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Il viaggio nelle opere scultoree di Giuseppe Forzisi  
Ornella Fazzina
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 20 Novembre 2010, n. 582
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Area Artisti

Nel trattare il tema del viaggio un artista siracusano non può prescindere dalle origini, dal mito, dalla storia.

Giuseppe Forzisi, nella sua personale “Innalzeremo sulla sabbia un altare” a cura di Dario Scarfì inaugurata il 5 novembre presso lo spazio espositivo dell'ex Monastero del Ritiro a Siracusa, traccia una antichissima rotta che, dalle gesta degli eroi guidati e protetti dagli dei, arriva fino ai nostri giorni. Sorprendente è la vitalità con la quale egli narra il viaggio elaborando simboli di un immaginario collettivo che nel mare trova la propria identità. Siracusa, città plurimillenaria, è una città che sul mare si affaccia, di mare vive ed è proprio questo elemento che la connota dandole un risalto ed una importanza riconosciuti in tutto il mondo. Di Siracusa la storia ha raccontato splendori e decadenza, ricchezze e povertà, lasciando stratificazioni di culture differenti che hanno segnato il volto della principale città della Magna Grecia.

Filo conduttore della mostra di Forzisi è dunque il viaggio inteso nella sua accezione più ampia in cui il confine tra reale e immaginario, tra fisico e metafisico è sottile, quasi impercettibile, perché va letto come un viaggio dell'anima in cui ritrovare se stessi, con paure e speranze, con dubbi e certezze, con smarrimenti e fede nel ritrovarsi.

La prima opera che ci accoglie è Gomena: una corda colorata d'oro e d'argento che lega e scioglie, che trattiene e libera, simbolo ancestrale di un dualismo appartenente all'uomo che, nel suo essere sapientemente attorcigliata ripercorre l'archetipo di vita-morte-rinascita e del concetto dell'eterno ritorno.

Da una tradizione che lega la mitologia alla storia, il passato al presente, l'artista, facendo omaggio anche ad un linguaggio d'avanguardia di primo Novecento che prende le mosse dal Dadaismo, dal Surrealismo per proiettarsi fino alle sperimentazioni minimaliste, rivisita e attraversa il linguaggio scultoreo del XX secolo riappropriandosi del concetto di assemblage che reinventa con una propria cifra stilistica e grande abilità manuale. Opere come Andare oltre, Viaggio lento, Cammino verso l'alto, sono costituite da un insieme di piccole sculture accostate, incastrate, sovrapposte che diventano installazioni, alcune dal sapore ludico, piacevoli alla vista per i diversi e contrastanti colori, per le fogge di pesci, barche che spuntano improvvisamente non appena si cambia il punto di vista. Imprevedibile e sempre in continua metamorfosi sembra essere il lavoro di Forzisi poiché inafferrabile nella sua interezza è l'opera, fatta di tanti particolari disseminati, frammentati, che affiorano solo quando si gira attorno alla scultura; scultura composta da tante micro sculture per affrancarsi dall'ortodosso concetto di unicità tanto caro ai secoli passati e tanto inviso alla modernità e ancor più alla postmodernità. Le opere possono leggersi su differenti scale e i singoli pezzi hanno il potere di vivere autonomamente così come di essere aggregati e, di conseguenza, manifestarsi sotto molteplici aspetti.   

L'artista ottiene tutto questo grazie al fatto di muoversi seguendo una logica della frammentazione che avvalora il fare artistico a discapito del pezzo unico, mettendo in risalto il tempo reale dell'esperienza, di una costruzione di senso che nasce con il farsi dell'opera e dell'esperienza che se ne ha. Ciò è reso evidente per mezzo di una certa disgiunzione, ripetizione, rottura della continuità per una nuova sintassi orientata verso tracce visibili nelle opere del processo di produzione, deformazioni e spostamenti del punto di vista, atta a definire un atteggiamento, memore degli anni Settanta, proteso ad annullare gerarchie tradizionali a favore di altri modelli che prediligono un confronto teorico aperto a tutte le arti. Nelle sculture di Giuseppe Forzisi si ravvisa una poetica decostruzionista che, nel frantumare l'ordine gerarchico rendendo la struttura formale incontrollabile, moltiplica in diversi punti il centro con l'uso di materiali e forme non immediatamente riconoscibili. I suoi segni sono liberi, fluidi, ma nel contempo rigorosi e attenti alla visione singola e a quella d'insieme, giocando e sperimentando continuamente con il legno, il ferro, il vetro ed altri materiali trattati diversamente - grazie alla piena conoscenza che ha di questi - e dove il colore, pur sovrastando l'intera composizione, non cela del tutto la natura del materiale che, attraverso venature e striature, assume una valenza semantica che si lega agli interventi effettuati dall'artista. Superfici lavorate per suggerire il moto ondoso, aratri celesti che portano con sé i segni del tempo e del lavoro, corpi ruvidi di animali, pesci, delfini e di balene dalla pelle levigata, offrono al fruitore un panorama vasto e vario di sagome: vele, barche, navi, ancore, anfore sembrano essere bloccate in un preciso momento della storia di ieri o di oggi e «Tutto resta come sospeso in un attimo magico del quale ha catturato l'essenza: i colori, i volumi, le forme, l'aerea disposizione della navigazione», come sostiene il curatore.

