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Gli Objets trouvées di Mario Paganini  
Stefano Colonna
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 27 Giugno 2010, n. 567
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Area Artisti

Mario Paganini esercita la sua fantasia ricomponendo con una logica talvolta surreale gli oggetti più comuni che la società dei consumi destina generalmente alla distruzione.
Una delle caratteristiche salienti del suo modus operandi consiste nel lasciare spesso le opere quasi completamente prive di leganti, quindi senza viti, rivetti e colle, motivo per il quale molte delle sue creazioni si sono più o meno parzialmente disassemblate, ritornando rapidamente nel caos primordiale da dove erano nate. Le stesse opere presentate in questo articolo, fotografate da Alessandro Lisci nel 2006, oggi sono meno “coese”.

Personaggio dal carattere fortemente emotivo, ricco di un'accentuata sensibilità e spirito critico, Mario Paganini ha esercitato la sua attività artistica con una capacità evocativa fuori dal comune.
Paganini aveva infatti la capacità di cogliere gli aspetti più metamorfici degli oggetti e sapeva quale effetto essi avrebbero avuto una volta riattivati sensorialmente grazie al paziente lavoro di incastro e modellazione plastica a cui lui li sottoponeva.

Il punto di partenza è sempre un'arte letteralmente “povera”, riciclata e solo leggermente nobilitata da elementari verniciature e semplici lavorazioni delle superfici. Nel Don Chischiotte (fig. 1) c'è un lavoro di attorcigliamento dei fili metallici più elaborato, ma sempre giocato sulla ricomposizione di rifiuti industriali, a significare che anche la società postmoderna può vivere della fantasia di Miguel Cervantes, a patto di sapere innescare i meccanismi di attivazione delle risorse nascoste all'interno della materia.

Don Chisciotte
Fig. 1
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Fig. 2
Senza titolo
Fig. 3

Spesso si tratta di indagare le proprietà metamorfiche ed umanizzanti delle componenti tecniche del processo industriale, evidenziandone le affinità con l'umano, sino a suscitare compassione ed affetti (fig. 3).

Sena titolo
Fig. 4
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Fig. 5
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Fig. 6

Talvolta la poetica degli oggetti lascia il passo a quella del collage, sia pure ad altorilievo, dove convivono leggere tendenze al kitsch e spirito surrealista (fig. 4).

Il fascino perenne dell'arte primitiva, con la semplicità e povertà delle sue regole espressive si ritrova in altre opere particolarmente significative cariche del feticismo povero dell'arte primitiva (fig. 5).

Più rari i casi di presenza di interventi pittorici, sempre molto discreti e aniconici (fig. 6).

Sena titolo
Fig. 7
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Fig. 8
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Fig. 9
Sena titolo
Fig. 10
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Fig. 11
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Fig. 12

Un leit motiv del Paganini consiste nella messa a confronto della materia bruta, come la pietra (fig. 11) con gli oggetti lavorati della società dei consumi.

Il ferro da stiro che diventa viso di donna e si impianta sul cerchio di un'automobile (fig. 12) ha evidenti ascendenze surrealiste.

Grazie a questa innata capacità di trasfigurazione dei prodotti della società post-industriale in oggetti destinati a produrre pensieri la figura di Mario Paganini merita dunque una considerazione speciale e appare tutta ancora da valutare da un punto di vista critico e storico-artistico.

 

 

 

 

 

Mario Paganini

Nota biografica

  Nato a Reggio Calabria il 1 giugno 1930 e morto a Roma il 28 maggio 2005


Il padre Luigi, ingegnere civile, era pugliese di Laterza, la madre Rosa Fiorentino, pittrice, era originaria di Fiesso d'Artico sulla Riviera del Brenta.

Mario ha studiato a Padova in un Collegio Salesiano, mentre a Frosinone ha frequentato le medie. Poi ha seguito i corsi dell'Istituto Tecnico di Via Cavour a Roma, dove la famiglia si era trasferita nel 1945.

In gioventù Mario ha studiato canto lirico come basso baritono con la figlia di Beniamino Gigli. Tali studi servivano ad impostare la voce e migliorare un difetto congenito di pronuncia.

Dall'età di 21 anni ha lavorato alla Birra Peroni prima come impiegato e poi, dopo aver frequentato un corso di aggiornamento interno di informatica, ha fatto parte del neo istituito centro meccanografico della Peroni prima come operatore, poi come programmatore e infine come direttore dello stesso. É stato insignito di medaglia d'oro dalla Peroni per meriti sul lavoro.

Nel 1952 ha sposato Antonietta Colonna, insegnante di materie letterarie nella scuola media superiore.

Aveva una fede cattolica, ma era animato anche da una vena critica che lo faceva rimanere a una certa distanza dallo spirito chiesastico.

Con una forte sensibilità per lo spirituale, si era molto interessato della parapsicologia, salvo essersene distaccato quando si era accorto di esserne troppo coinvolto emotivamente.
Il suo rapporto con l'arte può essere letto come una sublimazione profonda degli interessi parapsicologici.

Ha scritto alcune poesie rimaste però ancora inedite.

É stato molto legato da sentimenti di amicizia e stima al pittore Gildo D'Annunzio che aveva sposato Liliana, sorella della moglie Antonietta.

 





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Tutte le illustrazioni riproducono opere di MARIO PAGANINI, Oggetti comuni assemblati, talvolta sono presenti interventi pittorici; collez. privata.

Foto cortesia di Alessandro Lisci

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