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Intervista telematica a Serge Bassenko  
Stefano Colonna
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 21 Maggio 2006, n. 433
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Area Interviste

In che arco di tempo sono state scattate le sue fotografie ?

Come di consueto in qualsiasi mia vicenda, ho impiegato un tempo lunghissimo a compiere la mia opera fotografica: trent'anni. Quasi vent'anni a Venezia e nella sua Laguna, dal 1973 al 1989; venti nella Campagna francese, dal 1980 al 1999.
Sono quasi 100.000 foto, delle quali 30.000 di Venezia e della Laguna. Ho cominciato a Venezia nel 1973, e ho chiuso nella Campagna francese nel 1999, momento in cui il soggetto del mio interesse si era del tutto alterato: Venezia e la sua Laguna, anziché la Campagna francese, non possedevano più l'incanto genuino dei vecchi tempi; la modernità li aveva ormai invasi.
D'altronde, non ho mai potuto agire se non in conformità con la mia mente e volontà. La conseguenza è stata che ho dovuto fare le cose da me. Così ho impiegato cinque anni a restaurare le mie macchine fotografiche Contax del 1930 a causa dei loro meravigliosi obiettivi Zeiss fatti a mano. Ho scannerizzato personalmente più di 6.000 foto dei miei Cdrom a 1.200 DPI. Ho realizzato personalmente 2 Cdrom di Venezia e della Sua laguna, 2 Cdrom sulla Campagna francese, 1 Cdrom del Friuli. Ho realizzato personalmente un sito Web di presentazione di queste fotografie, ecc. ecc. Gran parte della vita è passata in questo lavoro.

Come è nata l'idea di realizzare la sua opera fotografica su Venezia ?

Prima di andare a Venezia, non ne sapevo quasi niente. Mi ricordo il mio "visiting tour" della città - progetto assai ridicolo, per dire la verità.
Avevo deciso di arrivare di notte - perché la notte mi affascina - poi di fare il giro della città e di passare sul Ponte dei Sospiri ... in macchina.
La realtà è stata assai diversa. Dopo aver lasciato la macchina, ho vogato su ciò che mi sembrava un mar nero come l'inchiostro, temendo in ogni momento di affondare. La notte era buia, tutto in giro era così buio, solo qua e là il luccichìo di una misera luce.
Sceso sulla banchina, mi son precipitato nelle callette e dopo un po' sono sfociato in Piazza San Marco, senza osare nemmeno alzare gli occhi, impaurito dalla sua immensità. Di nuovo, son corso verso le calli e infine mi son fermato presso un ponte. Ricordo il rio - così scuro, silenzioso e tenero - e il pensier mio : «Venezia è una città dove puoi piangere».

Non ho mai avuto l'idea di realizzare un'opera fotografica, né su Venezia, né sulla Campagna francese. Per me, è sempre stata una passeggiata, tranquilla e serena, solamente una passeggiata. Mi compiacevo di dire: «Andiamo a Venezia a fare due passi». Di giorno divagavo per calli e rii intimi, a piedi e con la mia barca. Di notte, passeggiavo in pace alla luce misteriosa e dolce dei vecchi lampioni. Potevo rimanere un pomeriggio intero sulla fondamenta a guardar l'acqua sotto il ponte, e a parlare del più e del meno lasciando passare il tempo disponibile; le fotografie venivano in più, se venivano. Sono venute.

Venezia non é più quella di un tempo, e ormai queste fotografie, che volevano solo esaltare la bellezza e la profonda intimità di Venezia, sono propriamente diventate storiche; possono servire alla memoria di Venezia e della sua Laguna.

Perché proprio Venezia ?

Perché a Venezia, l'uomo è stato la misura della vita.
Perché a Venezia, l'uomo ha creato un mondo suo in condizioni impossibili.

Talvolta penso alla storia di Venezia.
Fuggendo la morte, gli uomini hanno trovato riparo nella laguna: le sue acque calme li hanno accolti e salvati.
Allora Venezia ha gettato le fondamenta nell'acqua e si è eretta, grondante, sfavillante di pietre e di colori, di marmi e di ori, di fronte ad un mondo incredulo e invidioso.
Il leone di San Marco ha ruggito fino ai confini estremi della terra, imponendo tributi, depredando contrade e reami; portando via schiavi, spezie profumate, tessuti da sogno, merci sconosciute, usanze raffinate ed esotiche.
A Venezia, ognuno respirava il proprio cielo, libero e ritto. Ognuno inventava continuamente la vita che voleva condurre.
È stata la vita a creare le regole e le convenienze, e non le leggi a creare la vita.

