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Il Nuovo Rijksmuseum: intervista a Wouter Kloek  
Micaela Nardi
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 18 Settembre 2009, n. 536
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Area Interviste

Lei è il Capo Curatore per lo Sviluppo del Nuovo Rijksmuseum e Segretario della Commissione di Coordinamento per la progettazione museale.

Sì, è corretto. Durante gli ultimi cinque anni ho coordinato un gruppo di esperti incaricati di realizzare il Nuovo Rijksmuseum. Rappresento una sorta di memoria storica del Museo.

Nel progetto di rinnovamento del Rijksmuseum abbiamo tracciato le linee di sviluppo; in particolare il mio compito è quello di controllare che le variazioni del museo siano in linea con le direttive previste e nell’orientare le idee dei curatori dei vari dipartimenti nella medesima direzione.

 

 

Il Nuovo Rijksmuseum offrirà ai visitatori una panoramica dell’arte e della storia olandese dal Medioevo fino al 20° secolo e darà anche conto di alcuni aspetti dell’arte europea e asiatica. Quale era invece il layout del “vecchio” Rijksmuseum ?

Il precedente museo era diviso in cinque sezioni: tre sezioni contenenti una selezione di dipinti, sculture, arti applicate insieme alla storia dei Paesi Bassi; infine il dipartimento delle stampe e disegni che ospitava mostre temporanee, e una piccola ma eccellente sezione di arte asiatica. Le opere esposte nei primi tre dipartimenti datano dal Medioevo a circa il 1990. Nel precedente layout del Museo, quindi, i visitatori dovevano chiedersi se fossero più interessati ai dipinti o alla storia e così via. Inoltre, le tre sezioni non erano coerenti fra loro, infatti il dipartimento di storia e quello di pittura riguardavano fondamentalmente i Paesi Bassi; mentre la sezione di scultura e arti applicate avevano un approccio più internazionale. Le arti applicate avevano, ad esempio, tre stanze dedicate alle porcellane Meissen, raffinatissime porcellane tedesche del 18° secolo, che i visitatori non si aspettavano di vedere nel Rijksmuseum.

Nel precedente museo si evidenziava continuamente una carenza di spazio dovuta al progressivo ampliamento della collezione, per cui uno degli obiettivi, nell'ampliamento del museo, è stato quello di riorganizzare lo spazio in maniera più chiara. Dapprima abbiamo eliminato tutte le addizioni che erano state costruite durante gli anni precedenti, il cortile interno ad esempio era stato chiuso per creare altro spazio. Successivamente, abbiamo conferito una funzione pubblica a tutti gli spazi non aperti ai visitatori, come uffici, studi, magazzini e così via.

 

 

Quali sono le linee di condotta alla base della ristrutturazione del Rijksmuseum ?

Vogliamo presentare al pubblico un museo migliore, che non significa necessariamente più grande. Sarà un museo con un buon layout e un’esposizione chiara.

 

 

Come pensate di raggiungere questo obiettivo ?

Ci sembra che la soluzione migliore sia fondere i tre dipartimenti, quello di pittura, arti applicate e scultura e utilizzare la storia come sfondo, per dare un resoconto delle condizioni generali di quel dato periodo. In ogni caso, saremo flessibili rispetto alla fusione dei tre dipartimenti. Ad esempio, abbiamo molti dipinti del 17° secolo, che costituiscono una parte pregevole della nostra collezione e siamo convinti che il visitatore, con un particolare interesse per queste opere, non debba essere confuso da dettagli sulla storia della Repubblica olandese.

 

 

La collezione sarà esposta secondo un ordine cronologico. Quale è la ragione di questa preferenza, perché, ad esempio, non avete pensato a un ordine tematico ?