Bloccare l'attimo rappresenta un espediente da parte dell'artista per coinvolgere maggiormente la percezione di chi guarda, nell'interrogarsi se quella coda di balena sta per immergersi o sta per affiorare, se quel verticalismo composto da pesci va in direzione discendente o ascendente, se è possibile scaricare il peso di un corpo su un solo punto di equilibrio, creando così uno slittamento linguistico e un depistamento dell'occhio. 

La mostra di Forzisi concentra tutta la sua forza sul voler coniugare una cultura alta con una cultura bassa, la tradizione con la sperimentazione, la mitologia, la classicità e tutto un vocabolario iconografico e iconologico con la freschezza degli strumenti usati e di un linguaggio che pur parla di lotte, di fatiche, di coraggio, di arrivi e partenze, di problematiche esistenziali e conflitti sociali ma con la “leggerezza” e la sapienza di colui che sa osservare con il giusto distacco la realtà presentandola con le forme del mito, con i colori decisi alcuni dei quali evocano la lezione del classico, con il monocromo di materiali poveri e con la perizia di assemblare i vari pezzi restituendoli nella loro sintesi formale. Così come, nella loro purezza geometrica, si ergono i supporti quasi fossero moderni altari, come li ha definiti Dario Scarfì, che nell'introduzione al suo scritto riporta il seguente brano: «Innalzeremo sulla spiaggia un altare / ad Apollo dio dell'Imbarco, che nei responsi promise / di mostrarmi le vie del mare e di guidarmi, se inizierò / con sacrifici in suo onore la prova imposta dal re» (Apollonio Rodio, Argonautiche, I, 359-362).  

Questo è il suo percorso, da qui inizia questa sua altra e nuova avventura che lo porta a sondare i segreti dell'arte con i suoi imprevisti, le sue incognite, le sue casualità, proprio come il mare che serba nelle sue viscere misteri insondabili, inducendo l'artista a “Navigare nel profondo”.

 

 

 

LA MOSTRA

La mostra è visitabile fino al 28 novembre 2010.

 

 

 

BIOGRAFIA

Giuseppe Forzisi, artista siracusano. Vive ed opera a Siracusa.
Dal 1974 al 2006 è stato titolare della cattedra di Scultura presso l'Istituto Statale d'Arte di Siracusa, alternando l'attività didattica a quella artistica. La sua attività professionale si estende anche nel campo teatrale per scenografie, alcune realizzate per il Castello Maniace di Siracusa, per il Teatro Greco di Palazzolo Acreide (SR), per il film “Malena” di Giuseppe Tornatore. Tra le esposizioni personali: “Riduzione”, curata da Lidia Reghini di Pontremoli, Galleria il Ferro di Cavallo, Roma; Mediterranean Conference Centre, curata da George Glanville, Galleria Fenici, Malta; “La Roggia”, curata da Enzo Di Grazia, Pordenone; Galleria Apollinaire, Firenze. Tra le esposizioni collettive: “Avola dieci anni dopo”, a cura di Francesco Gallo, Avola; “Invito all'operazione postale”, a cura di Gino Gini, Siracusa-Milano-Torino-Matera-Padova-Bari; “Meridiana” a cura di Fernando Miglietta, Cosenza; “Italica”, a cura di Enzo Di Grazia, Siracusa-Cosenza-Modena-Caserta-Pordenone; Progetto sculture sull'acqua, a cura di Giuseppe Carrubba, Fiumara d'Arte, Atelier sul mare (ME); Aspetti della nuova creatività nel siracusano, a cura di Demetrio Paparoni, Siracusa; “Summer Show”, a cura di Lidia Reghini di Pontetremoli, Francesco Poli, Barbara Tosi, Demetrio Paparoni; “Piccoli formati grandi speranze”, a cura di Giuseppina Radice, Siracusa.









Fig. 1
GIUSEPPE FORZISI, Gomena, 2009/2010
legno, scaglie di gommalacca, corda, foglia d'argento, mecca dorata, cm. 180 x 180 x 15
ex Monastero del Ritiro, Siracusa

Fig. 2
GIUSEPPE FORZISI, Aratro celeste, 2009/2010
legno patinato, ferro, cm. 53 x 13 x 42
ex Monastero del Ritiro, Siracusa

Fig. 3
GIUSEPPE FORZISI, Andare oltre, 2009/2010
materiali vari, cm. 32 x 38 x 175
ex Monastero del Ritiro, Siracusa

Fig. 4
GIUSEPPE FORZISI, Cammino verso l'alto, 2009/2010
legno aromatizzato e patinato, cm. 110 x 2
ex Monastero del Ritiro, Siracusa

Fig. 5
GIUSEPPE FORZISI, Viaggio lento, 2009/2010
materiali vari, cm. 105 x 60 x 175
ex Monastero del Ritiro, Siracusa

Fig. 6
GIUSEPPE FORZISI, Navigare nel profondo, 2009/2010
materiali vari, cm. 37 x 55 x 200
ex Monastero del Ritiro, Siracusa

Fig. 7
Veduta dello spazio espositivo
ex Monastero del Ritiro, Siracusa


Foto cortesia di Giuseppe Forzisi




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