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Strumenti della ricerca storico-artistica dalla tradizione all'innovazione 1  
Stefano Colonna
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 10 febbraio 2001, n. 249
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NUOVE PROFESSIONALITÀ

Le innovazioni dell'Information Technology hanno ormai coinvolto pienamente anche la ricerca umanistica, tanto che oggi lo storico dell'arte ha finalmente a disposizione gli stessi strumenti-base della ricerca scientifica per il trattamento delle informazioni bibliografiche e dei dati documentali e in alcuni casi anche per le analisi diagnostiche dei beni culturali.

Conoscere gli strumenti significa soprattutto saperne valutare le potenzialità in rapporto agli scopi da perseguire, in modo da utilizzare correttamente gli strumenti stessi in tutta quella casistica reale di applicazioni che è ancora in gran parte inedita e richiede una preparazione specialistica scientificamente corretta. L'effettiva implementazione di soluzioni informatiche che per loro natura si trovano a dover unire insieme prodotti puri del pensiero e macchine in grado di costituire un nesso organico funzionale, ha stimolato la creazione di nuove professionalità, in entrambi i settori scientifico e umanistico. Ma troppo spesso la competenza di codeste nuove figure professionali in ambito umanistico è rimasta improvvisata ed aleatoria. Considerando che all'umanista è affidato il delicato compito di stabilire i compiti, di vagliare le strategie e di verificare i risultati di codesti sistemi informatici, appare ancora più urgente un attento studio fin dai primi anni di preparazione universitaria. Una più specifica ed aggiornata preparazione professionale non consentirà soltanto il miglioramento della qualità finale delle operazioni condotte, ma anche e soprattutto la realizzazione di una nuova tipologia di strumenti in cui la componente "tecnico-fisico-oggettuale" sarà talmente integrata agli scopi culturali da risultare invisibile, in modo da completare la rivoluzione dell'informatica che è appena iniziata.



INFORMATICA E DISCIPLINE STORICO-ARTISTICHE

Lo sviluppo di soluzioni informatiche specifiche per i beni culturali e le discipline storico-artistiche è stato marginale rispetto al mercato internazionale dell'information technology, che ha coinvolto i settori militari, della ricerca universitaria tecnico-scientifica, delle telecomunicazioni, sociale, medico e finanziario, arrivando solo in ultima istanza ai settori librario, biblioteconomico e museale che, tra quelli umanistici, sono stati comunque i primi ad essere dotati delle nuove tecnologie. Il gap metodologico risulta evidente mediante una semplice comparazione numerica tra il volume di pubblicazioni elettroniche delle riviste scientifiche e quello delle riviste umanistiche, parallelo al ritardo della formazione di tecnologie e brevetti per il settore delle arti visive. Tra i tanti esempi possibili, si possono citare le ricerche tecnologiche per l'implementazione di sistemi informatici per la protezione delle immagini digitali tramite watermarking, che, pur essendo indispensabili per la diffusione dell'editoria elettronica d'arte e quindi strategiche anche in campo commerciale, seguono a distanza e con affanno i corrispondenti sistemi di protezione delle opere musicali o video. Soltanto lo sviluppo della diagnostica dei beni culturali ha registrato una crescita maggiore grazie alla possibilità di mutuare le proprie tecnologie dal settore medico-sanitario.

Le cause di codesto ritardo nel settore storico-artistico sono essenzialmente due. La prima è direttamente collegata alla difficoltà intrinseca di realizzazione dei progetti di ricerca sulle immagini digitali dovuta agli alti costi delle apparecchiature, costi che soltanto recentemente sono stati abbattuti grazie alla diffusione di massa di personal computer multimediali con caratteristiche e potenze che fino a pochi anni fa erano riservate a costosissime workstation professionali. La seconda causa del ritardo è dovuta ad una certa idiosincrasia congenita dell'umanista che, pur con brillanti eccezioni, aveva generalmente ritenuto inutile e talvolta addirittura dannosa l'utilizzazione dell'informatica nelle discipline di propria competenza, delegando di fatto esperti dell'area scientifica, privi delle competenze necessarie per realizzare progetti significativi per l'area umanistica.

È inoltre possibile individuare un'altra classe di cause del ritardo dello sviluppo delle applicazioni informatiche nel settore storico-artistico, prescindendo da qualsiasi motivazione economica e tecnologica. Si tratta di cause più significative da un punto di vista storico e metodologico e riguardano lo sviluppo complessivo della cultura e della comunicazione nel passaggio epocale dalla società di massa a quella dell'informazione.

Le prime applicazioni umanistiche dell'informatica e l'informatica stessa come disciplina risalgono agli anni Sessanta, ma soltanto con la creazione del World Wide Web verso la metà degli anni Novanta avviene un'affermazione mondiale decisiva. La televisione, infatti, che prevede una comunicazione univoca "uno-a molti", perde il monopolio della comunicazione globale e viene affiancata da Internet che permette per la prima volta una reale possibilità di comunicazione "molti-a-molti". Tale estensione teoricamente infinita delle possibilità comunicative interpersonali sta creando un evidente ed oggettivo salto di qualità con risvolti socio-culturali di grande portata ancora oggi in fase di studio ed è il vero salto quantico dell'Informatica.
Inoltre bisogna constatare che è in corso non solo, come è ovvio ed è già stato universalmente compreso, una veloce ed irreversibile digitalizzazione dell'editoria tradizionale, ma anche e soprattutto un meno evidente, ma anche più importante, incisivo e completamente inedito avvicendamento di tecniche di comunicazione delle informazioni che fanno largo uso di strutturazioni di dati molto complesse, di tipo metacognitivo.

In questo scenario le discipline storico-artistiche giuocano un doppio ruolo perché sono insieme oggetto di informatizzazione, ma al tempo stesso anche soggetto d'innovazione, grazie allo straordinario patrimonio informativo acquisito nel corso dei secoli dagli artisti che hanno sempre equilibrato arte, scienza e tecnologia in una continua verifica della teoria e prassi della produzione dell'opera d'arte e dei modelli di riproduzione della natura.

