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Essere ipertestuali  
Andrea Bonavoglia
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 18 luglio 2000, n. 208
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Area Multimedia

1. Una nuova cultura

Il titolo di questo intervento riprende, con la dovuta autoironia, l'essere digitali del noto libro di Negroponte, nel quale era sancita o comunque prevista come ineluttabile la vittoria dei bit sugli atomi. Come dire, la vittoria dell'informatica sulla fisica, del virtuale sul materiale, del testo elettronico su quello cartaceo. Premetto che non sono un informatico e che non ho nessun'idea di come funzionano il protocollo TCP/IP e diverse migliaia di altre cose dentro il PC. Tuttavia, so far funzionare alcuni programmi e so scrivere un ipertesto, almeno a livello basilare; inoltre faccio di mestiere l'insegnante di Storia dell'Arte e cerco di introdurre l'informatica, in questo particolare senso operativo, a scuola.

Essere ipertestuali è un fatto nuovo, tanto quanto essere digitali. Ma a differenza della rivoluzione hardware digitale, che ha forti risvolti economici e un substrato di altissima tecnologia e ricerca, la rivoluzione software dell'ipertesto non può essere compresa in termini di quantità e di velocità, ma soltanto in termini di efficienza calcolati non ora, ma nel lungo termine. Per fare un confronto, la tecnologia del Cd-Audio ha soppiantato quella del disco su vinile nell'arco di dieci anni e ha rappresentato una rivoluzione tecnica e economica a tutti gli effetti. La cultura ipertestuale invece non soppianterà la cultura testuale, e non intende farlo; la cultura ipertestuale si aggiunge a quelle precedenti e tende a diventarne il riferimento o forse ad assorbirle: ma ciò avverrà ineluttabilmente ? L'ipertesto è davvero qualcosa di più del testo? Questa domanda non ha risposte certe, dal momento che non siamo in grado di misurare i valori della cultura.

La mia opinione è che essere ipertestuali corrisponde a essere postmoderni e che la cultura occidentale del 2000 sarà ancora e soprattutto postmoderna. Credo infatti che la tendenza postmoderna stia imponendosi come il modello estetico tanto del secolo che muore quanto del secolo che nasce, in quanto tendenza matura, non più roba da Getty Museum. Nell’alternanza tante volte cercata tra classicismo e non-classicismo, il Postmoderno si è imposto come stile intermedio, spesso dileggiato come fu dileggiato il Manierismo, ma probabilmente, come quello, destinato a lasciare impronte indelebili. E anche il contrasto che sembra a volte manifestarsi tra la visione filosofica e quella artistica, tanto che alcuni teorici del pensiero postmoderno negano le affinità con lo stile, può essere destinato per contrasto ad accrescere l’impatto di entrambe. Non sono in grado tuttavia di dimostrare se la corrispondenza tra ipertesto e postmodernità sia ipotesi davvero fondata, ma la sostengo su base in gran parte intuitiva.

Non mi appare un caso infatti che gli spunti più interessanti a livello internazionale sull'evoluzione di Internet in generale e sull'informatica a scuola nel mio particolare provengano dagli umanisti e non dai tecnici. É chiaro che quanto prima i singoli intellettuali affronteranno l'argomento, tanto prima saranno in grado di partecipare alle nuove dinamiche di sviluppo. L'Italia, con il suo primato di telefonini utilizzati e il suo primato negativo di utenti di Internet (mi riferisco agli utenti veri e attivi e non a quelli saltuari che ogni tanto gironzolano nei siti senza aver ancora capito cosa sono), per il momento dimostra che la chiacchiera prevale ancora sui contenuti.

 

2. Che cos’è un ipertesto ?

2.1 Che cos’è un ipertesto

Esaurite le premesse, occorre definire con chiarezza, a scopo divulgativo ma non solo, i termini che si usano.

Che cos'è un ipertesto? Un ipertesto è un testo in cui sono presenti elementi di collegamento con altri oggetti.

