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Interventi urbanistici romani quattro-cinquecenteschi come simboli del potere. Riflettendo su Italo Insolera  

Lara Scanu
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 29 dicembre 2014, n. 747
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Il testo dedicato alla città di Roma, pubblicato dall’architetto e urbanista Italo Insolera1 nel 1980, offre innumerevoli spunti di riflessione sull’immagine della capitale dal X al XX secolo, soprattutto grazie all’ausilio delle piante storiche prodotte a partire, in particolar modo, dal XV secolo, più o meno negli stessi anni in cui i pontefici della Chiesa Cattolica iniziano ad interessarsi al tessuto urbano romano, per fare in modo che la città rappresentasse le mire di magnificenza del Papa in carica.


Fig. 1

Figura 1: Stemmi papali.
Circondati in rosso i pontefici di cui si farà menzione nel testo


Anche se la tradizione di interventi urbanistici su Roma ci porterebbe a rintracciare le radici di questa tipologia di operazioni all’epoca imperiale, o meglio ancora tardo repubblicana, le più importanti azioni di modifica del tessuto urbano si hanno nel XV secolo, sebbene se ne possano rintracciare i prodromi nel ritorno da Avignone e nel pontificato di Martino V.


Fig. 2

Figura 2: Statua equestre dell'Imperatore Marco Aurelio,
Musei Capitolini, Roma


Prima di addentrarsi, però, nella trattazione, sembra interessante trovare un elemento che avrà la funzione di fil rouge nell’analisi dei vari interventi apportati da una serie di pontefici: la figura che farà da costante nella storia urbanistica di Roma sarà lo straordinario monumento equestre di Marco Aurelio2.

Partiamo da un primo dato: reperire una pianta, o meglio, una rappresentazione della città di Roma ad intento topografico non risulta possibile prima del 1482: è proprio a questa altezza cronologica che risale una prima veduta dell’Urbe, oggi perduta, vista a volo d’uccello da Porta Pia. Questa prima raffigurazione è giunta a noi tramite varie repliche, dal 1490 al 1569, la più importante, databile post 1538, è custodita presso la Saletta della Città del Palazzo Ducale di Mantova.

Da queste proto piante derivate dalla editio princeps redatta tra il 1482 e il 1484 si evince una veduta di Roma ancora in gran parte basata sui monumenti di maggior pregio e sulle mura, non sul tessuto connettivo urbano, che però, già a questa data, sotto il pontificato di Sisto IV, era stato oggetto di innovazioni atte a dimostrare il potere che il pontefice deteneva e il suo interesse all’esaltazione di alcune aree cittadine. Queste carte sono ancora retaggio dei Mirabilia Urbis medievali3.


Fig. 3

Figura 3: Leonardo Bufalini, Pianta di Roma, 1551


Fig. 4

Figura 4: Giovanni Battista Nolli, Pianta di Roma, 1748


Fig. 5

Figura 5: Giovanni Battista Piranesi, Forma Urbis Romae, 1756


Successive sono le piante realizzate dall’architetto Leonardo Bufalini4 nel 1551, una xilografia di dodici fogli e quattro strisce dove il tessuto viario e le antichità romane sono molto ben descritte; la pianta dell’incisore ed architetto Piranesi5, che abbracciando il rovinismo tout court, realizza, nel 1756, una pianta dove tenta di ricostruire la Forma Urbis Romae ritrovata nei pressi del Foro della Pace. Ma la pianta di Roma che risulta essere la più completa ed importante per lo studio del tessuto urbano della Capitale è quella dell’architetto e cartografo Giovanni Battista Nolli6, realizzata nel 1748, e della quale Insolera si serve per evidenziare tutti gli interventi che si appresta ad analizzare.

Ma torniamo alla cronologia dei Papi.

Come già anticipato, il primo pontefice che si occupò da vicino dell’esigenze della città e, in primo luogo, dato il momento storico, si dedicò al recupero dell’Urbe, fu Martino V7, della famiglia romana dei Colonna: egli, pur scegliendo di continuare a risiedere nei palazzi lateranensi, a partire dal 1424 fino alla morte sceglierà di risiedere con la sua corte presso lo stabile della sua famiglia, che riedificò in forma di fortezza accanto alla chiesa dei SS. Apostoli: Palazzo Colonna, dalla posizione privilegiata alle pendici del Quirinale, avrà come cappella di corte l’antica Basilica di fondazione bizantina, che, dopo essere stata distrutta da un terremoto nel 1348, non fu mai più riedificata fino a questo momento.