Una valutazione complessiva dell'importanza socio-culturale di tali fenomeni induce dunque a considerare l'informatica umanistica applicata al settore storico-artistico nella sua accezione più ampia, non solo quindi come un campo di esperienza specifica delle nuove tecnologie, rivolto alla migliore comprensione e gestione della storia dell'arte, ma anche e soprattutto, una nuova disciplina.

Appare allora evidente come l'ingresso dell'informatica all'interno delle discipline storico-artistiche abbia subito un ritardo solo apparente e segua invece una precisa tempistica corrispondente al momento di massima pervasività dell'informatica nella società causata dalla recente apparizione del World Wide Web, che grazie alla sua intrinseche capacità ipertestuali, multimediali, interattive e telematiche, appare come il mezzo di comunicazione più appropriato per la moderna società dell'informazione.



DALLA LOGICA ARISTOTELICA AL CONCETTO DI FUNZIONE IN CASSIRER

L'informatica può essere considerata nel suo aspetto tecnico-meccanicistico, limitandosi all'apprezzamento delle attività logico-formali poste in essere dal calcolatore elettronico, oppure essere indagata nelle profonde implicazioni epistemologiche, cognitive e comunicative presenti in codesto interessante territorio di confine.
La banale e generica identificazione dell'informatica umanistica con il personal computer, o comunque con i varî tipi di macchine di volta in volta incaricate di eseguire calcoli numerici, o qualsiasi altra operazione strumentale, ha creato un fraintendimento di fondo presso gli umanisti, e impedito finora di comprendere più attentamente soprattutto la seconda e più complessa concezione fondante della realtà.

Aristotele ha lucidamente ricostruito le modalità del conoscere considerando che la ragione elabora i dati provenienti dall'esperienza sensibile mediante il procedimento dell'astrazione che trasforma i dati in concetti. I concetti vengono poi ordinati in classi e specie secondo un ordine gerarchico regolato da leggi precise che sono a fondamento della logica e vengono espresse nella teoria del sillogismo. La logica formale aristotelica diventa la base costituiva della futura logica booleana e del calcolo automatico ancora oggi adoperati dagli elaboratori elettronici. Aristotele dunque ha come oggetto primo i dati ricavati dall'esperienza sensibile.

Cassirer invece, nella sua Filosofia delle forme simboliche afferma che: « molto prima che il mondo si presenti alla coscienza come un complesso di "cose" empiriche e di "proprietà" empiriche, le si è presentato come un complesso di potenze e azioni mitiche »2 e ancora, che « la giustificazione filosofica del mito, la quale significa il suo superamento filosofico, consiste ora in questo, che esso viene considerato come una forma e un grado del sapere stesso [...] »3.

Cassirer effettua così il superamento - si badi - non la contraddizione o confutazione, dell'approccio aristotelico orientato alla logica. Egli infatti considera la concezione mitico-simbolica della realtà non come un'allegoria favolistica della stessa, o un'emanazione psicologistica, ma come una specifica modalità di esperienza della realtà fenomenica che ha in sé il suo proprio statuto e che non viene legittimata da leggi, ma dalle funzioni assolte proprie del dominio di appartenenza, cioè quello delle attività dello spirito, tra cui, appunto, l'arte.

« Cassirer identifica l'a priori delle obiettivazioni dello spirito non più con la loro legge ma con la loro "forma". Diversamente dal concetto di legge, quello di forma simbolica risulta - come precisa lo stesso Cassirer - "un medio onnicomprensivo", nel quale si incontrano tutte le formazioni spirituali, pur così diverse » (Geymonat) 4.
La Filosofia delle forme simboliche di Cassirer, amico di Fritz Saxl e ammiratore di Aby Warburg, costituisce così il punto principale di riferimento teoretico dei nuovi media e delle strutture percettive metacognitive. L'aver affiancato alle leggi aristoteliche la giustificazione della forma e il concetto di funzione significa aver realizzato per tempo la fondazione filosofica dell'odierna multimedialità intesa non nella sua realizzazione tecnica audio-visiva, quanto piuttosto nella sua propria specificità di linguaggio e strumento di comunicazione e percezione del mondo.

La dimensione mitico-simbolica della multimedialità, contenuta in nuce fin dalla fondazione dell'informatica, ma rimasta fondamentalmente inespressa, con l'avvento di Internet, cioè dell'era della comunicazione globale, diventa in primo luogo strumento di comunicazione e quindi realmente e completamente linguaggio. A differenza di ogni linguaggio precedentemente esperito dagli artisti nel corso dei secoli, il linguaggio dell'informatica nell'era della comunicazione globale è interattivo e conquista dunque delle dimensioni ancora inesplorate che possono costituire la vera novità dell'arte prossima ventura.

L'approccio metacognitivo preconizzato a livello teorico e filosofico da Cassirer risulta così anche empiricamente realizzabile, grazie al World Wide Web. Quanto mai moderno ed attuale risulta allora l'esperimento che suscitò tanta diffidenza nel Rinascimento e impegnò il filosofo friulano Giulio Camillo Delminio, insieme a Tiziano Vecellio, nel tentativo di realizzare quello che si potrebbe definire uno dei primi esperimenti mondiali di realtà virtuale5. La macchina della sapienza di Giulio Camillo, fisicamente realizzata nella forma di un teatro ligneo, si alimentava della sapienza mitica degli antichi.

L'esperimento del Camillo consisteva nella costruzione di una macchina del pensiero che non a caso è stata spesso considerata dai filosofi della scienza e dagli esperti di mnemotecnica rinascimentale, un antesignano dei più recenti sistemi di rappresentazione della realtà e che ha come momento centrale la considerazione della forma simbolica quale sistema di percezione della realtà.




INFORMATICA & RICERCA STORICO-ARTISTICA

Non esiste ancora una letteratura critica che analizzi l'argomento delle applicazioni informatiche nel campo della ricerca storico-artistica nel suo complesso con un taglio critico generale perché la bibliografia non sempre è facilmente reperibile ed è molto eterogenea, ma soprattutto perché non esiste ancora una forma e uno statuto della disciplina. In attesa che vengano realizzate nuove mediateche che facilitino la realizzazione di tale visione d'insieme, è opportuno rivolgere attenzione verso i centri di eccellenza depositari di esperienze significative.

