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ARENA 1999. L'arte contemporanea incontra Montagnana Montagnana PD, Italia
24 luglio - 5 settembre 1999
Guido Faggion
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 11 luglio 2000, n. 202 (30 settembre 1999)
http://www.bta.it/txt/a0/02/bta00202.html
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Area Artisti

La prima edizione di Arena 1999, l'arte contemporanea incontra Montagnana, svoltasi dal 24 luglio al 5 settembre, è stata la sperimentazione del progetto per una rassegna annuale di arte contemporanea pensata appositamente per la città di Montagnana. 22 artisti sono stati invitati a realizzare altrettanti progetti per delle bandiere da sbandieratore, cioè di dimensione metri 1.30 x 1.30, ma che già dalla prossima edizione verranno realizzate per le 24 torri che compongono e rafforzano la cinta muraria della città medioevale. Il progetto, ideato e curato da Cinzia Fratucello, cerca di far incontrare, come in un'arena appunto, l'arte contemporanea con la storia e l'architettura della città, inestimabile gioiello medioevale racchiuso da alte mura del XIV secolo. Le bandiere d'autore, dopo aver vissuto e volteggiato nei cieli durante l'inaugurazione, sono state allestite all'interno del Mastio di Ezzelino, torre del 1242 di ben 42 metri. Ad integrazione dell'evento, gli artisti hanno presentato una loro opera negli spazi di un granaio che veniva utilizzato per selezionare le sementi per la coltivazione del frumento e del mais.

Tra le opere in mostra, interessante risulta la video installazione di Giorgio Cattani intitolata Di terra persa. Essa consta di una serie di riferimenti alla storia attuale e al mondo in cui viviamo mettendo in risalto alcune problematiche molto attuali. Un perimetro segnato con del carboncino delimita uno spazio, un luogo che non c'è più, le mura di una casa che è stata distrutta dalla guerra e di cui ora rimangono solo le tracce e le rovine. Le vicende della guerra del Kossovo hanno ispirato l'artista a documentare questa triste e deludente realtà fatta di fobie e volontà di nascondersi dietro a un "io sono" piuttosto che parlare del "chi si è". All'interno di questo spazio, un televisore propone allo spettatore una figura femminile sfocata in una sorta di fermo-immagine o foto d'altri tempi in bianco e nero, come a raffigurare un'icona religiosa. Questa icona è scesa dalle cornici dei quadri appese ai muri per includere un nuovo spazio, la televisione, evidenziando il valore, positivo e negativo che questo strumento ha sviluppato in questa nostra società divenendone un punto di riferimento molto spesso osannato, ma poco analizzato nelle sue verità o proposte di verità. La nostra generazione porta con sè la meraviglia di questo strumento che, senza accorgersi, ci depreda dei sogni e delle favole. L'invocazione dell'artista è che tutti, e soprattutto i giovani, diventino più critici rispetto a questo strumento e a quanto lo stesso ci propone, ma soprattutto che i giovani diventino parte attiva di esso senza assorbire passivamente tutto ciò che ci propina.

Il lavoro di Marco Brandizzi si intitola Sopra la testa; esso è nato casualmente osservando in un giornale l'immagine di un venditore ambulante africano il quale, come è nella cultura di quel continente, portava le merci che vendeva sulla sua testa. Btandizzi ha trovato l'immagine estremamente interessante. Questo grazie al fatto che la figura del venditore ambulante si collega con l'idea che egli ha del l'artista: l'artista come venditore e compratore di cultura, una sorta di Marco Polo che gira per il mondo, realmente o virtualmente, per ricercare verità, esplorare nuovi confini, dare e ricevere messaggi. L'opera originariamente doveva essere collocata sotto la scritta "TERRA", ma lo spazio espositivo gli ha suggerito di collocarla sul pavimento come se la figura uscisse dal pavimento stesso; la scritta si lega al percorso: ogni viaggiatore cerca (magari anche solo momentaneamente) un approdo, un fine, un luogo che sia la sua "TERRA" definitiva o momentanea, adatta a quella circostanza.

Salvatore Falci, invece, ha scelto di posizionare in alcuni luoghi del centro storico, degli adesivi cercando di entrare in modo non violento nelle microstorie dei passanti, intercettando il loro pensiero, proponendo loro un "consiglio" o una riflessione. Gli adesivi sono stati lasciati liberi per tutta la durata della manifestazione affinché la gente potesse rapportarsi con essi, viverli, calpestarli, in un lavoro che intende confrontarsi in modo diretto con la gente. Il visitatore riceve il messaggio/consiglio: «dai ! sorridigli !»: un'affermazione, un'esclamazione, un motto pone il pubblico ad interagire con esso, lo spinge a porsi delle domande, a valutare e ad analizzare le proprie opinioni. Dei cinque adesivi (due agli angoli della piazza, uno in un bar, uno in una farmacia e uno in una tabaccheria) solo uno è rimasto a documentare l'intervento, infatti gli altri sono stati depredati dal loro spazio. Anche questo fa parte del lavoro, come una sorta di sonda che viene lasciata libera, senza sapere se e in quale stato ritornerà indietro, che ha lo scopo di indagare ed immagazzinare dati, ma il risultato della ricerca si saprà solo e se ritornerà a casa dove potrà essere analizzata. Anche se la perdita di parte di questi adesivi potrebbe sembrare un elemento negativo, dettato magari dalla poca considerazione delle cose o delle persone, anche questo fa parte dello studio, del gioco che accetta ogni risultato, proprio per il valore di documentazione che l'intervento vuole analizzare e studiare. Sicuramente anche gli adesivi andati persi hanno creato un valore aggiunto che poi si è trasformato nella distruzione del supporto/adesivo: non importa il mezzo con il quale l'arte contemporanea sviluppa e analizza certe problematiche, l'importante è il risultato. Quindi considerare le operazioni artistiche come elemento che possa modificare il comportamento, e non verso azioni prestabilite da una presunta cultura, ma contenute nella cultura antropologica. L'adesivo "superstite", che ora rimane a testimonianza di tutto quello che ha subito, deve ora "lavorare" per rendere possibile la specificazione e l'estrapolazione dei valori, degli umori e pensieri che ha assorbito, nella consapevolezza, comunque, che l'opera finale non è la striscia colorata che rimane testimone del lavoro, bensì i sorrisi scaturiti da essa.

Tutte le 22 bandiere suddivise per artista, come anche le immagini delle opere, sono consultabili nel sito della manifestazione http://web.tiscalinet.it/ARENArte/1999.htm

Gli artisti di ARENA 1999 sono stati: Stefano Arienti, Simone Berti, Marco Brandizzi, Giorgio Cattani, Elvio Chiricozzi, Maurizio Cosua, Salvatore Falci, Alberto Garutti, Massimo Kaufmann, Dimitris Kozaris, Felice Levini, Lino Mannocci, Liliana Moro, Nunzio, Roberto Pietrosanti, Alfredo Pirri, Oliviero Rainaldi, Annie Ratti, Ascanio Renda, Vedova Mazzei, Cesare Viel, Luca Vitone.




Giorgio 	Cattani, Di Terra persa fig. 1
Giorgio Cattani
Di terra persa
dimensioni variabili, 1999

Marco 	Brandizzi, Sopra la testa fig. 2
Marco Brandizzi
Sopra la testa
vetroresina e vernice sintetica, 1999

Salvatore 	Falci, Dai ! Sorridigli ! fig. 3
Salvatore Falci
Dai ! Sorridigli !
adesivi di dimensioni variabili, 1999

 

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