Un ipertesto può essere composto da varie parti:

  • elementi di testo, elementi grafici come fotografie e illustrazioni, elementi animati come film e cartoni animati, elementi sonori come parlato e musica;
  • collegamenti.

Per creare un ipertesto, deve essere presente almeno un elemento della prima serie e almeno un collegamento. È chiaro quindi che, data l'evidenza dei primi, il punto saliente sta nel collegamento.

Un ipertesto che possieda collegamenti e una sola forma mediale, sarà un ipertesto monomediale; un ipertesto completo di collegamenti e varie forme mediali sarà un ipertesto multimediale, o anche un ipermedia.

Il collegamento, o link, è una parola, una frase, un'immagine o comunque un singolo elemento della prima serie che consente, attraverso l'uso del mouse, di deviare la nostra lettura in un altro punto dell'ipertesto. A seconda dei metodi usati, la parola o l'immagine risulteranno evidenziate, o con un colore, o con una sottolineatura, o con una cornice e sopra di loro il normale puntatore del mouse assumerà una forma diversa, di solito quella di una mano, e il clic del mouse consentirà il salto ipertestuale.

La nuova pagina nella quale entriamo sarà di nuovo uno degli elementi citati, testo, immagine, suono, ma potrà essere interna (e l'avremo preparata noi), o esterna (e potrebbe benissimo essere preparata da altri che neppure conosciamo !)

Per descrivere la struttura di un ipertesto il modo più semplice consiste nel pensare a che cosa è l'indice di un qualunque libro e a che cosa sono le note al testo. ... L'indice presenta sinteticamente il contenuto e ci dice a quale pagina dobbiamo andare per leggere un determinato argomento; le note al testo ci dicono spesso dove potremmo approfondire qualche argomento, oppure ci spiegano qualcosa che nel testo non appare chiarissimo.

Un ipertesto ha solitamente un indice come prima pagina, dal quale si può saltare direttamente nei punti indicati; una volta effettuato il salto si potrà tornare all'indice o spostarsi altrove. Quindi, a parte la velocità quasi istantanea di questi salti, il concetto è identico. Lo stesso vale per le note, ma una prima novità consiste nel fatto che in un ipertesto non solo è possibile citare un altro testo o ipertesto, ma è anche possibile saltarci dentro istantaneamente (se il testo è nel PC) oppure collegarsi con esso se fa parte del WEB. (Si tenga conto che nel WEB sono inseriti tutti i principali testi moderni e una buona parte di quelli antichi, e tutte le enciclopedie e i dizionari che si possono immaginare).

 

2.2 A cosa serve un ipertesto

Definiti i termini, occorre ora soffermarci sui contenuti. Pensiamo a un romanzo trasformato in ipertesto sulla base (per ora) del solo indice: scriviamo l'indice in modo che il titolo di ogni capitolo rappresenti il collegamento a quel capitolo. Abbiamo in pratica sveltito la consultazione del romanzo, ma non ne abbiamo certo cambiato il dato narrativo: se voglio leggere il romanzo procederò secondo il consueto ordine lineare. Sarà dopo averlo letto tutto che apprezzerò le possibilità elettroniche di saltare qui e là in un istante... per rileggere qualcosa che mi ha colpito o per analizzare meglio certi aspetti che coll'evolversi della trama si sono chiariti meglio.

Si nota subito, credo, che la natura dell'ipertesto appare più adatta, perlomeno nei limiti della nostra visione attuale, a materiale documentario e saggistico piuttosto che a materiale poetico o narrativo; questo perché la frammentazione implicita nell'ipertesto è congeniale alla saggistica, che non è sempre lineare. Tuttavia, è chiaro che può, o meglio potrà, nascere una letteratura ipertestuale, basata su strutture non lineari che sfruttino al meglio le possibilità dell'ipertesto.