A proposito va osservato che i centri di ricerca italiani che attualmente investono ore uomo e risorse per la ricerca e sviluppo di applicazioni informatiche per le discipline storico-artistiche e i beni culturali non sono numerosi. Generalmente il know-how è posseduto dalle aziende informatiche che assumono anche il ruolo di project leader delegando alle università o ai singoli docenti la semplice funzione di consulenza scientifica.

Tra i centri universitari che hanno invece condotto la ricerca con una politica di sviluppo ed una programmazione autonoma, si distingue il CRIBECU - Centro di Ricerche Informatiche per i Beni Culturali 6 della Scuola Normale Superiore di Pisa, che ha maturato più di venti anni di esperienza settoriale specifica. A partire dal 1978, con la First International Conference on Automatic Processing of Art-History Data and Documents, il CRIBECU ha funzionato come pioniere italiano ed internazionale per la ricerca e formazione specialistica rivolta a docenti, tecnici, operatori e studenti prevalentemente post-universitari, raggiungendo risultati scientifici notevoli grazie al coordinamento della storica dell'arte Paola Barocchi.

Il CRIBECU nasce come evoluzione del precedente "Centro di Elaborazione Automatica di Dati e Documenti Storico-Artistici", fondato nel 1980. Nel 1984 il CRIBECU promuove una collaborazione ufficiale tra la Scuola Normale e il Paul Getty Trust, attivando la Second International Conference on Automatic Processing of Art-History Data and Documents. Il Census of Computerization in the History of Art raccoglie schede illustrative dello stato dell'arte di allora. Tra i numerosi progetti realizzati dal CRIBECU si ricordano: il Catalogo dei Sigilli del Museo del Bargello, il Progetto Musei con il relativo modello di inventariazione per la schedatura del patrimonio storico-artistico e archeologico di 204 musei toscani, il progetto Museo Civico di Gibellina con un sistema per la gestione dei materiali di arte contemporanea del Museo. Tra i CD-ROM prodotti dal Centro pisano si ricordano Le Vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori di Giorgio Vasari, nelle due redazioni del 1550 e 1568 e il Carteggio (1496-1563) di Michelangelo Buonarroti, a cura di P. Barocchi, S. Maffei, G. Nencioni, U. Parrini e E. Picchi.
Sono state curate edizioni del Trattato della pittura di Cennino Cennini e di Leonardo da Vinci; il De pictura di Leon Battista Alberti; il De Architectura di Vitruvio nella edizione latina di Fra Giocondo, Venezia 1511 e in altre edizioni. Nel 1993 P. Barocchi, S. Maffei, G. Nencioni, U. Parrini, E. Picchi hanno curato i fondamentali indici di frequenza e concordanze delle Vite di Giorgio Vasari, nelle due redazioni del 1550 e 1568 e nel 1994 hanno pubblicato gli indici del Carteggio di Michelangelo Buonarroti.

Nell'ambito dei centri di ricerca universitari italiani, il gruppo di lavoro coordinato da Antonio Gisolfi del Dipartimento di Informatica dell'Università di Salerno ha creato, insieme al Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali di Ravello un appuntamento scientifico annuale con i Convegni sui Sistemi Multimediali Intelligenti7 dove sono stati discussi i temi della multimedialità, reti e ipertesti, e presentati prototipi di sistemi esperti per la catalogazione dei beni culturali 8.

Il CNR - Consiglio Nazionale delle Ricerche9 promuove e coordina gli enti di ricerca pubblici e privati nazionali con il "Progetto finalizzato Beni Culturali"10 che per il 1996-2000 si articola in cinque sottoprogetti:

  1. Individuazione delle risorse nello spazio e nel tempo
  2. Diagnosi dello stato di conservazione e metodologie di intervento
  3. Patrimonio documentale e librario
  4. Archivio biologico ed etno-antropologico
  5. Museologia e Museografia

In seguito alla proliferazione generale delle iniziative è emersa la necessità di creare degli standard qualitativi e operativi. L'AIPA - Agenzia per l'Informatica nella Pubblica Amministrazione11, assolve a questa funzione di coordinamento nazionale per l'aspetto squisitamente amministrativo; mentre, per le questioni tecniche e specialistiche già dal 1975 l'ICCD - Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione del Ministero dei Beni e le Attività Culturali12, è deputato ad elaborare i programmi di catalogazione generale per i Beni Culturali, gestire le metodologie di catalogazione e documentazione dei beni culturali inclusa la cura dell'unificazione dei metodi relativi e curare anche il catalogo generale dei Beni Ambientali, Architettonici, Archeologici, Artistici e Storici. Forte di questo ampio mandato, l'ICCD svolge dunque di fatto la funzione di coordinatore nazionale per la messa a punto degli standard dei beni storico-artistici.

Tra gli studiosi che hanno condotto ricerche significative sulla comunicazione visiva, Corrado Maltese si è distinto per aver adottato un approccio semiotico-oggettuale, sperimentando formule per la misurazione delle componenti cromatico-luministiche dell'opera d'arte mediante sistemi di riferimento noti come "gradienti di contrasto". Particolarmente interessante per gli anni in cui veniva concepita, la metodologia esposta nel suo volume Dalla Semiologia alla Sematometria13, che propone un tentativo di lettura semiotica dell'opera d'arte con ricchi riferimenti sia al potere segnico delle icone, sia all'analisi matematico-statistica del dato materiale desunto dalla lettura oggettiva delle proprietà delle opere. Gli allievi di Maltese hanno continuato la sua ricerca nel settore diagnostico, mettendo a punto efficienti sistemi di indagine diagnostica e relative metodologie.

Presso l'Istituto di Storia dell'Arte dell'Università La Sapienza, è stato costituito nel 1998 lo STARLAB - Laboratorio di Informatica per la Ricerca e la Didattica della Storia dell'Arte, con lo scopo di promuovere e condurre l'informatizzazione dell'Istituto. È in corso di realizzazione il progetto di ricerca ARTIUM INDEX che prevede la formazione di una Mediateca Digitale per la didattica e la ricerca consultabile in modalità locale e remota14.



