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Giorgio Morandi. 1890-1964, Roma, Complesso del Vittoriano: una recensione  

Giorgia Duò
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 2 Aprile 2015, n. 764
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Area Mostre

Dopo più di quarant’anni, dalla mostra postuma curata da Palma Bucarelli e Cesare Brandi nel 19731, Roma ospita l’importante rassegna, pensata da Maria Cristina Bandera2, dedicata ad uno dei protagonisti del secolo breve: Giorgio Morandi.

L’esposizione ci conduce, intellettualmente ed emotivamente, alla ricerca della vicenda artistica e mentale di un maestro, apparentemente appartato e solitario, integrato, invece, nel tessuto culturale dell’epoca3, eppure, dal punto di vista della produzione artistica, assolutamente fuori dal coro. Il suo linguaggio, ancor oggi attuale e moderno, fatto di una pittura che appare come un luogo appartato e quieto, infatti, non ha eguali negli ambienti artistici a lui contemporanei e successivi.

L’itinerario mette in luce il rapporto sincretico tra il maestro e le realtà esterne che attirano la sua attenzione: il mondo naturale, i paesaggi e gli oggetti domestici che propone instancabilmente nelle sue nature morte (bottiglie, tazze, vasi, scatole ….). Morandi che, come i crepuscolari, elegge temi antiretorici, celebrando soggetti quotidiani, pur partendo dalla materialità delle cose, non lavora secondo la regola della μίμησις (mimesis), piuttosto trasfigura “il mondo visibile”, in un processo mentale del tutto personale, per giungere a “l’essenza delle cose”4. Nella continua ricerca dell’“essenza” è necessario, afferma l’artista, “toccare il fondo, l’essenza delle cose”, solo così può pervenire a quella personalissima astrazione mentale, ancora riconoscibile e riconducibile alla realtà, che vive, però, in una luce ed in un’atmosfera magica, di attesa e di sospensione, che rende la sua opera silenziosa e vibrante, estremamente moderna e assolutamente originale.

Per scoprire l’“essenza” il pittore non guarda lontano, l’universo che osserva si limita, infatti, ai tre luoghi, indagati, ricercati e disegnati con passione per tutta la vita. Il suo pensiero è costantemente stimolando da: la camera-studio ricolma di quegli oggetti domestici che si ripetono con persistenza nelle sue opere (brocche, bottiglie, scatole. fiori…), il cortile che si vede dalla finestra della sua casa di via della Fondazza a Bologna e il piccolo paese dell’appennino tosco-emiliano dove trascorre le sue vacanze. L’artista, dunque, partendo sempre dagli stessi umili oggetti, nonché dai soliti paesaggi a lui cari, nel suo inaccessibile e quieto atelier, disegna ed incide meticolosamente ed alacremente per restituire le silenziose, sobrie e scarne rappresentazioni, altamente poetiche, di “ciò che vale”5: una visione strettamente personale e di tipo intellettivo, sublimata sulla tela dopo un lento processo mentale di trasfigurazione. Questa la cifra stilistica del maestro, che si fa chiamare professore 6, a cui Morandi dimostra una solitaria e coerente fedeltà per tutta la vita. Evidentemente la ricerca su quei pochi motivi (nature morte con oggetti casalinghi, paesaggi e fiori) gli consente di giungere “al fondo delle cose”. Quei temi, trasfigurati e depurati della loro fisicità, inseriti in uno spazio apparentemente senza prospettiva, immersi in atmosfere assorte e distaccate, per mezzo di una tavolozza misurata e dimessa, ci sono consegnati in opere piene di intimità latrici di un messaggio di silenzio.

La mostra ha il merito di presentare oltre 150 opere, di cui un centinaio di dipinti ad olio, organizzate in 4 macro-sezioni secondo un percorso tematico-cronologico. Si possono vedere capolavori del maestro difficilmente esposti al pubblico, provenienti da collezioni private e fondazioni bancarie, nonché prestiti eccezionali come la Natura Morta del Centre Pompidou.

La prima interessantissima sezione propone, secondo un andamento cronologico, l’attività grafica del maestro bolognese che amava definirsi pittore ed incisore: “ dipingo e incido paesi e Nature morte”7 . Si tratta di manufatti importantissimi e piuttosto rari, Morandi, infatti, era solito riservare tirature bassissime. In alcuni casi alla stampa esposta si affianca la corrispondente matrice di rame concessa in prestito dall’Istituto Nazionale per la Grafica che ha ricevuto in dono dallo stesso Morandi i rami delle sue opere grafiche.

