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Elisabetta Caputo
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    Costruire forme liquide. Zaha Hadid: la stazione TAV Napoli-Afragola

      L'archistar irachena Zaha Hadid, oggi domina la scena di un genere di architettura che viene definita architettura liquida, produzione di una corrente stilistica che ricerca forme organiche generate attraverso la modellazione tridimensionale computerizzata. I suoi edifici sembrano ispirarsi alle dune del deserto, molti di loro sono infatti realizzabili solo grazie a tonnellate di acciaio e calcestruzzo, soluzioni tecnologiche che stridono con l’idea di un edificio che potrebbe essere collocato in qualsiasi luogo. Di ciò fa parte la grande infrastruttura da lei progettata per la città di Afragola: “la stazione Tav”, un posto di movimento sulla ferrovia Roma/Napoli alta velocità. Un progetto presentato ufficialmente il 4 novembre 2003, ancora in corso di realizzazione, paragonato in ambito ferroviario alla porta partenopea dell'alta velocità-alta capacità a Napoli in quanto accoglierà tutti i treni ad alta velocità che, non concludendo la propria corsa nel capoluogo campano, saranno diretti verso altre città e dunque non fermeranno nella stazione di Napoli Centrale.
      Una proposta di disegno architettonico che realizza un nodo trasportistico ben coordinato e si impone con un segno forte sull'ambiente per presentare l’ingresso in città. Un interscambio di trasporti ben organizzato che funge appunto, da portale nell'urbe. Punto d'approdo ideale per i turisti e non, in una posizione geografica adeguata, un'opera che non vede ancora un epilogo.

    L'assetto urbanistico di piazza del Popolo nel Seicento

      Nel corso del Quattrocento, Roma, inizia ad avere un rinnovamento sostanziale. Palazzi cardinalizi diventano centri di potere delle ricche corti con centinaia di servitori e decine di sbirri, centri di clientela e beneficenza; territori di un potere assolutamente diverso da quelli dei baroni medievali, ma come quelli fondati sul frazionamento, sulla divisione della città sia topograficamente che per censo e potere. In tale contesto anche i papi si affrettano ad attuare sia in prima persona che no, trasformazioni favorendo risoluzioni nelle varie zone della città.
      Di fondamentale importanza è la risistemazione del Corso, primo passo per la definizione del Tridente, il tratto di strada di via Flaminia che da Porta del Popolo congiungeva con le pendici del Campidoglio e suddivisa in due zone dal cosiddetto Arco di Portogallo che fu fatto abbattere da Alessandro VII nel 1662.
      Un assetto urbanistico che vede un suo inizio nella seconda metà del Quattrocento con un decreto di Sisto IV, in concomitanza con la costruzione di Palazzo Barbo e la Chiesa di Santa Maria del Popolo, i due poli entro cui si estende il suddetto che si presenta, con una forma a “zampa d’oca” e che, con ogni evidenza, aveva il semplice scopo di progettazione pratica. Nel corso degli anni che vanno dal ‘500 al ‘700 si assiste a un grande sviluppo edilizio nell'area, promosso anche dai pontificati di Gregorio XIII e Sisto V e ai vari rifacimenti di piazza del Popolo ad opera di artisti fra i quali spicca il nome di Rainaldi, che si concludono con l'attuale forma solo alla fine del XVIII secolo secondo il progetto di Giuseppe Valadier.

    La Certosa di San Lorenzo in Padula

      Si trova nel piccolo sobborgo di Padula, posta nel sud d’Italia, la Certosa di San Lorenzo, uno fra i più splendidi complessi architettonici della nostra penisola che racchiude in sé molteplici stili dell’arte medievale e moderna: Romanico, Gotico, Rinascimento, Barocco, Roccocò. Fondata da Tommaso Sanseverino nel 1306, con lo scopo di mostrare la sua devozione nei confronti dell'ordine Certosino, si sviluppa su di una grancia detta appunto di San Lorenzo. La Certosa di Padula è la prima in tutto l’ordine che si denomini dal Santo, al quale ne furono dedicate altre due, una a Firenze e l’altra in Svizzera, ma ciò avvenne in seguito. All’interno dell' edificio possiamo vedere come gli spazî sono suddivisi in base all’organizzazione religiosa e amministrativa. Ovunque nella Certosa, si distingue nei fregi decorativi, il monogramma certosino CAR (Cartusia, termine latino di Certosa), e l’emblema della graticola, strumento del martirio di San Lorenzo. La Certosa è anche considerata figlia della Certosa di San Bartolomeo di Trisulti. Facendo un confronto fra le due possiamo renderci conto delle loro poche differenze e delle innumerevoli somiglianze. Il monumento ha avuto sempre il suo ritmo di splendore e di prosperità, grazie alla benevolenza dei pontefici e alla protezione dei monarchi. Dell’originaria costruzione restano in questo momento l’impianto iconografico d’insieme e le volte della chiesa, qualche frammento ed elemento architettonico sparsi ovunque: si tratta sostanzialmente di capitelli, che si allontanano però dall’epoca dell’inizio dei lavori. Nel corso dei secoli sono stati fatti vari rifacimenti, in realtà non è mai esistita un’immagine dell’edificio tutta intera. La Certosa, ha uno splendore unico e allo stesso modo, sfavillanti, sono i giardini che essa racchiude al suo interno. Il verde è parte integrante delle Certose e si articola in numerosi spazî.

