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Intervista a Tomaso Montanari alla scoperta di un "nuovo" pittore  
Andrea D'Agostino
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 29 Gennaio 2008, n. 476
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Area Interviste

Tomaso Montanari è docente di Arte moderna presso il dipartimento di Beni culturali all'Università Tor Vergata di Roma. Da anni studioso di Bernini e del mecenatismo in età barocca, memore dell'insegnamento di Francis Haskell (la cui opera più celebre Mecenati e pittori, che come prima edizione risale al 1963, ha aperto il campo alle ricerche sul fenomeno del collezionismo in età moderna), Montanari ha radunato quelle che ritiene siano le opere sicure di Bernini pittore in un'esposizione piccola ma raffinata al terzo piano di Palazzo Barberini.



Professore, in mostra sono esposte 30 opere. Di solito nelle esposizioni si tende ad "allargare" il corpus di un artista. Come mai una selezione così rigorosa ?

In mostra ci sono 30 opere autografe compresi i disegni, mentre i dipinti di mano del Bernini sono solo 16. Se consideriamo che le fonti ci dicono che dipinse circa 150 quadri, quelli in mostra possono sembrarci davvero pochi. Spero comunque di aver fatto un "punto zero" nel campo delle ricerche, che possa offrire un metro affidabile per gli studi futuri. Il fatto che le varie attribuzioni sui suoi dipinti divergano in maniera così macroscopica, mi ha esortato infatti a scegliere una soluzione radicale, ovvero di mettere in poche stanze i quadri sicuri e offrirli senza mediazioni al giudizio della comunità scientifica e del pubblico. Ripeto, non certo come un punto definitivo, ma come un punto di partenza su cui misurare le future proposte.



Sul tema della mostra sono stati pubblicati negli ultimi anni diversi volumi, citiamo Bernini e la pittura a cura di Daniela Gallavotti Cavallero in cui è presente un suo contributo. Quanto è cambiato nel campo delle ricerche ?

Nel testo che lei cita, ogni autore aveva in mente un "suo" Bernini, con diverse proposte per i suoi quadri. Ricordo anche la pubblicazione di Francesco Petrucci uscita nel 2006, dove i quadri autografi salgono ad una sessantina ! Tutto questo non è certo male da un certo punto di vista. Il rischio, però, è che accada lo stesso che è accaduto e che sta accadendo con il Caravaggio, con la proliferazione di mostre, convegni, libri e soprattutto con un corpus di opere che alcuni critici aumentano a dismisura.



La scelta di esporre come unica scultura il busto di Costanza Bonarelli non è casuale, vero ?

La presenza del busto aiuta a non dimenticare l'unità organica dell'intera produzione artistica di Bernini. Si tratta dell'unico ritratto marmoreo da lui scolpito senza un committente, ed è infatti l'unico ad avere la sprezzatura e l'immediatezza di quelli dipinti. Tranne che in pochissimi casi, infatti, non conosciamo il nome, l'identità delle persone da lui dipinte. È come se alla galleria dei ritratti di marmo da lui stesso dedicati ai personaggi pubblici e ai potenti della Roma papale, Bernini volesse affiancare un'altra galleria, questa volta fatta di volti anonimi, ma non meno profondamente vivi, umani, irripetibili. Ed è in questa sensibilità moderna e borghese che il Bernini pittore si rivela più moderno dello scultore.



In sostanza, qual è l'intento della mostra ?

Finora Bernini era ritenuto una sorta di "pittore della domenica", come se la sua pittura fosse una sorta di appendice, di orpello alle sue attività principali che si riteneva fossero la scultura e l'architettura. Con questa mostra, vogliamo invece offrire al pubblico una nuova interpretazione di tutta la sua arte: valorizzando i suoi dipinti, cambia anche il nostro modo di vedere tutte le altre sue opere.







Vedi anche: Bernini pittore


 
 

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