Fig. 6

Figura 6: Interventi di Papa Martino V (su pianta di Nolli)


Fig. 7

Figura 7: Basilica dei SS. Apostoli


L’interesse a ricostruire questo edificio sacro e a renderlo cappella della corte papale è segno tangibile della volontà da parte dei pontefici e dei loro dignitari di creare una continuità con le tradizioni romane antiche e con le radici ancestrali della cristianità: infatti l’unico intervento che Papa Colonna attuerà presso il Vaticano è il restauro del quadriportico della Basilica Costantiniana, anch’esso un atto di continuità con l’Impero e, al tempo stesso, un forte segno politico di ripresa dell’autorità.

A scegliere l’impegno di tutela e restauro dell’Urbe che il pontefice aveva preso su di sé è una bolla del 29 marzo 1425, con la quale Martino V ripristina la carica dei Magistri viarum, figure dedite al servizio di polizia urbana; oltre a questo, il pontefice si impegnò nell’opera di restauro di innumerevoli chiese e cappelle.

Al momento del ritorno di Martino V al soglio pontificio romano, le più importanti sculture bronzee dell’antichità si trovavano al Laterano, compreso il monumento equestre di Marco Aurelio, che all’epoca non era riconosciuto come tale, ma vi si riconosceva nell’uomo ritratto, a seconda della vulgata, o l’Imperatore Costantino o un cavaliere che aveva salvato Roma da un’invasione nemica. Insieme alla celeberrima statua equestre, si trovavano lì anche la Lupa Capitolina ed altre sculture bronzee che erano state preservate per il loro forte carico di significato politico e culturale.

Il pontefice successivo, che prese il nome di Eugenio IV8, si occupò in misura minore dei problemi urbanistici di Roma; ciononostante diede il via a tre importanti iniziative: liberò il Pantheon dalle botteghe preesistenti e lo fece restaurare, incentivò lo studio della città antica ed incaricò Leon Battista Alberti9 di misurare l’Urbe.


Fig. 8

Figura 8: Interventi di Papa Nicolò V (su pianta di Nolli)


Fu con Nicolò V10, riconosciuto da molti come padre fondatore della politica urbanistica rinascimentale, che iniziò la commissione di tutta una serie di interventi al fine di modificare la zona di potere pontificio dal Laterano al Vaticano: ristruttura il palazzo Vaticano, trasformandolo e rendendolo una residenza degna del Papa, oltre a preservare l’antico pavimento della Basilica di San Pietro, pur decidendo di demolire l’edificio costantiniano per lasciare spazio ad un nuovo e più grande complesso sacro, circondato da piazze per l’accoglienza dei fedeli e una nuova grande cupola a coprire la monumentale Basilica; per rendere l’accesso più agevole, decise di far sgomberare dalle botteghe la testata del Ponte Sant’Angelo e di risanare e riedificare il quartiere di Borgo, antistante San Pietro. Si occupò, inoltre, di rinforzare la cinta muraria preesistente, detta Leonina dal pontefice che ne curò la costruzione.


Fig. 9

Figura 9: Pianta che illustra
il trivio aperto da Nicolò V


Oltre alle opere di sgombero, Papa Parentuccelli si adoperò per la creazione di un tridente viario, al fine di collegare San Pietro con il Campo Marzio e con la zona di Campo de’ Fiori: furono così costruite la Via Papalis, la Via Peregrinorum e la Via Recta (quest’ultima, divenuta poi via dei Coronari, era sede di numerosi esercizi commerciali nei quali si vendevano corone di rosari e souvenirs per i pellegrini, da cui il moderno nome).

Il pontefice che prese il nome di Paolo II11, della famiglia veneziana Barbo, decise di completare la costruzione del suo palazzo, adiacente al suo titolo cardinalizio, per potervi abitare, dato lo stato di cantiere dei Palazzi Vaticani e visto che non possedeva a Roma un palazzo di famiglia. Al contempo, restaurò l’antica Basilica di San Marco, arricchendola con una loggia per le benedizioni, e finanziò la costruzione del Palazzetto dei Cavalieri di Rodi, facendo sovraintendere ai lavori il suo Cardinal nipote.

Il Palazzo di Venezia rimarrà residenza papale fino al pontificato di Pio IV12, che donò poi l’edificio alla Serenissima.


