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Lo Splendore della povertà nell'Opera di Cristina Moggio Roma, Monastero S. Cecilia
7 - 20 mag. 2004
Maria Filippone Colonna
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 4 Giugno 2004, n. 368.
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Area Mostre

San Francesco, che era intenso e raffinato poeta , oltre che Grande Santo, amava così appassionatamente Madonna Povertà da volerla "sposare".
L'amore per la Povertà era in Francesco amore per la Verità: la Verità è umile e spoglia: al suo attivo ha soltanto se stessa, non ha bisogno di aggettivi per imporsi.
E la Verità è anche bellezza: non a caso Giovanni Paolo II ha parlato al mondo di Veritatis splendor e ha detto, riproponendo con nuovo vigore la frase di Dostojewsky, che «La bellezza salverà il mondo».

Cristina Moggio, in tutto il suo variegato e appassionato lavoro d'artista, sembra elevare un canto (uso questa parola per indicare la forza e l'armonia della sua espressione artistica) allo splendore della povertà e alla bellezza. Il suo "canto" celebra infatti l'essenza e la silenziosa storia di oggetti frammenti e materiali "poveri", tratti dal mondo naturale o consumati dal tempo, inserendoli nel magico intreccio di forme fantastiche, in una gamma incredibile di colori.

Cristina alla dolcezza del tratto e dello sguardo unisce la forza del pensiero e la determinazione della volontà. È una persona semplice e complessa ad un tempo e la sua Arte esprime questa semplice complessità in modo solare, perché la sintesi tra i materiali della natura e i frammenti di realtà, segnati dalla storia di un luogo, si muove nella direzione di un linguaggio nuovissimo, che nasce da quello antico ed è ancora tutto da scoprire. Oltre a questo suo intarsiare e comporre con grazia eloquente natura e storia infatti, nel suo linguaggio compaiono indicazioni di una sua presenza forte nel contesto della cultura pittorica contemporanea: gli stilemi alla Kandinsky, Mirò e Klee configurano una geografia d'ispirazione originale, con evocativi richiami al collage e ad alcune famose innovazioni nel linguaggio iconografico, come l'inserimento di stralci di giornali, con argomenti di cronaca lasciati in sospeso, introdotto dal Cubismo (di Picasso Braque e Léger )nel momento più travolgente della sua vicenda artistica.

Un pittura maschile per la sua forza, quella di Cristina Moggio, ma femminile perché, come lei stessa ha avuto modo di dire, «l'istinto, mediato da intuizioni profonde, è vissuto come libertà dell'ingenuità» . E il "primitivo" della sua iconografia, inteso come recupero razionale di un mondo arcaico, propone soluzioni incandescenti alla cultura artistica contemporanea, troppo spesso arenata nelle secche di uno sperimentalismo d'avanguardia, ma senza anima.
Lo "splendore del vero" esplode nei colori delle opere di questa singolare artista e non è gioco di parole dire che dalla povertà dei suoi materiali nasce una preziosa, sorprendente ricchezza di proposte espressive.

Nel Monastero di Santa Cecilia in Roma, uno dei luoghi "privilegiati" in cui ha svolto la sua paziente e insieme appassionata ricerca, nel maggio del 2004 Cristina Moggio ha organizzato una Mostra di alcune sue opere di "recupero della memoria". In questo luogo intenso e di per sé significativo le Suore benedettine tessono il quotidiano "Ora et labora" del Fondatore e il suo invito alla contemplazione e alla preghiera-lavoro come mezzo per partecipare all'Opera di Dio nel mondo, creativa per eccellenza. Ciò accade a Roma, silenziosamente, nelle stanze antiche del Monastero.

Cristina, inserendosi con la sua magica fantasia nella penombra di quelle stanze, ha scoperto la vita nascosta di oggetti usurati dal tempo, li ha sottratti alla distruzione con l'aiuto delle laboriose suore e ne ha recuperato il messaggio, che è di una forza sorprendente. E così il nuovo entra-in-sinergia con l'antico: nel "Paliotto" cucito con antichi panni (fig. 1) sul bianco lucente della seta originaria s'intarsiano arabeschi di un rosso sanguigno-solare , dalle sfumature ambrate segnate di giallo e di nero, svolgendosi in forme irregolari e sinuose, con tracce del volo di aquiloni, di misteriose piccole sfere color rubino e altre forme geometriche. La poesia di questo "pezzo" è intensa e si distende in ampie volute, raccogliendosi nel cromatismo raffinato entro una gamma ristretta di tinte.

