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L' arte di interconnettere i luoghi d' arte Viterbo, Facoltà dei Beni Culturali
Arte On line / Abstract Workshop 17 maggio 1995

Stefano Lariccia Responsabile World Wide Web Università "La Sapienza"
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 11 luglio 2000, n. 86 (17 maggio 1995)
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Il polo SBN de "La Sapienza"

La nascita della Rete Scientifica di Ateneo (RSA) nell' Università di Roma "La Sapienza" è dovuta fondamentalmente alla "autoorganizzazione" delle esigenze di calcolo dei Fisici, presenti a Roma con una scuola molto importante, sia per le sue radici storiche (la scuola di via Panisperna) sia per la ricerca attuale. E' stato infatti soprattutto con fondi dell' INFN che si è costituita la struttura originaria della rete (oggi tuttora più efficiente del ramo "generalista", cioé quella utilizzata da diverse branche della ricerca); ed è stato tramite gli scambi culturali e tecnologici con i grandi santuari del calcolo per la ricerca di base (leggi CERN, a Ginevra, CECA a Lione per l'Europa: Chicago, Boston, e Livermore Laboratories per gli Stati Uniti) che si è costituito il know-how di base e poi l' esperienza tecnico-organizzativa che è approdata nel Gruppo Armonizzazione Reti per la Ricerca, il GARR, che tuttoggi sovraintende, attraverso il lavoro coordinato di diversi gruppi, alla gestione delle infrastrutture necessarie per il funzionamento e l' estensione della rete accademica italiana.

Dal GARR, o intorno al GARR, è nato e si sta sviluppando oggi l' intero sistema che potremmo definire la INTERNET italiana, sottosistema di INTERNET planetaria. Sono tuttora in gestione al GARR diversi backbone, diverse dorsali di rete, che permettono l'utilizzo di reti ad alta velocità per la trasmissione dati tra i principali centri unversitari italiani, da Roma e Bologna, Milano, Torino, Padova e poi Ginevra, e poi attraverso Amsterdam, verso la Gran Bretagna e gli Stati Uniti.

Se indubbiamente questa è la storia delle origini della infrastruttura della rete scientifica italiana, va però altrettanto indubbiamente, aggiunto un nuovo capitolo che riguarda la storia recente di SBN (Sistema Bibliotecario Nazionale) ed il suo ingresso, principalmente attravero i nodi di Roma Firenze e Bologna, nella rete GARR.

Al Progetto SBN "La Sapienza", ad esempio, la cui Commissione è stata diretta fin dalla nascita da Francesco Pitocco, ordinario di Storia Moderna presso il Dipartimento di Studi Storici de "La Sapienza" va attribuito il merito di aver impegnato l' intero Ateneo nei confronti del Ministero dei Beni Culturali a fornire i dati catalografici delle proprie biblioteche al circuito SBN; e allo stesso tempo, di aver impegnato, assieme ad altri poli universitari quali Firenze e Bologna, il Ministero dei Beni Culturali (in particolare il suo organismo ICCU, Istituto per il Catalogo Centrale Unificato) a provvedere per SBN l' allaccio alla rete GARR.

Più recentemente lo stesso Ministero dei Beni Culturali, proprio per queste posizioni e per questi impegni assunti dall' ICCU, è entrato a far parte del GARR, venendo così a costituire, assieme al Ministero dell' Università e della ricerca Scientifica, un nucleo di gestione della possibile rete della pubblica amministrazione italiana, che è possibile immaginare implementata ovviamente come sottodominio della Internet italiana.

In particolare è stata avanzata al GARR, alcune settimane orsono, la proposta formale di istituzione di un dominio attinente ad SBN e al sistema bibliotecario nazionale non SBN (e quindi ai Beni Culturali nel loro complesso) che dovrebbe per l' appunto prendere il nome di "sbn.it".

Citare queste vicende non risponde tanto ad un bisogno di attribuzione di meriti e responsabilità, pure esistente, quanto al desiderio di chiarire attraverso le recenti evoluzioni storiche, la situazione attuale della rete italiana.

È importante cioè sottolineare come, nello sviluppo di questa importantissima infrastruttura nazionale, sia in questo momento impegnata in prima fila non solamente la cultura dei fisici con le proprie esigenze di supercalcolo distribuito, ma finalmente, e in maniera del tutto formalizzata, anche la cultura umanisitica (potremmo dire l' informatica applicata alle humanities) con tutta la specificità che le è propria di applicazioni dell' informatica alla gestione di archivi , alla gestione di biblioteche, di musei.

Questo è certamente una evoluzione doverosa e auspicabile ed è forse un segno di crescita per la cultura italiana, un segno di sprovincializzazione un segno di integrazione tra quelle "due culture", umanistica e scientifica, troppo a lungo separate da impianti ideologici superati.



Il "Virtual Campus"

In seno all' esperienza di realizzazione del Polo SBN de "La Sapienza", e quindi in piena immersione nel contesto sopra descritto, è nato presso la facoltà di Lettere un laboratorio di informatica, (LIDS) che ha cominciato già a partire dal 1990 ad accumulare esperienze specifiche nel campo delle reti e della informazione documentale telematica.

Proseguendo l' esperienza SBN, fatta anche di molti limiti e di molte frustrazioni, dovute sia alla dimensione nazionale del servizio, sia a certi aspetti infelici dell' organizzazione complessa e forse in parte ormai sclerotizzata che la conduce, e per certi versi nell' ottica di sorpassare proprio alcuni di questi ostacoli, il lavoro presso il LIDS ha condotto nel 1992-93 alla sperimentazione di nuove tecnologie per la gestione di dati su reti disomogenee. A fine 1993 partiva Virtual Campus La Sapienza un server sperimentale basato su protocollo World Wide Web (ideato a Ginevra da Robert Calliau e Tim Berners Lee nel 1991.

