bta.it Frontespizio Indice Rapido Cerca nel sito www.bta.it Ufficio Stampa Sali di un livello english
Il fotografo di Mauthausen tra teatro e realtà  

Eleonora Rovida
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 22 Marzo 2019, n. 867
http://www.bta.it/txt/a0/08/bta00867.html
Precedente
Successivo
Tutti
Area Estetica

Abstract

Il fotografo di Mauthausen è un film del 2018 che rievoca le vicende del fotoreporter Francisco Boix, sopravvissuto ai campi di sterminio grazie alle sue abilità fotografiche. Incaricato dell’identificazione dei detenuti e con la possibilità di accesso all’archivio, sottrarrà numerosi negativi utilizzati nel processo di Norimberga come prova dei crimini nazisti contro l’umanità. La pellicola ha un taglio teatrale straordinariamente coinvolgente dove la fotografia domina tutta l’opera sia a livello tematico che tecnico.

A Sofia

Più di 7000 spagnoli sono passati dai cancelli di Mauthausen,
venivano dalla lotta contro Hitler al fianco dei Francesi, venivano dalla miseria e dalla fame dei campi profughi,
venivano dalla sconfitta di una guerra civile…
Dopo essere stati catturati dalle truppe tedesche, Serrano Suñer, ministro franchista, li privò anche della nazionalità.
Per i Franchisti, non erano Spagnoli.
I Nazisti potevano fare di loro ciò che volevano…

Con questo preambolo la regia apre il sipario sul teatro di Mauthausen: mura del campo che aspettano i prigionieri, un cancello della morte in attesa dei suoi spettatori, l’aquila tedesca che torreggia sul paesaggio

La guida per i vaganti osservatori è una voce narrante che introduce allo spettacolo perché “a Mauthausen tutto è pensato per fare impressione... puro teatro”. I Kapo sono attori che credono nel personaggio che interpretano: basta una colpo ben assestato a un prigioniero qualsiasi e si trasforma in carceriere.

Le divise sono il travestimento di scena: ecco i triangoli verdi, i “cocchi dei crucchi”, i primi arrivati, orde di assassini, stupratori, criminali. L’abito che si consegna è metafora del ruolo assegnato nella recita del vero.

Ma prima di tutto c’è l’identificazione, l’autenticazione, per cui la cosa più importante è la messinscena dello spettacolo.

Tutto è sotto il rigido controllo di Paul Richen, “gli occhi di Mauthausen”, che non si separa mai dalla sua Leica, il direttore della fotografia.

Ma il regista sovrano dell’opera è Franz Ziereis, il capo supremo di Mauthausen.

L’intro del film non è altro che il manifesto di presentazione dell’opera, qualcosa che va oltre la vita, che diventa arte, per cui lo spettatore inorridisce, ma si definisce il taglio con cui sarà trattata tutta la tematica.


Trama

Il protagonista della vicenda, Franz (Francisco), è un giovane spagnolo deportato che, grazie alle sue abilità e alla sua passione per la macchina fotografica, viene incaricato del processo di identificazione dei prigionieri realizzando foto di ognuno per rapportarne l’ingresso e i decessi con scatti polizieschi corredati dal codice dei detenuti. Due camere oscure e 210 mq servono per documentare tutto ciò che avviene nel campo: l’Erkennungsdienst.

Notato da Richen, diventa un suo secondo nella fotografia del campo. Tra i due si instaura un rapporto dialogante che contrappone due visioni: per Richen la fotografia è un’opera da allestire in modo teatrale, per Franz tutto è verità. La differenza sta nel punto di vista.

Il prigioniero non è un deportato qualunque, ma appartiene alla Resistenza antifascista spagnola e, grazie ai numerosi contatti, partecipa ad atti finalizzati a liberare i detenuti.

Una volta scoperti i negativi più crudi e freddi, ma significativi di Mauthausen, decide di affidarsi al gruppo coinvolgendo tutti nel nascondere e preservare quelle che per lui non sono opere, ma testimonianze e prove dei crimini nazisti.