Una piccola sezione documentaria presenta i rapporti epistolari intercorsi tra Morandi e i suoi due amici storici: Longhi e Brandi.

In questa iniziale sezione si presentano due splendidi e rari acquarelli su carta, del 1918, raffiguranti entrambi una bagnante (Firenze, Collezione Alberto della Ragione e Collezione Privata). Morandi che sperimenta la figura umana solo tangenzialmente8, si avvicina al tema del nudo femminile attraverso Cézanne, ma la tendenza, maturata dal nostro durante gli anni Venti, ad astrarre i soggetti reali e a renderli secondo una visione, ancora figurativa, ma personale porta l’artista ad abbandonare questo soggetto che poco si presta ai suoi tentativi di comprensione, per eleggere quei temi, a cui rimane fedele per tutta la vita, più confacenti perché evocativi.

Segue, quindi, il core della mostra, la sezione dedicata alle solenni e monumentali nature morte: si parte dalla prima opera del genere, eccezionale prestito francese (fig. 1), realizzata nel 1914. La tela, di ispirazione cubista, ma influenzata anche dal dinamismo futurista, ha un accentuato ed insolito andamento verticale, mostra una sintesi artistica, che non impedisce la riconoscibilità degli oggetti, in cui sono già presenti quegli elementi che diventeranno presto usuali in Morandi: una brocca, una scatola e una bottiglia (qui ancora trasparente). Il quadro sembra quasi un monocromo, i colori, infatti, si limitano ad una scala di bruni e di grigi.

Sulla stessa parete sono presenti le due celeberrime opere, conservate a Brera, memori del brevissimo periodo metafisico del bolognese(figg. 2 e 3). Morandi, con questi due dipinti, dimostra ancora una volta di non essere un outsider, ma di essere ben inserito nel dibattito artistico della prima metà del XX secolo. Il maestro, però, non aderisce acriticamente al movimento, piuttosto vi si avvicina interpretandone la concezione e restituendo una visione originalissima del fenomeno che ha fatto parlare de Chirico di “metafisica degli oggetti comuni”9.

Negli anni Venti il maestro prosegue il suo itinerario pittorico e, dopo le atmosfere sospese di tipo metafisico, il tema della natura morta è periodicamente riproposto in opere dal carattere più lirico (figg. 4 e 5).

La parte finale della sezione raggruppa una serie di tele che mostrano ancora il soggetto della natura morta, arricchito, però da un elemento nuovo: quello della conchiglia.

L’itinerario della mostra prosegue con le rappresentazioni di paesaggi, motivo, come il precedente, coltivato nell’arco dell’intera parabola artistica. I primi quadri degli anni Venti mostrano volumi e forme semplificati, di memoria cézanniana, inseriti in spazi chiari ed aperti di matrice pierfrancescana (fig. 6). Nel decennio seguente le luminose atmosfere di quegli anni lasciano il posto ad una pittura più scabra ed erosa, sintomatica di un lavoro di ricerca sulla materia pittorica, ma sono i paesaggi degli ultimi anni di vita dell’artista che trovo maggiormente affascinanti: si assiste ad un processo di rarefazione e spoliazione dei dati visibili, la fisicità dell’oggetto si perde ed una pittura sempre più scarnificata appare sulla tela. Le forme appaiono come “solidi schiacciati contro il fondo, ulteriormente appiattito dalla pennellata, e la messa in tralice rimane come unica indicazione spaziale”10 (fig. 7).

L’ultima sezione della rassegna presenta una raccolta di opere che ritraggono vasi di fiori (fig. 8). Il soggetto, ancora una volta, è indagato costantemente dal bolognese nell’arco dell’intera sua vita. I fiori di Morandi, scrive la curatrice della mostra, “siano prima per i boccioli chiusi e compattati tra loro, e poi per le corolle vaporose e infine per i petali frastagliati, fra i brani più belli di pittura della storia dell’arte”11, essi ci documentano una conoscenza che spazia dalla Maestà di Giotto degli Uffizi all’uso dell’impasto cromatico del tardo Renoir12. Interessante e curioso il fatto che il maestro per le sue rappresentazioni di fiori non faccia uso di piante fresche, piuttosto si serva di riproduzioni di stoffa o carta13, in effetti il processo mentale che sottende al suo modus operandi, implica una costante presa di distanza dal dato naturalistico e fa percepire il soggetto come un’astrazione figurativa. In quest’ottica evidentemente i fiori finti rappresentano lo strumento più confacente.


