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“Big Eyes”: il caso Keane 1  

Eleonora Rovida
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 27 Gennaio 2015, n. 754
http://www.bta.it/txt/a0/07/bta00754.html
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«I think what Keane has done is just terrific.

It has to be good. If it were bad, so many people wouldn’t like it»

Andy Warhol


Torna al cinema il regista più singolare di Hollywood, Tim Burton2. Nessuna nuova creatura, nessuna illusione in stop motion3, niente inganni, nessun personaggio da favola, nessun retaggio gotico4, nessun sub-mondo, nessuna simbologia cromatica ... solo arte. Ed è questa la sorpresa!

Burton riprende il genere biopic di Ed Wood (1994) e porta sul grande schermo, con gli stessi sceneggiatori, il caso Keane.

Margaret Keane5 6 è l'autrice dei dipinti7 degli “occhioni”8, figure che paralizzano lo spettatore con occhi fumettistici, sfere magnetiche che esprimono tutta la profondità del mondo interiore dell'artista. Gli occhi sono i protagonisti, il trait-d'union di tutta la produzione che, però, viene promossa come propria da Walter Keane, perché «purtroppo, la gente non compra opere d’arte realizzate da donne».

Sono gli anni Cinquanta quando i due si conoscono, si sposano e creano un sodalizio artistico che sfrutta la creatività della moglie e la capacità pubblicitaria del marito che diventa espressione di un'arte-merce che si vende in tutte le sue forme.

«Ha venduto i dipinti. Poi ha venduto le foto dei dipinti. Poi ha venduto le cartoline con le foto dei dipinti». Negli anni Sessanta impazza la Keane-mania: ovunque regnano i grandi occhi9.

L'arte da galleria vende fino a un certo punto, è cosa d'élite, ma le stampe, copie delle celebri immagini, diventano accessibili al pubblico in maniera esponenziale. Chiunque può “appropriarsi” di quell'opera, una produzione seriale che porta Keane a diventare un marchio kitsch, ma celebre icona della mercificazione dell'arte.

«É una cosa assurda! Ho cominciato a far pagare anche i poster! Prima cinque e poi dieci centesimi! Eh... sì, Margaret, sono pazzi! Ma questo mi ha fatto riflettere. È meglio vendere un quadro da cinquecento dollari o un milione di poster a quattro spiccioli? Sai, a loro non interessa se sono copie. Loro vogliono solo arte che li emozioni! E... e così li possiamo vendere dappertutto! Dappertutto!». É il nuovo marketing dell'arte10.

La questione del copyright mette a fuoco il cambiamento degli standard dell'arte nel Novecento e riprende grandi temi come la copia, la riproduzione, la serie. L'arte diventa prodotto di massa e torna la riflessione su “L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica”.

Ma non manca l'eredità burtoniana11. Il regista è grande appassionato delle opere della pittrice, della sua storia, ma marchia la pellicola con il suo tocco12. In quei grandi occhi sono riconoscibili tanto il Cappellaio Matto quanto lo Stregatto di Alice in Wonderland (2010).

Le macchine per le stampe delle immagini riprendono il fascino burtoniano per la creazione attraverso congegni e ingranaggi13 da Edward mani di Forbice (1990) a La Fabbrica di Cioccolato (2005).

Le inquadrature, chiare e limpide, fanno correre la mente a Big Fish: Le storie di una vita incredibile (2003): è il ritorno ad un sentimentale più reale e concreto, perché qui la fantasia è tutta nell'opera d'arte e nella grandiosità della sua storia, delle avventure, la magia è nel pennello, la grandezza è nella produzione quasi infinita che diventa oggetto quotidiano, memoria e testimonianza di un'immagine che è moda ed icona di una generazione e di uno stile.

L'assurdo, come il ribaltamento dello scenario, è già nel tema stesso: l'attribuzione del diritto d'autore per un'opera seriale, riproducibile all'infinito che diventa gadget da pochi spiccioli, ma spopola come oggetto desiderato da tutti.

La pellicola è tanto biografica quanto omaggio alla verità: Burton salva Keane come ha fatto per tutti quei personaggi delle sue favole contemporanee14. Quegli occhi diventano parte dei suoi eroi15, personalità nascoste, che vivono nell'oscurità16 e finiscono per trionfare e portare la propria grandezza nel mondo. É la rivincita di Margaret Keane, per anni all'ombra di un marito che si è appropriato della sua immaginazione, che rivendica la sua produzione perché quegli occhi nelle case di milioni di appassionati le appartengono.

