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Il Simbolismo in Italia: Padova, Palazzo Zabarella  
Roberta Balmas
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 6 Novembre 2011, n. 628
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E’ molto difficile parlare e definire il Simbolismo puro e semplice perché la commistione con il Divisionismo, il Decadentismo e l’Estetismo è innegabile; non ci sono confini netti e distinti, cosa molto frequente in campo artistico. L’unica cosa certa è che al Simbolismo viene ricondotta quella corrente di pensiero contrapposta al Realismo e all’ Impressionismo, al Naturalismo e al Positivismo.

La nascita del Simbolismo è legata alla Francia nel momento in cui lo scrittore G. Moréas, nel 1886, su Le Figaro, pubblica il primo manifesto simbolista, dove afferma che l’arte era concepita come espressione concreta e analogica dell’Idea, momento d’incontro e di fusione tra elementi della percezione sensoriale ed elementi spirituali…”. L’affermazione di Moréas stravolge il passato e afferma il nuovo concetto di “poesia pura”, libera da qualunque finalità o da qualsivoglia contenuto socio-politico-morale. La poesia viene considerata come unico strumento in grado di capire e cogliere tutto il mistero della realtà; ed è proprio nella poesia che le suggestioni di parole e simboli sono oggetto di una ispirazione completamente spontanea e libera di agire, capace di venir fuori dal più profondo dell’animo.

Parole riconducibili al decadentismo come filosofia di vita dove sogno, fantasia, immaginazione sono il motore per le nuove espressioni d’arte simboliste, dove si annida la completa sfiducia nelle forze della ragione.

Letteratura, musica (ricordiamo Richard Wagner 1813-1883), arte, tutto viene pervaso dal Simbolismo che viene inteso come una perfetta sintesi tra spirito e sensi, dove il visibile e l’invisibile si fondono insieme, dove sogno e vita sono la stessa cosa, dove metafore, sinestesie, allegorie, analogie, silenzi, sospensioni e spazi bianchi hanno vita e significato, dove può esistere un uomo diverso dal presente ed estraneo alla realtà, un uomo al di fuori della “norma”.

Così l’artista simbolista si affida e si abbandona all’istinto, dove follia, estasi, nevrosi sono le sue dirette espressioni.

Ricordiamo alcuni artisti francesi, da Verlaine, Baudelaire, Rimbaud (il poeta maledetto, colui che teorizza “il poeta veggente”), a Mallarmé e Joris Karl Huysmans, che con il suo À rebours (Controcorrente) apre all’estetismo, che Oscar Wilde con Il ritratto di Dorian Gray farà suo.

In Italia ricordiamo per la letteratura, Pascoli e D’Annunzio.

Per quanto riguarda l’arte, la mostra di Padova a Palazzo Zabarella, aperta fino al 12 febbraio 2012, offre una panoramica del movimento in Italia capace di abbracciare un arco di tempo che va dagli anni ottanta del XIX secolo fino alla vigilia della prima guerra mondiale.

Sono state scelte dai curatori otto sezioni tematiche che, come ricorda Carlo Sisi, curatore insieme a  Fernando Mazzocca e a Maria Vittoria Marini Clarelli, ci aiutano a capire meglio il Simbolismo “…Opere che, nel loro insieme, ricostruiscono l’acceso dibattito sulla missione dell’arte in anni di decisive mutazioni sociali; ed evocano, nello stesso tempo, la temperatura sentimentale che aleggiava intorno ai circoli letterari e filosofici governati da personalità del calibro di Gabriele D’Annunzio e di Angelo Conti, ai cenacoli musicali devoti a Wagner e impegnati in esperimenti sonori d’avanguardia, al grande laboratorio delle Esposizioni finalmente aperto ai movimenti europei e agli artisti, come Klimt e Böcklin, che diverranno esempi di vita artistica non convenzionale.

Ricordiamo le otto sezioni:

  1. Il mistero della maternità: Segantini e Previati all'esposizione di Milano, 1891
  2. I protagonisti                                                                        
  3. Il paesaggio: il sentimento panico della natura         
  4. Il mistero della vita                                                  
  5. L’abisso (la rappresentazione del mito)                                           
  6. L’allegoria: eros e thanatos                                                              
  7. La sala del sogno: la Biennale del 1907                                                                              
  8. L’immaginario in bianco e nero                                                                               

La Triennale di Brera del 1891 apre l'itinerario della mostra che presenta Il mistero della maternità con Le due madri di Giovanni Segantini e Maternità di Gaetano Previati, due forme pittoriche che coniugano Divisionismo e Simbolismo. La visione dei due quadri pone l’accento sulla figura materna e di riflesso sulla donna, vista come madre accogliente e accudente; sono madri diverse ma uguali nello spirito e nella missione. Quella di Segantini più legata a un mondo rurale, dove una giovane madre addormentata col piccolo in braccio viene ritratta accanto alla mucca e al suo vitellino appena nato, mentre quella di Previati è una Maria che allatta il piccolo in uno scenario campestre, circondata da angeli dormienti in un’atmosfera rarefatta.

