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Arte mosana del Trésor della cattedrale di Liegi  

Luisa Nieddu
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 11 Dicembre 2016, n. 824
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Area Didattica

Le origini della diocesi di Liegi risalgono alla fine del secolo VIII, quando, nel mezzo del bacino della Mosa, la città divenne capoluogo dell’antico vescovado di Tongres-Maastricht grazie alla volontà di Sant’ Uberto, figlio del duca d’Aquitania e successore di San Lamberto, che già dalla seconda metà del secolo VII aveva eletto il villaggio come luogo di residenza di una domus propria [1] . Affacciata in posizione strategica, sul finire del secolo X Liegi ricoprì il ruolo di metropoli ecclesiastica grazie al governo di Notgero, allorché il dignitario ecclesiastico ottenne dall’imperatore Ottone II il privilegio di immunità, elevato poi da Ottone III, tra il 980-985, a titolo di principe temporale, rendendo la città autonomo dominio dei principi-vescovi [2] fino a quando il Principato fu annesso alla Francia da Napoleone Bonaparte nel 1795.

Protetta della sovranità ecclesiastica, retta da un vescovo principe, Liegi conobbe quindi un’intensa fase di fermento economico e culturale. Già dalla prima metà del VIII secolo e gli inizî del XI, la città contava innumerevoli parrocchiali e conventuali, due abbazie benedettine e sette Capitoli, tra i quali la collegiata di Sain-Paul. Fondata dal predecessore di Notgero, il vescovo Eraclio, tra il 966 e il 971, San Paolo fu promossa a rango di cattedrale, dopo la distruzione dell’antica cattedrale di Saint-Lambert nel 1795, e nel 1802 a seguito del Concordato.

L’attuale struttura architettonica si presenta in forme gotiche flamboyantes, tipiche dei centri mosani, innalzata a partire dal 1420 dopo la demolizione della originaria costruzione romanica avvenuta tra il 1230 e il 1240 [3] . 

Negli ambienti interni la chiesa, adiacenti lo splendido chiostro riedificato nel 1445, vi sono custoditi i capolavori del rinomato Trésor de la Cathédrale, nel quale, oltre al patrimonio artistico proveniente dall’antica cattedrale di Saint-Lambert, si conserva una cospicua collezione oggetti d’arte mosana provenienti delle numerose chiese liegesi non più esistenti.

La magnificenza culturale dell’antico Principato vescovile viene dunque rappresentata dalle eterogenee attestazioni d’arte suntuaria provenienti dalle officine mosane, tra smalti, oreficerie, avori, tessuti, miniature e sculture lignee. Contrassegna una prima fase museografica, la croce-reliquario sbalzata in argento dorato del monaco Hugo d’Oignies di Walcourt, fondatore assieme ai fratelli, sul finire del XII secolo, del monastero agostiniano d’Oignies [4] . L’orefice fu ritenuto colui che introdusse lo stile gotico nell’oreficeria mosana, elaborando un innovativo tipo di filigrana caratterizzata da motivi fogliati e a spirali a sbalzo, non più aderenti alla lamina del fondo.

Straordinari lavori di arte decorativa e oggetti liturgici scandiscono inoltre, la prima parte di questo percorso d’arte, come una placchetta bizantina in avorio dalle dimensioni di 18 cm. per 10, raffigurante una Vergine a figura intera col Bambino, detta Odigitria, colei che indica, datata tra il 1001 – 1100, o un’icona bizantina del secolo XI raffigurante la Vergine col Bambino, montata su una cornice in filigrana e ritenuta, e secondo la tradizione dono dell’imperatore Federico II.

Prodotto ancora nelle botteghe liegesi, l’intaglio dell’avorio raggiunse nei centri mosani, risultati di eccezionale minuzia artistica al pari dell’oreficeria, come si può osservare nella placchetta delle “Tre Resurrezioni” operate da Cristo, nella quale, su una sequenza narrativa articolata su tre registri, vengono descritte dall’alto verso il basso: la Resurrezione della figlia di Giairo, del figlio della vedova di Nain e di Lazzaro. Sottoposto ad un recente lavoro di restauro da parte dei laboratori de l’Institut Royal du Patrimoine artistique de Bruxelles, il manufatto attesta i rapporti stilistici tra gli ateliers mosani e l’arte plastica di Colonia degli anni attorno al 1025 e il 1060.