(si veda più avanti il paragrafo 3, dove ho cercato di dare indicazioni più approfondite su questo argomento)

Il concetto di reticolo è emerso da solo. L'ipertesto infatti non è lineare, ma reticolare. Il Web, la ragnatela mondiale, è di fatto un immenso reticolo nel quale sono possibili innumerevoli salti da un nodo all’altro. Un giorno probabilmente tutta la cultura mondiale si troverà depositata nel Web, sotto forma di parole scritte o dette, di musica, di immagini, di animazioni. Un enorme cervello che raccoglie i dati di tutti il mondo e li mette a disposizione di tutti, e comunque sempre un reticolo ipertestuale. Personalmente non so se davvero, come molti sostengono, il reticolo sia una forma simbolica più atta a definire il funzionamento della mente umana rispetto a una linea... e non so se funzioni meglio. Sono quasi convinto però che non possa funzionare peggio e quindi mi sembra davvero interessante sperimentarlo !

 

2.3 Come si scrive un ipertesto

Il codice, o linguaggio, in cui vengono scritti gli ipertesti pubblicati in Internet si chiama HTML, HyperText Markup Language.

Una buona applicazione in HTML può portare a risultati notevoli in poco tempo. Senza entrare nel merito, alcuni elementi-chiave di questo linguaggio possono renderne evidente l'efficacia.

L'HTML si basa su un'idea, utilizzare un testo normale e modificarlo nei punti salienti attraverso dei marcatori o evidenziatori (MARKUP), che vengono scritti come parentesi angolari <.... >. Le parentesi angolari (o segni di minore e maggiore) e il loro contenuto sono detti TAG (etichette).

Il testo viene quindi farcito da una serie di commenti che determinano una differente visualizzazione in fase di lettura e possono trasformare una parola in un LINK; infatti per scrivere un ipertesto si può usare qualunque word-processor, ma per leggerlo ci vuole un programma apposito detto BROWSER.

---Ad esempio, se scrivendo noi battiamo il tag <H1> continuiamo a vedere <H1> sullo schermo; ma se utilizziamo il browser per leggere quello che abbiamo scritto, non vedremo <H1>, ma tutte le parole dopo <H1> saranno visualizzate in forma molto grande. <H1> infatti è un marcatore e il suo significato è normalmente di evidenziare il titolo di un testo. </H1> indica la fine del campo dove la funzione ha avuto effetto.

---Scrivendo <img src="quadro.gif"> diciamo al browser che in quel punto deve farci vedere l'immagine (che deve ovviamente trovarsi nella memoria del PC) denominata quadro.gif

---Scrivendo <A HREF="1capitol.htm">Primo capitolo</A> diciamo al browser di segnalare la possibilità in quel punto di saltare al testo che si chiama 1capitol.htm e che si troverà nella memoria del PC.

---Scrivendo <A HREF="http://www.ibm.com">IBM</A> diciamo al browser di segnalare la possibilità in quel punto di collegarsi con la pagina WEB dell'IBM in America (ovviamente lo potremo fare solo se saremo in linea); in questi due ultimi casi, il browser visualizzerà soltanto le parole Primo capitolo e IBM, sottolineate, generalmente in azzurro, sopra le quali il puntatore del mouse si trasforma in una manina, a indicare il possibile salto dopo il clic.

L’elenco completo dei tag e un manuale per l’uso dell’HTML occupano varie decine di pagine, ma una volta superato il primo scoglio di comprensione, non è affatto difficile andare avanti. Esistono poi numerosi programmi che consentono di scrivere in HTML direttamente.

 

3. Arte e ipertesti

Come ho già detto, l’ipertesto appare ideale nella creazione di saggi, enciclopedie, monografie e comunque laddove un indice ha valore non solo di riassunto, ma anche strutturale. Il termine browser (sostantivo dal verbo « to browse » che significa sfogliare) usato per definire i programmi che leggono gli ipertesti dice molto: un ipertesto non va letto tutto, ma va sfogliato, proprio come un dizionario, un catalogo, o una raccolta di riviste.