Ma, come si vedrà più avanti, la figura femminile viene vista, da alcuni artisti simbolisti, anche come la donna tentatrice e portatrice di peccato, vampira, arcigna, capace di sottomettere gli uomini, di poterli dominare con le sue arti ammaliatrici. Ritroviamo un po’ tutto questo nella sezione L’allegoria: eros e thanatos.  Nel quadro Giuditta-Salomè di Gustav Klimt appare una donna dallo sguardo felino, con una grande massa di capelli corvini, che ha seni scoperti e mani adunche, mentre ne  Il Peccato di Franz von Stuck i colori funerei simboleggiano una donna mortifera e crudele associata all’immagine di un serpente. Nella Cleopatra di Gaetano Previati la donna nuda, rappresentata in posa lasciva e svenevole, la testa reclinata all’indietro, con l’aspide accanto al seno, sembra godere prima di dover morire. Due immagini della donna: santa o tentatrice diabolica.

La sezione de I protagonisti è ricca di una serie di ritratti o autoritratti da quelli di Gaetano Previati, Alberto Martini, a quelli di von Stuck, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Giulio Aristide Sartorio, Luigi De Servi, Galileo Chini.

Si passa poi alla terza sezione, dove la famosa frase di Henry-Frédéric Amiel: "Un paesaggio è uno stato dell'anima" ci introduce al sentimento panico della natura. Qui troviamo soprattutto Il paesaggio nei suoi diversi aspetti: la nebbia, i bagliori notturni, la variabilità atmosferica, tutti pervasi da luce rarefatta e colori tenui o macchie intense, forti. Quindi il paesaggio, nel simbolismo, viene inteso come quel misterioso legame che fa leva sull’animo umano e lo porta a più alte vette o alla conoscenza dei più intimi turbamenti psicologici. Ricordiamo Luna di Mario de Maria, S’avanza  di Angelo Morbelli, Il laghetto dei salici di Guido Marussig, l'Isola dei morti di Otto Vermehren, il Mare di nebbia di Vittore Grubicy, La neve di Pellizza da Volpedo e il Notturno di Plinio Nomellini.

Mentre Il mistero della vita è il soggetto della successiva sezione. Sono state scelte le rappresentazioni di azioni quotidiane: La processione di Giuseppe Pellizza da Volpedo, Le gioie materne di Giovanni Sottocornola: davanti ad una finestra bianca, quasi accecante, madre e figlia in controluce si danno un bacio: la madre l’ha presa in braccio e la solleva da terra. Una scena dove la figura femminile viene riproposta di nuovo come fonte di vita e amore eterno. Il tema della vecchiaia viene proposto da Felice Casorati con Le vecchie, dove un gruppetto di donne anziane con il viso scavato, capelli bianchi, alcune col bastone, sono dipinte sullo sfondo di una paesaggio, forse al ritorno da una passeggiata per i campi. Il tema della malattia, del dolore, della morte, in attesa di un aldilà dove ci sarà una ripresa vitale, è splendidamente racchiuso nel ritratto Petalo di rosa dove Giuseppe Segantini ritrae la sua compagna Bice Bugatti, malata di tisi. Il contrasto tra i guanciali bianchi dove poggia la sua testa, dallo sguardo fisso e malinconico e le guance infiammate, rosse dalla febbre alta, ci lascia la speranza di una possibile guarigione, come se il mistero della vita fosse ancora aperto. Un’azione più rilassante, data dal cucire è presente con Umberto Boccioni La sorella che lavora, mentre la Partenza mattutina di Luigi Selvatico, un bellissimo quadro, di un blu notte scuro ma lucido, dove in una stazione ferroviaria due figure stanche, ancora assonnate, sono riprese nell’attesa del convoglio. 

Angelo Conti (1860-1930), critico d'arte e studioso di storia delle religioni e di misticismo, affermava che la natura, anche nelle sue calme apparenze, era " tutta uno spasimo, e l’occhio dell’artista è l’occhio limpido in cui le cose si riflettono senza velo”. Da qui parte da sezione dedicata a L’abisso, la rappresentazione del mito che, partendo dalla estraneità del reale, si avvicina al mito attraverso la sua visitazione con quadri carichi di sensualità come Il sogno di Umberto Boccioni e Il sogno di Gaetano Previati. Ricordiamo anche il quadro di Giulio Aristide Sartorio La Sirena di ispirazione preraffaellita.