Un periodo di gravi disordini e manomissioni del Patrimonio seguì la fase del XV secolo. Dietro istigazione del re di Francia Luigi XI, i cittadini liegesi si ribellarono al vescovo Giovanni di Baviera, il quale, assediato a Maastricht, chiamò in aiuto il duca di Borgogna, suo cognato, Giovanni senza Paura. La coalizione borgognona formata da Guglielmo di Baviera e Giovanni sconfisse le milizie cittadini nella storica battaglia Othée del 1408, ristabilendo l’autorità di Giovanni di Baviera [5] .

Sotto la Borgogna, Liegi rimase un centro e crocevia di vita artistica tra i più brillanti d’Europa. I risultati di questa ricca circolazione di influenze culturali e di artisti vengono attestati dalla produzione pittorica legata all’ambito dei Primitifs flamands. Tra le testimonianze pittoriche di maggior rilievo emerge la Vierge au Papillon, datata 1459, che costituisce la più antica pittura a olio su tavola conservata a Liegi. Proveniente dalla stessa cattedrale di Saint-Paul, affianco alla Vergine col Bambino in trono, tra i SS. Pietro, Paolo e la Maddalena inginocchiata, figura nell’opera, il canonico dell’antica Collegiale Petrus da Molendino. L’opera si ritiene espressione delle suggestioni culturali legate all’ambito dei fratelli van Eyck, Hubert e Jan. Sempre di cultura fiamminga si segnala inoltre, la Messe de Saint-Grégoire del 1501 (Fig. 1), proveniente dalla diocesi di Aquisgrana, contrassegnata dalle influenze stilistiche tipiche dell’area renana. Tra le opere di epoca più recente, di particolare rilievo l’olio su tela realizzato da uno dei maggiori rappresentanti della scuola pittorica liegese della terza generazione, il seicentesco Bertholet Flémal, con Scena del Golgota, datato 1650 ca.

Col concordato siglato tra Napoleone e Pio VII nel 1801, il Principato vescovile fu soppresso; un capitolo di otto canonici, detti di Saint-Lambert venne costituito e ridotto in seguito, partire dal 1842, a quattro membri denominati di Saint-Paul. Documentano questo momento storico numerosi oggetti sacri, molti dei quali provenienti dalla odierna parrocchiale gotica di Saint-Jacques, e appartenenti ad una fase compresa dalla fine del XVII secolo al XIX.  Tra questi calici, ostensori, calici, e candelieri in argento a sbalzo e dorato, di cui alcuni eseguiti a imitazioni del Quattrocento. Aggiunge un valore di particolare suggestione alle opere esposte, il sudario di grandi dimensioni (3 x 1,35 m.) di Saint-Lambert in seta e lino, color ocra e ruggine, di manifattura bizantina con influenze iraniane, datato tra il 950 e il 1030 e decorato con palmette di influenza sassanide. Il lenzuolo fu probabilmente offerto dal vescovo Notgero.

Il percorso di visita si avvia verso la chiusura con il più grande busto-reliquario tardo-gotico realizzato in Europa. L’opera, cesellata ad Aquisgrana dall’orefice Hans von Reutlingen nel 1510, in argento dorato, sbalzato e inciso con pietre preziose (h. 159 cm.), è legata alla munificenza dal vescovo Érard de la Marck che l’offrì alla cattedrale di Liegi nel 1512 [6] . Il santo Patrono è rappresentano a mezzo busto con ornamenti pontificali, su un piedistallo composto da sei nicchie principali, dove vengono descritte in altorilievo, oltre alla figura del vescovo donatore, le scene della vita del San Lamberto [7] .

