel panorama internazionale esistono pochi contenitori che 
        ospitano stabilmente ed espressamente esposizioni di progetti architettonici 
        nelle multiformi vesti di plastici, tavole, schizzi, fotografie, proiezioni, 
        etc.. Attualmente il più ambizioso progetto di Museo di Architettura 
        è quello del costruendo Centro per la Arti Contemporanee di via 
        Guido Reni a Roma. Una introduzione a questo tema, è fornita dalle 
        pagine web allestite dal gruppo di lavoro guidato dal Prof. Valerio Pastor 
        del DPA dello IUAV di Venezia http://brezza.iuav.unive.it/dpa/musa/index_i.htm 
        proprio sul tema del Museo di Architettura. Collegamenti ai siti di gallerie, 
        musei, centri d'architettura e delle principali strutture espositive che 
        dedicano i loro spazi a temi di interesse architettonico, invece si possono 
        trovare in http://brezza.iuav.unive.it/dpa/musa/links.htm 
        oppure in 
http://architettura.supereva.it/musei/index.htm 
        dove sono linkati, tra gli altri, i siti del Centre Pompidou di Parigi, 
        del MoMA di New York, dei Guggenheim Museums, della Triennale di Milano, 
        della Biennale di Venezia, del Netherlands Architecture Institute (NAI) 
        di Rotterdam, e del recente SESV, Spazio Espositivo di Santa Verdiana 
        a Firenze. 
        up  
       
        (2) Se si esclude la fugace visita per la presentazione 
        del suo progetto per il Centro delle Arti Contemporanee a Roma nel 1999, 
        l'ultima volta che di Ito si era sentito parlare in Italia, è stato 
        nel 1990 in occasione di una esposizione organizzata dall' IN/ARCH. Inoltre 
        bisogna menzionare la mostra tenutasi a Fiesole nel 1986 dal bel titolo 
        Toyo Ito: architetture per una città argentata.  
        up 
      (3) Per cinque anni le maggiori testate 
        internazionali d'architettura, si sono contese il primato di pubblicazione 
        della Mediateca, creando un clima d'attesa irresistibile, esattamente 
        com'era avvenuto per il Guggenheim Museum di Bilbao. Inoltre, dal 1997 
        al gennaio del 2001, ha circolato per l'Europa la mostra itinerante Blurring 
        Architecture, partendo dalla TN Probe Gallery di Tokyo per arrivare al 
        Suermondt-Ludwig-Museum, Aachen, Germania al Singel International Arts 
        Centre, Antwerpen, Belgio fino al Louisiana Museum of Modern Art, Copenhagen, 
        Danimarca. Per maggiori dettagli si rimanda agli apparati del catalogo 
        della mostra. 
        up  
      (4) E' del 22/11/2001 il comunicato che 
        annuncia NEXT, la formula che designa l' VIII Mostra Internazionale di 
        Architettura, diretta da Deyan Sudjic, che si terrà a Venezia dall'8 
        settembre al 24 Novembre 2002 e che indagherà sull'architettura 
        del prossimo futuro. Dal testo si evince chiaramente come la Mediateca 
        di Sendai sia ormai entrata a far parte della costellazione degli edifici 
        più significativi degli ultimi anni. 
        "[
] Sono edifici che, una volta costruiti, avranno lo stesso 
        impatto e lo stesso significato di quello che ha avuto il Guggenheim Museum 
        di Bilbao quando venne aperto cinque anni fa, essi saranno i prossimi 
        Centre Pompidou, le prossime Mediateca di Sendai oppure il prossimo Kunsthal 
        di Rotterdam." 
        L'intero comunicato ufficiale si può leggere sul sito http://194.185.28.38/it/press_scheda.cfm?ID=1275 
        up 
      (5) Dal 1985 lo spazio espositivo della 
        Basilica, ha subito numerose declinazioni da parte dei maggiori protagonisti 
        dell'architettura contemporanea: Renzo Piano, Gino Valle, Tadao Ando, 
        Mario Botta, Sverre Fehn, Oswald Mathias Ungers, Alvaro Siza Vieira. 
        up 
      (6) I suoni sono curati da Ryoji Ikeda, 
        compositore di importanti colonne sonore per il cinema 
        up  
      (7) Per chi volesse approfondire il contesto 
        critico all'interno del quale si inserisce l'architettura di Ito e conoscere 
        le vicende dell'architettura contemporanea internazionale degli ultimi 
        venti anni suggerisco di leggere Prestinenza Puglisi, L (1998), 
        Hyperarchitecture. Spazi nell'età dell'elettronica, Testo 
        & Immagine, Torino ; Prestinenza Puglisi, L (1999), This 
        is Tomorrow, Testo & Immagine, Torino; Prestinenza Puglisi, 
        L (2001), Silenziose Avanguardie. Testo & Immagine, Torino 
        up  
       
