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Quel pasticcio della Cattedrale di Atessa  
Marco Di Mauro
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 2 Aprile 2002, n. 297
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Area Architettura

La moderna cultura del restauro, più o meno rispettata, vieta l'abuso delle integrazioni che non siano documentate ed impone il rispetto di ogni epoca storica. Non era così negli anni '30, quando, con estrema disinvoltura, venivano rimosse secolari stratificazioni in nome del recupero di una presunta facies medievale. Fra le vittime di questo malinteso storicismo è la facciata della cattedrale di Atessa, in Abruzzo, restaurata nel 1935 in modo completamente arbitrario.

Il primo nucleo della facciata risale al 1312, quando la cattedrale assunse una pianta a croce latina e ad unica navata. Alla metà del '300 furono aggiunte due navate laterali e, solo a sinistra, una fila di cappelle. Possiamo immaginare che la facciata ne sia stata sconvolta, poiché il fianco destro era privo di cappelle e i corpi aggiunti non potevano che alterare le proporzioni originali. Vi pose rimedio un restauro del 1750, che riuscì con abili artifici a nascondere le dissonanze. Dapprima fu ristabilita la simmetria, mediante l'estensione del lato destro, quindi fu unificato il primo ordine sotto una cornice orizzontale. In via ipotetica, possiamo ritenere che il rosone fosse in posizione tale da interrompere la cornice. Allora sarebbe stato "ritagliato", insieme alle nicchie coi simboli degli Evangelisti, e "ricucito" nel secondo ordine, di nuova costruzione. Lo spostamento del rosone ha sviato le indagini di alcuni storici, che fanno risalire al '300 la diversa muratura del secondo ordine, come testimonianza dello spigato laterizio di uso lombardo. Su questa tesi esprimo forti perplessità, perché, se è vero che la chiesa del 1312 aveva una sola navata, è impensabile che avesse una facciata così alta. Ne consegue che il secondo ordine è più recente.

Comunque, l'abile architetto del '700 concluse la facciata con un timpano curvo fra due volute. Questo equilibrio faticosamente raggiunto fu stravolto dal restauro del 1935, che pretese di ricostruire la facciata medievale. Quindi furono tagliate le volute barocche (ancora in parte leggibili nel paramento murario), rifatto il timpano in forma triangolare, murate le finestre sui portali laterali (sostituite da oculi) e spostate in basso le nicchie coi simboli degli Evangelisti. In realtà, la facciata trecentesca doveva essere completamente diversa, simile a quella di S. Agostino a Lanciano. La statua di S. Leucio, oggi inserita nella cornice del primo ordine, potrebbe essere stata concepita nella lunetta del portale mediano. Le quattro nicchie con i simboli degli Evangelisti, probabilmente, furono concepite accanto al rilievo dell'Agnus Dei, dove stavano fino al restauro del 1935. Il rosone, infine, doveva essere almeno un metro più in basso.

Rimane da stabilire se la facciata originale avesse coronamento orizzontale o a capanna. La prima ipotesi mi sembra la più convincente, a giudicare dal confronto con le chiese di S. Lucia, S. Agostino, S. Francesco e S. Maria Maggiore a Lanciano.

Malgrado tutto, la facciata conserva la decorazione del 1312. Il portale mediano, chiuso da una cornice rettilinea, si presenta ad arco ogivale con forte strombatura. Lo sovrasta una nicchia con la statua di S. Leucio e 4 nicchie minori con i simboli degli Evangelisti (il Leone, l' Angelo, l' Aquila e il Toro). Nel secondo ordine spicca il rosone traforato, definito "pugliese" sebbene l'origine del modello sia tutta da verificare 1.





NOTE

1 L'Abruzzo è stato lungamente ritenuto una regione marginale quanto all'evoluzione dell'arte romanica nel Mezzogiorno. Ogni innovazione di gusto o di stile che emergeva dalle opere abruzzesi era considerata un mero riflesso di quanto avveniva in Puglia o in Campania. Si riteneva, infatti, che una regione montuosa fosse necessariamente esclusa dai grandi circuiti dell'arte. In realtà, come hanno osservato alcuni storici moderni, nel Medioevo si camminava a cavallo e quindi la natura dei luoghi era quasi irrilevante.




Ricostruzione grafica della facciata della Cattedrale di Atessa
fig. 1
Ricostruzione grafica della facciata della Cattedrale di Atessa

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