Eppure, sembra strano che non sia possibile creare qualcosa di meno prosaico e meno funzionale con questo strumento. Esiste il modo di scrivere una poesia ipertestuale?

A scanso di equivoci, bisogna precisare che la stesura in HTML con link interni e esterni, immagini, note, musiche, voci fuori campo etc. della Divina Commedia, non è affatto un poema ipertestuale, ma un ipertesto su un poema. La pura traduzione in HTML di oggetti artistici già esistenti non crea arte diversa.

Formuliamo una condizione che descriva e vincoli il nostro discorso: una poesia o un’opera visiva ipertestuale deve essere sfogliata e non deve essere lineare. Partendo da qui, l’architettura sembra l’arte più vicina alla forma reticolare, e in seconda posizione la musica. Di contro, una poesia, un quadro, una scultura, sembrano difficilmente poter uscire dalle loro dimensioni piuttosto concentrate e non estese nel tempo e nello spazio.

Una sequenza di quadri potrebbe allora risolvere il problema? O una raccolta di poesie? Nient’affatto. Se di arte ipertestuale dobbiamo parlare, il fatto che tale arte deve sfruttare al massimo livello le potenzialità del suo supporto fisico e mettere in sequenza degli oggetti non è che una potenzialità minima dell’HTML. Rileggendo la definizione stessa di ipertesto infatti ci accorgiamo che l’essenza sta nel collegamento e che esso può essere interno o esterno. Ne consegue che l’opera ipertestuale deve essere aperta e infinita e che partendo dal suo autore essa trova altri autori, tra i quali è anche da annoverare il lettore stesso. Il percorso scelto è un percorso tra i tanti, ma tale scelta è attiva e probabilmente, in un’opera ipertestuale ad ampio raggio, essa è anche unica. Il lettore ha costruito attivamente un percorso, lo ha seguito, e se al termine della sua attività egli è soddisfatto, se apprezza l’opera, se in parole povere "gli è piaciuta", non deve soltanto congratularsi con l’autore originale, ma anche con quelli laterali incontrati in rete e non soltanto con loro, ma anche con se stesso per aver trovato-costruito un percorso piacevole.

Immaginiamo allora un qualcosa che per il momento chiameremo iper-romanzo. L’autore ci presenta i personaggi e accenna una trama. È nostra scelta ora se proseguire nella conoscenza dei personaggi e ad esempio vederli ritratti (fotografie, disegni, animazioni) o ascoltarne le voci o seguire un tracciato che ci racconta per scritto o per immagini altri fatti a loro collegati. Una serie di collegamenti in rete possono portarci anche ad ascoltare musica, a vedere luoghi reali o fantastici, e forse a perderci lungo un primo percorso infinitamente diramato. Di ritorno al nostro iper-romanzo, possiamo seguire la trama fin dove l’autore ce la propone e ripetere grosso modo la prima esperienza. Tuttavia, e qui potremmo individuare una chiave artistica del tutto nuova, l’autore ha previsto che a seconda dei nostri movimenti la trama si modifichi, ovvero ha condizionato alcune parti della sua opera all’avvenuta acquisizione di certi dati. Se quindi abbiamo navigato dietro a un personaggio, alcuni collegamenti si sono attivati e altri no. Riusciremo a sfogliare per intero l’opera completa solo quando avremo compiuto determinati passi e ci accorgeremo che, se pure c’era un inizio (la homepage), nell’opera ipertestuale non esiste una fine.

È un’ipotesi tutta da definire, ma credo che in germe ci siano elementi chiari perlomeno per comprendere cosa si può fare con questo supporto. In particolare, un certo aspetto ludico, da caccia al tesoro, fa parte della mia ipotesi e credo faccia parte integrante dello spirito stesso degli ipertesti, di Internet e della postmodernità.

 
 

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