Ma l’opera principe, considerata tra le maggiori del Patrimonio nazionale dell’intero Belgio, posta nell’ultima saletta di questo suggestivo itinerario che racchiude circa undici secoli d’arte e di storia, è data dal reliquario d’oro massiccio detto di Carlo il Temerario (h. 53 cm.), commissionato come ex-voto nel 1467 a Liegi al maestro orafo di Lille Gérard Loyet [8] . L’oggetto era destinato ad essere offerto dallo stesso duca nel 1471 alla cattedrale di San Lamberto come espiazione per il devastante sacco della città, compiuto nel 1468 [9] . Nella statua-reliquario, il duca di Borgogna in ginocchio, appare descritto in armatura al fianco del Santo protettore San Giorgio, patrono dei cavalieri e anch’egli vestito in armatura su un piedistallo esagonale. Il condottiero dei Borgognoni, con la collana dell’ordine della Toison d’Or, sostiene tra le mani l’urna con le reliquie di Saint-Lambert (Fig. 2). Affianca questo capolavoro assoluto d’oreficeria mosana, una piccola teca recante il cuscinetto in oro e smalto blu, in origine dello stesso reliquario, anch’essa opera del cesellatore di Lille.






NOTE


[1] J.-L. Kupper, Ph. George, Saint-Lambert : De l’histoire à la légende, Waterloo, 2006, pp. 17-20.

[2] J.-L. Kupper, Liège et église impériale XI-XII siècles, Paris, 1981, pp. 421-426.

[3] A. Marchandisse, La fonction épiscopale à Liège aux XIII-XIV siècles. Etude de politologie historique, Genève, 1998, pp. 476-484.

[4] D. Thurre, L'atelier roman d'orfèvrerie de l'Abbaye de Saint-Maurice, Sierre, 1992, p. 62; B. Demoulin, J.-L. Kupper, Histoire de la principauté de Liège: de l'an mille à la révolution, Toulouse 2002, p. 69.

[5] A. Marchandisse, J.-L. Kupper, A’ l’ombre du pouvoir les entourages princiers au Moyen Ages. Genève 2003, pp. 33- 40, 340-336.

[6] J.-S. Misson, Pouvoir et architecture à l’époque moderne. Le XVII siècle, in C. Renardy (dir.), L’exposition universelle de 1904, Liège, 2005, pp. 75-78; B. Demoulin, Recueil des instructions aux ambassadeurs et ministres de France. Principauté de Liège, Paris 1998, t. XXI, pp. 461-465.

[7] P. Colman, Le buste reliquaire de Saint-Lambert de la cathédrale de Liège et sa restauration. In Bulletin de Institut royal di Patrimoine Artistique, Bruxelles, 1974, n. 13, pp. 39-83.

[8] H. van der Velden, The Donor's Image: Gerard Loyet and the Votive Portraits of Charles the Bold, Turnhout, 2000, pp. 18, 289, 313-315.

[9] J.-L. Kupper, Liège et église impériale XI-XII siècles, Paris, 1981, pp. 421-426; J.-L. Kupper, Ph. George, Saint-Lambert : De l’histoire à la légende, Waterloo, 2006, pp. 17-20.





BIBLIOGRAFIA

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P. COLMAN, Le buste reliquaire de Saint-Lambert de la cathédrale de Liège et sa restauration. In Bulletin de Institut royal di Patrimoine Artistique. Bruxelles, 1974, n. 13, pp. 39-83.

 

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D. THURRE, L'atelier roman d'orfèvrerie de l'Abbaye de Saint-Maurice. Sierre 1992.

 

VAN DER VELDEN 2000

H. VAN DER VELDEN, The Donor's Image: Gerard Loyet and the Votive Portraits of Charles the Bold. Turnhout 2000.

 



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Fig. 1
ANONIMO, Messa di San Gregorio, 1501
Liegi, Cattedrale di S. Paolo, Trésor de la Cathédrale

Fig. 2
Reliquiario di Carlo il Temerario, 1467
Liegi, Cattedrale di S. Paolo, Trésor de la Cathédrale

Contributo valutato da due referees anonimi nel rispetto delle finalità scientifiche, informative, creative e culturali storico-artistiche della rivista

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