In principio avevamo deciso di esporre la collezione secondo un ordine cronologico, a partire dal Medioevo fino al 20° secolo, ma poi abbiamo riconsiderato questa decisione. Cosicché nell’ultima versione del layout  del Museo, l’arte del 17° secolo sarà esposta nell’ultimo piano, nel piano intermedio ci saranno opere del 18° e 19° secolo e una sala separata sarà dedicata all’arte del 20° secolo. Questa organizzazione della collezione evita una disposizione serpentinata, risultante da un ordine cronologico, che avrebbe fatto sentire il visitatore in obbligo di vedere tutto il museo e alla fine gli avrebbe lasciato la delusione di non essere riuscito a completare la visita come avrebbe dovuto. Invece, secondo la più recente formula, l’ascensore è “la spina dorsale” della sistemazione, così da permettere al visitatore di scegliere con maggiore flessibilità il proprio percorso attraverso il Museo.

 

 

Lei ha menzionato una sorta di mancanza di consistenza tra le tre sezioni, dipendente dal fatto che alcuni erano concentrati più sull’arte olandese, altri erano invece orientati verso un approccio internazionale.

La società olandese è internazionale di per sé, i Paesi Bassi sono sempre stati una sorta di crocevia, dove diverse culture si sono incontrate. Inoltre, noi abbiamo sempre guardato oltre i nostri confini, riteniamo quindi necessaria l’integrazione dell’arte-storia nazionale e internazionale.

Il Louvre, ad esempio, proclama la Francia; il Rijksmuseum non glorifica i Paesi Bassi. Naturalmente, sono ora esposte prevalentemente opere olandesi del 17° e 19° secolo, ma è comunque nostra intenzione creare una sorta di ritmo tra l’arte nazionale e quella internazionale, proprio per evitare di essere troppo nazionalisti.

 

 

Marcel Duchamp affermava di non amare i musei in quanto aveva dubbi sul giudizio di chi decide quale dipinto esporre, al posto di altri che non sono presi in considerazione ma che avrebbero dovuto esserlo. Quale è la tua opinione riguardo questa affermazione ?

E’ una domanda complessa. Ti rispondo con un esempio: una volta sono stato intervistato insieme al curatore di arte olandese del Louvre a Parigi circa questo argomento. Il Rijksmusem ha 5000 dipinti, dei quali abbiamo fatto una selezione ed esposto solo 600. E' compito del curatore selezionare le opere per il pubblico. Ritengo peraltro che 600 dipinti siano ancora troppi per il visitatore medio. Al contrario, il curatore del Louvre asseriva che loro preferivano mostrare l’intera collezione e considerava questa scelta più democratica. Mi chiedo: perché dovrebbe essere democratico sovraccaricare il pubblico con un’opera d’arte? Ritengo che sia molto più interessante presentare un'esposizione chiara, permettendo allo spettatore di fare accostamenti e comparazioni.

 

 

Inoltre, la selezione viene fatta già con l’acquisto dell’opera d’arte da parte del museo.

Esattamente. Infatti, da anni sono curatore della sezione dei dipinti nel Rijksmuseum, ed ho sempre adottato una regola d’oro: quando si acquista un'opera d'arte, è sempre necessario pensare quale andrà a sostituire. Al Rijksmuseum sono esposti rigorosamente 600 dipinti, mai sono diventati 601.

 

 

Nonostante la presenza di alcune opere internazionali, il Rijksmuseum valorizza prevalentemente il patrimonio storico-artistico olandese. In questo contesto, come si inserisce la scelta di esporre For the Love of God (2007) di Damien Hirst ?

Innanzitutto ci siamo proposti di ampliare la nostra collezione con opere contemporanee e poi Damien Hirst era interessato al Rijksmuseum.

L’artista inglese ha selezionato circa 20 dipinti del Rijksumuseum per accompagnare il suo teschio di diamanti a platino, che davvero solleva quesiti essenziali sull’arte, e la relazione tra l’arte e denaro.

 

 

E’ mai successo che un collezionista privato abbia aiutato il Rijksmuseum nella selezione delle opere da acquistare ?

