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I Musei Vaticani e l’arte contemporanea.
Da Medardo Rosso a Giacometti, da Boccioni a Ensor
Mestre, Centro Culturale Candiani
21 feb. - 2 mag. 2004
Guido Faggion
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 8 Marzo 2004, n. 356.
http://www.bta.it/txt/a0/03/bta00356.html
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... se il Figlio di Dio é entrato nel mondo della realtà visibile,
gettando un ponte mediante la sua umanità tra il visibile e l’invisibile,
analogamente si può pensare che la rappresentazione del mistero possa essere usata,
nella logica del segno,
come evocazione sensibile del mistero.

(Giovanni Paolo II, Lettera agli Artisti, 24 apile 1999).

L’arte ha da sempre trovato nelle varie forme di potere religioso, economico e politico un forte legame e l’artista é sempre stato interlocutore privilegiato di questo dialogo. Senza entrare nel merito della motivazione intima o spirituale che spinge l’artista a creare un contributo per se stesso o per la società, il matrimonio tra l’artista, perciò l’arte, e il potere ha trovato nel collezionismo, nel mecenatismo e nella committenza, sviluppi grandiosi, esempi di virtuosismi e di capolavori che fanno parte della storia: una modalità per l’affermazione del potere, del gusto e delle identità.

Il dialogo secolare tra Chiesa e arte é servito per rappresentare e per rafforzare la fede tra le genti, un mezzo di formazione e di sedimentazione della cultura religiosa che, fissando i canoni della rappresentazione, ha elaborato un linguaggio comune atto alla trasmissione dei credi, una forma di scrittura che si é sviluppata per immagini.
Questo dialogo oggi é conservato ed é visibile in molti musei e istituzioni culturali e rappresenta il patrimonio dell’umanità, ma soprattutto trova la sua dimora e contesto nelle chiese e il suo significato nelle opere che questi scrigni racchiudono in sé.

Negli ultimi decenni il rapporto Chiesa e arte ha ricevuto un nuovo slancio in seguito al rinnovamento teologico e liturgico iniziato nel secondo dopoguerra, al Concilio Vaticano II e grazie, inoltre, alle posizioni e alle difese degli ultimi pontefici Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II.

Prima, questo confrontarsi aveva subito delle rotture, delle incomprensioni: molti artisti del Novecento non trovavano più validi i canoni artistici che da tempo avevano assoggettato l’impegno artistico e combattevano, in nome della libertà solitaria dell’artista, per la ricerca del divino al di fuori della Chiesa e dagli schemi accademici.
La mostra I Musei Vaticani e l’arte contemporanea, da Medardo Rosso a Giacometti, da Boccioni a Ensor presenta, presso il Centro Culturale Candiani di Mestre fino al prossimo 2 maggio, una selezione di opere del Novecento che sono il risultato della campagna di acquisizioni dell’arte del nostro secolo e di ampliamento della collezione vaticana iniziato nel 1956. Un progetto che intende riallacciare il dialogo interrotto tra Chiesa e arte con la voglia di incoraggiare quella storica amicizia tra la fede e l’artista.
Paolo VI, amante e grande conoscitore dell’arte, in un discorso presso la Cappella Sistina nel 1964, invitò tutti gli artisti «a cimentarsi nuovamente nel soggetto sacro e dare la giusta ‘visibilità’ alla Parola di Dio e all’azione della Chiesa di Roma».

Prima, nel 1956, in occasione di un’udienza avuta con Pio XII, l’Unione Nazionale delle Messe degli Artisti rappresentata da Mons. Ennio Francia, chiese di poter «destinare alle opere d’arte moderna, un’apposita stanza dei Musei Vaticani» 1.
La richiesta venne accolta e rappresentò un segno di cambiamento e di svolta se si considerano le dichiarazioni contrarie dello stesso Pio XII in occasione dell’inaugurazione della Pinacoteca Vaticana nel 1932 e in occasione dell’enciclica emanata nel 1947 in cui il pontefice parlava di un profondo disagio nei confronti dell’evoluzione artistica: «Non possiamo fare a meno, però, per Nostro dovere di coscienza, di deplorare e riprovare quelle immagini e forme da alcuni recentemente introdotte, che sembrano essere depravazione e deformazione della vera arte, e che talvolta ripugnano apertamente al decoro, alla modestia ed alla pietà cristiana e offendono miserevolmente il genuino sentimento religioso» 2.

Nel 1956, sempre in occasione dell’udienza con Pio XII, Mons. Ennio Francia presenta i primi criteri per la selezione degli artisti che avrebbero voluto introdurre nella collezione: per evitare temi e opere non idonee al luogo che li avrebbe accolti si sarebbero privilegiati i soggetti paesaggistici e non figurativi, ma soprattutto soggetti capaci di dialogare e confrontarsi con le opere contenute nel museo e con la tradizione sacra. Mentre il secondo criterio di selezione avrebbe considerato solo l’importanza e il livello qualitativo e il merito riconosciuto dell’autore.