Oggi questo servizio, sia pure ancora in fase sperimentale, si propone come primo scopo di creare una rete di edizione cooperativa di informazioni lungo tutta l' estensione della RSA de "La Sapienza" e seguendo passo passo l' estensione capillare prevista della rete fisica a tutti dipartimenti, anzi, dove possibile, stimolandone e incentivandone la realizzazione.

L' obiettivo fondamentale, anche se successivo in termini logici e temporali, è ovviamente quello di costituire una sorta di organismo centrale di coordinamento dell' informazione prodotta da ciascun organismo interno alla Sapienza, curando in particolare il rispetto per alcune linee guida sia dal punto di vista della funzionalità che da quello dell' immagine. Il gruppo che si propone questi obiettivi è oggi definito SIA (Sistemi Informativi d' Ateneo) ed è composto da una dozzina di persone tra docenti ricercatori tecnici e bibliotecari.

Il CICS (Centro Interdipartimentale per il Calcolo Scientifico) ha recentemente presentato un progetto al Cda per ottenere il finanziamento per la estensione del servizio, oggi già attivo per alcuni Dipartimenti, alla totalità dei Dipartimenti dell' ateneo.


L' iniziativa del BTA e le sue convergenze con il Web "La Sapienza"

Tra i progetti che il gruppo si propone di attivare e/o ospitare rilevanti sono certamente anche tutti quelli che intendono veicolare attraverso Internet (quindi anche all' esterno dell' ateneo) iniziative culturali e scientifiche cui gruppi di lavoro del nostro ateneo partecipano.

Il BTA è una iniziativa che rientra certamente in questa definizione. Appare certamente importante garantire, da parte di una struttura che intende promuovere l' uso coordinato di risorse telematiche, appoggio e risorse di calcolo ad una iniziativa che nasce alla Sapienza ma che ovviamente si propone per un servizio di collegamento nazionale e forse come palcoscenico verso la platea internazionale di Internet.

Uno dei valori fondamentali dell' informatica è la ricerca dell' ottimizzazione dell' uso delle risorse. Una risorsa già esistente, un servizio già realizzato, invita, secondo questa accreditata logica, ad incentivarne la distribuzione piuttosto che la duplicazione irrazionale.

È auspicabile quindi che le risorse del BTA, forti anche del contributo che il Web "La Sapienza" riuscirà a sommare all' iniziativa, siano distribuite e partecipate.

Occorre quindi lavorare di concerto, coordinare la distribuzione di compiti ben definiti a chi voglia partecipare, diffondere le informazioni per consentire a chi avesse obiettivi simili a quelli proclamati dal BTA di partecipare, ottimizzando così l' uso delle risorse.

Tra i compiti del BTA, oltre a quelli esplicitati nei documenti costitutivi, potremmo sicuramente, fantasticando, scrivere pagine e pagine.
Ma rimaniamo a ciò che è più sicuramente fattibile, a portata di mano.
Raccogliere e diffondere tutte le informazioni esistenti su mostre, nuovi musei, eventi nel campo dell' arte.
Realizzare videomusei e video mostre che incentivino la visita ai luoghi reali.
Raccogliere e diffondere informazioni su opere rubate, su incerte provenienze sugli studi di attribuzione.
Collegare attraverso un sistema di Web Server gli istituti ed i dipartimenti universitari di storia dell'arte e questi alle strutture del Ministero dei Beni Culturali.

Le esigenze di formazione all' uso della telematica di una facoltà che si occupa di Beni Culturali per il futuro prossimo

In un solo concetto, forse ipersemplificando, si potrebbe dire che uno degli obiettivi formativi di una facoltà che si occupa di Beni Culturali in Italia dovrebbe essere quello di impedire che si ripeta, per un cittadino italiano, quella sgradevole esperienza che molti di voi forse hanno già provato: il vedere ad esempio - dapprima con grande ammirazione - su Internet le immagini di una video mostra sui manoscritti della Biblioteca Vaticana "allestita" presso la Library of Congress a Washington; e poi dover riflettere e constatare che se tutto il lavoro necessario a questa lodevole iniziativa è stato trovato negli Stati Uniti, il nostro deficit di occupazione non vedrà mai, neanche con l' istituzione di queste nuove facoltà, una soluzione.

Le tecnologie informatiche sono finalmente oggi mature per un uso autonomo ed intelligente da parte di qualsiasi studioso, da parte di qualsiasi disciplina. Il mondo di queste tecnologie è altresì sempre più severo nel giudicare chi le utilizza in maniera oscurantista, ghettizzata, ignorando cioè il punto fondamentale dell' informatica: la costruzione di cattedrali è possibile solo imparando l' arte di cooperare con apertura mentale. I fornitori di informatica, le grandi aziende di hardware e di software sono sempre stati, nella loro lotta competitiva, agenti introduttori di divisioni, fazioni, standard in lotta; e questo in una certa misura, è inevitabile e comprensibile.

Il sistema della ricerca al contrario può e deve agire come agente di difesa degli interessi dell' utente; in questo campo è necessario cioé lavorare mettendo in comune interessi, e quindi standard, metodologie, informazioni. Questo è il nostro dovere. E' necessario creare a questo scopo un clima di lealtà e di fiducia nella collaborazione tra i diversi gruppi di lavoro. Solo così si può invertire la logica della differenziazione e della competizione irrazionale.

Chissà che l' introduzione dell' informatica nel profondo delle discipline umanistiche non corregga qualcuno dei difetti genetici dei metodi di organizzazione della ricerca propri di questi ambienti accademici ?

Ci si può credere o meno. Ma sono opportunità da non perdere.



	
 

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