Fig. 10

Figura 10: Interventi di Paolo II (su pianta di Nolli)


Fig. 11

Figura 11: da sinistra il viridarium del Palazzo di Venezia, da destra, in alto un particolare della pianta di Leonardo Bufalini, 1551, in basso, un'incisione di Ugo Pinard, 1555, entrambe ricordano l'isola Barbo


Fig. 12

Figura 12: Varie vedute dell'isola Barbo: in alto, a destra, un'incisione di Giuseppe Vasi, in basso, una foto d'epoca mostra la situazione dopo gli sventramenti per la costruzione del Vittoriano


La scelta del Pontefice di rendersi vicini i membri dell’Ordine di Malta, anche sotto il punto di vista urbanistico, è un ottimo tentativo diplomatico per arginare un eventuale nuovo insorgere delle Crociate.

Interessanti da ricordare sono due aspetti che sono indice di un crescente interesse per l’antico: da un lato la costruzione della Casa di Lorenzo Manili, dove la proprietà dell’edificio è dichiarata sulla facciata del palazzo in capitali latine e la sua data di costruzione è scritta secondo il sistema ab urbe condita, quindi secondo le usanze romane e al modo degli antichi templi; dall’altro la scelta di porre al centro della struttura del Palazzo di Venezia il viridarium, elemento che rimanda alla tradizione dell’architettura classica.


Fig. 13

Figura 13: Interventi di Sisto IV e Innocenzo VIII (su pianta di Nolli)


Figura altrettanto importante per la creazione del polo petrino è Sisto IV13 della Rovere: a lui si deve la costruzione e la prima decorazione della Cappella Magna del Vaticano e la realizzazione della confortevole e panoramica residenza del Belvedere. Fece costruire, in Borgo, un palazzo familiare ed un ponte sul Tevere, che porta ancora il suo nome, al fine di poter collegare la zona dove aveva fatto costruire il Palazzo della Cancelleria con Trastevere, dato che gli unici ponti dai quali poter accedere comodamente al Vaticano erano il Ponte Milvio a nord e il Ponte Sublicio nella zona di Testaccio a sud, oltre a Ponte Sant’Angelo. Istituisce, tra le altre importantissime operazioni che compì durante il suo pontificato, la Biblioteca Apostolica Vaticana, il cui atto di fondazione, con la nomina del Platina a prefetto, è ricordata da un meraviglioso affresco realizzato da Melozzo da Forlì14, ricco di richiami all’antico, e fa costruire l’Ospedale di Santo Spirito poco lontano dalla Basilica di San Pietro.


Fig. 14

Figura 14: Melozzo da Forlì, Sisto IV nomina il Platina prefetto della Biblioteca Vaticana, 1477, Pinacoteca Vaticana


Un importante spostamento che avvenne sotto il pontificato della Rovere è quello del polo commerciale, che da Campo de’ Fiori viene portato a Piazza Navona.

Il Papa successivo, Innocenzo VIII15, avrà la sua zona di interesse nell’attuale circondario di Piazza Navona, area abitata dai Millini, con lui imparentati, dei quali si conserva un edificio in forma di torre, che ha fornito il nome alla strada adiacente.

Decise di aprire numerose strade, tra le quali via dei Pettinari in prosecuzione del Ponte Sisto, e mise a disposizione delle comunità degli Illirici e dei Lombardi la zona tra la via Lata e il Mausoleo di Augusto, dove tuttora si conservano le rispettive Chiese nazionali16.


Fig. 15

Figura 15: Torre Millina in via di Tor Millina
nelle vicinanze di Piazza Navona


In Vaticano commissionò la costruzione di un palazzetto, ora perduto, la cui decorazione fu in parte affidata ad Andrea Mantegna17.

Sarà Giulio II18, un nuovo pontefice della famiglia della Rovere, a porre una nuova e forte attenzione sul Vaticano: qui istituirà, presso il Belvedere, il primo nucleo collezionistico pontificio di sculture antiche, commissionerà a Michelangelo19 i nuovi affreschi della volta della Cappella Sistina e a Bramante il progetto per la nuova San Pietro, edificio che inizierà a vedere la luce proprio nel 1506 sotto il suo pontificato, in seguito all’idea avuta da Nicolò V. La figura dell’Apostolo Pietro era molto sentita da Giulio II, che sarà sepolto in un altro sito petrino romano, la Basilica di San Pietro in Vincoli, di cui era stato titolare e verso la quale rivolse le sue attenzioni commissionandone dei restauri.


