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Nei luoghi di Garibaldi: il museo dell'eroe dei due mondi a Marsala  
Francesca Pellegrino
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 14 Dicembre 2006, n. 444
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Area Musei

Alla dimensione geografica il museo risponde con l'inventario delle peculiarità "locali" dando così voce ad ogni città e - si può dire - ad ogni paese della fittissima rete creativa italiana 1. Storia del museo e i suoi materiali.


Storia del museo e i suoi materiali

«[...] Allora», gridò [Bixio] facendo tromba colle mani, «dite a Genova che il Generale Garibaldi è sbarcato a Marsala, oggi a un'ora pomeridiana !».
[...] Eccola lì Marsala, le sue mura, le sue case bianche, il verde de' suoi giardini, il bel declivio che ha dinanzi. Nel porto poco naviglio; una nave da guerra inglese sta alla bocca e si è tutta pavesata.
«Pronti figliuoli», grida Bixio, tutto per noi; e se avesse la forza ci lancerebbe in un colpo alla riva ... Ma siamo certi di sbarcare, sebbene le due navi ci inseguano sempre [...].

Il museo garibaldino oggi ricorda lo sbarco dell'eroe dei due mondi e gli avvenimenti che ne sono conseguiti.

Non è un museo d'arte il garibaldino: è civico e di storia locale allo stesso tempo e rappresenta la realtà e le consuetudini del territorio marsalese attraverso la presentazione di una significativa porzione degli eventi bellici, di interesse nazionale, del XIX secolo. Esso vuole essere un museo dunque che non guardi alla città come a un organismo chiuso, bensì come a un luogo di relazioni 2.

Potremmo ulteriormente definirlo Heimatmuseum, museo del territorio di appartenza, ovvero un luogo/museo ove è illustrata la dimensione spaziale e temporale della "patria" intesa in senso locale 3.

Questo museo, rappresenta infatti un esempio di quello che Minissi definisce "musealizzazione in loco", e conferma la necessità di «affermare l'esigenza che [esso] vada collocato presso i luoghi stessi del rinvenimento affinché la conoscenza e l'interpretazione della correlazione degli uni con gli altri risulti facilitata e resa possibile dalla loro vicinanza nel comune contesto ambientale» 4.

Il museo marsalese è, principalmente, nei suoi intenti, uno spazio della storia e della memoria: gli oggetti che vi sono conservati manifestano la priorità del loro pregio nell'autenticità e originalità documentaria. Ospita il museo il Complesso Monumentale San Pietro, sede dei musei civici della città. L'istituzione è un prodotto di recente costituzione, preceduta da una prima esposizione di cimeli, allestita nei locali della municipalità nel 1938, inaugurata da Vittorio Emanuele III.

L'impulso di dare carattere di permanenza ai materiali garibaldini, oggi provenienti da più raccolte, da più aree geografiche, private e pubbliche, spesso di reduci, per lo più donate, accumulate negli anni, si deve  prima a Giacomo Giustolisi, dunque al figlio Luigi e alla volontà di più amministrazioni comunali che si sono adoperate nel reperimento dei locali. Il progetto museologico e museografico odierno si è avvalso della collaborazione scientifica del Museo del Risorgimento di Torino.


Cenni sull'ordinamento museografico

L'esposizione museale, è articolata in due sale: la Sala Giacomo Giustolisi e la Sala dei Mille. Al centro della Sala Giustolisi sono collocate le vetrine con i cimeli più rappresentativi  e, lungo i lati, le teche e le vetrine con i documenti prioritariamente provenienti dagli Archivi Moncada di Monforte e Naselli Flores. Le undici le sezioni del museo, a loro volta suddivise in ulteriori sottosezioni, sono:

  • Storia del museo;
  • Marsala. Sottosezione: Gli inglesi nell'economia siciliana;
  • 1815/1848. Sottosezioni: La primavera dei popoli, Il 1848 al Nord;
  • 1849 - 1859. Decennio di repressione e rivolta. Sottosezioni: L'alba della patria, L'accampamento degli zuavi;
  • 1860. La rivolta in Sicilia. Sottosezioni: 1860. Marsala insorge, Marsalesi denunciati dalla polizia borbonica per la rivolta del 7 Aprile;
  • La spedizione dei Mille;
  • L'imbarco da Quarto;
  • Lo sbarco a Marsala. Sottosezioni: La campagna del 1860, Volontari marsalesi che seguirono i Mille il 12 maggio 1860;
  • Garibaldi torna in Sicilia;
  • Il Mito;
  • I Mille.

La mission scientifica dell'istituzione è: realizzare un museo civico, locale, in grado, allo stesso tempo, di oltrepassare i confini del proprio municipio attraverso la documentazione della partecipazione diretta alla storia d'Italia. È contemplato uno spazio per la nostalgia: il percorso mostra la personalità di Garibaldi da soldato a mito e così le foto dei garibaldini, dagli entusiasmi giovanili ad una fiera vecchiaia.

