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Taxi Teheran: una rosa contro la censura  

Eleonora Rovida
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 16 Gennaio 2016, n. 795
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Area Artisti

«Le restrizioni sono spesso fonte d’ispirazione per un autore poiché gli permettono di superare se stesso. Ma a volte le restrizioni possono essere talmente soffocanti da distruggere un progetto e spesso annientano l’anima dell’artista. Invece di lasciarsi distruggere la mente e lo spirito e di lasciarsi andare, invece di lasciarsi pervadere dalla collera e dalla frustrazione, Jafar Panahi ha scritto una lettera d’amore al cinema. Il suo film è colmo d’amore per la sua arte, la sua comunità, il suo Paese e il suo pubblico...»



Darren Aronofsky, Presidente della giuria del Festival di Berlino 2015


Orso d'Oro al Festival di Berlino 2015 e Premio Fipresci per Taxi Teheran1 di Jafar Panahi, il documentario sull'Iran dei giorni nostri. Il regista veste, per un giorno, i panni di un poco esperto taxista che posiziona una videocamera sul lato passeggero per riprendere la quotidianità di Teheran.

Sul suo taxi - camera cinematografica si incontrano i passeggeri che salgono e scendono lasciando una parte di sé per la memoria, per la storia, come testimonianza della vita stessa. Si susseguono i soggetti più disparati che parlano di tutto, ma soprattutto di oggi, delle problematiche, delle opinioni perché Panahi ama il suo Paese e ne vuole mostrare la realtà, anche la più scomoda, attraverso un obiettivo che trasmetta l'immagine diretta del vero.

La cabina diventa un punto di espressione libera mentre la macchina si muove per le strade della città e quel taxista in erba diventa il vero conducente, colui che porta lo spettatore a spasso per la vita mostrando i suoi ospiti, come commensali d'eccellenza, ma appartenenti al popolo, la vera anima dell'Iran.

Il viaggio comincia con un uomo e una donna che discutono sulle punizioni inflitte a chi commette reati in Iran combattendo attraverso i loro punti di vista. Si aprono subito i temi importanti come la punizione esemplare, la scelta o la costrizione della criminalità.

Il trucco è già scoperto quando un venditore di film stranieri mai usciti in Iran riconosce il taxista - regista e si mette accanto a lui per scoprire il suo nuovo progetto cinematografico.

Ma un imprevedibile incidente trasforma il taxi in ambulanza di fortuna per trasportare un uomo in ospedale: lo smartphone diventa lo strumento ufficiale per catturare il testamento del ferito in favore di una moglie che non potrà ereditare.

Si continua con uno studente d'arte e cinematografia che diventa il cliente perfetto per il rivenditore di film improvvisatosi socio del regista suscitando il sorriso di Panahi. Al nuovo adepto il regista lascia il suo consiglio: la cinematografia è un insieme di esempi già fatti, ma ognuno deve trovare il suo personale modo di raccontare non imitando, ma liberando l'espressione.

All'improvviso compaiono due donne che, in tutta fretta, devono raggiungere una fontana assolutamente a mezzogiorno, perché esattamente a mezzogiorno hanno catturato, un anno prima, i pesci rossi che tengono in una boccia d'acqua che portano sul taxi. Coincidenza cosmico-artistica? Più cercata che altro, visto che le due sono nate lo stesso giorno, ma con qualche anno di differenza. Ma Panahi le deve lasciare perché il tempo corre...lo aspetta un altro passeggero.

La macchina si ferma davanti alla scuola dove lo aspetta una nipotina davvero seccata: aveva detto alle sue compagne che sarebbe venuto a prenderla lo zio che è anche un regista famoso, ma si è presentato alla guida un taxi! La piccola rappresenta la nuova generazione, invitata a fare un cortometraggio per la scuola che, però, deve rispettare le rigide regole imposte dal ministero della cultura islamica perché il vero deve essere reale, ma adatto ai canoni prescritti. Ed eccola con la sua videocamera che filma all'interno della cabina-cinepresa. Un film nel film si sviluppa nel taxi mobile mischiando i punti di vista, gli eventi, gli incontri. E, mentre riprende due novelli sposi immortalati dal fotografo ufficiale, cattura con la digitale un bambino che ruba i soldi caduti alla coppia e prova a convincerlo a restituirli, perché quel frammento, rovinerebbe il suo film poiché contrario alle regole.

Il regista lascia che il suo quotidiano vada sullo schermo: così ci presenta, lontano dagli occhi della nipotina, l'amico aggredito da una coppia conosciuta tempo prima e lascia che si sviluppino con libertà i dialoghi, le emozioni e le preoccupazioni. Perché la realtà deve essere espressa.

L'ultima passeggera è la “signora delle rose”, amica del regista, a cui viene offerto un passaggio: sta andando a far visita ad una ragazza, incarcerata ingiustamente, privata della possibilità di vedere la famiglia. L'attenzione si concentra sul fatto che, in quella realtà, non c'è grande differenza tra prigione e mondo esterno se non quelle sbarre, perché quando si esce, la società ti considera colpevole e sconti comunque la pena.

La donna lascia una rosa in dono proprio vicino alla videocamera, come se la desse allo spettatore, alla storia, alla causa del regista.

Il dialogo continua tra il taxista e la nipote sulla scia delle indicazioni per il suo cortometraggio scolastico: chi scrive le regole è il creatore di una realtà, ma è lo stesso che non vuole che venga mostrata.

Ma ecco spuntare un portamonete sul taxi, probabilmente lasciato da una delle donne che dovevano arrivare alla fontana a mezzogiorno. Il taxi raggiunge il posto giusto. Zio e nipote scendono per andare a restituire l'oggetto alle proprietarie. Resta la telecamera con la rosa a riprendere due ragazzi in moto che approfittano del momento per andare a prendere tutto quello che è stato filmato.

La censura è il tema che contrasta con la libertà espressiva cercata da Panahi che, anche nel finale lascia, qualche riga per lo spettatore che non potrà vedere alcun nome.

«Il Ministero della Cultura e dell’Orientamento Islamico convalida i titoli di testa e di coda dei film “divulgabili”. Con mio grande rammarico, questo film non ha titoli. Esprimo la mia gratitudine a tutti coloro che mi hanno sostenuto. Senza la loro preziosa collaborazione, questo film non sarebbe mai venuto al mondo.»





Jafar Panahi

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“La Repubblica. It”

1Official Website, http://www.taxiteheran.it/





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