Fig. 16

Figura 16: Interventi di Giulio II (su pianta di Nolli)


Per tornare alla questione urbanistica, fece aprire tre assi viari importanti: via Giulia, dal nome del pontefice, via della Lungara, e via della Lungaretta. Papa della Rovere fece sistemare anche Castel Sant’Angelo e aprì di fronte all’omonimo ponte via dei Banchi.


Fig. 17

Figura 17: Interventi di Leone X e Clemente VII (su pianta di Nolli)


I due Papi Medici, Leone X20 e Clemente VII21, volsero lo sguardo, di fatto, verso le stesse aree di interesse: un nuovo ed importante incentivo venne dato alla zona ad est di Piazza Navona, dove oltre a numerosi interventi da parte di cardinali ed aristocratici, i Pontefici fecero costruire Palazzo Madama e il complesso universitario della Sapienza.

Importanti furono le aperture verso nord delle vie di Ripetta e del Babuino, oltre alla progettazione della Chiesa della loro Nazione di provenienza, San Giovanni dei Fiorentini.

Giunti in piena età di Controriforma, è notevole la figura di Paolo III Farnese22, che attuò, in primo luogo, tre importanti interventi, due dei quali di collegamento: la costruzione del Palazzo Farnese, che doveva essere collegato con l’acquisita villa in Trastevere tramite un ponte, per avvicinarsi alla cittadella pontificia; il rifacimento deli Orti Farnesiani sul Palatino; il collegamento tra il Palazzo Papale di San Marco e la torre del Campidoglio: è proprio quest’ultimo colle a portarci al termine del percorso della statura equestre del Marco Aurelio.


Fig. 18

Figura 18: Interventi di Paolo III (su pianta di Nolli)


Proprio Papa Farnese commissiona a Michelangelo il rifacimento della Piazza del Campidoglio, sede dell’autorità civile romana e della collezione capitolina, esistente fin dal pontificato di Sisto IV.

La scelta che il pontefice attuò sulla zona del colle capitolino è fondamentale e, al tempo stesso, simbolica: i palazzi del potere comunale, dapprima affacciati sul Foro Romano e sorti sopra l’antico scrigno delle leggi, il Tabularium23, vengono fatti ruotare, invertono il loro orientamento originario, affacciandosi verso Palazzo Venezia e in direzione di San Pietro e Palazzo Farnese, nuovi poli del potere.


Fig. 19

Figura 19: Piazza del Campidoglio in un'incisione di Etienne Duperac


Il Marco Aurelio si pone al centro di una nuova piazza, che è collegata, tramite la cordonata, in una cavalcata ideale, con la nuova Basilica di San Pietro. La formidabile idea michelangiolesca di porre il celeberrimo monumento equestre al centro di Piazza del Campidoglio simboleggia, oltre al cambio di orientamento del colle civile di Roma, quasi in atto di concordia con i pontefici, il cambio della zona di interesse del potere papale: la statua che, per eccellenza, rappresenta la politica romana, l’emblema del comando, viene spostata dal Laterano ad un luogo di altura privilegiato, con lo sguardo verso il Vaticano.

Secoli dopo, in opposizione al Marco Aurelio, il monumento equestre a Giuseppe Garibaldi24, anch’esso posto nella privilegiata locazione del Gianicolo, volterà le spalle al Vaticano, guardando a ritroso e malinconicamente ciò che non è riuscito ad espugnare all’antico simbolo del potere.


Fig. 20

Figura 20: Monumenti equestri simboli del potere:
Giuseppe Garibaldi e Marco Aurelio







NOTE

1 Architetto, urbanista e storico italiano, Torino, 1929 – Roma, 2012. Ha pubblicato numerose opere dedicate allo sviluppo della metropoli sull’antica città. Si interessò molto al rapporto tra archeologia e architettura moderna, proponendo sistemi di restauro, conservazione e pedonalizzazione talvolta adottati, mostrando una particolare attenzione sulla città di Roma.

2 Unica statua equestre in bronzo giunta sino all’età contemporanea, fu eretta nel 176 d.C., probabilmente nel Foro Romano, fu poi spostata in Laterano e portata, sotto Paolo III (nato Alessandro Farnese, Canino (VT), 1468 – Roma, 1549, pontificato 1534 - 1549), in piazza del Campidoglio (1539), secondo il progetto michelangiolesco.

3 I Mirabilia Urbis Romae sono dei testi periegetici che si sono diffusi dapprima in forma manoscritta, poi in edizioni stampate, sulla città di Roma. A riguardo si veda ACCAME – DELL’ORO 2004. Riporto di seguito la traduzione contenuta in INSOLERA 1980, pp. 8 – 9, del brano sul Marco Aurelio, allora creduto, generalmente, Costantino: «Al Laterano c’è un cavallo di bronzo, detto di Costantino. Ma non è così e chiunque voglia sapere la verità legga quanto segue.

