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L'edilizia minore del Settecento romano nel BTA  
Elisa Debenedetti
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 11 luglio 2000, n. 95 (17 maggio 1995)
http://www.bta.it/txt/a0/00/bta00095.html
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La collana di Studi sul Settecento romano, con il suo ritmo annuale, presenta di volta in volta aspetti e problematiche diverse, raccolti in forma monografica.

Recentemente, quale direttrice dell'iniziativa, ho coordinato, nell'ambito della Scuola di Specializzazione di Roma, una ricerca sul fenomeno dell'edilizia minore, riservata a case e a palazzetti d'affitto . A tale ricerca vengono dedcati i volumi nn. 10 e 11 (1994 e 1995), che verranno seguiti da un terzo libro, probabilmente presentato come catalogo di una mostra dedicata allo stesso argomento, relativo appunto al tessuto edilizio della Roma settecentesca.

Entrano così nella storia ufficiale le residenze di quel ceto "medio" che a fatica, ma in modo sempre più sensibile, manifestava la propria presenza nella capitale pontificia. Ma anche nobiltà, congregazioni e istituzioni religiose realizzarono, nell'arco del XVIII secolo, immobili destinati all'affitto, e quindi a fasce sociali intermedie, che anticipano molti tratti del vivere contemporaneo.

Non si tratta di un fenomeno marginale. L'archietttura delle case d'affitto non può essere liquidata semplicemente come "minore", come per molti anni si è fatto, ma intrattiene rapporti privilegiati con la lingua aulica e raffinata dei grandi monumenti della Roma Barocca. Allo stesso tempo, però, di quel linguaggio propone semplificazioni e varianti, introducendovi accenti di razionalità funzionale raramente riconosciuti nell'ambiente professionale romano.

Molte delle case e dei palazzetti portano la firma dei grandi architetti del Settecento; i nomi dei Barigioni, Fuga, Nolli, stanno a testimoniare un'osmosi continua fra l'architettura delle residenze nobiliari e quella della nascente borghesia, in un fitto scambio di tipologie ed elementi linguistici.

Una tendenza che perdura anche nel periodo neoclassico, con gli esempi di Asprucci, Tarquini e Giovanni Stern, e che favorisce lo sviluppo di un'architettura "ordinata", destinata a relaizzare il continuum edilizio della città, lo sfondo sul quale si stagliano i grandi episodi monumentali.

Ma escono rivalutate anche le figure di molti capomastri, che in più di un caso si trovarono a fare da tramite fra le elaborazioni linguistiche dei maestri e la realtà del costruito. E anche la committenza, che annovera figure di spicco nel panorama intellettuale del secolo, svolse spesso un ruolo consapevole, capace di influire sulle scelte linguistiche e distribuitive degli alloggi.

I due volumi ricostruirono tutta una trama di eventi, in cui prende corpo la dimensione familiare e quotidiana della storia; e restituiscono il volto di una cità vivace e ricca di fermenti, nella quale il lettore potrà delineare un proprio percorso alla scoperta di personaggi e edifici, tante volte solo fuggevolmente incontrati nella frequentazione della città e della sua storia.

Nel prossimo lavoro si tenterà di comentare probabilmente, per quanto concerne le case romane, le parti che risultano ancora mute nella pianta di Giovan Battista Nolli del 1748, partendo proprio da questa, e integrandola sotto questo profilo.

E' infine prevista l'immissione dei testi nel BTA - Bollettino Telematico dell'Arte per contribuire alla formazione del network Arte online. Un corretto uso delle tecnologie più innovative può infatti agevolare il progresso degli studi storico-artistici.



	
 

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