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La Biennale di Venezia 2009: 53.a Esposizione Internazionale d'Arte  
Veronica Caliendo
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 19 Giugno 2009, n. 527
http://www.bta.it/txt/a0/05/bta00527.html
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Area Mostre

Da domenica 7 giugno a domenica 22 novembre 2009, ai Giardini (50mila mq.), all’Arsenale (38mila mq.) e in vari luoghi di Venezia, apre al pubblico la 53. Esposizione Internazionale d’Arte dal titolo Fare Mondi // Making Worlds, diretta da Daniel Birnbaum e organizzata dalla Biennale di Venezia presieduta da Paolo Baratta.

 

 Tante le novità ed i cambiamenti nella 53 EDIZIONE della Biennale; importantissimi eventi al di fuori dei luoghi storici della Biennale stessa (Giardini-Arsenale), una città: Venezia, in pieno fermento culturale e apertura/slancio verso il contemporaneo…

“Una tradizionale ricchezza culturale della Biennale è costituita dalle Partecipazioni nazionali. Soprattutto a partire dall’apertura dell’Arsenale, un numero crescente di Paesi chiedono di essere presenti; quest’anno sono 77, numero che costituisce la più vasta partecipazione nella storia della Biennale.
Accanto alle Partecipazioni nazionali, anche 44 Eventi collaterali (anche questo numero è senza precedenti) proposti da enti e istituzioni internazionali. Queste mostre, allestite in tutto il territorio veneziano, ci fanno constatare l’esistenza di fatto, oltre i Giardini e l’Arsenale, di una terza sede della Biennale: la città di Venezia.” Paolo Baratta (Presidente della Biennale di Venezia)

e forse è proprio da Venezia che dobbiamo cominciare….:

·         Il ritorno della Biennale nella sua sede storica di Ca’ Giustinian restaurata.

 

La Biennale torna ad avere da questa edizione in poi una importante sede istituzionale che sarà luogo di relazione con la città e di attrazione per incontri e manifestazioni; al suo interno e all’esterno si apriranno spazi per un interscambio continuo tra la Biennale e la città.

Inoltre la rinnovata sede della Biennale di Venezia, Ca’ Giustinian, ospiterà fino a novembre la mostra Macchina di visione: futuristi in Biennale sulla storia della partecipazione di artisti, idee e opere futuriste alla Biennale, curata dallo IUAV, Laboratorio Internazionale di Semiotica di Venezia, frutto di una ricerca svolta presso l’Archivio Storico delle Arti Contemporanee (ASAC).

·         Apertura dello spazio Punta della Dogana

Con un progetto dell’architetto Tadao Ando la Punta della Dogana de Mar, antica sede della Dogana ai tempi della Serenissima, diviene un nuovo importante Centro d’Arte Contemporanea, soprattutto grazie alla disponibilità e lungimiranza del Comune di Venezia e all’investimento del committente Pinault (già proprietario di palazzo Grassi) grande mecenate di artisti contemporanei.

L’architetto Ando “ha colto tutte le indicazioni, anche limitanti, come occasioni per entrare con attenzione nella storia del luogo. Mentre l’esterno si presenta monumentale nel suo impianto, all’interno il restauro e il progetto hanno reso possibile la percezione di uno spazio unico, luminoso capace di dialogare col presente. l’affaccio doppio, con finestre che si aprono sulla città, sul fronte nord della giudecca e sul fronte sud del bacino di san marco, crea per il visitatore un’eccezionale dimensione di incanto.” Renata Cordello (soprintendente per i beni architettonici e paesaggistici di Venezia)

All’interno si sviluppa la mostra “Mapping the Studio: Artists from the Francois Pinault Collection” titolo tratto da una videoinstallazione di Bruce Nauman, curata da Francesco Bonami e Alison Gingeras che conta sui 300 artisti e che riesce (forse più della Biennale stessa.ndr) a coniugare passato e presente, artisti consolidati ed emergenti….

“questo palazzo che galleggia sull’acqua fin dal XV secolo, è mia intenzione farlo galleggiare sull’acqua verso il futuro” Tadao Ando

 

Mapping the Studio: Artists from the Francois Pinault Collection

Fino al 30 settembre

Punta della Dogana – F. Pinault Collection e Palazzo Grassi

http://www.palazzograssi.it

 

 

·         Magazzini del Sale - Emilio Vedova

 

Un’altra importante e innovativa realtà ha aperto le sue porte a Venezia segnando una grande svolta nell’allestimento di mostre d’arte contemporanea: concepire lo spazio espositivo interattivo.