Il perseguimento della mission del museo è però farraginoso in più momenti:

  • Il lavoro museografico, articolato attraverso un allestimento snello di pannelli e vetrine luminose che consentono, in alcuni casi, una lettura da più punti di vista degli oggetti esposti, appare impiantato con un certo dilettantismo tecnico, a tratti, frutto dell'improvvisazione.
  • Gli arredi. Un certo eclettismo impera nella scelta del design industriale delle suppellettili che poco giova alla limpidezza del messaggio espositivo.
  • I pannelli esplicativi, che pure fungono da segnalatori delle sezioni del museo, numericamente eccessivi, talvolta prolissi, rivelano un linguaggio poco proiettato alla divulgazione. Brevi ma non sintetici, scorrevoli ma non esplicativi sono i contenuti, che non consentono più livelli di lettura. Talvolta collocati troppo alti, talvolta troppo bassi, i pannelli non sembrano avere individuato un target ideale del possibile visitatore. L'apparato didascalico esiste solo in italiano.
  • Le teche e le vetrine  sono troppo affollate di oggetti, soprattutto quelle destinate ai documenti.
  • Il lavoro museologico, che, malgrado gli intenti documentari, non è in grado di superare l'immagine della consueta esposizione di cimeli. Poco chiaro infatti appare il percorso critico: difficile la lettura oggettiva dei pannelli, tormentata e unilaterale la ricostruzione storica. La suddivisione in undici sezioni storico-critiche, che dovrebbe consentire la comprensione del percorso museale, è illeggibile. Nessuna sequenza numerica guida il visitatore nella lettura dei pannelli, né tanto meno un'eventuale leggenda generale precede il percorso espositivo. Difficile comprendere con precisione quale pannello assuma le veci di sezione, quale di sottosezione. Il museo sembra essere stato progettato per un pubblico che già conosce gli eventi.

Attività del museo

Al Museo è affiancata la presenza del Centro Internazionale di studi risorgimentali.

Il Museo non svolge abitualmente attività didattica. Nessuna iniziativa diretta alla promozione è prevista al momento, né visita guidata. Il Museo è allo stato attuale privo di una direzione tecnica ed è affidato al responsabile amministrativo dell'intero complesso monumentale. Il personale che vi è impiegato, è di sola custodia.

Il materiale informativo specifico reperibile è costituito da un dignitoso depliant, prodotto dall'Ufficio stampa del Comune, che include informazioni su tutte le strutture presenti all'interno del complesso monumentale, tradotto pure in inglese. Una brochure prodotta dall'Ente del turismo locale ed un'altra redatta da Città del vino, introduce la struttura accompagnandola con qualche notizia di ordine generico. Il museo è solo sporadicamente menzionato nelle guide turistiche in commercio e poco segnalato in città.


Proposta didattica: creazione di un itinerario culturale e territoriale garibaldino

L'elaborazione scientifica del concetto di museo ha conosciuto negli ultimi cinquanta anni nuove linee critiche. Un frutto particolarmente significativo di questa speculazione di pensiero è la definizione, esposta nel 1953, da George Henri Rivière di ecomuseo, che costituisce una nuova concezione del luogo ove è custodita la memoria di una realtà storico/geografica. Il museo di Rivière oltrepassa le mura e diviene porzione geografica e storica in cui la popolazione di un luogo si riconosce, e si fa riconoscere, attraverso la lettura delle origini negli spazi chiusi, nel territorio e nei costumi. L'ecomuseo, è motivo di apprendimento nella misura in cui coinvolge, prioritariamente, la popolazione del luogo, nella sua attività di analisi, tutela e protezione e nell'opera di collaborazione alla lettura del proprio avvenire 5.

Il concetto va oltre la formula, più consueta, di landmuseum che si limita a indicare il rapporto col territorio, inteso sotto forma di paesaggio. Ecomuseo si pone quale soluzione di una visione globale dell'identità storica, creativa, geografica e sociale di un'area d'interesse culturale.
Il termine ecomuseo conclude, almeno fino ad ora, la sequela di definizioni scientifiche che hanno arricchito il dibattito critico focalizzato sull'epistemologia dell'istituzione museale stessa. Queste contribuiscono, sostanziosamente, alla riflessione sul significato odierno di museo di interesse locale:

  • Il pre - museo, che rappresenta i miti originari di una popolazione,
  • Il proto - museo, che è costituito dai riti, le feste che consentono l'esplicazione dei miti;
  • Il pan - museo, la pratica, il costume che investe l'intera collettività;
  • Il para - museo: l'ideologia che presuppone il pan - museo;
  • L'epi -museo, il museo realizzato che rifà le genti 6.
    L'ecomuseo, più specificatamente, si fonda, sulla costituzione, all'interno del territorio, di una organizzazione espositiva e gestionale di carattere satellitare dei materiali d'interesse culturale. Esso si articola pertanto in:
  • Una sede centrale, definibile Museo capoluogo, preferibilmente sita in una grossa sede monumentale, provvista di sede amministrativa, di coordinamento, magazzini, laboratorio e locale destinato alla raccolta ed esposizione dei materiali più significativi..
  • Le cosiddette antenne, sparse sul territorio; centri d'interesse che possano essere costituiti da mini - musei, luoghi storici, comitati, associazioni, ecc. I luoghi e gli eventi individuati, costitutivi della realtà ecomuseale, dovranno essere espressione originaria del territorio, così come sinonimo della sua evoluzione. Questo comporterà, se necessario, l'inclusione tanto di monumenti, quanto di aree naturalistiche o di luoghi storici. Ad una rete di itinerari, tracciati fra il Museo capoluogo e le antenne, sarà affidato il compito di comporre il percorso espositivo dell'ecomuseo. L'intero territorio sarà così in grado di divenire un laboratorio di ricerca e conoscenza. L'opportunità di correlare le strutture di un'area territoriale individuata e selezionata, alla luce di un progetto che ne valuti tanto l'apporto storico quanto gestionale, sotto forma di rete gioverebbe al museo garibaldino di Marsala. Ferma restando la necessità di riaprire il dialogo con l'impostazione museografica dell'istituzione, varrebbe la pena di ridisegnare sul territorio il significato della sua presenza alla luce di una riqualificazione del prodotto turistico e culturale della città. L'opportunità di riflessione dovrebbe avvalersi di alcune coordinate critico/scientifiche e di alcune considerazioni di ordine generale:
  • L'individuazione di un'area ecomuseale, transprovinciale, in grado di delineare le coordinate storico/geografiche del fenomeno garibaldino che comprende: Marsala, Salemi, Calatafimi, Palermo, Milazzo, Bronte, Messina. La vastità territoriale potrebbe essere in grado di offrire più spunti d'itinerario. L'istituzione marsalese potrebbe, per la felicità della sua collocazione in uno spazio di comoda fruizione, il Complesso monumentale, fungere da Museo capoluogo, cui potrebbero esser correlate le antenne costiutuite dagli altri comuni, sedi di battaglie e di eventi di significato.
  • L'attività dell'ecomuseo che vedrebbe coinvolte più entità culturali: musei, spazi pubblici, spazi naturalistici, stabilimenti vinicoli privati che tanto rilievo hanno avuto nella storia della Sicilia occidentale del XIX secolo, monumenti, dovrebbe essere guidata e divulgata da materiali di facile reperimento: un sito internet interattivo in grado di suggerire più formule di itinerario; materiali cartacei locali e transprovinciali.
  • Alla base dell'istituzione ecomuseale dovrebbe esserci un comitato scientifico e uno gestionale in grado di riaggiornare costantemente la formulazione degli itinerari e individuare eventi (cicli di conferenze, manifestazioni pubbliche, itinerari eno - gastronomici, ecc.) validi a fungere da traino all'eco - museo e creare una formula di turismo qualificato, qualificante e di ritorno.
  • La popolazione dei luoghi verrebbe invitata a partecipare alla tutela e salvaguardia del territorio e degli spazi pubblici inseriti nell'ecomuseo. [...] perché mai dobbiamo accontentarci di essere visitatori di parchi, di musei, di centri storici quando invece ne potremmo essere abitanti ? La proposta dell'Ecomuseo sembra esser tutta riassunta in questa osservazione: il museo si estende su di un'intera regione, penetra in tutto il territorio, coinvolge in prima persona la popolazione, ritrova un senso ai vecchi edifici, agli oggetti ed ai metodi obsoleti reimpiegandoli per nuovi scopi produttivi e culturali 7.





NOTE

1 A. Emiliani, Il museo alla sua terza età, Bologna, 1985, pag. 81.

2 A. Negri, M. Negri, R. Pavoni, Il museo cittadino: formazione, gestione, strutture, Roma, 1983, pag. 9.

3 G. Forni, La simbiosi scuola - museo. Prospettive per i musei delle comunità locali, in "LARES", 4, 1996, Firenze.

4 F. Minissi, Museo, città e città museo, in I luoghi del museo, a cura di L. Basso Pressut, Roma, 1985, pag. 184.

5 Sull'ecomuseo: G. H. Rivière, Hier pour demain, Catalogue de l'exposition, Paris, 1980.

6 G. Forni, op. cit.

7 M. Boriani, Città, territorio, ambiente, nella nuova cultura del museo, in I luoghi del museo, op.cit., pag. 174.






Sala dei Mille del Museo Garibaldino di Marsala

Fig. 1
Marsala, Museo Garibaldino, Sala dei Mille

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