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Pietro da Cortona Roma, Palazzo Venezia
Angela Cianfarini
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 11 luglio 2000, n. 147 (12 novembre 1997)
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La mostra, curata da Anna Lo Bianco ed allestita nei prestigiosi locali di Palazzo Venezia, è stata organizzata in occasione del quarto centenario della nascita di Pietro Berrettini da Cortona (1597/1669) uno dei grandi protagonisti del Barocco italiano. La folgorante carriera artistica del cortonese è ripercorribile lungo le cinque sezioni che illustrano compiutamente il suo iter artistico.

La prima parte prende in esame le opere giovanili e quelle della maturità, concepite alla luce degli insegnamenti del suo maestro, il toscano Baccio Ciarpi e delle influenze dei pittori presenti a Roma agli inizi del seicento, soprattutto Rubens, Vouet, Lanfranco e Guercino, dei quali sono esposti quadri in tal senso esemplificativi. Ecco perciò apparire La Comunione di S. Lucia o le pale per i Colonna, il Paolucci, i Sacchetti, i quali diverranno, soprattutto nelle persone di Giulio e Marcello, di cui si possono ammirare i ritratti, tra i suoi più attenti estimatori. Ed ancora, la grande tela con S. Cecilia datata al 1623, vicina alla famosa Giuditta dell'Allori; l'Adorazione dei Pastori, commissionatagli nello stesso anno dagli Orsini e collocata nella Chiesa di S. Salvatore in Lauro, che costituisce la prima opera a destinazione pubblica; i due quadri Mattei, famiglia per la quale decorerà parte del Palazzo situato in Rione S. Angelo. Fino a giungere alla S. Dafrosa dipinta nel 1626 per la Chiesa di S. Bibiana, ove lavorerà a stretto contatto con il Bernini e col suo conterraneo Ciampelli, impegnato nel quadro pèndent raffigurante la S. Demetra. Il 1629 vede la realizzazione del famoso Ratto delle Sabine, in cui l'evento storico è trasposto in una sorta di enfatica pièce teatrale e che risente anche, nell'impaginazione dei singoli gruppi figurativi, delle contemporanee invenzioni scultoree berniniane raccolte da Scipione Borghese nella sua villa di Porta Pinciana. Seguono i lavori per i Cappuccini romani (Anania che guarisce S. Paolo) e di Amandola (S. Conversazione alla presenza di S. Felice da Cantalice); mentre il raffinato fratello di Cassiano del Pozzo, Amedeo, gli commissionerà La raccolta della Manna in pèndent con il Mosè fa costruire i Tabernacoli del fedele allievo G. B. Romanelli, del quale sono presenti in mostra altri quattro dipinti.

La seconda sezione della mostra, dedicata alla maturità artistica del toscano, esamina la produzione sua e degli allievi, a partire dal ritorno a Roma da Firenze (post 1637) ove i Medici gli avevano affidato la realizzazione dei celeberrimi affreschi di Palazzo Pitti; per i medesimi committenti, inoltre, Piero eseguì tre opere a carattere religioso, Agar e L'Angelo, Il ritorno di Agar presso l'accampamento di Abramo e La morte di S. Maria Egiziaca, dipinto quest'ultimo iconograficamente vicino alla Morte di S. Alessio ispirato da un melodramma sacro di Giulio Rospigliosi, futuro Clemente IX, del quale il Cortona eseguì un ritratto vibrante ed intimo, acquistandosi la stima e l'amicizia del Pontefice. Legato agli ambienti dell'Oratorio di S. Filippo Neri, il Berrettini produsse molte opere destinate a Chiese rette dall'Ordine a Roma, Perugia e Cortona: si vedano ad esempio, la piccola Vergine con Bambino e S. Martina (i cui resti erano stati rinvenuti dal pittore durante i lavori di restauro e consolidamento della Chiesa dedicatale in seguito al ritrovamento; Santa verso la quale egli nutrì d'allora in poi pietosa devozione) eseguita per la stanza dello stesso Filippo; ancora, la Nascita della Madonna commissionatagli dal Cardinale Capponi grazie all'intermediazione dell'oratoriano Sozi, per la cappella in onore di Maria di proprietà della N. D. Sofonisba Petrini nella Chiesa di S. Filippo a Perugia e, per il medesimo Cardinale, la tarda Immacolata Concezione.