Si tratta del “Museo” Emilio Vedova, progettato da Renzo Piano (fig. 1) all’interno degli antichi Magazzini del Sale alle Zattere (fig. 2) e studiato con Germano Celant (curatore artistico e scientifico della Fondazione Emilio e Annabianca Vedova).

A tre anni dalla morte dell’artista prende vita, dunque, un progetto di cui più volte Vedova aveva parlato con l’amico Piano: l’idea di esporre ai suoi tanto amati Magazzini del Sale presso la zona delle Zattere dove aveva amato lavorare e vivere.

“in questi luoghi mi auguro trovi spazio la parte museale della Fondazione. Ne ho parlato all’amico Renzo Piano, che spero disposto a collaborare” (Emilio Vedova)

Rispettando e conservando il fascino dell’edificio in mattoncini con il tetto a travi in legno (lungo più di 60 metri e largo 9), Piano rende vive e dinamiche le opere tramite l’uso di braccia meccaniche che a determinati orari e in modo apparentemente casuale prelevano le opere stesse (depositate in una gabbia alla fine del magazzino) e le fanno scorrere lungo binari posti sul soffitto, fino a posizionarle come pannelli sospesi, non appoggiati alle pareti, opere fruibili nella loro totalità. Non è lo spettatore ad andare verso l’opera, ma viceversa è l’opera che si muove, che si posiziona, che occupa un suo spazio, proprio come Vedova amava immaginare la sua opera d’arte.

 

Magazzini del Sale - Zattere

http://www.fondazionevedova.org

 

·         Fondazione Giorgio Cini. Isola di San Giorgio Maggiore

E’ dedicata alla versione delle “Nozze di Cana” di Paolo Veronese (opera trafugata durante il periodo napoleonico e oggi al Louvre) l’ultima opera di Peter Greenaway che con questa installazione continua il suo progetto di rivisitazione multimediale di 9 capolavori del passato. Infatti, dopo aver avviato il progetto con una visione della Ronda di Notte di Rembrandt al Rijksmuseum di Amsterdam (2006) e poi dell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci a Milano (2008), Greenaway si appresta ora a “visitare” le Nozze di Cana di Paolo Veronese nel Cenacolo Palladiano dell’Isola di San Giorgio Maggiore.

Il facsimile delle Nozze di Cana, collocato nel contesto architettonico originario per il quale era stato concepito: il Cenacolo Palladiano, offre a Greenaway la possibilità di una nuova e originale lettura, così attraverso un sofisticato gioco di immagini, di luci e suoni che sembrano provenire dai personaggi della proiezione e dall’opera stessa, Greenaway cattura lo spettatore proiettandolo “dentro” l’evento e facendo rivivere l’episodio del banchetto nuziale fino alla trasformazione dell’acqua in vino.

Un vero e proprio show di 50 minuti del cineasta inglese che vi consigliamo di non perdere anche per avere l’occasione di entrare nel complesso monumentale dell’isola di San Giorgio Maggiore il cui ex monastero benedettino è oggi un centro internazionale di attività culturali (Fondazione Giorgio Cini).

Inoltre “nella suggestiva sede dell’ex piscina ristrutturata per l’occasione, è allestita la mostra fotografica di Matthias Schaller “Purple Desk” che presenta ritratti indiretti dei vari cardinali della curia romana, attraverso le foto delle loro scrivanie e degli uffici che rivelano l’identità di ogni porporato , protagonisti però assenti dalla scena…. Mostrando identità diverse e modi diversi dell’esercizio del potere”. (Pasquale Gagliardi, segretario generale Fondazione Cini).