Il percorso prosegue con la Sala del Sogno, un’”oasi di purezza” dove alla Biennale di Venezia del 1907, trovarono posto le tele Gl’insorti di Plinio Nomellini, Nel sonno di Alberto Martini e Salice piangente di Guido Marussig. Realizzazioni diverse, ma tutte riconducibili alla produzione della generazione simbolista, che crea una sorta di atmosfera scenografica, dove spiritualità, sogno, stati d’animo e fantasia si coniugano perfettamente.

E' nella sezione dedicata a L’immaginario in bianco e nero che troviamo invece una produzione soprattutto grafica, comprendente figure ideali, fantasie macabre, l’orrido ai confini con l’esoterico e il mistero, come lo sono i fogli di Alberto Martini, di Romolo Romani, di Giovanni Costetti. Segnaliamo del giovane Ottone Rosai La cattedrale, un’acquaforte e acquatinta e di Gino Barbieri Le Buone e le cattive idee (Lussuria) che confermano l'idea che solo attraverso il disegno si riesca a proteggere, a salvare la spiritualità della visione dalla parte peggiore della nostra quotidiana esperienza.

Molti altri artisti sono presenti in mostra tra cui Luigi Rossi, Nino Costa, Luigi Selvatico, Ettore Tito, Adolfo De Carolis ed altri ancora.

L’impressione avuta è stata quella di una mostra che ha cercato di portare il visitatore ad avere un’ampia conoscenza del Simbolismo in Italia e di raccordare quel lungo periodo che va da L’isola dei morti di Otto Vermehren Gustrow del 1861 fino al 1918 con Madonna con Bambino di Pietro Canonica, un periodo, a cavallo tra l’ Ottocento e il Novecento, ricco di fermenti che avrebbe portato molti cambiamenti negli anni a seguire.

 






LA MOSTRA

Il Simbolismo in Italia

Padova, Palazzo Zabarella, Via degli Zabarella, 14 - Padova

1 ottobre 2011 - 12 febbraio 2012

Mostra promossa da: Fondazione Bano, Fondazione Antonveneta

In collaborazione con: Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Roma

Galleria d'Arte Moderna, Milano

 

Informazioni e prenotazioni: tel. 049.8753100, info@palazzozabarella.it

www.palazzozabarella.it

 

Orario mostra: Tutti i giorni 9.30 - 19.00 (la biglietteria chiude 45 minuti prima).

Chiuso il lunedì non festivo

Biglietti: intero euro 10.00; ridotto speciale euro 8.00; ridotto di legge euro 5.00; gratuito per bambini sotto i 6 anni, giornalisti con tesserino e visitatori diversamente abili (con più del 50% di invalidità)

Prenotazione: euro 1.00 a persona (obbligatoria per gruppi e scolaresche)

Visite guidate: gruppi euro 110.00; scolaresche euro 50.00

 

 



Le due madri
Fig. 1
GIOVANNI SEGANTINI, Le due madri, 1889
olio su tela, cm. 162,5 x 301
Galleria d'Arte Moderna, Milano

Maternità
Fig. 2
GAETANO PREVIATI, Maternità, 1890-1890
olio su tela, cm. 175,5 x 412
Collezione Banca Popolare di Novara - Gruppo BANCO POPOLARE
foto Studio Pietro Parmiggiani

Giuditta II. Salomè
Fig. 3
GUSTAV KLIMT, Giuditta II. Salomè, 1909
olio su tela, cm. 176 x 46
Venezia, Galleria Internazionale d'Arte Moderna di Ca' Pesaro
foto Claudio Franzini

Il Peccato
Fig. 4
FRANZ VON STUCK, Il Peccato, 1908
olio su tela, cm. 176 x 46
Palermo, Galleria d'Arte Moderna "E. Restivo"
foto Giacomo D'Aguanno

La neve
Fig. 5
GIUSEPPE PELLIZZA DA VOLPEDO, La neve, 1906
olio su tela, cm. 94 x 94
Collezione privata

Petalo di rosa
Fig. 6
GIUSEPPE SEGANTINI, Petalo di rosa, 1891
olio e tempera su tela, cm. 64 x 50
Collezione privata

Il Sogno (Paolo e Francesca)
Fig. 7
UMBERTO BOCCIONI, Il Sogno (Paolo e Francesca), 1908-1909
olio su tela, cm. 140 x 130
Collezione privata

Il Sogno
Fig. 8
GAETANO PREVIATI, Il Sogno, 1912
olio su tela, cm. 225 x 165
Collezione privata




Foto cortesia Ufficio Stampa della Mostra: Studio ESSECI di Sergio Campagnolo - Padova

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