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Dick Hebdige
"Sottocultura"
Costa & Nolan editore
Daniele Cassandro
ISSN 1127-4883     BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 11 luglio, n. 67 (30 marzo 1995)
http://www.bta.it/txt/a0/00/bta00067.html
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Area Libri

L'edizione italiana porta sulla copertina un sottotitolo fuorviante: Il fascino di uno stile innaturale. Ci si immagina subito un'atmosfera alla Dorian Gray, o alla Huysmans ... un trattato sul dandysmo ? Il sottotitolo voluto dall'autore è invece meno inquinato da riminescenze decadentiste e più incisivo: The meaning of style. Il significato dello stile.

Sottocultura è uno studio sulle tendenze giovanili inglesi dagli anni cinquanta ad oggi: Teddy Boy, Mod, Skinhead e Punk. Dick Hebdige è docente di cultural studies al Goldsmith College di Londra, e il metodo di indagine che usa è di matrice sociologica, in certe pagine di questo libro usa un linguaggio da antropologo, in altre, le più interessanti per chi si occupa di arte, sfiora l'iconologia.

Per spiegare cosa sia una sottocultura e in che modo lo stile diventi il suo "codice", Hebdige ci tuffa nel vivo della questione citando un brano del Journal du voleur di Jean Genet. L'io narrante del diario viene perquisito dopo una retata, nelle sue tasche i poliziotti "puzzolenti di aglio, di sudore e di unto, ma...forti...delle loro basi morali" trovano un tubetto di vaselina semispremuto. Un "oggettuzzo" insignificante che come una bomba fa esplodere davanti a tutti la sua condizione di omosessuale. I poliziotti ridono, il prigioniero ride "dolorosamente" con loro ma riflette... "(quel tubetto) sarebbe riuscito con la sua sola presenza, a far andare in bestia tutte le polizie del mondo, si sarebbe tirato addosso ogni disprezzo, ogni odio, ogni muta e bianca rabbia".

Intorno ad un oggetto si sono raggrumati tutta una serie di significati: il senso della differenza, della ribellione, il disprezzo della società. Quel tubetto di vaselina diventa un feticcio carico di simboli e allo stesso tempo un segno di riconoscimento, un marchio di infamia che, grazie alla sua forza simbolica, può essere convertito in una medaglia da esibire con orgoglio. Da insieme di segnali, aggressivi, orgogliosi attraverso cui si sottolinea l'appartenenza ad una tribù separata dalla società e dotata di regole e codici propri. Hebdige, a differenza di chi, specialmente nei mass-media si occupa di culture giovanili, evita di dare giudizi di merito: eroi o vittime della moda, depositari della verità o delinquenti comuni... i punk, i mods e gli skinhead vengono analizzati come fenomeno sociologico con una loro origine e una loro

Alla fine del libro il fenomeno sottoculturale appare delineato come una forma di resistenza nella quale l'esperienza diretta della ribellione all' ideologia adulta (leggi dominante) viene rappresentata indirettamente nello stile. Questa resistenza crea quello che Hebdige chiama "Rumore": un rumore bianco di fondo, un ronzio all'interno del sistema. I prodotti della sottocultura (dischi, grafica, abiti) sono arte ? Hebdige, prendendo le distanze da una certa critica "Pop" che difende con eccessiva forza l'artisticità delle sottoculture solo per dare sulla voce alla critica più conservatrice, aggira la domanda e sospende il giudizio: è cultura, è fermento e lievito. Chi vivrà vedrà.

Costa & Nolan, collana "I turbamenti dell'arte" , 1990, prima ed. 1979. Pp. 155. L. 20.000



	
 

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