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Natura morta: rappresentazione dell'oggetto, oggetto come rappresentazione  
Rosanna Ruscio
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 8 Febbraio 2012, n. 641
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Quando si pensa alla natura morta viene subito in mente la pittura tra la fine del Manierismo e l’inizio del Barocco, Caravaggio  e la famosa “fiscella”, nonché gli innumerevoli dipinti realizzati dai maestri del  nord Europa: da Pieter Aertsen a Pieter Claesz, da Hans Memling a Marten Boelema. Proprio in virtù di questa riconosciuta popolarità, la critica negli ultimi decenni si è impegnata con grande dovizia a rintracciare gli esordi nei diversi centri, da Roma a Milano, da Anversa a Haarlem, proponendo sostanziali distinzioni tra la linea culturale mediterranea e quella legata all’esperienza nordica, tra la disposizione unitaria dell’impianto e la casualità a mosaico degli oggetti, così fino a comprendere una griglia di distinzioni quasi infinite.

La bibliografia sull’argomento si presenta così vasta da rendere complicato qualsiasi elenco anche sommario, semmai sembrano avere significato i singoli studi settoriali per scuole e ambiti culturali e i numerosi contributi stilati in occasioni di mostre ed esposizioni. Forse è per questo che il tema continua ad appassionare studiosi e artisti contemporanei, tutti in diverso modo, consapevoli del fatto che il fertile campo di immagini oltre a rispettare una funzione “ripresentativa” può anche conservare delle implicazioni simboliche.

Deve essere stato per questo spasmodico desiderio di indagine e per un bisogno di riordinare fabulazioni sparse qua e là, che l'Accademia di Belle Arti di Napoli ha organizzato un Convegno Internazionale di studi sulla natura morta (11-12 dicembre 2008), curato da Dalma Frascarelli e Costanza Barbieri, entrambe docenti di storia dell’arte dell'Accademia, coinvolgendo nell’ambizioso progetto un gran numero di storici dell’arte  interessati ad esporre le loro convinzioni e divagazioni sull’argomento. La recente uscita degli Atti a distanza di anni da quelle due fitte giornate di incontri, non fa che confermare l’importanza di tutte quelle ipotesi talvolta enunciate, altre dimostrate con grande convinzione.

Il volume, corredato da tante belle immagini è organizzato in tre sezioni seguendo un’impostazione rigorosamente cronologica che va dalle origini ai nostri giorni: la prima sezione dedicata all’etimologia del termine e alle sue controverse origini tra aspetti naturalisti e simbolici, si distingue per il numero di varianti interpretative: si passa  dalle argomentazioni dottrinali  sui possibili significati “dissimulati” degli oggetti nella Madonna della gatta di Giulio Romano (C. Barbieri) agli aggiornati interventi sulla natura morta del primo Seicento romano (A. Cottino), da puntuali dissertazioni sulla diversa tipologia di fiori e frutti nei temi eucaristici (D. Frascarelli) alle complesse argomentazioni che spiegano il consolidarsi di alcuni modelli secondo la prassi combinatoria di opere che circolavano nelle botteghe, con risultati - spiega nel suo saggio F. Porzio - che seppure poco coerenti sul piano prospettico e compositivo, di fatto accumunano scena di genere e natura morta. Senza dimenticare la breve ma importante ricognizione sull’opera di Franz Werner Von Tamm (M. Gregori), e la varietà di associazioni sul piano dei contenuti, affrontate descrivendo le scene di mercato e cucina dipinte da Pieter Aertsen e Joachim Beuckelaer (F. Rossi).

Stabilito che tra i motivi di successo della natura morta ci sono l’interesse scientifico per la corporeità delle cose e un ventaglio simbolico di significati legati alla morigeratezza e transitorietà della bellezza, non è da trascurare il fatto che alla considerazione dell’oggetto si aggiunse anche la coscienza del suo valore economico. Proprio l'aspetto strettamente legato all’esperienza commerciale e al collezionismo è quello affrontato nella seconda sezione del libro, dove con tre saggi brevi ma esaustivi, si avanzano interessanti ipotesi sulle ragioni dell’affermarsi del genere (L. Lorizzo) e sull’inascoltata mancanza di   metodologie di lettura dei quadri di natura morta (R. Morselli).

Diverso è stato invece l’approccio degli studiosi che si sono misurati con l’oggetto contemporaneo; essi, infatti, conoscendo le digressioni del mondo moderno e il conseguente moltiplicarsi di modelli temporali nella percezione delle cose, hanno preferito divagare su cause e vicissitudini che hanno determinato lo sviluppo delle arti visive; l’incipit di ogni intervento  racchiude la complessità del tema affrontato: Natura morte titola il saggio di A. Bonito Oliva, mettendo in evidenza la fine della funzionalità di questa categoria estetica, Natura sospesa, titola invece quello di M. Di Capua, indicando la facezia e l’indeterminatezza che si nasconde dietro il radicalismo devozionale di certe ricerche artistiche e le soluzioni  proposte da alcuni, uno o massimo due, da contare con le dita. Accanto a queste letture, poche altre confermano l’atto di individuazione della natura morta come rito canonico di singoli artisti o tendenze della storia. Fra queste ultime: una riconduce alla vita silenziosa degli oggetti dipinti durante le due guerre (F. Matitti), una delinea contaminazioni e sovrapposizioni con il mondo del design (M. Rinaldi) ed una, a mio parere piuttosto originale, analizza l’evoluzione del tema nella statuaria, ambito in cui la poetica dell’oggetto svolge- fino a tutto il modernismo - il ruolo di attributo iconografico con cui identificare i personaggi rappresentati (M. Grasso). Esempio questo illuminante, che in parte spiega, a partire dell’oggetto, l’evolversi di quella rete di connessioni tra i fatti e le cose, tra le persone e l’ambiente, così preponderante nell’arte del Novecento, da comprendere orizzonti sempre più vasti: l’oggetto in tutta la sua plasticità quale allegoria della bulimia collettiva (C. Oldenburg), che incalza provocatoriamente (J. Koons), conservando in sé i segni dello sfarzo e della cura meticolosa per il quale fu concepito.




IL LIBRO

Natura morta. Rappresentazione dell'oggetto. Oggetto come rappresentazione,
a cura di Costanza Barbieri e Dalma Frascarelli, con introduzione di Giovanna Cassese.
Convegni Accademia di Belle Arti di Napoli.
Napoli, Art'm srl, 2010.
35.00 euro
ISBN 978-88-569-0080-4







Fig. 1
Natura morta. Rappresentazione dell'oggetto. Oggetto come rappresentazione, frontespizio




Foto cortesia di Rosanna Ruscio

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