Questa è una tendenza tipicamente americana.

Da una parte, in questo momento non ci sono molti collezionisti olandesi importanti; dall’altra  il sistema fiscale nei Paesi Bassi è completamente diverso da quello americano. Gli americani si sentono di dover contribuire alla società con una donazione a un ospedale o a un museo. Gli olandesi supportano i musei attraverso le tasse, quindi accade davvero occasionalmente che un museo riceva donazioni da un collezionista privato. Peraltro noi siamo molto selettivi nella scelta delle opere, vogliamo migliorare la nostra collezione solo a un livello molto alto.

 

 

Il Rijkmuseum riceve finanziamenti privati ?

L’ala sud del museo ha il nome della compagnia olandese Philips, che ci ha dato un’importante donazione in vista della ristrutturazione del museo. Ma questa sovvenzione è un’eccezione.

 

 

Il museo dà frequentemente in prestito opere della sua collezione ?

 

Attualmente è necessario che il museo mantenga la sua visibilità. Una mostra permanete ha luogo a Maastricht e una mostra temporanea sulla collezione del Rijksumeum a Vancouver, e ce ne sarà un’altra in Giappone. Quando abbiamo iniziato a rinnovare il Rijksmuseum, abbiamo deciso di esporre nell’ala Philips i “Capolavori” della collezione, una bellissima selezione di opere importanti del 17° secolo, e questa scelta ha avuto un grosso successo. Abbiamo recentemente 800.000 visitatori l’anno, 1 milione prima dei lavori di rinnovamento del Rijksmuseum. Nel futuro, ci auguriamo che i visitatori tornino più volte nel Museo e che si interessino a tutta la collezione e non solo all’arte del 17° secolo. C’è un meraviglioso detto secondo il quale gli olandesi vanno al Rijksumuseum solo una volta nella loro nella loro vita per vedere La Ronda di Notte (2007) di Rembrandt e non per piacere ma perché lo sentono come un obbligo. 

 

Nell’acquisto di opere d’arte tenete in conto le aspettative del pubblico ?

Il curatore cerca sempre di colmare delle lacune, di migliorare le aree in cui il museo è più debole. In ogni caso, io considero sempre il punto di vista economico di ogni acquisizione: è sempre meglio spendere una consistente somma di denaro che acquistare un opera d’arte economica. Al pubblico piace sapere che il curatore ha ottenuto per il museo un’opera importante.

Inoltre, è certamente possibile fare scoperte, ma ciò accade raramente, generalmente il curatore segue la moda. Goltzius, ad esempio, è attualmente considerato un grande maestro del Manierismo olandese, ma circa 40 anni fa non era neppure considerato un bravo artista. Quando l’opinione è cambiata, abbiamo scoperto di avere una lacuna nella nostra collezione e abbiamo acquistato suoi dipinti per consistenti somme di denaro, mentre 40 anni fa avremmo potuto averle a basso prezzo. Da una parte, il curatore deve essere al di sopra della massa, dall’altra la deve seguire. Non ha infatti senso prendere decisioni che sarebbero completamente fraintese dal pubblico.

Noi teniamo sempre in gran conto i visitatori del Museo e stiamo elaborando, a tal proposito, un nuovo sistema che permetta di pianificare un personale itinerario nel museo attraverso il sito web. In passato, le persone entravano nel Rijksmuseum, iniziavano a cercare La Ronda di Notte di Rembrandt e il resto del museo era una sorpresa. Secondo la nuova linea politica, invece, vogliamo rendere i visitatori consapevoli che il Museo possiede non solo un’importante sezione di dipinti del 17° secolo, ma anche un’interessante sezione di opere del 18° e 19° secolo, e una di arti applicate pregevole e internazionale.

Inoltre, noi abbiamo sempre esposto le opere originali, e questo è un rilevante punto di forza. Non abbiamo mai pensato di includere copie a scopo didattico, per aiutare il visitatore a comprendere la collezione.

