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Integrazione, Liberazione, Speranza.
Intervista a don Andrea Gallo
 
Mercedes Auteri
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 5 Giugno 2011, n. 607
http://www.bta.it/txt/a0/06/bta00607.html
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Area Interviste

Una sera, alla trasmissione Le Iene, c’era un prete che diceva di rispettare ogni scelta d’amore, etero o omosessuale; che considerava importanti i rapporti prematrimoniali, l’uso del profilattico per prevenire le malattie, la scelta dei matrimoni misti (tra persone di religione, lingua, razza diversa), del divorzio, dell’aborto in alcuni casi; la regolamentazione delle droghe leggere e dell’eutanasia, nel rispetto della responsabilizzazione e del libero arbitrio dell’uomo; che era favorevole al matrimonio dei preti (come Gesù che elesse Pietro, un uomo sposato, primo Papa) e al sacerdozio femminile; che rimproverava alla Chiesa la piramide gerarchica, il fatto di non schierarsi nettamente contro la guerra e che non fosse ancora povera. Sono venuto per servire e non per essere servito, dice come Gesù.

Quel prete, che attraverso il tubo catodico e internet (in quarantamila hanno poi cercato il video su You Tube) ha avvicinato più giovani alla Chiesa che un anno intero di dirette della messa di San Pietro la domenica, si chiama don Andrea Gallo. Abita a Genova grazie alla gentilezza di un parroco, don Federico Rebora, che lo ospita nella sua chiesa, visto che La Chiesa a lui non ha saputo trovarne una.

Nel 1975 ha fondato la Comunità di San Benedetto al Porto dove accoglie tutti coloro che vivono situazioni di disagio, con particolare attenzione al mondo della tossicodipendenza da sostanze illegali, da alcool e del disagio psichico, cercando di offrire una proposta di emancipazione da ogni forma di dipendenza, all'interno di una partecipazione e confronto critici con il sociale e con il politico. Seguendo un progetto che unisce: lo spirito di don Bosco al sacrificio del pastore luterano Bonhoeffer; la testimonianza di don Milani e della sua scuola di Barbiana all'insegnamento di don Ellena sul valore culturale dell'Animazione Sociale e sulla funzione e progettualità del volontariato; la primavera del Concilio Vaticano II (che afferma che l’uomo può volgersi al bene soltanto nella libertà, Gaudium et spes, 17) al rifiorire della Resistenza Indio-Afro popolare dell'America Latina (e la Teologia della Liberazione che pone in evidenza i valori dell’etica della responsabilità, dell’emancipazione, presa di coscienza, dignità sociale presenti nel messaggio cristiano); il pensiero e l'azione di Franco Rotelli, direttore dei servizi psichiatrici di Trieste, al sostegno di Mario Tommasini delle Cooperative Sociali di Parma.

Ha scritto e sono stati scritti su di lui diversi libri; partecipa a tutte le manifestazioni di piazza con cui ritiene giusto schierarsi ed è spesso ospite in tv (da Fabio Fazio, Daria Bignardi, Serena Dandini) conquistando le folle; segue il sito ufficiale della sua comunità su internet, ha una pagina su facebook visitatissima e altre create da coloro i quali lo vorrebbero “Papa subito”.

Salesiano, marinaio e partigiano. Sono andata a trovarlo nel giorno di Pasqua, l’ho sentito cantare la Santa Messa e O bella ciao. Amico dei musicisti rock che sanno comunicare alle nuove generazioni, degli intellettuali di tutto il mondo, dei compagni di strada con cui divide la vita e di chiunque bussa alla sua porta. Sorride sempre e ha uno sguardo cristallino sulle cose. Avevo visitato due nuovi musei che raccontano l’identità genovese e gliene ho parlato: il Museo delle Culture del mondo (all’interno dell’ottocentesco Castello D’Albertis, ispirato dal materiale archeologico, etnografico e marinaresco raccolto nei viaggi del Capitano Enrico D’Albertis) e la Commenda di Prè fatta rivivere attraverso le cronache di viaggio raccolte nei secoli (nell’Ospitale di San Giovanni che nel 1180 accoglieva pellegrini, infermi e sani, poveri e ricchi). Così abbiamo cominciato un discorso su arte, cultura, creatività, educazione, integrazione, liberazione, speranza...

 

L’esodo delle popolazioni nordafricane rende ogni giorno più attuale l’argomento “integrazione”. Genova è un grande porto di mare e, da sempre, è abitata da uomini di ogni razza, lingua, religione, ma il cuore della città è davvero aperto all’accoglienza e all’integrazione dei popoli, come le sue strade ?

Genova potrebbe e dovrebbe fare di più. Quando fu inaugurato il Museo delle Culture del Mondo invitarono pure Rigoberta Menchu, premio nobel per la pace, e fu un bel segno. I musei, come dici tu, possono servire d’ispirazione ma non dobbiamo contemplare nostalgici il nostro passato. Nel medioevo Genova era stimata per la sua tolleranza perché fece costruire una delle prime moschee d’Occidente e oggi i leghisti e Forza Nuova sfilano al quartiere Lagaccio per impedirne la costruzione. La paura dell’immigrazione è lecita ma ci vogliono risposte a domande. Il diritto di culto è sancito dalla Costituzione, la comunità musulmana si assume i costi, dunque parliamone. Quando ho festeggiato gli 80 anni e i giornalisti mi chiedevano che regalo avrei voluto ho risposto, Una moschea per i fratelli islamici. Gesù era un uomo in viaggio, Abramo fu straniero, i figli d’Israele forestieri in Egitto, Enea scappò dalla guerra e fondò Roma, Ulisse lasciò la patria assetato di conoscenza. Noi siamo prima di tutto esseri umani. Le divisioni, le catalogazioni, le varie connotazioni arrivano in un secondo momento e spesso sono veleni tossici. La mia comunità è frequentata da musulmani, buddisti, ebrei, laici, fiumi che scendono da monti diversi e confluiscono in un unico oceano di pace. Dio non ha religione. Chiunque ami conosce Dio. Lèvinas, riprendendo la Bibbia, diceva, Ama il prossimo tuo: è te stesso. L’altro è dentro di noi, se lo espelliamo si crea uno squilibrio perché la nostra individualità non si fortifica ma si dimezza. Vivremo in pace solo quando impareremo a essere tutti forestieri.

