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Immaginario e Comunicazione in tempo reale. L'immagine mentale icona dei significati profondi dell'io  
Maria Filippone Colonna
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 16 Gennaio 2005, n. 387
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Area Multimedia

Se cerchiamo di guardarla con un minimo di distacco e in prospettiva storica, la nostra epoca si connota per l'impatto rivoluzionario delle tecnologie avanzate nel territorio ancora troppo inesplorato della comunicazione in tempo reale. L'elettronica e la telematica hanno reso possibile la dilatazione di qualunque azione umana, materiale e non, oltre i confini limitati dell'io: siamo vicini a compiere i gesti della quotidianità superando le barriere spaziotemporali nella misura di millisecondi. Le conseguenze di questa rivoluzione sono per adesso inverificabili e inverificate, perché il cambiamento, per inserirsi nel grande "bacino d'utenza" di una civiltà, dovrebbe trasformarsi da conoscenza superficiale in consapevolezza e significato esplicito per tutti gli abitanti del pianeta: ma, di fronte ai singoli e a gruppi elitari privilegiati che scivolano rapidamente nel futuro (come Negroponte e il suo Media Lab di Boston), purtroppo il progredire della civiltà nella maggior parte del Villaggio globale è ancora faticoso e tutto in salita.

Sono necessari anni, forse decenni perché l'umanità possa interiorizzare beneficiare di quello che avviene nei suoi tessuti più profondi attraverso la rivoluzione tecnologica. Ma qualche piccolo passo avanti nel settore in cui operiamo, possiamo farlo anche noi, persone di buona volontà.
In un libro di saggi su Immagine e comunicazione nella città del futuro 1, più di un decennio fa l'ingegner Giorgio de Varda, riferendosi ai drammatici problemi dell'umanità prossima ventura e alla loro possibile soluzione, si esprimeva in termini che oggi si stanno rivelando profetici:
«Da un punto di vista metodologico», diceva a sintesi del suo interessante intervento de Varda, «si potrebbe affermare, prendendo in prestito l'espressione dai matematici, che il problema non ammette soluzioni nel campo del reale, ma solo nel campo complesso, unione di quello reale e di quello immaginario».

L'immaginazione può dunque contribuire a risolvere i problemi dell'umanità ?
Forse un punto di vista del genere può apparire utopico e visionario se non ci decidiamo finalmente a considerare cose ed eventi del mondo "reale" in termini non soltanto di spazio-tempo-materia misurabili e quantificabili in laboratorio, ma di "energia-informazione" (come l'ha chiamata il Premio Nobel della fisica Brillouin): cose ed eventi del mondo vanno considerati nelle loro dinamiche vitali dialogiche interattive. Volendo usare il linguaggio della tecnica in termini di software e non esclusivamente di hardware. Un cosa è sicura: soltanto chi riesce a fare un "salto qualitativo" mentale può accettare l'idea che l'immaginario esiste, è reale quanto lo è un albero, un libro o una sedia, forse di più. Perché esiste, anche se in modo diverso dall'albero e dalla sedia, nel cervello dell'uomo, nei suoi sogni, nelle sue creazioni artistiche e nelle conquiste della scienza : ed è in questa direzione che dobbiamo guardare perché si realizzi finalmente un vero progresso nella storia e nella civiltà ... senza il coinvolgimento di tutte le potenziali capacità umane, infatti, il progresso tecnologico è a sua volta utopia e ha il potere di allontanare l'uomo dalle "realtà" che lo rendono "umano".

C'è poi un fatto su cui approfondire la riflessione: l'immaginario creativo e collettivo abbraccia tutto il campo di azione dell'umanità, sconfina dal mondo dell'arte a quello dei semplici rapporti tra individui comunità e popoli di ogni lingua e paese. Per imprimere una svolta al cambiamento credo sia necessario dare impulso alla creatività anche nel campo del lavoro e dei rapporti tra singoli e comunità: e valorizzare il potenziale di energia racchiuso nell'inconscio grazie all'impegno di tutti i soggetti che producono cultura o l'hanno prodotta negli anni e nei secoli passati.

Le riflessioni che seguono vanno nella direzione indicata da de Varda ma con particolare attenzione al grande potenziale del linguaggio.
Oggi le tecnologie avanzate ci hanno permesso di sperimentare la comunicazione in tempo reale, che rende possibile l'incontro e il dialogo immediato tra persone lontane anche migliaia di chilometri e di culture e nazionalità diverse. Qui più che in qualunque altro evento comunicativo entra in gioco la capacità di attivare l'immaginazione: e qui si forma l'immagine mentale, mediata dal potere evocativo della parola, più ancora che dall'immagine materiale fruibile in video.

La parola infatti, se pronunziata con intensa partecipazione e volontà di afferrare il messaggio dell'"altro", si rivela capace di trasmettere pensieri emozioni e perfino sentimenti e affetti allo stato di pura incandescenza. E così si possono creare legami a distanza più forti e più duraturi di quelli con i "vicini di casa".
A queste condizioni - e soltanto a queste - comunicare in tempo reale tramite la scrittura può essere un'esperienza sconvolgente: ognuno dei cinque sensi è concentrato sull'atto e sul desiderio di afferrare l'inafferrabile di se stessi e dell'altro - per fissarlo nelle parole nate lì per lì e ancora nascenti - di percepire la "visione mentale" della persona con cui si comunica e di farle percepire la propria.

