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Emanuele Carlenzi
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    Una via orientale tra Razionalismo e forme nuove: Arata Isozaki e il Museo d’arte contemporanea di Nagi (Giappone)

    
    

    Palma Bucarelli e gli apporti critici di Lionello Venturi e Giulio Carlo Argan alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma

      Palma Bucarelli costituisce nel secondo dopoguerra una figura di assoluta preminenza per l’arte contemporanea in Italia. La riapertura della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma nel 1945 significa il rilancio di uno spazio museale pronto a porsi in competizione con realtà europee e statunitensi di gran lunga più avanzate. Nonostante l’ermetico pregiudizio della critica italiana sul contemporaneo, Palma Bucarelli (prima direttrice donna di un museo nel nostro Paese) avanza con iniziative che puntano dapprima a riordinare e coordinare l’arte italiana negli anni Quaranta, per aprirsi poi negli anni Cinquanta a quella che verrà definita una “dittatura dell’Astrattismo” e ad iniziative di altisonante respiro internazionale, per protrarre infine un’attività che perdura sino al 1975 con il lancio dell’Informale.
      Appoggiandosi alle menti di grandi intellettuali che, proprio come lei, si impegnano a varare la visione dell’arte contemporanea verso frontiere critiche di inedita lungimiranza in Italia, Palma Bucarelli costituisce un entourage di storici e critici dell’arte che agiscono con immediato passaggio dall’ambiente accademico a quello museale. Tra questi emergono specificamente Lionello Venturi e Giulio Carlo Argan, figure emblematiche di una lotta perpetuata per più di un ventennio, e di cui si è voluto indagare il fil rouge che li lega alla soprintendente.
      Queste tre personalità hanno consentito non solo una sensibilizzazione del pubblico nei confronti dell’arte contemporanea ma, cosa più determinante, hanno consentito di sollecitare i dibattiti artistici su tematiche non ancora esplorate.

    
    
    	
 
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