 

 

Oggi 24 aprile 2011, Pasqua di Resurrezione e, domani 25 aprile, lunedì dell’Angelo e, insieme, di Liberazione. Andrea, prete e partigiano, don e “Nan” (nome in codice che, per via del nasone, gli avevano dato durante la Resistenza, n.d.r), come vive quest’anno le ricorrenze, religiose e laica, vicine?

La Pasqua è una festa meravigliosa. Il prefazio della liturgia cattolica recita La vita non è tolta ma mutata. Ci dice che non dobbiamo avere paura della morte che è misteriosamente la nostra strada, è dura separazione ma fa parte del percorso verso il nuovo, è una trasformazione, è un’esplorazione. I defunti sono invisibili ma non assenti e ci insegnano che bisogna vivere pienamente, fino a quando Dio ci dà salute, e sognare un mondo migliore... come quello che abbiamo sognato il 25 aprile del 1945. Io e mio fratello Dino indossavamo il fazzoletto azzurro e ci definivamo partigiani democristiani. L’obiettivo non era quello di istaurare il Soviet in Italia, come qualche revisionista ha tentato di insinuare, ma di conquistare la democrazia. Il voto è il genus della democrazia. Il 2 giugno del 1946, quando annunciarono che al referendum (il primo aperto anche al voto delle donne) la Repubblica aveva vinto contro la monarchia, piangemmo di gioia e le strade furono invase dai festeggiamenti. Anche nei momenti di puro terrore non ho mai pensato di stare dalla parte sbagliata. Essere partigiano significa questo per me, ancora oggi, prendere parte e scegliere. È obbligatorio rispettare chi ha dato la vita come contributo. Oggi forse non c’è il regime, eppure i fascisti sopravvivono. Mi fido delle mie antenne. Sono quelli che si considerano superiori, virili, sono violenti e megalomani e, soprattutto, non hanno il senso della pietà.

 

 

Per i suoi trascorsi e le sue dichiarazioni pubbliche, la Chiesa “ufficiale” non le riconosce tutti i meriti di “proselitismo” al Vangelo che invece le riconoscono i giovani, i poveri, la sua comunità, aumentando alcune croniche distanze tra clero e popolo. Come mai ?

Io amo la mia Chiesa cattolica ma lei, ancora oggi, opera nell’ambito di una solidarietà assistenziale, corre in soccorso dei bisognosi e tampona gli effetti della povertà ma non si occupa di denunciarne le cause, non lotta abbastanza per il riconoscimento dei diritti delle minoranze. I politici banchettano amorevolmente con gli assassini senza che si alzi una sola voce di dissenso. Quando mi dicono che si definiscono cattolici chiedo sempre, Perché non difendete coi denti le vostre posizioni? Perché non vi schierate animosamente con gli oppressi ?. Si giustificano Noi siamo cristiani moderati. E io rispondo, Cristo era tanto moderato che si fece mettere in croce per le sue idee !

 


Chi sono i suoi Maestri ?

I poveri, gli oppressi, i Vangeli e la Vita.

Don Bosco che dice di camminare con il cuore rivolto al cielo e gli occhi puntati a terra. Dietrich Bonhoeffer che dice, Prega e fai ciò che è giusto fra gli uomini. Paulo Freire che dice che l'uomo solidale e creativo sarà il motore dell'attività umana, in contrapposizione alla mentalità capitalista della speculazione e della logica del profitto.

Fabrizio De Andrè che mi ha insegnato che l’emarginazione può essere uno stato di grazia, perché sottrae al potere, quindi al fango, e ti avvicina al Punto di Dio. Fernanda Pivano che ha saputo spiegare a un cattolico come me quanto l’accettazione della laicità, intesa come spazio etico in cui tutte le religioni possono essere capite e rispettate, possa creare una fede senza arroganza e senza crociate, la possibilità di riconoscere un’etica a chi non crede in Dio.

L’enciclica Pacem in terris di Giovanni XXIII che si oppone alla guerra e dice che è completamente pazzo (alienum est a ratione !) chi pensa di portare la giustizia con le armi. La Costituzione italiana che riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, assicurando ai cittadini pari dignità sociale e uguaglianza davanti alla legge, senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali.

Mia mamma che aveva solo la terza elementare ma mi ha insegnato a stare al mondo più di qualunque enciclopedia. E mio fratello partigiano che ripeteva sempre, Bisogna osare, osare la speranza !








Fondazione Orestiadi di Gibellina, Workshop di didattica museale. Lezione teorica

Fig. 1
Don Andrea Gallo alla Comunità di San Benedetto al Porto, Genova, 2011
Foto cortesia di Mercedes Auteri

Fondazione Orestiadi di Gibellina, Workshop di didattica museale. Lezione teorica

Fig. 2
CARLA ACCARDI, Integrazione, 1958
Foto cortesia Fondazione Puglisi Cosentino per l'Arte, Catania

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