Il catalogo

A cura di Maria Cristina Bandera e pubblicato da Skira, il catalogo in brossura esibisce una piacevole cura editoriale.

Le prime 18 pagine sono dedicate ai tradizionali ringraziamenti di istituzioni che hanno reso possibile la mostra. Ricca e notevolmente sostanziosa la parte saggistica che si svolge nelle successive 70 pagine. Sei testi scientifici di studi aggiornati sul maestro a firma di: Maria Cristina Bandera, curatrice della mostra e massima esperta del pittore; Catherine Mobeig Goguel, storica dell’arte modernista di disegni e conoscitrice “quasi per caso” di Morandi; Fabio Fiorani; Giulio Paolini, artista concettuale; Ferzan Ozpetek, regista cinematografico.

Appassionante, intenso e completo il saggio a firma della Bandera che ripercorre con precisione la vita di Morandi.


Interessante e ricco di notazioni aneddotico-personali anche il saggio della Goguel. Fiorani ci parla della vicenda delle matrici di rame giunte in dono all’allora Calcografia nazionale, mentre Paolini, con la sua sensibilità di artista, riferisci la sua conoscenza del maestro e della sua arte. L’ultimo saggio è una testimonianza vivida di come il mondo cinematografico abbia amato l’artista Morandi. Di notevole interesse la pubblicazione all’interno del volume di uno scritto inedito di Roberto Longhi.

Le successive 240 pagine esibiscono, secondo un criterio tematico, non coincidente con l’itinerario della mostra, il catalogo delle opere esposte: immagini bellissime a tutta pagina ritraggono i quadri nella loro interezza. Le schede, tutte a cura di Stella Seitun, storica dell’arte, sono impostate secondo la tipica struttura: titolo, datazione, indicazione del catalogo ragionato Vitali, supporto/tecnica, dimensioni, provenienza, firma e analisi storico-critica.

In coda al volume due apparati biografici: su Giorgio Morandi il primo, e quello relativo alle schede il secondo

I crediti fotografici, come ormai di consueto, si trovano nelle prime pagine del catalogo.








NOTE

1 Giorgio Morandi (1890-1964) (a cura di) P. Bucarelli, C. Brandi, catalogo della mostra (Roma, Galleria Nazionale d’arte moderna, 18 maggio – 22 luglio 1973). Roma 1973.

2 Direttrice della Fondazione Longhi e specialista dell’artista. A Lei si deve la realizzazione delle ultime grandi mostre dedicate a Morandi: New York, Metropolitan Museum, 2008; Bologna, MAMbo, 2009; Lugano, Museo di arte della città, 2012; Bruxelles, Bozar, 2013.

3 Morandi entra in contatto e si misura con artisti ed intellettuali del suo tempo. Frequenta i circoli futuristi, conosce l’ambiente della metafisica di de Chirico e Carrà, incontra Massimo Broglio e tramite questi si avvicina all’esperienza di “Valori Plastici”. Stringe amicizia con il critico d’arte Roberto Longhi che insegna a Bologna dal 1934 e, nella sua prolusione d’insediamento all’Università , a conclusione del suo intervento in cui ripercorre i momenti della pittura bolognese, tra la sorpresa dei presenti consacra Morandi come “uno dei migliori pittori viventi d’Italia”(cfr. Giorgio Morandi Roberto Longhi. Opere , Lettere, Scritti. (a cura di) M.C. Bandera, catalogo della mostra (Firenze, Fondazione degli Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi, 1-22 giugno 2014, passim). Un lungo sodalizio, basato su una profonda e reciproca ammirazione, consolidato da incontri e fitti carteggi (documentati in mostra), iniziati prima della guerra e proseguiti fino alla morte del maestro. Conosce e frequenta Cesare Brandi, più giovane di lui, critico d’arte con cui ha un trentennale legame amicale documentato da un fittissimo epistolario (di cui una selezione esibita nella rassegna), circa 200 lettere, in cui si narrano anche aspetti privati del profondo rapporto di colta amicizia istauratosi tra i due. Strenuo sostenitore della sua arte, nel 1939 pubblica il primo articolo sull’artista (cfr. Giorgio Morandi (1890-1964), (a cura di) M.C. Bandera, catalogo della mostra (Roma, Complesso del Vittoriano, 28 febbraio – 21 giugno 2015). Roma 2015, p. 35).