Guadagnatosi la fiducia di Richen, viene sponsorizzato come abile realizzatore di ritratti, partecipando alla mondanità fuori dal tempo che attraversa le famiglie dei generali nazisti.

Anche oltre il recinto dei prigionieri, la situazione non cambia: i detenuti sono trattati come prede di caccia, bersaglio mobile dei capricci nazisti, per alleviarne la noia in una fase di stallo degli ordini provenienti da Berlino.

Il lavoro dei detenuti è finalizzato al lavoro nelle cave e alla costruzione di una scalinata monumentale che porta ad una vetta che è l’apice della fine. Da essa vengono gettati i prigionieri stessi che, nella salita, camminano sui corpi di coloro che non sono riusciti ad arrivare in cima.

La Resistenza interna cerca di aggirare il sistema nazista nell’operazione Nacht und Nebel liberando i prigionieri e sostituendoli con morti sicuri attraverso la rivestizione delle casacche numerate e con diversi tentativi per portare i negativi il più lontano possibile da Mauthausen.

L’epilogo della guerra è vicino e Richen ordina la distruzione di tutte le fotografie più scomode del campo facendo utilizzare i forni crematori, ma Franz si attiverà per nascondere i negativi ovunque aspettando la liberazione per rendere giustizia alla verità.


La fotografia

La fotografia è il tema dominante di tutta l’opera, scenario e tecnica che collega e costruisce la trama della storia. Ogni scena è ricreata sulla base dei veri scatti del fotografo che sono diventati nel tempo simboli della presenza spagnola a Mauthausen.

Le tecniche utilizzate in fase di ripresa seguono lo stesso imperativo: il cromatismo e il contrasto delineano lucidamente una pellicola di modernissimo quasi bianco e nero, dove le figure sono armoniche nell’immersione del chiaro della neve e della polvere.

Le tonalità rappresentano la freddezza dell’ambientazione che segue il sistema zonale della fotografia. La scalinata di Mauthausen omaggia la scala di grigi di Ansel Adams.

La fotografia unisce e separa le due visioni spagnola e tedesca, vittima e carnefice, adepto e maestro. Da una parte c’è l’idea della costruzione e della finzione, dall’altra la cruda verità e la prova. Richen deve creare degli scenari che rappresentino un clima disteso di Mauthausen, Franz mira a far emergere l’atrocità reale.

Non è un caso che il teatro del dialogo tra i due diversi mondi sia la camera oscura, l’unico ambiente monocromo del film coperto dal rosso, metafora di sangue. All’interno della sala di sviluppo dei negativi c’è una rappresentazione di Medusa che, secondo la leggenda, pietrificava tutti coloro che la guardavano. Allo stesso modo la fotografia immortala, immobilizza, sottrae al tempo, legandosi a doppio filo con la morte.

Luci e ombre, bianco e nero diventano capisaldi della pellicola, così come le emozioni e la narrazione. “La fotografia è fatta di luce, ma perché tutto funzioni ha bisogno del buio”.

Così l’arte di Richen ha bisogno di quei “35 modi per morire a Mauthausen” per costruire la scena: “camera a gas, iniezione letale, dilaniati dai cani, docce gelate in pieno inverno, sfiancamento sulla scala della morte…..”

L’apice della tensione e del dualismo delle visioni avviene in seguito all’impiccagione di un detenuto, catturato per tentativo di evasione ed esibito a monito per i prigionieri, legato ad una casa per uccelli a dimensione umana con la dicitura “tutti gli uccelli sono nel nido”. A questo evento segue il confronto /scontro tra i due fotografi di Mauthausen.

Lo spagnolo contro il tedesco si incontrano nel ring della camera oscura e si fronteggiano con due visioni opposte.

Francisco pone la sua testa davanti alla pistola del generale e gli ordina di sparare con la stessa freddezza con cui si scatta una foto. Lo shooting fotografico evoca lo sparo così come l’arte fotografica è una caccia al dettaglio da immortalare. La gestualità è identica.


La Pellicola

Il fotografo di Mauthausen si inserisce nella vasta produzione cinematografica appartenente agli eventi che caratterizzarono la Seconda Guerra Mondiale e la deportazione nei campi di concentramento.