IPERTESTI, EDITORIA ELETTRONICA & WWW

La teoria dell'ipertesto precede la nascita del World Wide Web.
La struttura ipertestuale del sapere non è intrinseca al media utilizzato, cioè la tecnologia elettronica specifica, ma la precede già nella tradizionali forme di espressioni del sapere: in modo implicito nella trama narrativa di un romanzo e in modo esplicito attraverso il reticolo di rimandi in nota della letteratura scientifica. Ma, a differenza dei romanzi e dei saggi scientifici tradizionali, si verifica finalmente la possibilità reale e non solo più metaforica della "non-finitezza" dei rimandi, anche se la non finitezza dei rimandi non è predeterminata all'interno dell'ipertesto, ma si realizza nel percorso ipertestuale e si identifica nella rete in quanto tale. Il concetto di "non-finitezza" è a sua volta una metafora della rete.
Ad un tradizionale approccio individuale tipico dell'intelligenza artificiale si contrappone ora un approccio sociale degli ipertesti che per propria natura prevedono l'interrelazione con altri nodi della rete. Ogni pagina è collegabile mediante un collegamento ipertestuale ad un'altra pagina qualsiasi della rete: in questo senso gli ipertesti possono essere visti "come modelli della struttura interpersonale e sociale del sapere"15.



OPAC e METAOPAC

OPAC è l'acronimo di Open public acces catalog, uno strumento informatico e telematico che permette la consultazione pubblica remota di un catalogo elettronico di una biblioteca o di un servizio bibliografico. La maggior parte degli OPAC sono raggiungibili e consultabili tramite interfaccia Web. Una tipologia di OPAC, per esempio il catalogo della Biblioteca Apostolica Vaticana16, è invece consultabile tramite interfaccia a riga di comando e servizio Telnet, un programma di cui è facilmente reperibile una versione di pubblico dominio e che è già fornito all'interno dei moderni sistemi operativi.

Il catalogo delle biblioteche statali italiane è informatizzato secondo gli standard stabiliti da SBN - Servizio Bibliotecario Nazionale. Durante la catalogazione dei proprî fondi, le biblioteche afferenti ad SBN inseriscono ex novo i dati di una scheda relativa al libro soltanto dopo averne verificato l'assenza nella memoria centrale; in caso contrario "catturano" la scheda rintracciata e vi associano la collocazione dell'opera e tutte le altre informazioni, che permetteranno in un secondo tempo di effettuare la localizzazione dell'opera stessa da parte dell'utente finale e la conseguente eventuale richiesta di prestito interbibliotecario. Essendo ormai centinaia le biblioteche in possesso di un proprio OPAC, per garantire la massima reperibilità delle informazioni, è stato possibile sperimentare formule di interrogazione collettiva delle banche dati note come MetaOPAC17. Si tratta di una interrogazione multipla effettuata attraverso delle interfacce sperimentali appositamente concepite e costituisce il futuro standard della cosidetta information-retrieval in ambito biblioteconomico. Alcuni OPAC particolarmente evoluti permettono di spedire i risultati della ricerca effettuata direttamente ad un indirizzo personale di posta elettronica. Studenti e docenti non devono dunque più consumare tempo prezioso nell'estenuante e ormai inutile attività di copia manuale delle informazioni bibliografiche.

Ai fini della ricerca storico-artistica il più importante OPAC internazionale è fornito dal Getty information Institute che permette una consultazione remota del repertorio bibliografico RILA18, ormai standard dell'informazione bibliografica settoriale storico-artistica.



THESAURI

Un thesaurus è un vocabolario strutturato della nomenclatura di una tipologia specifica di oggetti. I termini sono collegati tramite un sistema di relazioni logiche anche molto sofisticato che permette di navigare concettualmente all'interno del reticolo logico.

Il Getty Information Institute (Art History Information Program) fondato nel 1983 come sezione operativa del J. Paul Getty Trust, ha creato alcuni thesauri: The Union List of Artist Names (ULAN)19 dei nomi degli artisti, con le varianti, le eventuali traduzioni, i soprannomi e gli pseudonimi, i nomi dei parenti e un'altra serie di importanti informazioni correlate; The Art & Architecture Thesaurus (AAT)20 con la nomenclatura dei termini artistici e architettonici e il fondamentale The Getty Thesaurus of Geographic Names (TGN)21 che riporta tutti i nomi geografici mondiali con la serie completa delle varianti storiche e linguistiche e la relativa bibliografia.

Particolarmente complesso e strutturato il thesaurus della suppellettile ecclesiastica elaborato dall'ICCD - Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione22, che comprende un sistema gerarchico di relazioni che permette una navigazione controllata e quindi una ricerca a partire da una descrizione generale dell'oggetto fino alla descrizione specifica e la conseguente identificazione dell'oggetto stesso.



MAILING-LIST

La mailing-list è uno strumento che permette la spedizione automatica di informazioni a liste di indirizzi di posta elettronica di utenti iscritti. Gli iscritti sono generalmente sia mittenti che destinatari. La mailing-list può essere libera o moderata, a seconda che i messaggi siano o meno preventivamente approvati per la distribuzione dal list-owner.

La mailing-list è un sistema più rapido ed efficiente delle news e dei forum, perché i messaggi vengono trasmessi in tempo reale direttamente nelle caselle private di posta elettronica senza richiedere alcun intervento da parte dell'utente. Configurando appropriatamente il programma di gestione della posta elettronica23, inoltre è possibile smistare automaticamente i messaggi provenienti da una mailing-list in un folder apposito, tenendo così separata la posta pubblica da quella privata.
Le regole di gestione della mailing-list sono registrate nel programma di configurazione e comunicate con un messaggio di benvenuto al neo-iscritto.
Una mailing-list di sola lettura prevede generalmente la diffusione di notiziari in modalità mono-direzionale di tipo tradizionale. Un solo mittente spedisce a molti destinatari, che si limitano a leggere le informazioni. Tale tipo di mailing-list viene generalmente utilizzata per diramare comunicati stampa o informazioni circa eventi che non richiedono una risposta.