4 Nel 1937, Piero Bargellini, scrittore e politico italiano, si interessa alla attività del maestro che risponde alle sue domande con la seguente risposta: “ Prima di morire vorrei condurre a fine due quadri. Quello che importa è toccare il fondo, l’essenza delle cose” (cfr. Bandera, 2015, p. 28).

5 “ciò che vale in pittura è il modo individuale di vedere le cose: tutto il resto non conta” era solito dire (L. Vitali, Giorgio Morandi pittore, Milano 1964, p. 40).

6 Nel 1930, a coronamento di una riconosciuta attività di incisore-acquafortista, è nominato, per chiara fama, dal ministro Giovanni Bottai, professore di tecnica dell’incisione all’Accademia di belle arti Bologna (istituzione che ha le sue origini nell’Accademia dei Desiderosi fondata dai Carracci nel 1582), incarico che mantiene fino al pensionamento del 1956 (cfr. Bandera, 2015, p. 34).

7 M.C. Bandera, Miscellanea per Morandi, in “Paragone - Arte”, LVII, terza serie, n. 67 (675), Firenze, maggio 2006, p. 43.

8 L’artista lavora raramente sulla figura umana, ci rimangono solo alcuni ritratti e sei composizioni giovanili di nudi femminili le Bagnanti (cfr. Bandera, 2015, p. 82).

9 Ibidem, p. 26.

10 Ibidem, p. 48.

11 Ibidem, p. 39.

12 Ibidem, p. 39.

13 Giorgio Morandi, (a cura di) M.C. Bandera, catalogo della mostra (Lugano, Museo d’Arte della città, 2012), Cinisello Balsamo, 2012, p. 226.







BIBLIOGRAFIA

Giorgio Morandi (1890-1964), (a cura di) M.C. Bandera, catalogo della mostra (Roma, Complesso del Vittoriano, 28 febbraio – 21 giugno 2015). Roma 2015.

Giorgio Morandi Roberto Longhi. Opere , Lettere, Scritti. (a cura di) M.C. Bandera, catalogo della mostra (Firenze, Fondazione degli Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi, 1-22 giugno 2014), Milano 2014.

Giorgio Morandi, (a cura di) M.C. Bandera, catalogo della mostra (Lugano, Museo d’Arte della città, 2012). Cinisello Balsamo 2012.

M.C. Bandera, Miscellanea per Morandi, in “Paragone - Arte”, LVII, terza serie, n. 67 (675), Firenze, maggio 2006.

Giorgio Morandi (1890-1964), (a cura di) P. Bucarelli, C. Brandi, catalogo della mostra (Roma, Galleria Nazionale d’arte moderna, 18 maggio – 22 luglio 1973). Roma 1973.

L. Vitali, Giorgio Morandi pittore, Milano 1964.








LA MOSTRA

Dove: Complesso del Vittoriano, Roma
Quando: 28 febbraio - 21 giugno 2015








Fig. 1
GIORGIO MORANDI, Natura morta, 1914,
olio su tela, cm. 102 x 40
Parigi, Centre Pompidou - Musée national d'art moderne - Centre de création industrielle
Photo © Centre Pompidou, MNAM-CCI, Dist. RMN-Grand Palais - Diritti riservati

Fig. 2
GIORGIO MORANDI, Natura morta, 1918,
olio su tela, cm. 68,5 x 72,
Milano, Pinacoteca di Brera, Collezione Jesi

Fig. 3
GIORGIO MORANDI, Natura morta, 1919,
olio su tela, cm. 56,5 x 47,
Milano, Pinacoteca di Brera, Collezione Jesi

Fig. 4
GIORGIO MORANDI, Natura morta, 1953,
olio su tela, cm. 35,5 x 45,5
Mamiano di Traversetolo - Parma, Fondazione Magnani Rocca
© 2015 Foto Scala, Firenze

Fig. 5
GIORGIO MORANDI, Natura morta, 1957,
olio su tela, cm. 51 x 61
Musei Vaticani, Città del Vaticano

Fig. 6
GIORGIO MORANDI, Natura morta, 1927,
Olio su tela, cm. 62 x 47
Camera dei Deputati
Foto Giuseppe Schiavinotto

Fig. 7
GIORGIO MORANDI, Natura morta, 1962,
Olio su tela, cm. 25,5 x 31
Unicredit Art Collection

Fig. 8
GIORGIO MORANDI, Fiori, 1950-1951,
cm. 26 x 35,2
Collezione privata
Camera dei Deputati




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