La trama deriva dalla storia vera di Francisco Boix, fotoreporter catalano, detenuto a Mauthausen. Durante quel periodo fu incaricato di realizzare molti scatti per il Terzo Reich e, segretamente, trafugò numerosi negativi che vennero utilizzati come prove ai Processi di Norimberga e Dachau.

L’aspetto storico è relativamente rilevante poiché la regia riesce a incanalare l’attenzione creando un palcoscenico affascinante, fatto di tensione e stupore, orrore e piacere, partecipazione e distacco dando grande risalto all’arte/tecnica fotografica e ai suoi principi filosofici a lungo dibattuti.

Tutto è sapientemente disposto come eco della fotografia stessa, omaggio ad essa e ricordo indelebile della storia.

La dorsale centrale è una contrapposizione tra due visioni opposte della fotografia. Il susseguirsi degli eventi storici determina il prevalere dell’una o dell’altra. Così, nel declino di una fazione, cade anche la concezione di un certo tipo di fotografia. Si passa dall’allestimento teatrale fotografico, alla fotografia documento.

La storia rappresenta l’evoluzione stessa del concetto di fotografia in uno scontro che lascerà prevalere la verità sulla finzione.

La lettura teatrale del palcoscenico della visione porta un taglio nuovo nella produzione cinematografica di questo genere, innalzando l’aspetto artistico tecnico su quello emotivo ed empatico.

La fotografia stessa dimostra di essere centrale nell’escamotage della finzione del regista che gioca sui due piani alleggerendo la cruda realtà per regalare il fascino dell’arte.

La pellicola è costruita dall’arte nell’arte, teatro nel teatro, fotografia nella fotografia, attori che interpretano attori per la realizzazione di un incanto sapiente.

Originalissima.


Il Fotografo di Mauthausen

Un film di Mar Targarona. Con Mario Casas, Alain Hernández, Luka Peros, Emilio Gavira, Igor Szpakowski Biografico, durata 110 min. - Spagna 2018.











Francisco Boix. Biografia essenziale

Barcellona, 31 Agosto 1920 – Parigi 7 Luglio 1951.
Fotografo autodidatta, figlio di un sarto di Barcellona appassionato di fotografia. A sedici anni entra nel giornale de Juliol, l'organo informativo della Gioventù socialista unificata.
Durante la guerra civile spagnola è attivista comunista e combatte lungo l'Ebro.
Alla fine della guerra viene esiliato in Francia, dove entra nella Compagnia di Volontari della linea Maginot e nella Quinta Armata francese.
Nell’agosto del 1940 viene arrestato dai tedeschi e internato il 27 gennaio 1941 nel campo di concentramento austriaco di Mauthausen con il numero 5.185.
Dapprima lavora nelle cave, ma viene presto impiegato nel laboratorio fotografico con lo spagnolo Antonio García.
Viene incaricato di documentare per la Waffen-SS ingressi, decessi, atti e visite ufficiali.
I negativi rubati vengono nascosti e salvati grazie alla partecipazione di altri prigionieri e di Anna Pointner, una donna residente di Mauthausen, che li custodisce fino alla fine del la guerra.
La liberazione definitiva del campo avviene nel maggio 1945. Boix recupera i negativi delle atrocità naziste e li pubblica sulla rivista Regards.
Nel processo di Norimberga è l'unica testimonianza spagnola e la sua dichiarazione, supportata dalle immagini, serve a condannare i nazisti Speer, Eigruber e Kalterbrunner.
Nel ‘48 si trasferisce al numero 14 di rue Duc de Montmatre a Parigi e lavora come reporter per il quotidiano L'Humanité alla fine degli anni Quaranta. Muore a Parigi nel 1951.


