La mailing-list generalmente è tematica e quindi, se ben gestita dal moderatore e ben utilizzata dall'utente, può costituire un potente strumento di aggiornamento professionale e anche un mezzo privilegiato e talvolta esclusivo per la comunicazione di informazioni. Quando una mailing-list permette la scrittura di messaggi si possono avviare discussioni e dibattiti con persone distanti nel mondo con risultati simili a quelli di una videoconferenza, ma costi irrisori. Inoltre la conferenza virtuale permette di essere condotta in un periodo di tempo dilatato indipendentemente dai vincoli delle disponibilità dei partecipanti, che spesso limitano la realizzabilità di una videoconferenza tradizionale. Tali caratteristiche permettono di creare comunità virtuali basate anche su argomenti molto specifici, alla stregua di quanto avviene con l'editoria tradizionale cartacea tecnico-scientifica, ma, a differenza di quest'ultima, con la produzione di informazioni in tempo reale. Grazie ai frequenti scambi e citazioni di indirizzi operati dagli utenti, la mailing-list può essere utilizzata anche come strumento per individuare risorse pubblicate sulla rete Internet sotto forma di siti Web. La possibilità di raggiungere una comunità tematica di utenti permette inoltre di interrogare i partecipanti ed ottenere risposte in modalità interattiva e cooperativa.

Tra le più importanti mailing-list in lingua inglese, ricordiamo CAAH, (Consortium of Art and Architectural Historians24 fondata da Marilyn Aronberg Lavin (Princeton, NJ) nel marzo 1991 e frequentata quasi esclusivamente da storici dell'arte ed operatori esperti nel campo delle arti visive. La caratteristica peculiare di questa mailing-list consiste nell'ospitare numerose richieste di discussione su temi di ricerca storico-artistica ed è quindi un'interessante palestra per i giovani studiosi che se ne potranno giovare partecipando anche soltanto come lettori.

Museum-L è una mailing-list in lingua inglese dedicata esclusivamente ai Musei ed è stata fondata nell'aprile 199125. Registra un grande successo di pubblico ed un elevato numero di messaggi. Grazie ad un software particolare, gli archivi di Museum-L sono pubblicamente consultabili con interfaccia Web ed apposite chiavi di ricerca per data, soggetto e autore.

Sono attualmente in corso sperimentazioni di nuovi e più complessi servizi, come HyperNews26, che integra WWW e Usenet News del Software Development Group del NCSA - National Computational Science Alliance, oppure l'IDF - Internet Discussion Forum , sviluppato da Giuseppe Attardi del Dipartimento di Informatica dell'Università di Pisa per facilitare comunicazioni studente - docente e gruppi di lavoro in ambiente wireless con handheld computers.



EDITORIA E COPYRIGHT ELETTRONICO

Evidentemente uno dei settori maggiormente strategici nell'attuale evoluzione dell'Information Technology è costituito dal diritto d'autore, per la protezione del quale sono nati alcuni organismi con il compito specifico di stabilire dei protocolli rigorosamente internazionali che consentano l'identificazione univoca di ogni oggetto digitale senza la quale nessuna transazione economica potrà essere effettuata Il problema dell'identificazione dell'oggetto digitale coinvolge anche gli storici dell'arte che si trovano a dover gestire enormi quantità di dati legate ai beni culturali e a dover autenticare le informazioni testuali e le fotografie digitali relative alle opere d'arte riprodotte. Negli Stati Uniti la Fondazione DOI - Digital Object Identifier è incaricata di promuovere la creazione di uno standard per l'identificazione dell'acquirente o utilizzatore temporaneo.

L'Unione Europea promuove progetti e reti europee telematiche e multimediali28 con l'obiettivo dichiarato di creare una valida alternativa al monopolio americano sulla produzione e copyright del software dei sistemi operativi e dei programmi di gestione aziendale. La missione europea consiste nel tentare di ottenere il controllo della produzione dei contenuti dell'informazione multimediale, soprattutto nei settori della cultura e dell'arte. L'Europa potrebbe recuperare il terreno perduto nei confronti dell'America grazie alla fabbrica dei contenuti che si rivela essere così la vera e forse principale novità del Terzo Millennio in cui l'Italia giuocherebbe un ruolo leader per via della sua tradizionale rilevanza storica e competenza specifica. Ovviamente in questo quadro evolutivo la messa a punto e il controllo di standard europei è una precondizione fondamentale anche e soprattutto per l'esercizio del diritto di tutela del copyright elettronico, finora punto debole del sistema produttivo europeo e soprattutto italiano. Questa situazione si è brillantemente risolta a favore dell'Europa grazia all'attivazione di una piattaforma europea per lo studio del copyright elettronico ECUP - European Copyright User Platform29.

Negli Stati Uniti è stato creato il concetto il concetto del "Fair use" (buon uso)30 per fissare un punto di riferimento culturale per l'applicazione giuridica delle eccezioni al copyright destinate a salvaguardare quello che non sembra più essere un diritto: la copia privata ad uso personale e di studio, in alcuni casi anche la consultazione all'interno delle biblioteche per finalità culturali ed educative istituzionali.