Al tempo dei consoli e dei senatori un certo re potentissimo dalle terre orientali venne in Italia, assediò Roma dalla parte del Laterano ed afflisse il popolo romano con grande strage e con guerra. Allora un soldato di grande bellezza e valore, audace e prudente si fece avanti e disse ai consoli ed ai senatori: « Se vi fosse alcuno che vi liberasse da questa tribolazione che cosa gli sarebbe promesso dal Senato?». Quelli per risposta dissero che avrebbe subito ottenuto qualunque cosa avesse domandato. Ed allora egli disse: «Datemi 30 mila sesterzi e mi farete un monumento per la vittoria dopo aver vinto la guerra e un bellissimo cavallo di bronzo dorato». Essi promisero che avrebbero fatto ciò che aveva domandato. Ed egli disse : « A mezzanotte alzatevi ed armatevi tutti, e state presso le mura in vedetta pronti a fare quello che io vi dirò». E quelli subito fecero quello che era stato comandato. Egli montò su un cavallo senza sella e prese una falce. Per molte notti egli aveva veduto che quel re nemico era venuto presso un albero per i suoi bisogni e al suo arrivo una civetta che stava sull’albero, sempre cantava. Egli allora uscì dalla città e colse dell’erba, che, legata in un fascio, portava dinnanzi a sé come scudo. Non appena udì cantare la civetta si avvicinò e quando vide che il re era venuto sotto l’albero, andò contro di lui, che già aveva fatto i suoi bisogni. I compagni che erano con il re credevano che quello fosse uno dei loro, e cominciarono a gridare: « Levati, villano, dinnanzi al re, perché ti faremo impiccare se lo toccherai». Ma egli non smise per causa loro, e fingendo di andarsene, si slanciò sul re, che era piccolissimo di persona e per la sua forza, non tenendo conto di tutto il seguito, con la forza prese il re e lo portò via. Non appena giunse alle mura della città cominciò a gridare: «Uscite fuori ed uccidete tutto l’esercito del re, perché lo tengo prigioniero». E quelli usciti fuori parte ne uccisero, parte ne misero in fuga, così che i romani presero una straordinaria quantità di oro e d’argento. Così i gloriosi ritornarono in città e fecero quello che al predetto soldato avevano promesso, cioè gli diedero 30 mila sesterzi e gli innalzarono come monumento un cavallo di bronzo dorato senza sella; sopra, il soldato con distesa la mano destra, con la quale aveva preso il re: su la testa del cavallo l’immagine della civetta per il cui canto aveva riportato la vittoria. Rappresentarono anche il re, che era di bassa statura, con le mani legate dietro la schiena, sotto l’unghia del cavallo, così come lo aveva preso.» Alcune incongruenze nella descrizione della statua sarebbero da riscontrarsi in erronee letture di immagini: il ciuffo della criniera del cavallo fu sicuramente scambiato per una civetta, mentre sotto la zampa del cavallo alcune descrizioni più tarde attestano la presenza di un globo terrestre.

4 Architetto, Udine, fine XV secolo – Roma, 1552.

5 Giovanni Battista Piranesi, incisore, architetto e teorico italiano, Mogliano Veneto, 1720 – Roma, 1778. Nelle sue incisioni, dedicate in primo luogo alle antichità romane, si avverte il forte sentimento di grandezza infuso dai monumentali resti.

6 Ingegnere, architetto, incisore e cartografo, Como, 1692 – Roma, 1756.

7 Nato Oddone Colonna, Genazzano (RM), 1378. Salito al soglio pontificio l’11 novembre 1417. Pontificato: 1417 – 1431.

8 Nato Gabriele Condulmer, Venezia, 1383. Salito al soglio pontificio il 3 marzo 1431. Pontificato: 1431 – 1447.

9 Architetto, umanista e trattatista, Genova, 1404 – Roma, 1472. Oltre a trattati ricordati, realizzò architetture ispirate alle opere antiche come la Basilica di Sant’Andrea a Mantova (1472, fu completata molto tempo dopo la morte dell’architetto) e il Tempio Malatestiano di Rimini (incompleto, 1468).

10 Nato Tommaso Parentuccelli, Sarzana (SP), 1397 . Salito al soglio pontificio il 6 marzo 1447. Pontificato: 1447 – 1455.