 

Bibliografia/Sitografia




AA. VV. Los primeros disparos de Francesc Boix, Barcellona 2016

Archivio Fotografico, Francisco Boix, “United States Holochaust Memorial Museum”, https://collections.ushmm.org/search/?q=BOIX,%20FRANCISCO&search_field=Photo%20/%20Film%20Keyword

M. Belpoliti, Un magazzino per la Memoria La storia attraverso Milano, “La Stampa.it”, 24/04/2015, https://www.lastampa.it/2015/04/24/cultura/un-magazzino-per-la-memoria-la-storia-attraverso-milano-sqAnVDZMJFOv7GOYIZH7hI/pagina.html

B. Bermejo, El fotógrafo del horror. La historia de Francisco Boix y las fotografías robadas a los SS de Mauthause, 2015.

B. Bermejo, Francisco Boix, el fotógrafo de Mauthausen, Barcellona 2002

M. G. De Bonis, L’immagine della memoria. La Shoah tra cinema e fotografia, Roma 2010

P. Cerveròn, Francisco Boix, el fotógrafo que retrató los crímines nazis, “Gràffica”, 23/09/2018, https://graffica.info/francisco-boix/

A. De Diego, De Mario Casas a Francisco Boix. La historia real del fotógrafo de Mauthausen, “El Debate de Hoy”, 30/10/2018, https://eldebatedehoy.es/historia/francisco-boix/

El fotógrafo de Mauthausen (2018), in “IMDB”, https://www.imdb.com/title/tt6704776/

El fotógrafo de Mauthausen (2018), in “Netflix”, https://www.netflix.com/it/title/80191608

Francisco Boix, “United States Holochaust Memorial Museum”, https://www.ushmm.org/search/results/?q=Photos+of+Francisco+Boix

Mario Casas protagoniza 'El fotógrafo de Mauthausen', participada por RTVE, in “RTVE”, http://www.rtve.es/rtve/20171110/mario-casas-protagoniza-fotografo-mauthausen-participada-rtve/1633961.shtml

E. Pirazzoli, Un’ingombrante presenza marginale. Il prigioniero sulla scala di Mauthausen, “La Rivista di Engramma online”, ottobre 2017, http://www.engramma.it/eOS/index.php?id_articolo=3313

Parigi rende omaggio a Francisco Boix, “IL FOTOGRAFO DI MAUTHAUSEN”, “DEPORTATI.IT”, HTTP://WWW.DEPORTATI.IT/NEWS/PARIGI-RENDE-OMAGGIO-FRANCISCO-BOIX-FOTOGRAFO-MAUTHAUSEN/

A. Rivera, Mar Targarona onora El fotógrafo de Mauthausen, in “Cineuropa”, 02/01/2018, https://cineuropa.org/it/newsdetail/344377/

M. Rubboli, Wilhelm Brasse: il Fotografo di Auschwitz che salvò 40.000 Ritratti dalla Distruzione, in “Vanillamagazine", 23/09/2017, https://www.vanillamagazine.it/wilhelm-brasse-il-fotografo-di-auschwitz-che-salvo-40-000-ritratti-dalla-distruzione/

S. Rubio, P. J. Colombo e A. Landa, Il fotografo di Mauthausen, “Mondadori Comics”, Segrate 2018

M. Smargiassi, Wilhelm Brasse, il fotografo del lager. L'uomo che documentò il male, in “LARepubblica.it- Arte e cultura”, 26/10/2013, http://www.repubblica.it/cultura/2013/10/26/news/il_fotografo_del_lager_l_uomo_che_document_il_male-69466194/

J. A. Terrassa, La vida del fotógrafo que sufrió el horror nazi se convierte en película, in “El Pais”, 24/11/2017, https://www.fotogramas.es/noticias-cine/a19448963/el-fotografo-de-mauthausen-alain-hernandez-macarena-gomez/

M. P, Villatoro, EL FOTÓGRAFO DE MAUTHAUSEN. La verdad tras el español que demostró la barbarie de los sádicos guardias nazis, “ABC Historia”,26/10/2018 , https://www.abc.es/historia/abci-fotografo-mauthausen-verdad-tras-espanol-demostro-barbarie-sadicos-guardias-nazis-201810260235_noticia.html




PDF



Contributo valutato da due referees anonimi nel rispetto delle finalità scientifiche, informative, creative e culturali storico-artistiche della rivista

Risali


BTA copyright MECENATI Mail to www@bta.it