Nella conferenza Electronic Copyright and digital licensing: where are the pitfalls ? (Roma, 5-6 novembre 1998), promossa dall'Associazione Italiana Biblioteche sotto il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Ufficio Centrale per i Beni Librari, le istituzioni culturali e l'editoria, sono stati presentati e discussi i problemi sottesi alla nuovissima tipologia di licenze internazionali ed europee stipulate che gli editori propongono alle Università per l'uso di banche dati elettroniche. In tali licenze la facoltà di negoziazione dei contratti è demandata alla forza contrattuale dei consorzi che le Università riescono a promuovere e gestire. Ecco quindi emergere con evidenza una posizione di assoluto monopolio degli editori elettronici del futuro che:

  • non stampando più copie cartacee delle proprie edizioni
  • conservando spesso esclusivamente presso i propri server l'intera edizione elettronica
  • rendendo consultabile l'edizione stessa esclusivamente in modalità remota
  • in assenza di un'efficace e coerente legislazione di controllo
  • stante la totale novità del fenomeno
acquistano una posizione di monopolio e riescono a mantenere un fortissimo potere contrattuale con la conseguente facoltà di imporre condizioni e costi di consultazione che variano generalmente a favore dell'editore, in funzione della quantità di licenze vendute dai Consorzi universitari. Gli editori, infatti, possono variare il costo di vendita delle licenze di utilizzo dei prodotti editoriali in funzione della quantità di abbonamenti acquistata dai Dipartimenti Universitari membri del Consorzio, riducendo così la capacità di negoziazione dei contratti da parte dei Consorzi stessi ad una mera formalità, e, cosa ancora più grave, riuscendo a costringere le Università, attraverso la costituzione stessa dei Consorzi, a farsi carico di una parte del processo commerciale di vendita dei prodotti che è stato tipicamente a carico dei distributori e delle librerie e realizzando così un ulteriore diminuzione dei costi di commercializzazione a proprio vantaggio.
In questo scenario diventa essenziale per un Istituto di ricerca universitario assicurarsi almeno il controllo e la disponibilità gratuita di tutte le risorse prodotte internamente; di tutte le risorse scientifiche e di almeno una parte di quelle didattiche destinate ad uso interno.
Senza alcun accordo esterno, ma esclusivamente con una politica di autoregolamentazione, e quindi senza alcun costo economico vivo, diretto e specifico, l'Università può ottenere in primo luogo il controllo delle proprie risorse. In un secondo momento potrà soddisfare la sempre più urgente necessità di garantire, anche a soggetti terzi titolati, l'accesso gratuito alle proprie risorse culturali per finalità istituzionali di ricerca e didattiche. In mancanza di un'adeguata e soprattutto aggiornata posizione di intervento di politica culturale, tale garanzia diventerà presto un costo e quindi un lusso per tutti gli stati nazionali europei; l'Università, nel rinnovato scenario dell'editoria digitale, dovrà dunque trovare il modo di garantirsi la possibilità di consultazione gratuita dei materiali che essa stessa produce.

Il più significativo esperimento di promozione della editoria elettronica scientifica a tutela del "Fair use" è la Stanford University Library's HighWire Press31.
Nata nel 1995, produce ora 127 siti on-line ed è citata come esempio positivo da seguire nell'ambito delle iniziative editoriali che consentono una fruizione agevolata per gli enti universitari e di ricerca istituzionale. La visione editoriale non è ripiegata sulla copia del prodotto cartaceo, ma si apre alle nuove potenzialità offerte del mezzo telematico, con particolare attenzione allo sfruttamento dell'interattività, delle immagini ad alta risoluzione e della gestione avanzata di collegamenti ipertestuali. Anche se le riviste pubblicate appartengono tutte all'area medico-scientifica, l'esperimento di Stanford rappresenta un punto di riferimento mondiale anche per le discipline umanistiche come esempio di editoria elettronica universitaria rivolta alla comunicazione pubblica dei contenuti della ricerca scientifica del nuovo millennio32.



MULTIMEDIA - MEDIATECA

Una novità importante nella storia dell'informatica storico-artistica è consistita nell'implementazione di sistemi multimediali, comprendenti cioè, oltre al testo anche un commento sonoro e immagini fisse e in movimento. Ma soltanto il World Wide Web ha riunito in sé l'ipertesto, la multimedialità e la telematica in un solo strumento universale. Una grande rete di informazioni multimediali estesa su tutto il mondo grazie ad un sistema di interconnessione di rete (Internet) che assicura lo scambio in tempo reale delle informazioni. Il luogo privilegiato di conservazione delle risorse digitali sarà la mediateca, una biblioteca digitale ristrutturata secondo le rinnovate esigenze della multimedialità.

Sono stati presentati alcuni progetti sperimentali ora in corso di realizzazione e più precisamente il progetto Mediateca Santa Teresa di Milano sezione digitale della Biblioteca Braidense, le cui funzioni, secondo gli ideatori, saranno ben più estese rispetto a quelle tipiche di un'odierna biblioteca statale, finalizzata prevalentemente alla conservazione. La Mediateca di Santa Teresa è concepita anche come centro di ricerca, polo di alfabetizzazione informatica e promotrice di imprese editoriali elettroniche in un'inedita e stimolante visione del sapere33.

Altra mediateca importante in corso di realizzazione è quella di Bologna, che avrà sede nella ex sala Borsa e sarà dotata di più di 900 posti a sedere per una ricettività quotidiana di 4000 visitatori e utenti. Un cablaggio totale collegherà 240 computer multimediali, postazioni TV dotate di connessione satellitare e, naturalmente, accesso ad Internet34.

Da ricordare inoltre il piano d'azione del Ministero per i Beni Culturali e ambientali Mediateca 2000, rivolto alla alfabetizzazione informatica e all'educazione alla multimedialità come strumenti chiave per l'inserimento nel mondo del lavoro anche in vista della creazione di mediateche. Va segnalato che la quasi totalità dei più di quattrocento giovani formati con la prima fase del progetto Mediateca 2000 proviene dal settore umanistico. Un ruolo molto significativo è stato svolto dall'AIB - Associazione Italiana Biblioteche, che ha accumulato importanti competenze, presentandosi come centro nazionale di eccellenza nel settore delle nuove tecnologie informatiche e telematiche per la catalogazione e gestione dei beni culturali35.

Utile per orientamento didattico è l'ormai classica pubblicazione Dove studiare il multimedia in Europa, Where to get multimedia training in Europe !, curata dall'Istituto Nazionale degli Audiovisivi francese, con il supporto del Programma Media dell'Unione Europea36.



