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Gilbert & George: verso la modernità, oltre la modernità Napoli,
Museo di Capodimonte
fino al 7 febbraio 1999
Francesca Romana Orlando
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 11 luglio 2000, n. 156 (16 gennaio 1999)
http://www.bta.it/txt/a0/01/bta00156.html
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« Ogni nostra opera d'arte è una
lettera d'amore visiva da noi a voi »
Gilbert & George, Gennaio 1999

Il Museo Capodimonte ospiterà fino al 7 febbraio le opere di due tra i più interessanti artisti del panorama internazionale contemporaneo: Gilbert & George. Il duo inglese, formatosi nel 1967, si è distinto nel corso degli anni '70 per le sue performance nell'ambito della Body Art. Dipingevano il proprio corpo di bronzo, oro o blu e mettendosi al centro di una galleria o di una piazza, intonavano un motivetto popolare di continuo, fino allo sfinimento. La poetica della ripetizione era tipica di quegli anni, che risentivano delle sperimentazioni sulla serialità di artisti come Warhol e di musicisti come John Cage.

Un'ascendenza diretta dalla Pop Art è ravvisabile soprattutto nelle opere degli anni '80 e '90, nelle quali il duo presenta autoritratti fotografici ingranditi su supporti di plastica lucida. L'influenza pop è presente sia a livello stilistico, nella scelta di colori accesi e innaturali, tipici delle immagini pubblicitarie, nella frontalità degli autoritratti, nell'icasticità dei soggetti presentati su sfondi decorativi, che a livello tematico, nella scelta di temi legati al sesso, al cibo e al denaro.

Da un punto di vista accademico, è difficilissimo dare una sistemazione storica a Gilbert & George. I manuali italiani più importanti, infatti, li citano sotto tipologie diverse (per il De Vecchi e il Cerchiari il duo rientra nella generica definizione di Postavanguardie e di Postmoderno; Bertelli, Briganti e Giuliano ne parlano nel capitolo sulla Body Art, mentre Livingstone li definisce Iperrealisti).

Il duo inglese presenta una profonda affinità con altri artisti contemporanei, come Jeff Koons e Cindy Sherman, che intendo definire "Ultramoderni", ovvero "oltre" la modernità, perchè hanno in comune la negazione di qualsiasi tipo di progettualità avanguardistica, insistendo su una concezione metalinguistica dell'arte, secondo un'idea di arte come filosofia del tutto innovativa, che si evidenzia nell'analisi dei due oggetti fondamentali della riflessione estetica: l'opera d'arte e l'artista, considerati da Croce i due poli del cosiddetto "cerchio estetico" (ovvero « L'artista è colui che fa l'opera d'arte» e « L'opera d'arte è il prodotto dell'artista »).

La citazione di opere del passato, che in Gilbert & George sono opere Pop, rappresenta, da questo punto di vista, la riflessione dell'artista sul senso e sull'identità dell'arte, così come lo è la scelta di se stessi come soggetti delle proprie opere.
Nel caso del duo inglese, tale scelta ha un ulteriore valore poichè si tratta di un soggetto artistico doppio, proprio a testimoniare un'importante caratteristica della sensibilità contemporanea circa la percezione del sè. Nella società dei consumi, infatti, l'individuo percepisce se stesso come un doppio di anima e corpo slegati e, conseguentemente come frammento di un unicum. Non è un caso, quindi, che le opere di Gilbert & George siano costituite proprio da enormi frammenti fotografici ricomposti. C'è anche un motivo tecnico, ovviamente, ma esso non fa che riconfermare che è proprio la tecnologia, la riproduzione meccanica a produrre l'effetto di sdoppiamento e di frammentarietà dell'Io.

Gilbert & George dimostrano la consapevolezza riguardo tali problematiche sull'identità con una grande accettazione della modernità. Gli stessi artisti affermano: « Noi non siamo il riflesso della società, noi non la commentiamo, noi stiamo creando il nostro futuro, stiamo lavorando per un mondo migliore ... La società moderna è già migliore di vent'anni fa, è più liberale e noi crediamo nella modernità ».

In questa grande accettazione della modernità i due artisti si pongono, a mio avviso, proprio sulla scia estetica della Pop Art che sotto le spoglie di un'arte superficiale e banale ha costituito il punto di rottura e di non ritorno di tutta l'arte contemporanea verso forme di sperimentazione totalmente libere, realizzando l'utopia di arte totale promossa dalle avanguardie storiche (M. Calvesi, infatti, parla della Pop Art come di una Seconda Avanguardia), con attività multimediali come il video, il cinema e la moda. Queste manifestazioni artistiche stanno sempre di più salendo verso l'empireo riservato all'Arte Alta (pittura, scultura e architettura) proprio perchè il concetto di moralità artistica si sta allargando, comprendendo in sè anche attività apparentemente frivole. Nell'estetica "Ultramoderna", le cui origini si possono far risalire al dandysmo di Oscar Wilde o di Baudelaire, l'aspetto ludico e decorativo dell'opera d'arte è l'aspetto più serio di essa perchè è dall'arte che la società trae la forza per cambiare se stessa, come affermano gli stessi Gilbert & George: « La politica segue sempre la cultura ».


 

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fig. 2

  BIBLIOGRAFIA  

 

Su Gilbert & George:

    Intervista rilasciata dagli artisti a Maria Grazia La Rosa per la trasmissione televisiva Telecamere del 10/1/99.
    F. Alfano Miglietti, Gilbert & George, in Virus, n. 9, Ottobre 1996.

Sulla Pop Art:

    M. Calvesi, Le due avanguardie, Milano, 1966.

Sul tema del doppio e della frammentazione:

    J. Baudrillard, L'Autre par lui-meme, Paris, Galilée, 1979.

Sull'arte come filosofia:

    G. C: Argan, Arte e critica, Roma, 1984.
    E. Garroni, Estetica: uno sguardo attraverso, Garzanti, 1992.

 

 
 

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