La magia è proprio qui: gli occhi diventano grandi, come sotto una lente d'ingrandimento, una magnifying glass, come fu per Alice lo specchio magico.

La malinconia tipicamente burtoniana non ha bisogno di costruzioni artificiose: è tutta negli occhi17 presenti nei dipinti, in ognuna di quelle pennellate. Basta l'arte. Solo l'arte.








NOTE

1 S. Alexander, L. Karaszewsky, Big Eyes: The screenpaly, New York 2014.

2 De Baecque, Tim Burton, Torino 2007.

3 R. Harryhousen, T. Dalton, A century of stop motion animation: from Mélies to Aardman, New York 2008.
K. A. Priebe,
The art of stop motion animation, Boston 2007.
B. Purves, Basics Animation 04: Stop Motion, Losanna 2010.

4 E. Page, Gothic fantasy. The films of Tim Burton, London 2007.

5 Margaret Keane, official website, http://www.margaretkeane.com/

6 J. Warners, Big Eyes and all: the unofficially biography of Margareth Keane, Anaheim (CE) 2013

7 Keane Eyes Gallery, https://keane-eyes.com/

8 A. Parfrey, C. Nelson, Citizen Keane: The Big Lies Behind Big Eyes, Port Townsend 2014

9 About Margaret, “Keane Eyes Gallery”, https://keane-eyes.com/about-margaret/

10 M. Costa, L’estetica dei media: avanguardie e tecnologia, Roma 1999

11 M. Salisbury, Il cinema secondo Tim Burton, Parma 1995

12 M. Salisbury, Burton on Burton, London 1995

13 M. Viteritti, La fabbrica dei sogni: l'immaginario infantile nel cinema di Tim Burton, Cantalupa (Torino), 2006

14 A. McMahon, The films of Tim Burton. Animating Live Action in contemporary Hollywood, New York 2005

15 L. Lardieri, Tim Burton: l'evoluzione del diverso e dell'emarginato, Roma 2008

16 M. Monteleone, Luna Dark: il cinema di Tim Burton, Firenze 1996

17 C. Bizio, Nei grandi occhi della Keane rivedo il mio lato più oscuro, “Il Giornale.it”, 29/12/2014, http://www.ilgiornale.it/news/spettacoli/nei-grandi-occhi-keane-rivedo-mio-lato-pi-oscuro-1079133.html





BIBLIOGRAFIA

S. Alexander, L. Karaszewsky, Big Eyes: The screenpaly, New York 2014.

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M. Viteritti, La fabbrica dei sogni: l'immaginario infantile nel cinema di Tim Burton, Cantalupa (Torino), 2006.

J. Warners, Big Eyes and all: the unofficially biography of Margareth Keane, Anaheim (CE) 2013.

P. A. Woods, A child's garden of nightmares, London 2007.






SITOGRAFIA

About Margaret, “Keane Eyes Gallery”, https://keane-eyes.com/about-margaret/

Biografia di Margaret Keane, “Biografieonline”, http://biografieonline.it/biografia.htm?BioID=3546&biografia=Margaret+Keane

C. Bizio, Nei grandi occhi della Keane rivedo il mio lato più oscuro, “Il Giornale.it”, 29/12/2014, http://www.ilgiornale.it/news/spettacoli/nei-grandi-occhi-keane-rivedo-mio-lato-pi-oscuro-1079133.html

Keane Eyes Gallery, https://keane-eyes.com/

F. Malgeri, Big Eyes, “Spaziofilm”, 29/12/2014, http://www.spaziofilm.it/recensioni/8881/big_eyes.aspx

Margaret Keane, official website, http://www.margaretkeane.com/

Margaret Keane, My life as famous artist, “Awake” 1975, http://besmirched.tripod.com/margaret.html

J. Miller, How Margaret Keane’s Life Story Was Given the Tim Burton Treatment in Big Eyes, “Vanityfair.com”, 26/12/2014, http://www.vanityfair.com/vf-hollywood/2014/12/tim-burton-big-eyes-margaret-keane

C. Udson, Big Eyes, 20 curiosità sullo «strano» ritorno di Tim Burton, “Vanity fair.com”, 27/12/2014, http://www.vanityfair.it/show/cinema/14/12/27/big-eyes-film-tim-burton-curiosita-foto









 

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