La commissione incaricata alla selezione degli artisti, presieduta da Mons. Ennio Francia, con la collaborazione di Deocledio Redig de Campos e -seppur solo inizialmente- di Mario Salmi, aveva il compito di elaborare la lista degli artisti, italiani e stranieri, attraverso cui illustrare, seppur in parte, la cultura artistica del primo Novecento e da questa lista reperire le opere. La lista del 1957 comprendeva tre nuclei geografici -Francia, Italia e Nord Europa- suddivisi in due gruppi: artisti storicizzati e artisti che avrebbero potuto partecipare al progetto. Le opere sarebbero entrate nella collezione vaticana solo ed esclusivamente con donazione non esponendo il comitato a scelte o investimenti economici.
Tra gli artisti scelti nel primo gruppo, operanti tra l’Ottocento e il Novecento: Van Gogh, Gauguin, Degas, Renoir, Manet, Daumier, Corot, Ingres, Delacroix, Scipione, Mancini, Gemito, Spadini, Fattori, Lega, Signorini, Segantini e Faveretto.
Nel secondo gruppo si scelse, invece, per la Francia: Utrillo, Rouault, Matisse, Bonnard, Dufy, Derain, Vlaminck, Braque, Villon, Valadon, Chagall; per l’Italia: Carrà, Tosi, De Pisis, Sironi, Casorati, Morandi, Severini, Viani, -e con punto interrogativo- Gino Rossi e Carena; per l’Europa del Nord: Kokoschka, Nolde, Peckstein e Ensor; e Rufino Tamayo unico artista dell’area sudamericana segnalato.

A seguito, poi, della costituzione di una Commissione Consultiva, allargata anche a Fortunato Bellonzi, Marco Valsecchi e Pietro Campilli -noto collezionista e allora Ministro per il Mezzogiorno-, la prima lista si arricchisce dei nomi di: Fontanesi, Piccio, Ranzoni, Sernesi e Toma per la sezione riguardante l’Ottocento italiano, mentre per la parte relativa al Novecento italiano: Balla, Boccioni, Campigli, De Chirico, Guidi, Messina, Modigliani, Semeghini, Soffici, Spadini, Manzù, Martini. Per la sezione francese si aggiunse: Cézanne, Courbet, Monet, Pissarro, Rousseau, Seurat, Sisley, Soutine, Despiau, Maillol, Zadkine, Rodin. Invece, per la parte tedesca e olandese: Beckmann, Kandinsky, Klee, Liebermann, Marc, Schmidt-Rottluff, Munch, Permeke. Infine, si introdusse una sezione anglosassone con: Constable, Turner, Moore e il belga Wouters.

Il Comitato inizia, così, il suo incarico di ricerca e individuazione delle opere, grazie alla sua generosa rete di contatti e conoscenze e al prezioso aiuto del Comité du Travail costituitosi in Francia, inviando ad artisti, collezionisti, galleristi, eredi, enti pubblici e privati, italiani e stranieri, una lettera di presentazione del progetto e un invito alla donazione spontanea di opere inserite nelle varie liste in cambio di una visibilità sulla donazione mediante targhetta sulla cornice dell’opera e menzione nel catalogo generale.

Un progetto molto ambizioso che intendeva colmare il vuoto presente nelle collezioni Vaticane con l’arte del nostro secolo ma scegliendo, però, solo quelle opere che avrebbero dialogato e figurato degnamente accanto ai capolavori conservati nelle sale dei Musei Vaticani. Un proposito di acquisizione che sovente dovette scontrarsi con prezzi di mercato, costi e reperibilità non facili e sopportabili dagli intenti iniziali dell’operazione, ma che portarono alla raccolta di oltre ottocento opere che dapprima fecero parte della collezione personale pontificia e che nel 1973 vennero acquisite dai Musei Vaticani e in parte esposte in due sale aperte al pubblico.