 

Le Nozze di Cana. Una visione di Peter Greenaway

Fondazione Giorgio Cini

6 giugno – 2 ago. E 24 ago.-16 settembre;

orario 11-19 sab-mer e 11-21 giov e ven Isola di San Giorgio Maggiore (ad ogni inizio per 50 minuti)

 

 

·         Fondazione Bevilacqua La Masa

 

Onore della Fondazione è ospitare il “Leone alla Carriera 2009” Yoko Ono con Anton’s Memory, mostra che come spiega la stessa artista “rimanda alla vita di una donna vista attraverso gli occhi del figlio, e della sua debole memoria”…

Presso la Galleria di Piazza San Marco (sempre della Fondazione Bevilacqua La Masa) invece l’artista Rebecca Horn propone un interessante percorso che attraverso suoni e piccoli rumori (il suono dell’acqua, il rumore della macchina da scrivere) ci introduce in mondo poetico e intenso e ci parla dell’amore…

 

28 maggio – 30 settembre

Yoko Ono - Anton’s Memory

Palazzetto Tito,Fondazione Bevilacqua La Masa

1 giugno – 20 settembre

Rebecca Horn – Fata Morgana

Galleria di Piazza San Marco, Fondazione Bevilacqua La Masa

 

·         Fondazione Querini Stampalia

Curata da Chiara Bertola ideatrice e curatrice del “premio Furla per l’arte” (alla sua settima edizione sempre presso la Fondazione) l’esposizione segna la prima tappa di Conservare il Futuro, ciclo di progetti dedicati al rapporto tra antico e moderno, tra un passato da tutelare e un futuro da progettare. Così, in partnership con la Fondazione Furla di Bologna è promossa la mostra:  Interior Landscape, progetto dell’artista libanese Mona Hatoum che si snoda all’interno dello storico palazzo con 25 opere molte delle quali in prima esposizione europea.

Interior Landscape di Mona Hatoum

Fondazione Querini Stampalia

4 giugno-20 settembre

Mar-sab 10-20; dom. 10-19

 

Aver parlato prima di tutto degli importanti eventi al di fuori degli spazi storici della Biennale ha varie ragioni…: innanzi tutto è qui che quest’anno si “consuma” il grande fermento cultural/innovativo dell’arte contemporanea… ma è soprattutto a partire da qui che prende vita l’idea del “CHILOMETRO DELL’ARTE”.

Un chilometro (o più) che attraversa una Venezia fuori dai percorsi più turistici, ed incredibilmente viva…: partendo dal Museo della Galleria dell’Accademia il cui ampliamento al piano terra è realizzato da Tobia Scarpa in confronto/dialettica col piano superiore progettato dal padre Carlo Scarpa, proseguendo poi idealmente e fisicamente verso la Fondazione Peggy Guggenheim a Palazzo Vernier dei Leoni (con una bellissima mostra su ROBERT RAUSCHENBERG: GLUTS fino al 20 settembre) . E verso i due nuovi spazi già citati: il Museo Vedova progettato da Renzo Piano  alle zattere e la vicina Accademia di Belle Arti (che prima era al piano terra dell’Accademia e che ora è trasferita nel complesso degli Incurabili alle Zattere).

E ancora proseguendo nel cammino verso i nuovi e vecchi luoghi del contemporaneo: la Punta della Dogana (collezione Pinault) progettata da Tadao Ando e la Fondazione Giorgio Cini sull’isola di San Giorgio con l’installazione di Peter Greenaway.

 

Per arrivare infine e finalmente ai Giardini e all’Arsenale…

Gli spazi storici della Biennale (giardini e Arsenale) da questa edizione hanno subito modifiche strutturali e sostanziali:

 

 

 

 

L’ex Padiglione Italiano all’Arsenale diventa “Padiglione Italia” e  il Padiglione Italia ai Giardini diventa “Palazzo delle Esposizioni della Biennale”

Ma proseguiamo per gradi…:

Qualche anno fa, con l’acquisizione in concessione dell’Arsenale monumentale e il restauro da parte nostra di 14.000 mq, si ottenne una grande espansione con un arricchimento degli spazi espositivi, primo passo essenziale per riaffermare il primato mondiale della nostra Mostra internazionale.
Area dei Giardini: il nuovo Palazzo delle Esposizioni. Fino a pochi mesi fa, l’edificio chiamato Padiglione Italia altro non era che un grande contenitore che la Biennale restituiva vuoto al termine di ogni mostra.
Grazie a un’importante accordo stipulato in autunno con il Comune di Venezia, la Biennale ha acquisito in concessione l‘edificio con parte dei Giardini e ne potrà cosi disporre in via continuativa.
La Biennale, per la prima volta nella sua storia, ha finalmente una sede dove poter sviluppare con sistematicità le tanto auspicate attività permanenti in tutti i suoi campi, a fianco dei festival e delle grandi mostre. In un’ala restaurata di questo edificio, cui si accede attraverso il noto giardino di Carlo Scarpa sarà riaperta al pubblico dopo 10 anni la biblioteca dell’ASAC. Nel Palazzo delle Esposizioni spazi dedicati ai visitatori, un nuovo bookshop di dimensioni adeguate, un bar-ristorante e spazi per le attività “educational”. All’Arsenale, il cosiddetto Padiglione Italiano ingrandito da 800 a 1800 mq assume la denominazione di Padiglione Italia. Esso si affaccia da un lato sulle cosiddette Gaggiandre e sul Teatro alle Tese, dall’altro sul Giardino delle Vergini; qui si terrà, in una struttura notevolmente accresciuta in termini di qualità e di superficie espositiva, la partecipazione italiana organizzata dalla PARC - Ministero per i Beni e le Attività Culturali, curata da Beatrice Buscaroli e Luca Beatrice.”
Paolo Baratta (presidente della Biennale di Venezia)

Dunque all’interno dell’Arsenale (il complesso di cantieri, officine e depositi da cui uscivano le flotte della Serenissima) e precisamente alle Tese delle Vergini si trova il nuovo “Padiglione Italia”, che ha raggiunto la superficie di ben 1800 mq. E simbolicamente la scritta ITALIA che era sul Padiglione Italia ai Giardini (ora Palazzo delle Esposizioni) è stata posta all’ingresso del nuovo spazio italiano all’Arsenale (fig. 4)

Qui è allestita la mostra Collaudi, curata da Beatrice Buscaroli e Luca Beatrice e per la quale sono stati chiamati a partecipare artisti con opere appositamente realizzate per rendere omaggio a Filippo Tommaso Marinetti.

Matteo Basilé (figg. 5 e 6 -Matteo Basilé-Thisoriented People Series), Manfredi Beninati, Valerio Berruti, Bertozzi&Casoni, Nicola Bolla (fig. 7 - Nicola Bolla-Orpheus Dream), Sandro Chia, Marco Cingolani, Giacomo Costa, Aron Demetz, Roberto Floreani, Daniele Galliano, Marco Lodola (figg. 9 e 10 - Lodola - Lodolandia), MASBEDO, Gian Marco Montesano, Davide Nido, Luca Pignatelli (fig. 8 - Luca Pignatelli - Italia), Elisa Sighicelli, Sissi, Nicola Verlato e Silvio Wolf.

“Collaudi”, titolo di un testo letterario fondamentale all’interno della meditazione estetica di Filippo Tommaso Marinetti, ed è dunque l’idea da cui parte, a cent’anni dalla nascita del Movimento, la mostra qui al Padiglione Italia.
L’idea di fondo è restituire al Futurismo il ruolo centrale nella storia dell’arte contemporanea italiana, e rendere omaggio sia al fondatore che ai suoi maggiori protagonisti.
“È la vitalità nel presente che ci interessa del Futurismo, prima e unica avanguardia italiana del ’900. Un movimento aperto alla coesistenza di tutti i linguaggi, da quelli classici come la pittura e la scultura, alle sperimentazioni avanguardiste del cinema d'artista, della fotografia, della performance, dei materiali anomali. Questa visione senza barriere precostituite è esattamente quella che abbiamo voluto adottare, prestando molta attenzione alle opere, progettate e realizzate per l'occasione, non al simulacro dell'opera o al nome dell'artista”.
Luca Beatrice e Beatrice Buscaroli (curatori della mostra Collaudi)

La mostra, però, tanto attesa e tanto pubblicizzata, è abbastanza deludente, a tratti quasi “imbarazzante” per le opere esposte che forse con l’idea iniziale di Martinetti e della genialità e novità del futurismo hanno poco a che fare … ovviamente al pubblico l’ardua sentenza, quello che in questa sede si suggerisce è di scorrere molto velocemente le opere e gli spazi del padiglione Italia….  Certo con dovute eccezioni come il lavoro presentato da Matteo Basilé con delle bellissime ed intense immagini fotografiche (figg. 5 e 6 - Matteo Basilé - Thisoriented People Series) o la luminosa installazione di Marco Lodola (figg. 9 e 10 - Marco Lodola - Lodolandia) e infine l’intimo e globale -Private Garden di Giacomo Costa (fig. 11 - Giacomo Costa - Private garden) in cui la naturale architettura si riappropria di se stessa e dei propri spazi sulla decadente architettura umana….