 

 

E infine, quando sarà inaugurato il Rijksmuseum ?

Il Museo riaprirà le porte nel 2013. E’ sconcertante il pensiero che la nuova generazione non abbia mai visto e fatto esperienza della collezione del Museo nel suo complesso.

 

 

Cosa l’ha spinta a mettere insieme la mostra Fiamminghi e Olandesi a Firenze. Disegni dalle collezioni degli Uffizi (25 giugno - 2 settembre 2008, Uffizi, Firenze), più precisamente quali erano i tuoi obiettivi?

Onestamente, non avevo nessun proposito specifico. Ero giovane la prima volta che sono andato agli Uffizi e mi aspettavo di trovare disegni di Jan van Goyen e Rembrandt. Invece ho scoperto che gli Uffizi hanno un’incredibile collezione di disegni del 16° secolo di alcuni artisti poco noti. Proprio grazie a questa “scoperta” ho sviluppato un interesse particolare per l’arte manierista. Sono ora un grande ammiratore di Goltzius.

Posso dire che mi ha fatto molto piacere tornare agli Uffizi per selezionare disegni di artisti olandesi, e dare conto di un aspetto poco noto dell’arte olandese.

 

 

Lei si è recato a Firenze per la prima volta negli anni Sessanta ?

Sono stato a Firenze tra il 1970 e il 1971 perché un professore olandese riteneva che fosse necessario catalogare alcuni disegni fiamminghi e olandesi della collezione degli Uffizi. Il catalogo è stato poi pubblicato, garantendomi l’opportunità di presentare disegni che costituiscono una sorta di tesoro nascosto degli Uffizi. Nessuno sa che alcuni dei disegni più belli di Van Dyck sono a Firenze.

 

 

In un articolo sul quotidiano olandese “Trouw” (25 luglio 2008) si sostiene che le mostre a Palazzo Pitti e agli Uffizi abbiano dimostrato che l’influenza dell’arte fiamminga è stata di cruciale importanza nello sviluppo del Rinascimento.

L’articolo si riferiva alla mostra Firenze e gli antichi Paesi Bassi. Dialoghi artistici, 1430-1530 ospitata a Palazzo Pitti in Firenze (20 giugno - 26 ottobre 2008). Roger van der Weyden, ad esempio, è stato fondamentale nello sviluppo dell’arte italiana. Per il ritratto di Federico da Montefeltro, Piero della Francesca si è inspirato agli artisti fiamminghi. Al contrario, nel 15° secolo gli artisti italiani non hanno influenzato l’arte fiamminga. In ogni caso questa non era la mia idea curatoriale, infatti molti dei disegni esposti agli Uffizi sono opere di artisti olandesi che avevano lavorato in Italia.

 

 

Dal 1998 lei è membro di Codart, una piattaforma internazionale di curatori specializzati nell’arte dei Paesi Bassi. Mi potrebbe raccontare qualcosa di più ?

Codart è un network, un gruppo di curatori di musei internazionali che sono interessati all’arte olandese del 17° secolo. Hanno un ottimo sito internet e un'agenda di indirizzi molto utile. Non solo, la piattaforma è anche il luogo dedicato alla discussione di problemi condivisi. Internet ha cambiato completamente il nostro modo di condurre una ricerca o organizzare mostre. Mi ricordo di aver preso parte ad una mostra su Albert Cuyp. Uno dei suoi dipinti era andato perduto e un collega è riuscito a trovarlo grazie ad Internet. Il quadro era nel deposito di un museo a Buenos Aires e nessuno aveva la più pallida idea di quali dipinti fossero reperibili a Buenos Aires. Siamo stati molto fortunati che fosse pubblicato sul sito del museo.

 

 

 

 

Per ulteriori informazioni consultare il sito web del Rijksmuseum: http://www.rijksmuseum.nl




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