Cristina ha realizzato un'altra sinergia di grande impatto espressivo fotografando i suoi Quadrati arancio, rosso e lilla, cuciti sempre con antichi panni, nello spazio del panorama cittadino che li ha ispirati.
Fermiamoci sul Quadrato lilla (fig. 2) : sullo sfondo del campanile di Santa Cecilia il Quadrato squilla come un'insegna araldica lasciando intravedere la balaustra ferrigna del terrazzo e le sagome brune medievali del campanile. Alla bellezza dell'opera si unisce quella della foto dell'opera nel contesto della città: l'arte di Cristina intreccia sinergie cromatiche tra i colori dell'arazzo e quelli del paesaggio, dal violetto giallo rosso e nero delle stoffe al bianco morbido delle nuvole sul cielo di un intenso azzurro, evocando la Roma della memoria in nuove composizioni dove realtà e sogno si alternano e creano inedite suggestioni e percezioni del vissuto urbano.

Nel particolare dell'allestimento della Mostra nel Monastero di Santa Cecilia in Trastevere (fig.3) i cartoni antichi fanno da supporto ai collage e alle composizioni in tecnica mista, dove si scatena la fantasia dell'autrice, che ha commentato così uno dei suoi lavori: «... Questo rosso ... non è un rosso, ma una strada. Il blu non è mare, ma pensiero positivo. Le materie, sabbie di torrente, panni antichi, fili, anelli e altro, sono isole sulle quali ti puoi soffermare».
Nelle composizioni di Cristina Moggio gli aspetti e oggetti della realtà non entrano come ornamenti, ma come simboli che danno all'opera un carattere d'intimità con la materia e la natura, ma anche una nota di mistero. L'oggetto "estraneo" all'opera trascina chi guarda in un mondo diverso rispetto a quello dell'artista e, probabilmente, sconosciuto ad entrambi.
Così la suggestione si fa più intensa ed evoca spontanea domande (dove, quando, perchè ?) che non appartengono soltanto all'oggetto creato in sé, ma anche alla sua origine materiale e genesi emotiva.

Nell'opera senza titolo realizzata con "tecnica mista e sabbia di torrente su tavola antica" (fig. 4), come in molte altre opere, la fantasia colta della Moggio esplora tutte le possibilità della sua arte, dalla forza del segno e disegno alla campitura a mosaico dei colori smaglianti, dove la luce esplode come dalle vetrate di antiche chiese colpite dal sole. Qui il linguaggio di Kandinsky trova un'originale interprete: sembra di vedere la mano di Cristina tessere la tela cromatica dell'opera, come se fosse una stoffa o un panno prezioso. Le forme si avvolgono e s'intrecciano in una metamorfosi che l'occhio insegue nell'illusione del movimento, ma anche senza potersi fermare in nessun "punto" della composizione: questo non toglie nulla alla visione d'insieme, perché in ogni opera dell'autrice la visione d'insieme s'intuisce nel particolare che la contiene tutta. È il "dna" della Moggio, una sorta di elemento vivo che si ripropone nei molteplici aspetti delle sue creazioni.




Biografia di Cristina Moggio

Cristina Moggio nasce e risiede a Borgo Valsugana, Trento.
Dipinge fin dall'infanzia, anche su ceramica. Frequenta l'Istituto d'Arte A. Vittoria di Trento, collabora coll'Associazione "Arte Sella" e con Gallerie d'Arte.
Intrattiene rapporti di stretta amicizia con artisti della Costa Azzurra ed espone a Nizza su invito del Console Generale d'Italia. Soggiorna a Salisburgo presso il Landesatelier nella Kunstlerhaus. Nel 1993 classificata prima nella Rassegna Nazionale Ruga Giuffa a Venezia.




Esposizioni personali

Galleria Marzabotto Arte.
Marzabotto, Palazzo della Loggia.
Noale, Palazzo Crepadona.
Belluno, Galleria d'Arte Fedrizzi.
Cles, Barchessa Manin.
Montebelluna, Palazzo Gallo.
Castello Tesino, Galleria del Candelaio.
Firenze, Cavalieri Hilton Hotel.
Roma, Premio Alicante di Vigolo Vattaro.
Villa Grimani Valmarana.
Padova, Fondaco delle Biade.
Feltre, Galleria San Marco.
Atlanta, USA, Villa Basadonna.
Tomè di Trebaseleghe.
Cà Lozzio di Oderzo.

È invitata ad esporre nella "Casa degli artisti" di Canale di Tenno e nel progetto "La Soglia ed Oltre". A Castel Ivano (TN) ha realizzato: struttura per il Museo della Valle dello Zoldano; installazione presso Cantine Planeta a Sambuca di Sicilia; Arazzo con panni vecchi presso il Monastero di S. Cecilia a Roma.






Paliotto
fig. 1
Cristina Moggio,
Paliotto cucito con antichi panni
Stoffe cucite a mano
maggio 2004

Quadrato lilla
fig. 2
Cristina Moggio,
Quadrato lilla cucito con antichi panni
Stoffe cucite a mano
maggio 2004

Paliotto
fig. 3
Cristina Moggio,
Particolare dell'allestimento della Mostra nel Monastero di Santa Cecilia in Trastevere
Opere eseguite con tecnica mista e collage su carta
maggio 2004

Paliotto
fig. 4
Cristina Moggio,
Senza titolo
tecnica mista con sabbia di torrente su tavola
maggio 2004

 

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