Certo trovandosi ad accelerare il passo all’interno del Padiglione Italia forse lo spettatore inizierà a correre per uscire il prima possibile anche dallo spazio dell’Arsenale… come per Collaudi anche in questo caso l’idea del curatore Daniel Birnbaum (dal 2001 Rettore della Staedelschule di Francoforte sul Meno e del suo spazio espositivo Portikus) supera la realizzazione.

Fare Mondi // Making Worlds collega in un’unica mostra le sedi espositive del rinnovato Palazzo delle Esposizioni della Biennale (Giardini) e dell’Arsenale, e riunisce – inclusi i collettivi – più di 90 artisti da tutto il mondo.

 

“Il titolo stesso della 53. Esposizione Fare Mondi // Making Worlds – esprime il mio desiderio di sottolineare il processo creativo. Un’opera d’arte è una visione del mondo e, se presa seriamente, può essere vista come un modo di ‘fare mondi’. Prendendo il ‘fare mondi’ come punto di partenza, esso ci permette anche di evidenziare la fondamentale importanza di alcuni artisti chiave per la creatività delle generazioni successive. Un’opera d’arte è più di un oggetto, più di una merce. Rappresenta una visione del mondo, e, se presa seriamente, deve essere vista come un modo di “costruire un mondo”. Pochi segni tracciati su un foglio, una tela appena dipinta, una complessa installazione, possono essere paragonati a diversi modi di fare mondi. La forza della visione non dipende dal tipo o dalla complessità degli strumenti messi in gioco. Fare Mondi // Making Worlds è una mostra guidata dall’aspirazione a esplorare i mondi intorno e davanti a noi. Riguarda possibili nuovi inizi: questo è ciò che vorrei condividere con i visitatori della Biennale”. Daniel Birnbaum

 

Ecco che l’interessante idea di Birnbaum di un’arte come di un modo per “FARE MONDI” si scontra con una scelta di opere e artisti che forse non riescono ad uscire dall’idea dell’arte invece fine a sé stessa, dal proprio legame col passato, dal piacere degli artisti di citare e citarsi… anche qui però (come per il Padiglione Italia) con dovute e rigorose eccezioni, di cui si citano intanto:

 

la luminosa installazione di Spencer Finch (foto Moonlight 12 e 13) e quella di Lygia Pape (foto 14 Lygia Pape TTÉIA 1, C)  che un’istallazione di fili di rame e oro accuratamente illuminati e il suo studio sulla tridimensionalità il 6 giugno (giorno della premiazione) ha ricevuto la Menzione speciale per  Rifare Mondi.

 

La Biennale presso i Giardini - sede tradizionale della Biennale fin dalla prima edizione del 1895, è il luogo in cui si sviluppano le mostre nazionali, organizzate e gestite dalle nazioni stesse dei 29 padiglioni storici.

 

Qui l’antico Padiglione Italia ha assunto la denominazione di Palazzo delle Esposizioni della Biennale che con l’opera di Baldassarri (foto 15 e 16 John Baldessari Ocean and Skywith Two Palm Trees) acquista uno spettacolare rivestimento (sarebbe bello immaginarlo così per sempre!).

Il Palazzo delle Eposizioni diviene dunque una struttura al servizio tutto l’anno di grandi mostre e del pubblico con aree destinate a bookstore, all’attività educational.

Una struttura polifunzionale e versatile, destinata a essere fulcro di attività permanenti e punto di riferimento per gli altri Padiglioni ai Giardini. E degno di lode e con un sorprendente risultato è stata l’idea di affidare a tre artisti, protagonisti della ricerca che esplora le zone di confine tra arte, design e architettura, la cura ed allestimento dei tre spazi su citati:

Massimo Bartolini per lo spazio educational, Rirkrit Tiravanija per il bookshop  e Tobias Rehberger che per il bar caffetteria ha giustamente ricevuto il Leone d’Oro per il miglior artista della Mostra Fare Mondi // Making Worlds (figg. da 17 a 20 Tobias Rehberger Was du liebst, bringt dich auch zum Weinen)

Presso il Palazzo delle Esposizioni è stata inoltre riaperta al pubblico la Biblioteca dell’Archivio Storico delle Arti Contemporanee (ASAC), una location polifunzionale dotata di archivio documentale, sale di lettura per i ricercatori e per i visitatori delle mostre, pensata per essere il perno attorno al quale ruoteranno attività permanenti degli altri Padiglioni e Giardini.