FOTOTECHE DIGITALI

Scala Istituto Fotografico Editoriale Spa ha costituito un archivio elettronico digitalizzando le proprie collezioni fotografiche. Tramite interfaccia Web sono disponibili entrambi i servizi di fotoriproduzione classica e di fornitura di immagini digitali.37

Museums Online è un servizio Web che unisce in rete alcuni Musei per fornire fotoriproduzioni delle opere d'arte ivi conservate38. La rete crea uno sportello unico intermuseale aumentando la visibilità delle singole strutture; accorcia i tempi di consegna delle fotografie; crea economie di scala e conseguente risparmio sui costi del servizio sia lato committente sia lato utente; assicura il pagamento delle royalties ai Musei; cataloga per via informatica tutte le opere di cui fornisce la fotografia, creando una grande banca dati fotografica museale e garantisce infine la corrispondenza biunivoca tra il proprio archivio e i dati contenuti negli archivi dei centri di ricerca internazionali, come il Thesaurus dei nomi degli artisti del Getty Information Institute.



STANDARD

Gli standard garantiscono l'interoperabilità e la qualità delle strutture informatiche. Molti standard sono in continua evoluzione, altri sono ancora in attesa di un riconoscimento internazionale.

Lo standard del World Wide Web è l'HTML - Hypertext Markup Language39, elaborato da un apposito Consorzio e costantemente aggiornato. I documenti composti secondo lo standard HTML possono essere letti senza modifiche all'interno di qualsiasi sistema operativo, come una sorta di esperanto informatico realizzato per facilitare la comunicazione e la condivisione delle risorse informative in rete.

Il SICI - Serial Item Contribution Identifier40 potrebbe diventare un importante punto di riferimento per le citazioni bibliografiche del futuro, che saranno completamente diverse da quelle attuali perché faranno sempre riferimento a pubblicazioni elettroniche, di cui dovrà essere garantita prima ancora che la reperibilità in rete, l'identificazione univoca grazie ad una chiave composta da un numero di elementi la cui complessità sarà direttamente proporzionale alla quantità complessiva di oggetti digitali presenti contemporaneamente in Internet.
DOI - Digital Object Identifier è un'iniziativa statunitense per la gestione del copyright elettronico.41

L'adozione generalizzata di standard permette l'integrazione delle risorse e questa, a sua volta, un'inedita reperibilità delle informazioni. Grazie a speciali agenti software di ricerca automatica sparsi per il mondo, le parole-chiave contenute negli appositi METADATA appositamente predisposti all'interno dei file HTML vengono indicizzate ed inserite nei motori di ricerca. La mancanza dei METADATA può rendere irreperibile o difficilmente reperibile un'informazione, per esempio creando confusioni semantiche.
Gli standard sono le regole della società dell'informazione. Vi sono moltissime tipologie di standard: dei formati grafici; dei formati dei documenti; delle transazioni di rete; della struttura degli archivi elettronici; dell'accessibilità dei documenti in base ai contenuti; della gestione e amministrazione di processi e servizi; ultimamente ne sono stati proposti anche per l'ottimizzazione della docenza scolastica nell'ottica della qualità. Un'attenta analisi delle potenzialità di questi nuovi strumenti permetterà il miglioramento dei servizi universitari, quali assegnazione e catalogazione delle Tesi di Laurea e di Specializzazione; conduzione e promozione dei progetti di ricerca; aggiornamento dei dati bibliografici; organizzazione tempestiva di convegni e workshop; attivazione di progetti europei che richiedono la partecipazione di partner internazionali grazie al lavoro di rete; condivisione di banche dati di immagini e documenti e tutte le altre attività cooperative che richiedono la condivisione di risorse in rete.

Roma, 21 maggio 1999




NOTE

Il presente saggio è stato pubblicato per la prima volta con il medesimo titolo in L'occhio, la mano e la macchina. Pratiche artistiche dell'Ottocento, a cura di Silvia Bordini, Roma, Lithos, 1999, pp. 153-169.
Per errore era saltata la nota numero 1, che ora viene reinserita nel testo.
Tutti i diritti sono dell'autore.
Ringrazio vivamente Silvia Bordini per avermi sollecitato a scrivere il testo.

1 Strumenti della ricerca storico-artistica dalla tradizione all'innovazione, promosso dal direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte prof. Maurizio Calvesi, attivato presso la cattedra della prof.ssa Silvia Bordini e tenuto da Stefano Colonna Ph.D. nell’a.a. 1998/99, è il primo Corso di Informatica e Storia dell'Arte dell’Istituto.

2 Ernst Cassirer, Filosofia delle forme simboliche, vol. II, Il pensiero mitico, Firenze, La Nuova Italia, 1964. Titolo originale: Philosophie der symbolischen Formen, II: Das mytische Denken, Oxford, 1923, p. 3.

3 Ernst Cassirer, Filosofia, etc., op. cit., p.5.

4 Ludovico Geymonat, Il neokantismo di Cassirer, in Id., Storia del pensiero filosofico e scientifico, Milano, Garzanti, 1972, pp. 152-167.

5 Il mondo virtuale di Giulio Camillo, a cura di Viviana Normando e Natascia Moroni, Roma, Università La Sapienza – FESTINA LENTE Centro Internazionale di Ricerca Storico-Artistica, 1997.

6 <http://www.cribecu.sns.it> completo di riferimenti bibliografici.

7 Sistemi Multimediali intelligenti. Beni Culturali e Formazione, Atti del Convegno SMI ’96, Ravello, Villa Rufolo, 13-15 novembre 1996, a cura di Antonio Gisolfi, pagg. 48-49.

8 P.es.: Catalogazione della numismatica medioevale di Salerno.

9 <http://www.cnr.it/>

10 Nella pubblicazione Progetto Finalizzato Beni Culturali 1996-2000, Roma, CNR, 1997, si trovano l’elenco completo dei progetti, i nomi e gli indirizzi dei responsabili, il titolo e la descrizione della ricerca.

11 <http://www.aipa.it>

12 <http://www.iccd.beniculturali.it/> L'Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD) è uno dei quattro Istituti Centrali del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali ed è stato istituito dal D.P.R. 3-12-1975, n. 805, che ne ha fissato le funzioni e la struttura operativa, in un quadro organico con l'ordinamento e le competenze degli altri Istituti Centrali: Restauro, Catalogo Unico delle Biblioteche, Patologia del Libro.