Che legame c'è tra lei e Venezia ?

L'amicizia. Mi sentivo a casa mia a Venezia.

Ha un maestro fotografo oppure è un autodidatta ?

Parecchi anni fa ho scritto un piccolo dialogo tra due appassionati di musica:

- È davvero un genio creatore ! Chi prima di lui avrebbe potuto immaginare l'armonia di questa musica? Si direbbe che venga d'un altro universo !
- Sì, è vero, sono meravigliato. Che buon professore avrà avuto !

In quanto a me, non ho mai avuto un maestro fotografo e non sono neppure un autodidatta - perché queste parole sottintendono di dover imparare. Penso che non si impara a guardare.
Spinto da non saprei dir che cosa, mi sono affrettato a guardare e a fotografare, come se la vita ne dipendesse. Ho fotografato le tracce lasciate dall'uomo nella natura.
Ho scattato circa 100.000 fotografie, è vero, ma come lo avrebbe fatto un dilettante. Difatti, non so nulla delle regole del buon gusto e non ho mai imparato quelle della composizione, e per di più, non mi interessano, l'arte essendo per me artificiale e falsa. Non sono un fotografo (né uno scrittore né qualsiasi altra cosa): sono un uomo, Venezia e la campagna mi sono piaciute, ho scattato delle foto-ricordo perché si possa sapere com'era la vita a quei tempi. Non cerco di fare belle fotografie; amo la vita, e la vita non è né bella né brutta, è la vita, non ha regole né modelli.
Se volessi spiegare come faccio a prendere una foto, mi accontenterei di questa frase: fotografo ciò che guardo.
Così ho fatto per prendere le foto di ciò che vede un uomo quando ritorna a casa dal lavoro, o persino di ciò che vede una barca quando voga in un rio ! Ho scattato le foto per così dire per me, senza preoccuparmi minimamente di quello che facevano gli altri, e neppure di ipotetiche esigenze del pubblico: ho fatto come piaceva a me; ho fotografato ciò che avrei gradito mostrare ai miei amici. L'idea di pubblicare è venuta molto più tardi - e senza che ne sia veramente convinto.

Quanto tempo impiega a scattare una foto a partire dalla scelta del luogo fino allo scatto ?

Veni, vidi, scatti !

Nota Bene: i preparativi tecnici per le foto di notte sono numerosi e lunghi: bisogna piantare il cavalletto sugli scalini del ponte, controllare la verticale e mettere a punto nel buio, proteggere l'obiettivo coll'ombrello dai riflessi dei lampadari e caso mai anche dalla pioggia, stare attenti che non passi nessuno, aspettare che la luce della finestra si spenga, e finalmente, quando ti stai gelando nel vento, una barca imprevista ti turba la quiete del rio per altri venti minuti ...

Con quale criterio o secondo quale ispirazione sceglie i titoli delle foto ?

Non ho alcuna ispirazione. Scelgo le parole più semplici per descrivere la fotografia o l'effetto che mi fa. Ho scritto i titoli delle foto di Venezia e della Laguna per primo in veneziano, perché era la lingua della Repubblica di Venezia. Il veneziano è quello del Dizionario del Dialetto Veneziano di Giuseppe Boerio e delle commedie di Goldoni. L'italiano, l'inglese, lo spagnolo e il francese sono solo adattamenti miei che si aggiungono a questa base.

Cosa può dirmi relativamente ai suoi scritti menzionati nel CDROM ?

A poco a poco, all'attività professionale ho preferito una vita dedicata alla fotografia e poi alla scrittura.
Sono testi brevi assai insoliti per dire la verità, perché pensati soltanto con la mia mente. L'originale sta in francese, e certi sono tradotti in inglese.
Sono sei piccoli romanzi di circa 140 pagine che trattano della scoperta che i giovani fanno dell'esistenza: incontro psicologico tra ragazzo e ragazza, tra ragazzo e mondo degli adulti, scoperta dell'amore tra ragazzo e ragazza, interrogazioni su se stessi, o sul valore delle parole e dei giudizi.
Ci sono anche dei piccoli dialoghi satirici sulla vita quotidiana - come quello citato prima, che esistono pure in italiano.
Ma lo scritto che conta di più per me è
The Sage. 189 pensieri di 3 o 4 righe per dire come sia il mondo degli uomini. Li ho scritti in inglese e in francese, senza tradurre. Ecco due pensieri per fare un esempio:

THE HUMANS ARE HAPPY BUT THE SAGE ASKS
~ THE SAGE MARVELS ON FRUIT THE HUMANS WAIT FOR IT

Che rapporto c'è tra le fotografie e i suoi scritti ?