La fase più importante e decisiva della storia della Collezione d’Arte Contemporanea e Moderna dei Musei Vaticani si ebbe nel 1963 quando salì al soglio pontificio Giovanni Battista Montini con il nome di Paolo VI. Egli condusse il progetto anche con contributi teorici da profondo conoscitore delle problematiche artistiche ed estetiche quale era3 . Il suo intervento più noto e complesso é forse un suo scritto dedicato all’Arte sacra futura del 1931 dove egli si pone la questione sul possibile indirizzo dell’arte sacra del nostro secolo: «La nostra età é l’età della scienza ... l’età della critica ... l’età dell’essenziale ..., dove le retoriche sono stonature e le lungaggini insopportabili: e dove d’ogni cosa complessa si cerca il nocciolo, il sistema, la forza primigenia, la logica fondamentale ... L’arte sacra si affranca così di ogni vincolo puramente formale al passato che più non la sovrasta, che più non le intima imitazioni manierate ... l’arte sacra si trova davanti al problema di esprimere l’ineffabile»4. Una posizione importante se si considera che nello stesso anno Filippo Tommaso Marinetti e Fillia pubblicano il Manifesto dell’arte sacra futurista dove si sosteneva la capacità dell’arte non realistica di rappresentare un mondo visibile e impercettibile.

Ulteriori e successivi contributi di Paolo VI sull'arte del presente costituiranno il tema del suo discorso inaugurale della Collezione d’Arte Religiosa Moderna del 23 giugno 1973. Una cerimonia ufficiale per trasferire definitivamente la collezione dopo anni di duro impegno, ricerca e lavoro, ai Musei Vaticani e trasformando una raccolta in una dimensione pubblica e inserendola in un percorso e senso museale già lungo e complesso sull’arte religiosa e sulla religiosità dell’arte.

La mostra I Musei Vaticani e l’arte contemporanea, da Medardo Rosso a Giacometti, da Boccioni a Ensor a Mestre alterna, senza soluzione di continuità, una piccola selezione delle nuove acquisizioni degli ultimi trent’anni. Un primo nucleo di opere nasce per diretto interessamento e disponibilità degli artisti stessi o degli eredi, mentre un secondo nucleo consiste in donazioni da artisti o da istituzioni straniere.
Tra le varie tappe considerevoli degli ultimi anni si può ricordare, nel 1987, l’importante donazione della vedova di Marino Marini di opere tra cui La caduta dell’angelo [cat. 44, tav. L] e Il grido [cat. 43, tav. XLIX], entrambe del 1963, che arricchiscono la panoramica su Marini già presente nel museo con il Cavaliere del 1953 e L’idea del cavaliere del 1955.

L’acquisizione, nel 1997, della collezione dell’imprenditore Aldo Rondo con dipinti di artisti italiani. La donazione di opere grafiche e incisioni di Boccioni da parte dei coniugi Dal Pian Boccioni; quella delle opere di Remo Bianco da parte di Virgilio Gianni; e la donazione di Lucia Fiaschi, nipote di Venturino Venturi.

La mostra, inoltre, presenta le opere che sono frutto di committenza per il nuovo ingresso dei Musei Vaticani: Giuliano Vangi con la serie di bozzetti per Varcare la soglia [cat. 60, tavv. LXVII, LXVIII, LXIX, LXX], per la scultura policroma collocata nell’atrio dei musei e Cecco Bonanotte con i bozzetti per la Porta nuova [cat. 61, tavv. LXXI, LXXII], progetto per la porta di entrata ai musei composta da formelle di bronzo patinate disposte secondo uno schema antico e posizionata nel Bastione di Michelangelo.

Interessante in mostra la Crocifissione [cat. 12, tav. XIV] di Gerardo Dottori, un mirabile esempio dell’arte sacra futurista, come anche i Manichini [cat. 14, tav. XVI] di Giorgio De Chirico, custodi nel grembo della classicità, la Cena in Emmaus [cat. 20, tav. XXXIII] di Ardengo Soffici in cui l’episodio evangelico viene rappresentato in una dimora contemporanea e rurale oppure l’inconsueta Natura morta [cat. 35, tav. XXXIX] di Alberto Burri o la spiritualità dell’Emblema pontificio [cat. 48, tav. LV] di Franco Angeli.




Note

1 Musei Vaticani, archivio storico, b. 98a, fasc. 1.

2 Pio XII nell’enciclica Mediator Dei del 20 novembre 1947.

3 come breve selezione dei riferimenti bibliografici sul pensiero estetico di Paolo VI si segnala: Caprioli A. - Vaccaro L. (a cura di), Paolo VI e la cultura, Brescia, Marcelliana, 1983; Paul VI et l’Art, Atti delle giornate di studio, Paris 27 gennaio 1988, Brescia, Ed. Studium, 1989; Giammarco N. - Paternostro C. - Gallo M. ( a cura di), Paolo VI. Umanesimo tra l’arte e letteratura, Roma, Logart Press, 1993; Paolo VI e l’arte. Il coraggio della contemporaneità, catalogo della mostra a cura di De Carli C., Brescia, Chiesa di Santa Giulia, 9 novembre 1997 - 25 gennaio 1998, Milano, Skira, 1997; Begni Redona P. V. (a cura di), Paolo VI su l’arte e agli artisti, Brescia, Ed. Studium, 2000.