13 Corrado Maltese, Dalla Semiologia alla Sematometria. Studi sulla comunicazione visiva, Roma, Il Bagatto, 1983.

14 Lo staff operativo dello STARLAB è costituito da Mario D’Onofrio (Direttore Scientifico), Claudia Cieri (Vice-Direttore Scientifico), Silvia Bordini (Coordinatore dei Progetti di Ricerca), Antonella Sbrilli (Responsabile Mediateca, Responsabile posta elettronica), Stefano Colonna (Consulente per la Ricerca Applicata e Responsabile WWW).
Nella Commissione Informatica sono presenti, oltre ai docenti già menzionati, anche Silvia Danesi Squarzina e Simonetta Lux.

15 Marcello Frixione, Le reti della memoria: Ipertesti, reti semantiche e struttura della conoscenza, in Sistemi Multimediali intelligenti. Beni Culturali e Formazione, Atti del Convegno SMI ’96, Ravello, Villa Rufolo, 13-15 novembre 1996, a cura di Antonio Gisolfi, pagg. 48-49.

16 <telnet://librs6k.vatlib.it>.

17 <http://www.aib.it/aib/lis/opac/op1mai.htm> Pagina di preselezione degli OPAC italiani consultabili, disponibile al pubblico dal 18 maggio 1999.

18 < http://www.ahip.getty.edu/aka/aka_form_pub.html>.

19 <http://shiva.pub.getty.edu/ulan_browser/>.

20 <http://shiva.pub.getty.edu/aat_browser/>.

21 <http://shiva.pub.getty.edu/tgn_browser/>.

22 Metodologie di catalogazione. Suppellettile ecclesiastica, a cura di Benedetta Montevecchi e Sandra Vasco Rocca, Firenze, Centro Di, 1989.

23 All’indirizzo <http://www.pegasus.usa.com> si trova il programma Pegasus, uno dei client di posta elettronica più diffusi al mondo, che consiglio perchè è freeware e possiede comunque le più evolute funzioni previste nei programmi commerciali. Inoltre permette di salvare gli archivi dei messaggi anche in formato Unix, che è uno standard di fatto.

24 Riporto di seguito il messaggio di benvenuto della mailing-list CAAH, estrapolandolo da un messaggio di posta elettronica del 29 settembre 1998 spedito dal moderatore ai lettori:
« WELCOME TO CAAH (Consortium of Art and Architectural Historians) founded March 1991.
CAAH is a restricted listserv for the exchange of information concerning scholarship and research in the fields of art and architecture history. When admission is requested, scholars are asked to state field(s) of interest and research, and academic affiliation. Discussion is encouraged on: Research and theory questions of a broad nature; Questions of principles and ethics in the field; Teaching approaches; Bibliographic searches; Access to archives and collections; Costs of photographs and publication permissions; copyright issues; Contents of colloquia (often with abstracts of papers) Previews of Tables of Contents of scholarly journals with abstracts of articles when possible; Technical problems and innovations when they have to do with art and architectural scholarship ». Le richieste di iscrizione e i comandi vanno spediti all’indirizzo: LISTSERV@PUCC.Princeton.Edu

25 L’indirizzo degli archivi della mailing-list Museum-L: <http://home.ease.lsoft.com/archives/museum-l.html> Le FAQ – frequently asked questions: < http://museums.state.nm.us/nmmnh/museum-l.html>.

26 < http://www.hypernews.org/HyperNews/get/hypernews/about.html>.

27 < http://www.di.unipi.it/~attardi/hp/proposal98.htm>.

28 <http://www.kaapeli.fi/~eblida/> EBLIDA - European Bureau of Library, Information and Documentation Associations.

29 <http://www.kaapeli.fi/~eblida/ecup/>.

30 <http://fairuse.stanford.edu> è un punto di riferimento per la pubblicistica relativa al Fair-use.

31 <http://intl.highwire.org/> «vOur fondamental desire is to return to universities and other academic institutions, such as scholarly societies, the control of the literature of scholarship » Michael A. Keller, University Librarian - Stanford University, <http://hul.helsinki.fi/finelib/geleijnse/sld013.htm>.

32 <http://intl.highwire.org/about.dtl> « Stanford is vitally interested in the communication of research results ».

33 Flavia Strinati, La presentazione del Progetto Mediateca di Santa Teresa, in: "BTA - Bollettino Telematico dell'Arte" (ISSN 1127-4883), 22 aprile 1999, n. 180, <http://www.bta.it/txt/a0/01/bta00180.html>.

34 <http://www.comune.bologna.it/Iperbole/docs/Chiara/index.html> Stefano Chiara, La Telematica e la Città. Il Progetto Iperbole a Bologna, Università di Bologna, Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di laurea in Discipline delle Arti della Musica e dello Spettacolo, Tesi di laurea in Comunicazioni di massa, a.a. 1997-´98, Relatore Chiar.ma Prof.ssa Nora Rizza, correlatore Prof. Roberto Grandi, 2.1.1.7 Biblioteca Multimediale.

35 <http://www.aib.it/>.

36 Edizione italiana a cura di SMAU, consulenza e aggiornamento di Chiara Sottocorona, traduzione di Lucia Sottocorona, Milano, SMAU, 1997.
Martine Colarossi, Direzione della Ricerca INA, <Colarossi@ina.fr>.

37 <http://www.scala.firenze.it/>.

38 <http://www.museums-online.com/catalogue/>.

39 <http://www.w3.org>. Sito ufficiale del W3 Consortium. Contiene tutti i draft e gli standard HTML e XML.

40 SICI - Serial Item Contribution Identifier – ISSN: 1041-5653 ANSI/NISO Z39.56-1996 Version 2 approved August 14, 1996 by the American National Standards Institute <http://sunsite.berkeley.edu/SICI/index.html>. « This standard defines the requirements for providing in coded form an identifier for each item of a serial and each contribution contained in a serial ».

41 <http://www.doi.org>. The Digital Object Identifier (DOI) is an identification system for intellectual property in the digital environment. Developed by the International DOI Foundation on behalf of the publishing industry, its goals are to provide a framework for managing intellectual content, link customers with publishers, facilitate electronic commerce, and enable automated copyright management.




 
 

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