Al Palazzo delle Esposizioni finalmente si possono vivere ad attraversare opere che forse meglio rispecchiano l’idea del curatore Daniel Birnbaum :Fare Mondi // Making Worlds

Come per esempio la Ragnatela di Tomas Saraceno (figg. da 21 a 23, Galaxy forming along filaments, like droplets along the strands of a spider´s web) che mostra l’interesse dell’artista per i progetti architettonici di carattere innovativo  e per le teorie utopistiche e le costellazioni astronomiche. La nuova installazione analizza le capacità dei filamenti della ragnatela tessuta nella sua incredibile e  complessa geometria.

 

Dedicata al “vetro artistico veneziano” la mostra presso Padiglione Venezia, organizzata dalla Regione del Veneto, intitolata ... “fa come natura face”  in foco e curata da Ferruccio Franzoia. Belle e artistiche le opere di questi giovani (e non) artisti che si confrontano con l’incredibile tradizione veneziana del vetro come l’opera di Alessandro Diaz de Santillana, Lino Tagliapietre e Dale Chihuly (foto da 24 a 27 Padiglione Venezia).

Un veloce accenno ai Padiglioni Nazionali.

Ai Giardini lo spettatore avrà modo di perdersi e gustare varie ed interessanti esposizioni, quest’anno molto più audaci (negli allestimenti e scelta di artisti) che non nelle precedenti ultime edizioni… qui si raccomanda il Padiglione Stati Uniti d’America che con  Bruce Nauman: Topological Gardens vince il Leone d’Oro per la migliore Partecipazione Nazionale (fig.28 - Bruce Nauman The True Artist Helps the World by Revealing Mystic Truths). Nel Padiglione Polonia (fig. 29 - PADIGLIONE POLONIA; Krzysztof Wodiczko, Visitors) i protagonisti della proiezione sono immigrati, persone che non essendo nella loro terra vivono un’esistenza di eterni ospiti. Il progetto del padiglione Polonia affronta la problematicità multiculturale della diversità, un tema di scottante attualità nel mondo contemporaneo….

La proiezione nata per la Biennale, crea un’atmosfera incredibilmente suggestiva, trasformando lo spazio del padiglione Polonia in un luogo dal quale, attraverso l’illusione di finestre proiettate sulle pareti, si osserva cosa succede all’esterno.

Mettendo alle orecchie le cuffie che sono sulla parete opposta delle finestre è possibile ascoltare e osservare, quasi segretamente, le altrui vite, i discorsi carichi di problemi e difficoltà un’umanità emarginata: la disoccupazione, i permessi di soggiorno, il razzismo…

Le scene e i personaggi sono resi appannati, osservati da vetri opachi. Wodiczko “gioca con la visibilità degli immigrati, così vicini ma al tempo stesso dall’altra parte, rimanda allo status ambivalente degli immigrati e alla loro invisibilità sociale”. (Bozena Czubak)

 

La cerimonia di inaugurazione e di premiazione della 53. Esposizione ha avuto luogo sabato 6 giugno ai Giardini, con la consegna dei premi ufficiali assegnati dalla giuria internazionale.

Consegnati anche due Leoni d’oro alla carriera agli artisti Yoko Ono e John Baldessari.