4 Montini G. B., Su l’arte sacra futura, in «Arte sacra», anno I, n. 1, 1931, pp. 39-45, in particolare pp. 44-45.





Bibliografia:

Forti M. (a cura di ), I Musei Vaticani e l’arte contemporanea, da Medardo Rosso a Giacometti, da Boccioni a Ensor, catalogo della mostra al centro Culturale Candiani a Mestre, dal 21 febbraio al 2 maggio 2004, De Luca Editori d’Arte, 2004




La mostra e informazioni:

I Musei Vaticani e l’arte contemporanea
da Medardo Rosso a Giacometti, da Boccioni a Ensor

Mestre, Centro Culturale Candiani, 21 febbraio - 2 maggio 2004
tutti i giorni dalle 10 alle 18 (chiuso il lunedì)
www.museiciviciveneziani.it




IMMAGINI

Giorgio De Chirico (Volos 1888 - Roma 1978) Manichini, 1927
Tempera su carta intelata, Cm 49 x 36
Legato testamentario Aldo Rondo, 3.4.1996
Acquisizione gennaio 1997, Inv. 54794
Roma, Musei Vaticani
© Musei Vaticani - Foto Musei Vaticani

Marino Marini (Pistoia 1901 - Viareggio 1980)
La caduta dell'angelo, 1963
Olio su tela, cm 150 x 150
Dono Marina Marini
Acquisizione 6 marzo 1989, Inv. 24842
Roma, Musei Vaticani
© Musei Vaticani - Foto Musei Vaticani

Medardo Rosso (Torino 1858 - Milano 1928)
Gavroche, 1883
Bronzo, cm 30,5 x 31 x 20
Legato testamentario Aldo Rondo, 3.4.1996
Acquisizione dalla Floreria Apostolica, 23.4.1998, Inv. 56202
Roma, Musei Vaticani
© Musei Vaticani - Foto Musei Vaticani

Giuliano Vangi, (Barberino di Mugello 1931)
Bozzetto per Varcare la soglia, 1999
Terracotta, cm 32 x 15 x 15
Acquisizione 2000, Inv. 56621
Roma, Musei Vaticani
© Musei Vaticani - Foto Musei Vaticani

Maurice Utrillo (Parigi 1883 - Dax 1955)
Chateau de Saint Lager Brouilly, 1925
Olio su tela, cm 61 x 81,5
Legato testamentario Aldo Rondo, 3.4.1996
Acquisizione gennaio 1997, Inv. 54839
Roma, Musei Vaticani
© Musei Vaticani - Foto Musei Vaticani

Alberto Burri (Città di Castello 1915 - Nizza 1995)
Natura morta, 1947
Olio su tela, Cm 35,5 x 40,5
acquisizione 10.1.2002, inv. 57289
Roma, Musei Vaticani
© Musei Vaticani - Foto Musei Vaticani

Franco Angeli (Roma 1935 - 1988)
Emblema pontificio, 1963
Tecnica mista su carta, Cm 49,9 x 69,5
acquisizione 17.5.2001, inv. 57274
Roma, Musei Vaticani
© Musei Vaticani - Foto Musei Vaticani

Gerardo Dottori (Perugina 1884 - 1977)
Crocifissione, 1927
Olio su tela, Cm 170 x 133
dono Tancredi Lo reti, 11.11.1980, inv. 24650
Roma, Musei Vaticani
© Musei Vaticani - Foto Musei Vaticani

Ardengo Soffici (Rignano sull'Arno 1879 - Forte dei Marmi 1964)
Cena in Emmaus, 1941
Olio su tavola, Cm 71 x 59
dono EniChem-Eni a Giovanni Paolo II, 31.5.1986, inv. 24720
Roma, Musei Vaticani
© Musei Vaticani - Foto Musei Vaticani






De Chirico
fig. 1
Giorgio De Chirico
Manichini, 1927

Marino Marini
fig. 2
Marino Marini,
La caduta dell'angelo, 1963

Medardo Rosso
fig. 3
Medardo Rosso
Gavroche, 1883

Giuliano Vangi
fig. 4
Giuliano Vangi,
Bozzetto per Varcare la soglia, 1999

Maurice Utrillo
fig. 5
Maurice Utrillo
Chateau de Saint Lager Brouilly, 1925

Alberto Burri
fig. 6
Alberto Burri
Natura morta, 1947

Franco Angeli
fig. 7
Franco Angeli
Emblema pontificio, 1963

Gerardo Dottori
fig. 8
Gerardo Dottori
Crocifissione, 1927

Ardengo Soffici
fig. 9
Ardengo Soffici
Cena in Emmaus, 1941

 

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