    Il Casino di Caccia a pianta triangolare della famiglia Barberini a Palestrina

      Il Triangolo Barberini sito nella piana sottostante la città di Palestrina, è una struttura architettonica, che nonostante il suo splendore e la sua rilevanza, ha avuto uno studio limitato nel corso degli anni per la scarsità di documenti. La critica è stata concorde nell’assegnare la realizzazione dell’opera a Francesco Romano Contini, la cui figura emerge da molti documenti riguardanti la famiglia Barberini, come Architetto di “Case”.
      In esso riscontriamo una ricerca combinatoria e simbolica, insieme all’acquisizione di un metodo geometrico compositivo che acquisì sicuramente durante il rilievo di Villa Adriana a Tivoli. L’edificio si snoda in una combinazione meticolosa di triangoli leggibile fin nei minimi particolari e che si può considerare perno di un ampio disegno urbanistico che interessò l’intero lotto. La sua forma inconsueta, ha stimolato grandi interessi. L'architetto probabilmente, ha potuto far derivare la sua opera da costruzioni precedenti e/o progetti che ebbe modo di vedere in quegli anni: il Casino è stato messo a paragone con un progetto per un edificio classico del Peruzzi, una qualche influenza può averla fatta derivare dalla Chiesa della S.S. Trinità a Torino di Ascanio Vittozzi. La teoria più gradita, resta sicuramente la derivazione della forma dal simbolo araldico dell’ape Barberini, cosa che a quel tempo era già visibile nella Chiesa di S. Ivo alla Sapienza di Francesco Borromini. Scopo di questo articolo è stato quello di cercare di capire la derivazione della planimetria del Casino basata sull’intreccio di due triangoli equilateri che generano all’interno la figura di un esagono irregolare, costituito da un’alternanza di lati lunghi che vengono ad alternarsi con quelli più corti. Approfondendo lo studio riferito alle strutture che possiedono un impianto triangolare, sono stati effettuati confronti con edifici appartenenti alla tipologia delle architetture militari mettendo in luce come molte di queste opere presentino una conformazione analoga a quella in questione.



	
 
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    Dopo una Laurea triennale nel 2006 in Scienze per i Beni Culturali con percorso Storico-Artistico presso l’Università degli studi di Lettere e Filosofia di Arezzo sede staccata di Siena, conseguita con la Professoressa Maria Luisa Madonna e votazione finale di 107/110 ha svolto nel 2009, una Laurea Specialistica in Studi Storico-Artistici (Storia dell'arte 95/S) presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” Facoltà di Lettere e Filosofia, con il Professore Stefano Colonna e votazione finale di 104/110.
    Nell’anno 2010/2011 vince una Borsa di collaborazione della durata di 1 anno assegnata per titoli presso l' Università degli Studi di Roma Tre, dipartimento di Architettura, in ambito del Master Internazionale di II livello Architettura |Storia |Progetto, durante tale periodo si è impegnata a compiere compiti di assistenza. Nello stesso anno e presso la medesima Università si iscrive al Master Internazionale di II livello Architettura |Storia |Progetto frequentando il modulo romano “Cultura del progetto in ambito archeologico” e svolgendo lo stage presso l’area archeologica di Tiermes (Soria- Spagna).
    Nel 2014 coopera con Don Gianni Citro alla realizzazione e al lavoro di coordinamento riguardante la comunicazione e la promozione delle attività espositive e culturali e dello sviluppo dei servizi al pubblico della mostra “Estasi e Passione. Le orme di Caravaggio nella Napoli del '600.” presso il centro polifunzionale “Cesarino” via Flavio Gioia Sapri (SA). Per il medesimo evento scrive e pubblica tre schede descrittive relative ad opere inedite appartenenti a collezioni private per il catalogo esplicativo della sopracitata mostra: Giovanni Lanfranco: Madonna con Bambino; Francesco Solimena: San Francesco; Lorenzo De Caro: Addolorata.


 

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