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Mostra di Tiziano al Palazzo delle esposizioni di Roma
Amor sacro e amor profano
Roma,
Palazzo delle Esposizioni
Elena del Drago
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 11 luglio 2000, n. 71 (20 aprile 1995)
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La mostra allestita al palazzo delle Esposizioni a Roma, è una delle prime mostre tematiche: il restauro recente dell'Amor sacro e amor profano ha suggerito l'idea di riunire quadri di ambito veneto accomunati da un tema: l'amore. Un nucleo consistente è costituito dai ritratti femminili; il pregiudizio della critica, secondo il quale ad essere rapresentate sarebbero delle cortigiane nel senso cinquecentesco del termine, è adesso smentito dal Prof. Gentili. Il quale mostra come questo giudizio dipenda dall'assoluta ignoranza della storia del costume, della semiotica e dell'iconologia, ma soprattutto non risponda alla domanda sull'identità del committente.

Quello che colpisce di più è un moralismo bigotto che condanna come prostituta ogni donna che mostra la sua sensualità in modo dichiarato. Questi ritratti hanno un referente mitologico comune in Flora, figlia di Zefiro, simbolo di fecondità naturale e di armonia all'interno della coppia. E caratteristiche comuni: un mazzolino di fiori in mano, un seno scoperto e l'altro coperto, un piccolo anello all' anulare, i capelli sciolti, l'uso di una camicia "intima" e le due dita a forbice o, a seconda della lettura, che indicano un "due". Sono con molta probabilità delle promesse spose. La Flora di Tiziano del Louvre, dove l'increspatura della veste dà un risalto straordinario all' incarnato, il Ritratto di donna di Palma il Vecchio, la giovane Ignuda allo specchio del Bellini. Eppoi una donna d'eccezione, Salomè, che Tiziano trasforma da vincitrice in vinta, una Salomè dolente, strumento in mani piu potenti, che guarda malinconica la testa mozzata dell' amato.

Se, in questi ritratti, lo sposo si può immaginare soltanto in ammirazione davanti alla tela, e ne diventa protagonista, anzi co- protagonista, ne Gli sposi e il compare d'anello di Paris Bordon, già chiamato gli Amanti veneziani, non si capisce bene in virtù di cosa. Ci sono, infatti, tutti i simboli del caso ad indicare la promessa: la cintura come una catena, gli anelli gemini, e la figura in ombra che, coerentemente, raffigura il compare. Allo stesso modo nel Lorenzo Lotto del Prado, il cupido che poggia il giogo sulle spalle dei due in un boschetto di alloro, sembra la celebrazione della castità matrimoniale.

Coerente con questo tema è la centralità de L' Amor sacro e l'Amor profano collocato tra il Noli me tangere e il Battesimo di Cristo. Il restauro, necessario per la cattiva adesione della pittura che comportava cadute di colore, è poi bene illustrato subito dopo il percorso della mostra. La documentazione radiografica delle opere, permette anche di seguirne i pentimenti, le correzioni e le soppressioni: la "genetica" delle opere, quale oggi si intende, con tutt'altro significato rispetto alla genetica biologica. Quadro tra i più studiati, L'amor sacro e l'Amor profano è passato attraverso le interpretazioni più varie. Già nel 1906, Petersen sostenne che le due donne potevano raffigurare Venere Urania e Venere Pandemos, quella terrena e quella celeste. Panofsky avrebbe ripreso questa identificazione in tutt'altra chiave, attraverso cioè, l'umanesimo neoplatonico. La Venere nuda è simbolo di bellezza eterna, universale, ma puramente intellegibile; la seconda è la Venere volgare, che simboleggia la forza generatrice. Alcuni critici poi, videro il quadro in termini di esortazione amorosa, altri invece la misero in connessione all' Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna. Sicuramente si tratta di una committenza matrimoniale, in occasione delle nozze di Niccolò Aurelio, segretario del Consiglio dei dieci, con Laura Bagarotto nel 1515, e a testimonianza, ci sono gli stemmi delle due famiglie. Di conseguenza un'ipotesi di lettura verosimile è proposta da Gentili che vede nelle due donne i due aspetti complementari del matrimonio: quello sociale, esteriore, fatto innanzitutto di rispettabilità e quello privato, sensuale, destinato solo al marito.

Ma, a parte tutto ciò, rimane un'opera perfetta che sembra riassumere in sé, grazie al talento del giovane Tiziano, tutta la sapienza della tradizione veneta:la purezza dei colori, la morbidezza del manto in contrasto con la durezza del sarcofago.

Un'altra parte è poi dedicata alla musica e al mito, che nella cultura del 1500 e in special modo in quella veneta accompagnano spesso il tema amoroso. Oltre ai Cariani e al Concerto di Tiziano, spicca straordinaria la Venere che benda Amore che Tiziano ha dipinto nel 1565, verso gli ottanta anni, circa cinquanta anni dopo L'Amor sacro e l'Amor profano. E, immediatamente, si notano i tanti anni di lavoro, di creazioni, di studio che portano ad un'opera che ha in sè la maestria dei veneti, ma soprattutto il genio compiuto di Tiziano. Il colore si sfà, supera i contorni precisi, crea quell'atmosfera che ancora gli impressionisti e soprattutto Renoir e dopo di lui Bonnard andranno cercando. E' il non finito che pervade l'opera a suggerire la condizione di angosciosa insoddisfazione dell'artista, testimoniata nelle ultime "poesie". Da notare l'esposizione di vari volumi, stampe, acqueforti, bulini che permettono di comprendere meglio il percorso iconografico.

La mostra si può visitare tutti i giorni, escluso il martedì, dalle 10 alle 22.



	
 

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