 

La Giuria internazionale, presieduta da Angela Vettese (Italia), è composta inoltre da Jack Bankowsky (USA), Homi K. Bhabha (India), Sarat Maharaj (Sudafrica) e Julia Voss (Germania), ha assegnato i seguenti premi (oltre quelli già citati nell’articolo):

 

Leone d’Argento per il più promettente giovane artista della Mostra Fare Mondi // Making Worlds

a Nathalie Djurberg

 (Svezia, espone al Palazzo delle Esposizioni ai Giardini)

Experimentet

 

Curare Mondi:

Menzione speciale al duo Michael Elmgreen & Ingar Dragset

Curatori del Padiglione della Danimarca e Paesi Nordici (Finlandia, Norvegia, Svezia)

(Padiglioni ai Giardini)

The Collectors

 

Mondi Emergenti:

Menzione speciale all’artista Ming Wong

Espone al Padiglione del Singapore (Padiglione in città)

 

Tradurre Mondi:

Menzione speciale assegnata a Roberto Cuoghi

(Italia, espone al Palazzo delle Esposizioni ai Giardini, giardino Scarpa)

Mei Gui

 

 

Quello che, concludendo, emerge quest’anno è sicuramente il disegno di una Venezia capace di combinare in sé memoria ed innovazione, una città che fa suo il motto di Gustav Mahler  “la tradizione è custodia del fuoco non adorazione della cenere”. La Biennale rimane comunque un evento da non perdere, e con  i suoi storici spazi (Giardini e Arsenale),  la sua “invasione” nella città, con i nuovi luoghi aperti per l’arte contemporanea Venezia e la Biennale riescono a FARE MONDI proprio come il curatore Birnbaum vorrebbe. Perché: “Verrà un tempo in cui il quadro non basterà più. (…) Altri valori sorgeranno, altre valutazioni, altre sensibilità di cui noi non concepiamo l’audacia… L’occhio umano percepirà il colore come emozione in sé.
I colori moltiplicati non avranno bisogno di forme per essere compresi e le forme vivranno per se stesse al di fuori degli oggetti che esprimono. Le opere pittoriche saranno forse vorticose architetture sonore e odorose di enormi gas colorati, che sulla scena di un libero orizzonte elettrizzeranno l’anima complessa di esseri nuovi che non possiamo oggi concepire”. Umberto Boccioni.

 

 

 

 

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Dettaglio Plastico

Fig. 1
Dettaglio Plastico


	

Magazzini del sale

Fig. 2
Magazzini del sale


	

Rebecca Horn

Fig. 3
Rebecca Horn


	

Padiglione Italia

Fig. 4
Padiglione Italia


	

Thisoriented People Series

Fig. 5
MATTEO BASILÉ,
Thisoriented People Series


	

Thisoriented People Series

Fig. 6
MATTEO BASILÉ,
Thisoriented People Series


	

Orpheus Dream

Fig. 7
NICOLA BOLLA,
Orpheus Dream


	

Italia

Fig. 8
LUCA PIGNATELLI,
Italia


	

Lodolandia

Fig. 9
MARCO LODOLA,
Lodolandia, dettaglio


	

Lodolandia

Fig. 10
MARCO LODOLA,
Lodolandia


	

Private garden

Fig. 11
GIACOMO COSTA,
Private garden


	

Moonlight

Fig. 12
SPENCER FINCH,
Moonlight


	

Fig. 13
SPENCER FINCH


	

TTÉIA 1, C

Fig. 14
LYGIA PAPE,
TTÉIA 1, C


	

Fig. 15
JOHN BALDESSARI


	

Baldessari Ocean and Skywith Two Palm Trees

Fig. 16
Baldessari Ocean and Skywith Two Palm Trees


	

Spazio bar ai giadini

Fig. 17
TOBIAS REHBERGER,
Spazio bar ai giadini


	

Spazio bar ai giadini

Fig. 18
TOBIAS REHBERGER,
Spazio bar ai giadini


	

Spazio bar ai giadini

Fig. 19
TOBIAS REHBERGER,
Spazio bar ai giadini


	

Spazio bar ai giadini

Fig. 20
TOBIAS REHBERGER,
Spazio bar ai giadini


	

Fig. 21
TOMAS SARACENO


	

Fig. 22
TOMAS SARACENO


	

Fig. 23
TOMAS SARACENO


	

Padiglione venezia

Fig. 24
Padiglione venezia


	

Padiglione venezia

Fig. 25
Padiglione venezia


	

Padiglione venezia

Fig. 26
Padiglione venezia


	

Padiglione venezia

Fig. 27
Padiglione venezia


	

The True Artist Helps the World by Revealing Mystic Truths

Fig. 28
BRUCE NAUMAN,
The True Artist Helps the World by Revealing Mystic Truths


	

Padiglione Polonia

Fig. 29
Padiglione Polonia



	

Foto cortesia dell'Ufficio Stampa della Biennale

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