Li ho fatti io !
Ambedue sono uno sguardo sul mondo. Curioso, e senza giudizio.

Nei suoi scritti lei si ispira alle fotografie ?

No. Per niente. Solamente nel romanzo Il faut que je sois un homme (in francese) dove si trovano gli interrogativi di alcuni ragazzi sul proprio essere, l'azione si svolge nella Bourgogne francese, benché non sia annunciato nel romanzo. Ho scelto un posto ben preciso in Bourgogne, perché mi piace moltissimo, e perché è per me la sintesi del vecchio mondo contadino che volevo presentare nel romanzo, giacché non ci sono più tornato (per la stessa ragione, data nella prima risposta, che non sono più tornato a Venezia). È piuttosto la vita che ho conosciuto in campagna che non le fotografie che ci ho preso che mi ha ispirato.

Le foto della Laguna sono state scattate con qualche criterio particolare. Voglio dire sono una ricognizione sistematica, oppure seguono il criterio della scelta estetica o paesaggistica ?

Le foto della Laguna non sono né una ricognizione sistematica, né una scelta estetica o paesaggistica. Mostrano la vita millenaria della Laguna, ignorante dei telefonini e dei comodi della civiltà, alle prese colle potenze della natura, il vento, la nebbia, le correnti, le solitudini; pertanto un paradiso dalla magia impalpabile e amichevole. Mostrano anche la vita millenaria dei pochi pescatori rimasti in quella parte della Laguna Nord vent'anni fa, parte allora inaccessibile e completamente sconosciuta anche dai Veneziani.
È stato necessario studiare molto precisamente gli orari del sorgere e del tramontar del sole, specialmente gli orari delle alte e delle basse maree e la misura precisa dei fondali sulle carte marittime.

Perché ha pubblicato proprio la mappa del Baedeker del 1913 ?

Nei Cdrom, per reperire i posti dove sono state scattate le fotografie, ho indicato esattamente la loro localizzazione sulla mappa del Baedeker. La mappa è ritagliata e si ottiene cliccando sulla stellina che accompagna quasi tutte le legende delle foto ingrandite di Venezia.
Ho preferito la mappa del Baedeker perché mi piacciono molto la precisione della sua impressione tipografica e la delicatezza dei suoi colori. È una mappa vecchia (difatti l'originale è del 1850 ed è stato ristampato nella Guida di Karl Baedeker
Italie Septentrionale del 1913), fatta nei tempi che non conoscevano ancora la meccanizzazione, dov'è percettibile la mano dell'uomo. Non disturba i miei sogni.

Può mandarmi un suo profilo biografico da pubblicare, magari in estratto, in calce alla recensione ?

A che cosa serve la biografia di un autore? A sapere perché quel tale è diventato quest'autore. Dunque, poco importa sapere se quel tale ha imparato la geografia o ha giocato a tennis. Siccome guardare non si impara, non ho mai studiato in alcuna scuola d'arte.
L'unica cosa da dire è che i miei studi scientifici mi hanno permesso di restaurare le mie macchine fotografiche e di conoscere i principi dell'ottica.
Quale sia la scuola non c'entra, voglio essere giudicato su ciò che ho fatto e non su ciò che hanno fatto gli altri.

nascita: 15.09.1927 a Parigi
origine: russa
sposato, una figlia
vita: a Parigi
http://www.lupusae.com
contact@lupusae.com





Venezia

Fig. 1
SERGE BASSENKO,
Venezia, Ca da Mosto,
fotografia scattata nel 5/1980

Venezia

Fig. 2
SERGE BASSENKO,
Venezia, Chiesa Santa di Maria dei Miracoli,
fotografia scattata nel 4/1983

Venezia

Fig. 3
SERGE BASSENKO,
Venezia, Canton in Calle,
fotografia scattata nel 12/1983


	

Foto cortesia di Serge Bassenko

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