Così la parola si carica di energia significativa e diventa immagine, o meglio icona dei messaggi che riusciamo a ricevere e a trasmettere. Icona perché contiene un potenziale di energia - informazione superiore all'immagine materiale. Tutto ciò, naturalmente, a condizione che vi sia una totale apertura del mittente -del - messaggio al destinatario e viceversa, cioè che si crei una sintonia tra i due soggetti che stanno comunicando.
Stiamo attenti: qui si tratta di una potenzialità del linguaggio in tempo reale, potenzialità non ancora fruita dalla maggior parte degli utenti e che può essere realizzata soltanto se il fruitore ne prende coscienza e la considera un possibile arricchimento del personale patrimonio comunicativo: un grande filosofo dell'antichità ha detto - e nessuno ha voluto o potuto dimostrare il contrario - che l'uomo è un essere "dialogico", cioè che si costruisce sul dialogo con gli altri esseri umani e, naturalmente, con se stesso. Se questo dialogo si approfondisce - e nella direzione di luoghi diversi, nuove esperienze e nuove persone - allora i "piccoli uomini" cominciano a crescere davvero.

Ma ciò che colpisce l'osservatore attento dei fenomeni del linguaggio è il legame profondo tra il futuro nascente delle nuove forme di comunicazione grazie alle tecnologie avanzate e il loro passato più remoto, cioè le prime forme del linguaggio umano. Queste prime forme si avvalgono dell'immagine per trasmettere un messaggio semplice, legato alla quotidianità e spesso hanno valore apotropaico o magico, come nei graffiti preistorici delle grotte di Altamira: qui l'immagine trasmette-evoca all'uomo primitivo il messaggio forte rassicurante della possibile presenza di animali-cibo per sopravvivere o anche della paura di eventi ingovernabili.

C'è comunque da osservare che nei graffiti l'immagine, che precede la parola nell'evoluzione del linguaggio, pur trasmettendo messaggi funzionali alla vita quotidiana, è già "interpretazione" del mondo e quindi prima intensa forma d'Arte, anche e soprattutto per la sua potente espressività analogica: e in questa sua potenzialità rimane legata alla parola poetica di tutti i tempi.

Le successive tappe del linguaggio fino all'invenzione dell'alfabeto esprimono la progressiva nascita del pensiero astratto: l'immagine continua a dire e ad evocare, ma le parole riescono a trasmettere un'unità logico-razionale e/o emotiva di pensiero non comprensibile grazie alle sole immagini.

Quale magia tecnologica conferisce alla parola scritta in tempo reale il potere evocativo che la trasforma in simbolo, cioè in frammento della realtà psicofisica (ovvero persona) che la pronunzia? Forse la danza compiuta dalle mani sui tasti del PC ?

Potere delle mani che trasmettono i ritmi dell'anima e s'intrecciano ai ritmi impressi dalle dita del dialogante remoto! Si tratta di un'armonia al di fuori o oltre la dimensione spazio-tempo: a volte i due dialoganti scoprono di dire le stesse cose nello stesso momento, eppure non hanno potuto guardarsi negli occhi ed osservare l'espressione dell'altro per indovinare quello che sta pensando.

Alcuni potranno obbiettare che anche nella comunicazione telefonica c'è simultaneità ... e, in più, c'è anche il timbro e il suono della voce che ci raggiunge al di là del filo.
Rispetto al dialogo virtuale, la telefonata reale ha in genere l'effetto di diminuire la tensione psichica, perché induce alla rassicurazione emotiva: sia pure con l'aggiunta di un'emozione diversa che scorre sul suono della voce.
L'appiglio alla realtà è tranquillizzante e ci difende dall'abbandono totale di cui sono capaci le anonime parole lanciate nel cyber. È forse questo abbandono, questo lasciar liberi i pensieri tentando al tempo stesso di afferrare fermare e trasmettere le icone dell'immaginario che rende così potente la parola scritta, quando non prevalgono il formalismo e la banalità di quelli che non sanno o non vogliono comunicare.

Se riusciremo a capire quanto sia importante ritrovare un significato alla comunicazione "reale" e/o in tempo reale, quali che siamo i mezzi tecnologici che usiamo per realizzarla, certo avremo fatto un notevole passo avanti nella vita e nella realizzazione di noi stessi e scopriremo di quante immagini mentali possiamo essere portatori e fruitori, nello scambio creativo del dialogo a distanza.

Le immagini mentali hanno infatti la caratteristica di interagire con quelle dell'interlocutore virtuale, creando altre immagini e altre ancora in nuovi intrecci e nuove combinazioni: con l'effetto di rendere sempre più ampio, profondo e significativo l'immenso serbatoio dell'immaginario ... a cui attingiamo noi esseri umani, tutti - in misura maggiore o minore - artisti innamorati e poeti.



NOTE

1 FUGA DAL PARADISO. Immagine e comunicazione nella città del futuro, a cura di Mariella Colonna, Città di Castello, Marcon Gruppo Editoriale, 1991.




Rosso su verde
fig. 1
Davide Cavalli,
Rosso su verde, 2004 Fotografia digitale elaborata graficamente

Foto cortesia di Davide Cavalli

 

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