11 Nato Pietro Barbo, Venezia, 1378. Salito al soglio pontificio il 30 agosto 1464. Pontificato: 1464 – 1471.

12Nato Giovanni Angelo Medici di Marignano. Salito al soglio pontificio il 25 dicembre 1559. Pontificato: 1559 – 1565.

13 Nato Francesco della Rovere, Celle Ligure (SV), 1414. Salito al soglio pontificio il 9 agosto 1471. Pontificato: 1471 – 1484.


14 Nato Melozzo di Giuliano degli Ambrosi, pittore ed architetto, Forlì 1438 – 1494.

15 Nato Giovanni Battista Cybo, Genova, 1432. Salito al soglio pontificio il 29 agosto 1484. Pontificato: 1484 – 1492.

16 Le Chiese sono San Girolamo dei Croati, detta anche degli Illirici o degli Schiavoni e la Basilica dei SS. Ambrogio e Carlo al Corso, terminate la prima nel 1589 da Martino Longhi il Vecchio, la seconda nel 1669 ad opera di diversi architetti.

17 Pittore, Isola di Carturo (PD), 1431 – Mantova, 1506.

18 Nato Giuliano della Rovere, Albisola (SV), 1443. Salito al soglio pontificio il 1 novembre 1503. Pontificato: 1503 – 1513.

19 Nato a Caprese (Ar) il 6 marzo 1475 e morto a Roma il 18 febbraio 1564. Lavorerà molto per i vari pontefici che si avvicenderanno durante i suoi soggiorni romani: dapprima, sotto il pontificato di Alessandro VI Borgia, nel 1496, effettuerà un primo, seppur abbastanza breve soggiorno, nella Capitale, dove realizzerà il Bacco (1496-1497) e la Pietà (1499); sotto il pontificato di Giulio II della Rovere avrà il suo vero e proprio culmine artistico, con la commissione del suo Monumento funebre, collocato poi in San Pietro in Vincoli, anziché nella Basilica Vaticana dove il Papa lo aveva previsto, e la cui realizzazione lo impegnerà per lunghissimo tempo (fino al 1545, anno in cui lo licenzia nella attuale forma) e con faticosissimi cambi di progettazione, e la realizzazione degli affreschi della volta della Cappella Sistina (1508-1512); i Papi Medici lo impegneranno soprattutto con opere nella loro comune città di origine, ma gli commissioneranno anche il progetto per San Giovanni dei Fiorentini e un, seppur prematuro, completamento della decorazione della Cappella Sistina, con il progetto di una Caduta degli angeli ribelli e uno per il Giudizio Universale, poi completato sotto il pontificato di Paolo III; sotto Papa Farnese realizza il Giudizio Universale (1534-1541), la risistemazione di Piazza del Campidoglio (1538 ca), la Cappella Paolina (1542-1550) e inizia i lavori per Palazzo Farnese 1546-15500) e per il completamento della nuova Basilica di San Pietro (1546-1564); sotto Pio IV realizza, infine, Porta Pia (1560) e la Basilica di Santa Maria degli Angeli (1561), dove lo stesso pontefice regnante farà porre il proprio sepolcro.

20 Nato Giovanni de’ Medici, Firenze, 1475. Salito al soglio pontificio il 9 marzo 1513. Pontificato: 1513 – 1521.

21 Nato Giulio de’ Medici, Firenze, 1478. Salito al soglio pontificio 19 novembre 1523. Pontificato: 1523 – 1534.

22 Nato Alessandro Farnese, Canino (VT), 1468. Salito al soglio pontificio il 13 ottobre 1534. Pontificato: 1534 – 1549.

23 Monumento romano probabilmente databile al 78 a.C., conservava gli archivi dello Stato Romano, comprensivi di documenti quali i trattati di pace, i decreti del Senato e tutti gli atti pubblici. La sua costruzione in tufo, caratterizzata da archi, domina tutta la valle del Foro Romano.

24 Monumento equestre a Giuseppe Garibaldi, Emilio Gallori (Firenze, 1846 – Siena, 1924), 1895, Gianicolo, Roma.






BIBLIOGRAFIA

ACCAME – DELL’ORO 2004
Maria Accame – Emy Dell’Oro (cur.),
I Mirabilia Urbis Romae, Tivoli, TORED, 2004.

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INSOLERA 1980
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Armando Ravagloli,
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Alberto Tagliaferri,
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TEMPLE 2011
Nicholas Temple,
Renovatio Urbis, New York, Galliard, 2011.











 

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