Un'altro prestigioso incarico fu quello ottenuto dal De La Vrillière, segretario di Luigi XIV, volto all'abbellimento della "Galleria all'italiana" che intendeva realizzare nel suo Palazzo francese, ossia le tre tele a carattere storico, di cui, La Sibilla ed Augusto e Cesare rimette sul trono Cleopatra, sono esposti in mostra. Infine, emblematici per la comprensione dell'evoluzione verso uno stile decisamente barocco dell'arte di Pietro in questa fase matura dell'attività, risultano le due pale rappresentanti il Martirio di S. Lorenzo, destinate alla Chiesa romana di S. Lorenzo in Miranda ed a quella fiorentina dei SS. Michele e Gaetano.

La terza parte dell'esposizione presenta le opere dipinte nell'ultimo periodo dell'esistenza del Berrettini e comprende: L'Angelo Custode, tre bozzetti, rispettivamente per l'anticamera della Cappella del Sacramento nella Basilica Vaticana (Gli Angeli segnano la fronte a coloro che si salveranno), per l'altare di S. Carlo ai Catinari (La processione di S. Carlo), su commissione di Anna Borromeo Colonna, sorella del Santo, e per la Chiesa di S. Agnese (S. Costanza orante presso la tomba di Emerenziana ed Agnese) richiestagli probabilmente dai Pamphilj.

La quarta tranche di opere è costituita dalla produzione dei suoi più significativi allievi, tra i quali spiccano Guillaume Curtois, detto il Borgognone (Passaggio del Mar Rosso, il quadro preparatorio per la grande pala in S. Giovanni in Laterano raffigurante il Sant'Ilario, Venere che dona le armi a Enea, etc.), Raffello Vanni (Apollo, S. Elena, Sacrificio di Elia) e Ciro Ferri, uno dei più fecondi e valenti allievi del Cortona, di cui si propone l'Autoritratto destinato, come quello del maestro posto nella prima sala della Mostra, alla Galleria d'artisti ideata da Leopoldo II di Toscana. Tra le altre opere pittoriche visibili dello stesso Ferri, possono ricordarsi almeno il Mosè e le Figlie di Jetro e Le Vestali, dipinto per la granduchessa di Toscana, Vittoria della Rovere. Dell'autore è presa in esame anche la produzione scultorea, nella statuina dell'Umiltà e nella serie dei Santi canonizzati insieme a S. Ignazio, conservati nell'omonima Chiesa dei gesuiti romani.

L'ultima sezione è infine dedicata alle opere scultoree ispirate o comunque derivanti dalle iconografie cortonesche create da discepoli e artisti vicini al maestro: spiccano, tra le altre, il rilievo della cosiddetta Madonna di Savona, concepita da Cosimo Fancelli per la famiglia ligure dei Gavotti e sistemata nella cappella padronale di S. Nicola da Tolentino, la bella Acquasantiera scolpita dal Bartalesi e dipinta dal Ferri per Fabrizio Spada, legato in Francia, e la statuina della Carità, opera di Alessandro Algardi.

Per una più completa comprensione della variegata personalità artistica di Pietro da Cortona, è esposto un significativo campione dei suoi disegni architettonici riguardante alcune delle realizzazioni o progettazioni più note: si ricordano ad esempio, gli schizzi per la chiesa di S. Maria della Pace, e dei SS. Luca e Martina, quello per la ristrutturazione del Louvre a Parigi e del Tempio della Fortuna a Palestrina, nonchè gli altari per S. Giovanni dei Fiorentini e gli apparati effimeri per la celebrazione della Quarantore a S. Lorenzo in Damaso. Inoltre si presenta una copia del Trattato della Pittura e Scultura, scritto in collaborazione col Padre gesuita G. D. Ottonelli, edito a Firenze nel 1652.


	
 
    CRONOLOGIA

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1611-13 Pietro Berrettini arriva a Roma
1613-23 periodo di apprendistato e commissioni pittoriche per alcune famiglie nobili romane
1622-24 Affreschi in Palazzo Mattei, con la raffigurazione di episodi biblici
1623 Pala di S. Salvatore in Lauro, prima commissione pubblica
1632-39 Affreschi nella volta di Palazzo Barberini
1633 Affreschi nella Volta della Sagrestia di S. Maria in Vallicella
1634 è eletto Principe dell'Accademia di S. Luca e si dedica al rifacimento della Chiesa de SS. Luca e Martina
1637 dipinge la Sala della Stufa in Palazzo Pitti a Firenze
1643 c.a. affreschi in Palazzo Doria Pamphilj
1655-59 progetta il restauro delle due Chiese romane di S. Maria della Pace di S. Maria in Via Lata e la decorazione della cupola di S. Carlo al Corso
1656-57 dirige la decorazione della Galleria di Alessandro VII in Quirinale
1669 muore, lasciando propria erede universale S. Martina; i suoi notevoli beni verranno amministrati dal Conservatorio di S. Eufemia
 

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