      Principali scritti di Toyo Ito 
      Ito, T. (1991), Architecture in a Simulated 
        City, in "Kenchiku Bunka" 
        Ito, T. (1993), A Garden of Microchips, in "JA Library", 
        n. 2, Tokyo 
        Ito, T. (1993), The Visual Image of the Microelectronic Age, 
        in "JA Library", n. 2, pp. 5-15, Tokyo 
        Ito, T. (1995), Image of Architecture in Electronic Age, 
        in "Kenchiku Zasshi" 
        Ito, T. (1997), Tarzan in the media forest, in "2G", 
        n. 2, Barcelona  
        Ito, T. (1999), Blurring Architecture, in "Toyo Ito. 
        Blurring Architecture", Charta, Milano 
        Ito, T. (2000), Report on Mediateque in Sendai, in "Escritos", 
        Colecció de Architectura, n.41, Colegio Oficial de Aparejadores 
        y Arquitectos Técnicos, Libreria Yerba, Cajamurcia, Murcia 
        Ito, T. (2001), The Lessones of Sendai Mediatèque, 
        in "JA", n. 41, Tokyo 
       
        Monografie sull'opera di Toyo Ito 
      (1993), Toyo Ito, in "JA Library", n.2, 
        Shinkenchikusha, Tokyo 
        (1995), Toyo Ito 1986-1995, in "El Croquis", n.71, El 
        Croquis Editorial, Madrid 
        (1995), Toyo Ito, in "Architectural Monograph", n.41, 
        Academy Editions, London 
        (1997), Toyo Ito, in "2G", Editorial Gustavo Gili, SA, 
        Barcelona 
        (1999), Toyo Ito. Blurring architecture, Charta, Milano 
       
        Catalogo della mostra 
      Maffei, A. (a cura di) (2001), Toyo Ito. Le 
        opere i progetti gli scritti, in "Documenti di Architettura", 
        Electa, Milano 
       
        Recensione dell'allestimento della mostra 
      Toyo Ito, Allestimento alla Basilica Palladiana, 
        in "Casabella", (2001), n. 694, pp. 4-9 
        Enrico, R. (2001), Toyo Ito, in "La Repubblica" del 2001/17/11 
       
        Mediateca di Sendai 
      Maffei, A, Mediateca di Sendai, 
        in "Casabella", (2000), n. 684-685, pp. 4-9 
       
        Linee guida per la comprensione delle vicende dell'architettura contemporanea 
 
Puglisi, L. P., Hyperarchitecture. Spazi nell'età dell'elettronica, Torino, Testo & Immagine, 1998. 
Puglisi, L. P., This is Tomorrow, Torino, Testo & Immagine, 1999. 
Puglisi, L. P, Silenziose Avanguardie, Torino, Testo & Immagine, 2001
  
Bookmarks 
http://www.abacoarchitettura.org 
         
        Sito dell'associazione ABACO curatori della mostra 
       
http://www.architettura.it  
L'e-zine italiano dedicato all'architettura, in cui si possono trovare 
recensioni ed aggiornamenti sugli appuntementi più importanti nel 
mondo della progettazione orientata all produzione digitale 
 
http://www.archINFORM.net/start.htm 
 
        International Architectural Database. This architectural database, originally 
        emerging from records of interesting building projects from architecture 
        students, has meanwhile become the largest online-database for international 
        architecture. This database includes over 9500 built and unrealized projects 
        from various architects and planners. The architecture of the 20th century 
        is the main theme of this database. It's possible to look for a special 
        project via an architect, town or keyword with the indices or by using 
        a query form. For most entries you get the name, address, keywords and 
        information about further literature. Some entries include images, comments, 
        links to other Websites or internal links. Projects with images are marked 
        with a 'mediaball' in the indices. 
       
        http://architettura.supereva.it/musei/index.htm 
         
        Collegamenti ai siti di gallerie, musei, centri d'architettura e delle 
        principali strutture espositive che dedicano i loro spazi a temi di interesse 
        architettonico. 
       
   
 
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